ROMA CODEX. Le fotografie di Albert Watson in mostra al Palaexpo di Roma (fino al 3 Agosto)

di Nica FIORI

ROMA CODEX. Le fotografie di Albert Watson in mostra al Palaexpo di Roma

Roma, secondo il fotografo Albert Watson, è una città sorprendente che è impossibile rappresentare con compiutezza e, pertanto, va esplorata e vissuta per istanti, di giorno e di notte, dal centro alle periferie, raccogliendo, anche sulle orme di chi l’ha descritta nel passato, immagini, figure e volti che corrispondono a indizi, prove e documenti dei suoi cambiamenti, a volte evidenti e altre volte quasi impercettibili.

È proprio questa visione frammentaria e veloce, a volte spiazzante ma indubbiamente suggestiva, che emerge dalla mostra che gli viene dedicata nel Palazzo delle Esposizioni “ROMA CODEX. Fotografie di Albert Watson”, il cui titolo è stato scelto dallo stesso fotografo per evidenziare il suo personale codice di lettura della città eterna.

1 Presentazione della mostra Roma Codex

La mostra, a cura di Clara Tosi Pamphili, è nata da un’idea dello Studio F.P. che, insieme all’Azienda Speciale Palaexpo, ha curato e prodotto il lavoro fotografico di Watson, seguendolo in tutte le riprese, coordinando le location, i soggetti e contribuendo alla narrazione artistica e visiva del progetto.

Come ha tenuto a precisare nel corso della presentazione del 28 maggio Marco Delogu, Presidente dell’Azienda Speciale Palaexpo, in questo momento dell’anno il Palazzo è “in gran forma”, sia per i contenuti sia perché letteralmente pieno in ogni suo spazio di mostre, e tra queste ben tre sono fotografiche (oltre a Roma Codex, ricordiamo World Press Photo 2025, con le spettacolari immagini del concorso internazionale che premia i migliori scatti e reportage prodotti ogni anno del mondo, e la mostra dedicata a Mario Giacomelli, intrisa di poesia e arte), evidentemente perché nell’ambito dell’arte contemporanea la fotografia si sta sempre più affermando, trattandosi di una forma di comunicazione visiva particolarmente apprezzata.

2 Allestimento mostra Roma Codex

Se proviamo a immaginare per un attimo come sarebbe la nostra vita senza la fotografia, ci rendiamo conto che la nostra esistenza scorrerebbe senza avere la possibilità di fissare visivamente le immagini reali di ciò che succede intorno a noi e molti ricordi cadrebbero inesorabilmente nell’oblio. Tutti noi, grazie agli attuali smartphone, ci sentiamo oggi un po’ fotografi, senza avere, però, quelle tecniche sofisticate e quelle doti di osservazione che permettono invece ai grandi maestri dell’immagine di provocare con i loro scatti emozioni profonde.

Albert Watson, nato a Edimburgo nel 1942 ma residente a New York, è indubbiamente uno di questi. Dal 1970 ha realizzato immagini diventate iconiche, fondendo arte, moda e pubblicità secondo la propria estrosità visionaria. I suoi ritratti di Alfred Hitchcock, Steve Jobs, Kate Moss, i paesaggi di Las Vegas e le nature morte della tomba di Tutankhamon fanno parte delle collezioni permanenti del Metropolitan Museum of Art, Getty Museum, Smithsonian, National Portrait Gallery. È stato insignito dell’Ordine dell’Impero britannico (OBE) e del Lifetime Achievement Award dalla Royal Photographic Society. Le sue fotografie sono comparse su oltre cento copertine di Vogue e in campagne per Chanel, Prada, Levi’s, Gap, oltre che in manifesti di film come Kill Bill e Memorie di una Geisha.

Per realizzare Roma Codex, Watson ha compiuto diversi viaggi negli ultimi due anni e tra i suoi abitanti, le sue architetture e i suoi movimenti ne ha catturato lo spirito più autentico, tra grandeur storica e vitalità quotidiana.

