Mauro Molinari. Scenografie e narrazioni di corpi che riflettono la luce (Latina, 21 – 29 marzo).

di Carla GUIDI

Una nuova mostra del Maestro dal titolo “Passaggi” alla Galleria Omniart di Latina

Il Maestro Mauro Molinari presenterà dal 21 al 29 marzo 2025 alla Open Galleria OmniArt di Latina (via Legnano 65) una personale dal titolo “Passaggi” a cura di Marianna Scuderi. Inaugurazione venerdì 21 marzo 2025 ore 18 – Giorni seguenti fino al 29 marzo 2025, dal lunedì al venerdì dalle 16.00 alle 19.00 – sabato e domenica dalle 16.00 alle 18.00 – tel 327 – 0644538 – segreteriaomniart@gmail.com – (INGRESSO LIBERO)

Questa personale del Maestro Mauro Molinari è un’ottima occasione per presentare un artista il cui bagaglio operativo rimane messaggio dotato di coerenza, pur mantenendo al tempo stesso una cifra stilistica che si evolve e soprattutto (dote dei grandi artisti) sa farci riflettere, interpretando il momento storico che stiamo attraversando. Del resto l’Associazione Culturale che lo ospita, inaugurata a settembre 2023, è nata con l’obiettivo di promuovere l’arte contemporanea (mai così problematica come oggi) ma soprattutto creare un punto di incontro per artisti ed appassionati. Fiore all’occhiello di Latina, si distingue per il suo approccio inclusivo e dinamico, organizzando esposizioni ma anche eventi ed attività che celebrino la creatività in tutte le sue forme, mettendo in dialogo opere, visioni e tecniche diverse. Diretta dall’artista Marianna Scuderi, che vanta oltre 35 anni di esperienza nel panorama artistico, è luogo quindi dove la passione incontra l’innovazione, il confronto culturale, la professionalità.

1 Mauro Molinari nel suo studio (foto di Valter Sambucini 2025).

Ho conosciuto personalmente Mauro Molinari poco prima della famosa pandemia, e relativo lockdown del 2020, presentatomi dal prof Giorgio Di Genova con il quale, da lì a poco, avremmo fatto una mostra online, proponendo artisti di differente linguaggio, stile e tecnica, opportunamente accomunati in modo da evidenziare la complessa e variegata realtà dell’arte contemporanea. Dalla mostra poi è nato un libro nel 2021 con lo stesso titolo “Quintetti d’arte. Mostre paradigmatiche e Vetrina dell’invisibilità” … ma devo dire che fin da subito. tra gli altri, ero rimasta colpita dal nostro artista e non solo per la sua espressività ironica; perché avevo notato nelle sue opere una tragica allusione, ante litteram, con la situazione che stavamo vivendo in quel momento. Non alludo a preveggenza, ma alla facoltà di percepire un senso di oppressione, di solitudine mista a rabbia, paura mascherata da solipsismo … Del resto epidemie causate dalle nostre “leggerezze” ci avevano già visitato da alcuni anni, inutile far finta di non saperlo, causando danni alla salute e all’economia. Tra le sue opere quindi, a questo proposito, ne riporto una del 2017 facente parte del ciclo “condomini”, dal titolo emblematico “Tutti a Casa”.

FOTO 2 – Tutti a Casa, 2017, acrilici su tela, cm 80×40

 La nostra amicizia è nata così e cominciai a scrivere di lui in un lungo articolo del 2020 su Aboutart online – https://www.aboutartonline.com/textures-racconti-e-trame-per-un-immaginario-gentile-un-viaggio-nella-complessita-della-poetica-di-mauro-molinari/

