Pubblicata in Cd l’integrale opera organistica di Giacomo Puccini.

di Claudio LISTANTI

Per chi ama la Grande Musica e il Teatro Lirico il 2024 è un anno molto importante perché tra i diversi anniversari si celebra anche quello del centenario dalla morte di Giacomo Puccini uno dei compositori più importanti della Storia dell’Opera e più popolari e conosciuti presso il pubblico di tutto il mondo.

Questo importante anniversario sarà ovunque celebrato degnamente con programmazioni specifiche previste nei teatri, nelle sale da concerto, nelle trasmissioni radiofoniche e televisive e nell’ambito delle produzioni discografiche.

Ad arricchire questo omaggio trasversale ad uno dei geni più importanti della Storia della Musica si aggiunge una recentissima pubblicazione della Da Vinci Classics, casa discografica molto attenta a quanto avviene oggi nel campo della Musica e dell’interpretazione musicale, soprattutto in relazione a repertori inusuali da riproporre ma anche da scoprire e riscoprire, con registrazioni affidate ad interpreti affermanti, soprattutto giovani, ancora al di fuori dei grandi circuiti internazionali ma senza dubbio meritevoli di attenzione.

Fig. 1 La copertina di Giacomo Puccini. Complete Organ Works. Da Vinci Classics.

Conseguente a questa particolare filosofia della Da Vinci è la pubblicazione discografica che intendiamo segnalare con queste nostre note, Giacomo Puccini. Complete Organ Works, che contiene tutte le composizioni che il musicista toscano scrisse per organo eseguite dall’organista Paolo Bottini, strumentista di larga esperienza nel campo delle composizioni organistiche, qui raccolte in un doppio cd indiscutibilmente prezioso.

Presso il grande pubblico la figura di Giacomo Puccini musicista è quella di un artista visto esclusivamente come compositore d’opera grazie alle sue ben 12 opere. Se escludiamo le prime due, Edgar e Le Villi, a lungo emarginate ma oggi rappresentate con una certa frequenza e sicuramente apprezzate, le rimanenti dieci sono rappresentate spesso e ovunque, numericamente tra le più eseguite al mondo come Butterfly e Turandot.

Fig. 2 Giacomo Puccini in una foto con autografo del 1897.

Ma il catalogo delle opere di Puccini presenta anche composizioni musicali di genere diverso dal teatro musicale, alcune prodotte in gioventù ma molte altre prodotte nel corso della sua importante carriera di musicista. Ad esempio diverse musiche vocali sia sacre che da camera delle quali ricordiamo la Messa di Gloria, un Requiem per coro a 3 voci miste, viola e organo, dedicato a Verdi nel 1905 per i quattro anni dalla morte del grande musicista e diversi brani d’occasione come cantate e inni. Poi alcune romanze per canto e pianoforte e composizioni strumentali tra le quali si evidenziano opere per quartetto d’archi, genere importante per la maturazione stilistica dei musicisti, il suo saggio di conservatorio Capriccio Sinfonico e Crisantemi, tutte composizioni all’interno delle quali si scorgono i germi che poi si svilupperanno all’interno di alcune sue grandi partiture come Manon Lescaut e Bohème. In definitiva si può dire che osservare a largo raggio le opere di un musicista aiuta a conoscerlo in maniera più approfondita e completa, non solo per stabilire in modo esauriente il rapporto con la musica e l’espressione musicale dell’epoca ma, anche, per osservare ed analizzare più puntualmente l’evoluzione dello stile.

Questo nuovo cd, Giacomo Puccini. Complete Organ Works, risulta essere pubblicazione, in un certo senso, essenziale per avere una conoscenza più completa di Puccini, della sua arte, dei rapporti con il suo tempo e con l’ambiente nel quale iniziarono a maturare la sua esperienza di musicista e il suo stile, una maturazione che, come tutti noi sappiamo, lo portò ad essere uno dei compositori simbolo del ‘900 musicale italiano ed europeo.

Giacomo Puccini fu ultimo esponente di una famiglia di musicisti toscani e lucchesi. Nato nel 1858 fu battezzato con lo stesso nome del capostipite, un Giacomo Puccini organista e compositore nato nel 1712 al quale seguì il figlio Antonio nato del 1747 che proseguì la carriera paterna ed ebbe come figlio, nel 1771, Domenico direttore d’orchestra e compositore che studiò a Napoli con Paisiello che divenne maestro di cappella a Lucca (nonno del nostro grande Giacomo); ebbe poi un figlio, nel 1813, Michele organista e compositore (padre di Giacomo) che studiò a Napoli con Mercadante e Donizetti, divenendo organista maestro di musica e di coro presso la Cattedrale di Lucca. Da lui, quindi, nacquero, nel 1858 Giacomo e Michele nel 1864, anch’egli dedito alla musica ma che morì nel 1893. Quindi Giacomo Puccini fu l’ultimo, il più geniale e il più famoso di tutta la famiglia.

Fig. 3. Alberto Franchetti, Pietro Mascagni e Giacomo Puccini in una immagine del 1885.