 Questa sua documentazione fotografica, costituita da 200 immagini, sia a colori sia in bianco e nero, è la conferma di quanto Roma sia una città senza tempo e come le persone raffigurate siano tutte dei personaggi straordinari, interpreti di uno spettacolo continuo.

3 Mostra Roma codex
Non ho voluto osservare Roma con idee preconcette o con la pressione di dover immortalare ciò che il pubblico si aspetta di vedere. La città trabocca di storia, ma io ero interessato a ciò che accade tra i monumenti, nell’energia delle sue strade, nei volti, nel movimento. Ho fotografato in modo istintivo, passando da scuole di danza a club underground, da studi d’artista a caffè notturni. Alcuni momenti erano pianificati, molti altri sono stati frutto del caso. È questa la magia di Roma: si svela, strato dopo strato, se si ha la pazienza di guardarla”,

ha dichiarato Albert Watson.

La curatrice Tosi Pamphili, da parte sua, ha affermato che la mostra è stata per lei un’opportunità enorme di apprendimento:

La cosa più bella è stata imparare, imparare delle cose che noi pensiamo di sapere su questa città, ma non sappiamo mai fino in fondo, e queste foto lo documentano; ogni immagine è una porta, è una storia, uno stargate che ci porta a voler sapere sempre di più”.
4 Basilica di S. Pietro, Roma 2024

Tracciando un ritratto della Roma contemporanea, sospesa tra la vistosa presenza del suo passato e l’energia del presente, tra l’immobilità e il movimento, l’ultraottantenne Albert Watson rivela la sua continua ricerca delle emozioni che una città stratificata come questa, crocevia di culture e mondi diversi, suscita in un visitatore sensibile, che si può anche smarrire, sia pure metaforicamente, nello stupore e nell’impeto di ciò che prova.

Watson cita sempre il fatto di essere stato letteralmente “folgorato” dalle immagini in bianco e nero del famoso libro Rome di William Klein, realizzato quando nel 1956 Klein si trovava nell’Urbe per collaborare come aiuto regista di Fellini al film “Le notti di Cabiria”.

Rispetto a quel diario visivo della città, una sorta di brillante e pionieristica photostory, le tecniche fotografiche e le cose in genere sono decisamente cambiate: pensiamo per esempio al fatto che in quelle immagini della fine degli anni ’50 non si vedono jeans o brand.

E ovviamente sono cambiati i volti dei suoi personaggi, che Watson ha deciso di ritrarre, tra cui alcuni registi e attori, come Paolo Sorrentino, Valeria Golino, Luca Zingaretti, Isabella Ferrari, Benedetta Porcaroli, Riccardo Scamarcio, Celeste Della Porta, Kasia Smutniak, Pierfrancesco Favino, Toni Servillo; i danzatori Roberto Bolle ed Eleonora Abbagnato;

5 Paolo Sorrentino
6 Eleonora Abbagnato, Roma 2025

gli artisti Giuseppe Ducrot, Elisabetta Benassi, Pietro Ruffo; Anna Fendi, protagonista del mondo della moda, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri, come pure il Cardinale Silvano Maria Tomasi e il Gran Maestro dell’Ordine di Malta Fra’ John Timothy Dunlap.

7 Lucrezia Parente, Roma 2025

Ci sono anche personaggi tutt’altro che noti e ambientazioni che vanno dalle case aristocratiche alle periferie, ai luoghi dello sport.

8 Aurora Materni, Villa Medici, Roma 2024

Egli è letteralmente affascinato dai suoi soggetti umani, dei quali riesce a cogliere l’intensità dello sguardo che sembra risalire dal profondo dell’anima. Altre volte si lascia incantare dall’atmosfera del luogo creando un ponte, un passaggio tra il personaggio raffigurato e l’impronta data al luogo da chi vi è vissuto prima. Emblematico è il ritratto di una fanciulla su uno storico letto. Nella didascalia leggiamo “Aurora Materni, Accademia di Francia, Villa Medici, Roma 2024”.

Della stessa Villa Medici è raffigurata una scala a chiocciola che sembra suggerire un passaggio ascensionale verso le stanze più segrete, quelle delle torrette (non aperte al pubblico) che hanno tante storie misteriose da raccontare.