Riporto qui brevemente che il suo percorso professionale è andato dai registri informali degli anni ’60, alla pittura scritta ed alle geometrie modulari del ventennio successivo. Poi negli anni ’90 si è dedicato alla rielaborazione pittorica dei motivi tessili, avviando un ciclo che durerà più di 15 anni. Questi motivi tessili sono stati tra l’altro, estremamente nomadi, invadendo superfici pittoriche, tele, carte e stoffe, persino oggetti, rendendo preziosi libri d’artista, abiti di carta, scarpe, cravatte, paramenti e stendardi, in una lunga e appassionata ricerca di una trama, di un racconto interrotto e poi proseguito in mille versioni diverse. I segni venivano elaborati con uno studio accurato e citazioni di motivi classici di stoffe antiche e moderne, diventavano scrittura, emblemi araldici o magia evocativa che si faceva testo storico. Del resto è anche questa una funzione dell’immagine che diventa Logo, λόγος; un simbolo grafico che racchiude lettere e forme che rappresentano un prodotto, un’azienda, un’idea, ma anche simbolo dell’ambiente e dell’epoca in cui vivono le persone. Una ricerca che raggiunge un suo apice nel Rinascimento quando orafi, produttori di carta e molti altri, cominciarono ad usare dei segni-stampa in oro, simboli o sigle cesellati, filigrana su carta o semplici impronte digitali su ceramica. In tutto questo Mauro non nasconde la sua passione per il teatro, la scenografia, lo scenario che si fa anche libro, cornice, scatola cinese, una narrazione che si appropria anche di allusioni naturalistiche e le trasforma in scrittura.

FOTO 3 – Marsiglia Libro d’artista 2006

Mauro poi ha innescato, in questo mondo di segni e simboli, di superfici ricamate e preziose, una “corruttibile” ed emotivamente energica presenza umana. Mi ha infatti confessato che sostanziale questo “recupero” è scaturito dall’incontro con la sua nuova compagna e musa, la scrittrice Emanuela Carone, che ha iniziato a parlare delle sue opere rivelando anche l’origine poetica della sua predilezione per le stoffe. Essere vissuto da bambino in mezzo ad abiti e tessuti (poiché i suoi genitori possedevano un atelier di moda) ha lasciato in lui un ricordo emotivo di questi simulacri; stoffe e vestiti abitati da corpi immaginari, manichini già cyborg antagonisti della “realtà corporea”. Presenze inquietanti ma anche sensuali, un linguaggio a pelle una modalità altra di esserci ed un apparire, che già denunciava i viraggi dell’arte e della cultura contemporanea verso trasformazioni e potenziamenti esasperati, spesso crudeli ed estenuanti, di un’estetica diretta verso una totale anestesia della realtà.

FOTO 4 – Selfie 2019 elaborazione digitale e pittura su tela 150×100

Però Mauro non anestetizza, ma denuncia, con metafore ironiche e luminose. Sono tutti corpi che brillano e riflettono colori, paesaggi, pensieri, come in questo splendido autoritratto del 2019, un corpo che sembra di vetro e lasci trasparire una luce che viene da dentro, sulla cui pelle il mondo si riflette come un tatuaggio.

Una contraddizione da risolvere brillantemente con la propria poetica, nell’ipotesi che la conoscenza sia fondata solo al di fuori del campo sensoriale e visivo nella convinzione che le immagini non diano solo forma al pensiero, bensì creino anche sensibilità e comportamenti. Prima della Pandemia e del lockdown non ci eravamo accorti di essere già incarcerati nella solitudine, dominati dalla paura, perseguitati dalla confusione e dal tempo sempre più accelerato ed oppressivo. Così in suggestivi “condomini” figure ieratiche o scontrose, ghignati se non urlanti o immusonite, si affacciano alle finestre di casermoni quadrettati regolarmente, come improbabili alveari, esibendo se stesse con protervia, ma senza comunicare tra loro. Sullo sfondo di un cielo di azzurro intenso, sopra i tetti o i terrazzati, lontane sagome nere di personaggi sgambettanti corrono, si inseguono o si minacciano, mezze nascoste negli anfratti.

Una cosa sorprende, lega e continua nelle successive produzioni poetiche dell’artista: il “tessuto” del fondo. Un tessuto vivo che rivela la sua consistenza attraverso sfilacciature colorate, o forse, come ho già scritto, lembi ricuciti caratterizzanti da fili, bordi colorati, inserti e sbavature di colore, un po’ come il Kintsugi, l’antica arte giapponese di riparare con colla e oro le ceramiche rotte … Questo a proposito del perdono e della ricostruzione di sé e del proprio rapporto d’amore con il mondo; una pratica questa del Kintsugi che non cancella la ferita o la nega, ma la trasforma ed impreziosisce, considerandola infine occasione di poesia e bellezza.

FOTO 5 – Dittico “Paesaggio” 2022 mista su tela cm 100 x300
FOTO 6 – Arlecchino 2023 mista su tela cm 150×100

Le successive opere del nostro, mantengono la sua cifra stilistica come ho detto, ma infine in alcune di queste ultime prevale la frantumazione. Sono spariti gli alveari contenitivi dei “condomini” ed ormai le persone o le loro sembianze, galleggiano tra cielo e terra, come in questo “Paesaggio”, come una vera e propria scenografia tra una terra desertica che ha perso il contatto con le sue creature ed un cielo in cui saettano scritte e frammenti, diventati taglienti come schegge, delle quali si servono le due figure grigie sullo sfondo.

 Nell’opera Arlecchino ancora il corpo, posto costituzionalmente come terra di mezzo tra il nostro Sé ed il sociale, tra l’Io e l’Altro, riflette i colori emozionali sulla pelle e nella stoffa divenuta molto sensibile e nell’intorno, coperto di oscurità ma nonostante questo filtra ancora la luce ed il colore. Fa ben sperare l’impressione finale di una pioggia a cascata di luminosi puntini.

Infine “Frammenti”, altra opera in mostra, raccoglie riflessioni e sentimenti che sembrano non ancora del tutto elaborati, come monadi di umanità in un oceano di colori che riverberano sui visi vivacissimi e splendenti, in contrasto con tracce nere.

FOTO 7 – “Frammenti” 2024 – Pittura mista su tela cm 70×370 (7 tele 70×50)

L’elaborazione di un lutto subito, la forza della reazione, la rabbia intensa, il preludio di un cambiamento tra specchi infranti e tagli profondi, in un sipario che però a volte si squarcia e fa vedere oltre.

Mauro Molinari è nato a Roma ma vive e lavora a Velletri. Ricordando le sue ultime produzioni artistiche. Citiamo il ciclo “Stellae Errantes” del 2000 in occasione del Giubileo, sculture dipinte ispirate ai tessuti sacri. Dal 2008 svilupperà un ciclo pittorico dove centrale è la figurazione, posta come naturale evoluzione del suo percorso creativo. Nel 2011 ha creato la collana “I libri di Castello” (libri d’artista) esemplari unici con illustrazioni originali. Nel 2013 ha presentato “I Messaggeri di Mauro Molinari ”, 60 francobolli d’artista dal 1998 al 2013, presso lo Spazio Ophen Virtual Art Gallery di Salerno, presentato da Giovanni Bonanno.

Negli ultimi tempi, oltre ai “Francobolli d’artista” e alle opere per “Nuvolari”, si dedica a raccontare la città e la sua caotica umanità. Ed ecco “Disidentità”, “Figure”, “Appunti”, “Motus”, “Congiunture”, “Borderline”, “Fisiognomica”, “Ragnatele”, “Quicksand” “Condominio”, “Luci della Città”, “Due città”, “La Città Condominio”.

Ha esposto in più di 400 mostre personali e collettive in musei e gallerie in Italia e all’estero, in luoghi ed eventi prestigiosi come ad esempio la Quadriennale di Roma nel 1975. E’ presente su “Storia dell’Arte Italiana del ‘900” Generazione anni quaranta a cura di Giorgio Di Genova, Edizioni BORA e sul Catalogo dell’Arte Moderna, “Gli artisti italiani dal primo novecento a oggi”, Editoriale Giorgio Mondadori.

Per un approfondimento consultare il sito www.mauromolinari.ithttps://www.facebook.com/mauro.molinari.73/posts/28431165116498938

 Carla GUIDI  Roma 16 Marzo 2025