Le immagini esposte, di grande formato, sono allestite nelle prime tre sale principali del Palazzo lungo tutte le pareti secondo il principio dell’horror vacui e altre immagini sono collocate al centro di ogni sala. Sono disposte a caso e non per sequenza tematica, permettendo una fruizione libera e contemporanea; momenti umani intimi e spontanei sono accostati all’imponenza architettonica e storica della Città, in un gioco di rimandi tra Roma e coloro che ci vivono, il tutto reso con la stessa intensità narrativa.

9 Mostra Roma codex

Tra i luoghi fotografati alcuni sono altamente rappresentativi della romanità come il Colosseo, la Fontana di Trevi, il Foro Romano, il Pantheon, l’Altare della Patria, la via Appia antica, eppure non sempre sono riconoscibili al primo sguardo. Il basolato antico della via Appia potrebbe essere tranquillamente scambiato per quello della via Sacra al Foro Romano, così come il Tempio di Venere Genitrice nel Foro di Cesare potrebbe essere confuso dai non esperti con il Tempio di Apollo Sosiano presso il Teatro di Marcello (di entrambi rimangono tre colonne), ma per fortuna in questa mostra le didascalie sono assolutamente esaustive e fugano ogni dubbio.

Altri luoghi sono certamente meno convenzionali: troviamo tra gli altri gli Studi di Cinecittà Studios, la Terrazza del Gianicolo, Porta Portese, il Parco Archeologico di Ostia Antica, il Jazz Image Festival, l’Imperial Circus.

10 Tempio di Venere Genitrice, Roma 2024
11 Imperial Circus, Roma 2024

Alcune immagini appaiono in movimento, altre ci colpiscono per la scelta dei colori, come l’azzurro che domina la visione notturna dell’Arco di Druso (siamo sempre nell’Appia Antica, di fronte a Porta San Sebastiano), il giallo in Ponte Sisto o il verde della foto “Happy Bar, via Tuscolana, Roma, 2024”,

12 Ponte Sisto e San Pietro, Roma 2024

altre ancora per il simbolico riferimento alla morte, come nel caso di un macabro particolare della Cripta dei Cappuccini in via Veneto e soprattutto della lastra marmorea collocata nella chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte in via Giulia, dove si legge “Elemosina per i poveri morti che si pigliano in campagna MDCXCIV”. La storia in questo caso ci racconta che un tempo esistevano delle pie confraternite – come appunto quella di via Giulia – che provvedevano a dare sepoltura ai morti nel loro cimitero sotterraneo.

13 Chiesa di S. Maria dell’Orazione e Morte, Roma 2024
14 Bolla di sapone, Via dei Pianellari, Roma 202

La foto di un sarcofago adibito a fontana nel cortile di Palazzo Albani del Drago ci ricorda il riuso dell’antico in una città dove i marmi abbondavano e allo stesso tempo la necessità di disporre di acqua all’interno dei palazzi per le necessità quotidiane. Alla sua immagine veritiera si possono contrapporre vedute surreali di scorci della città, come nel caso di via dei Pianellari, vista attraverso una bolla di sapone, che potrebbe richiamare un celebre Autoritratto di Escher.

Nel suo scritto di presentazione della mostra il Presidente Marco Delogu, che è a sua volta un apprezzato fotografo, parla di

una sorta di Instagram allestitivo, un flusso imprevedibile di immagini che disorienta la nostra tendenza a narrare Roma secondo un ordine fissato. … Questo approccio iconografico è uno dei punti di forza del lavoro di Watson ed è un piacere da osservare anche per chi Roma la vive e la fotografa da sempre”.

Nica FIORI  Roma  1 Giugno 2025

“ROMA CODEX. Fotografie di Albert Watson”

Palazzo Esposizioni Roma, via Nazionale, 194, Roma

Dal 29 maggio al 3 agosto 2025

Orari: da domenica a mercoledì 10.00 – 20.00; da giovedì a sabato 10.00 – 22.30 (ingresso consentito fino a un’ora prima della chiusura)  http://www.palazzoesposizioniroma.it