Giacomo, dopo la morte del padre avvenuta nel 1864, fu destinato, anche per volere del Municipio di Lucca, a ricoprire, una volta terminati gli studi musicali, la carica di organista del Duomo della città. Il giovanissimo Giacomo non dimostrò di possedere particolari doti musicali mostrando anche svogliatezza, apatie e disinteresse negli studi umanistici. Infatti al Seminario cittadino, che frequentò come da usanza borghese dell’epoca, dal 1867 dimostrò scarso profitto concludendo il ciclo di studi addirittura con un anno di ritardo. Anche i primi studi musicali non andarono bene tanto è vero che lo zio materno Fortunato Magi, una sorta di tutore per il piccolo Giacomo, lo considerava non portato per la musica. Il prosieguo degli studi musicali, però, si deve all’ostinazione di sua madre Albina Magi che mostrò di essere lungimirante. Infatti, prima di far cambiare strada al figlio, optò per un nuovo insegnante di musica individuato in Carlo Angeloni, famoso per essere stato insegnante di Alfredo Catalani, musicista anch’egli lucchese ma nato nel 1854. Fu la prima svolta della vita di Puccini che grazie al nuovo maestro riuscì a trovare quella spinta interiore necessaria per progredire negli studi musicali che consentirono, a partire dal 1874, non solo di riprendere l’originale progetto di diventare organista ufficiale della Cattedrale ma anche una cospicua produzione di opere organistiche.

Un altro fatto significativo per il Puccini musicista avvenne nel 1876 quando a Pisa ascoltò una recita di Aida il capolavoro verdiano che proprio in quegli anni iniziava il suo inarrestabile successo. Fu una serata decisiva per il giovane Puccini che fece nascere in lui la definitiva attrazione verso il teatro d’opera elemento che ha contraddistinto la specialità della sua opera e della sua sensibilità verso l’azione e le rappresentazioni teatrali orientando il suo orizzonte su questo genere musicale.

Poco dopo, nel 1880, Puccini capì anche che il ruolo di semplice organista poteva essere inadeguato al suo modo di sentire e alla sua spiritualità e decise di trasferirsi a Milano che, per il mondo musicale di allora, significava frequentare una fucina utile a forgiare la personalità artistica di chi aspirasse ad entrare fattivamente nel mondo musicale. Una mossa azzardata soprattutto per l’impegno economico necessario per il quale, per un anno, ci fu l’aiuto di una borsa di studio della regina Margherita e poi del cospicuo aiuto del prozio Nicolao Cerù.

Fig. 4 Il violinista e compositore Antonio Bazzini in una immagine anteriore al 1897. Archivio Storico Ricordi.

Il giovane Giacomo vinse il primo posto per l’ammissione al Conservatorio e divenne poi allievo del violinista e compositore Antonio Bazzini ma, soprattutto, non sarà più il ragazzo svogliato e a volte inconcludente della prima gioventù. Milano con la frequentazione di musicisti, compositori, interpreti, concerti e rappresentazioni teatrali fu l’ambiente giusto per la sua crescita artistica che gli consentirà di percorre la carriera fulgida e luminosa che tutti conosciamo.

Tutto questa introduzione è necessaria per comprendere bene la valenza del cd che stiamo presentando. Giacomo Puccini. Complete Organ Works che raccoglie per la prima volta tutte le composizioni per organo che Puccini scrisse nel periodo nel quale ricopriva la carica di organista che comprende opere prodotte negli anni compresi tra il 1870 e il 1880 per un totale di 57 brani incisi su due cd. Per molte di queste composizioni non si conosce con precisione lo scopo per il quale furono prodotte anche perché Puccini le lasciò a disposizione dei vari organisti della zona per ogni necessità esecutiva con il risultato che di esse se ne persero le tracce. Recentemente, però, sono state rintracciate per opera del Centro Studi Giacomo Puccini di Lucca che nel periodo compreso tra il 2015 e il 2017 ha rinvenuto gli spartiti sparsi in diverse collezioni. Nello stesso 2017 grazie allo storico e musicologo Virgilio Bernardoni queste composizioni sono state pubblicate nell’Edizione Nazionale delle Opere di Giacomo Puccini edite da Carus-Verlag nel volume II/2.1 e rese disponibili per l’esecuzione.

Nel complesso l’ascolto di questi brani organistici ci presenta un Puccini senza dubbio giovane e, per certi versi ancora acerbo, ma innegabilmente orientato verso lo stile operistico anche se in assenza di canto vero e proprio in essi sono ben presenti gli stilemi dell’opera italiana dell’800 dove è privilegiata la teatralità frutto però di una certa dose di istintività evidenziata da ritmi irruenti a volte anche impulsivi ma, sovente, anche appassionati, mostrando in diversi punti quella propensione alla melodia che è uno dei punti di forza dell’arte musicale pucciniana. Nel complesso evidente è l’ispirazione ai capolavori operistici della prima metà dell‘800 in particolare quelli verdiani di cui se ne riconoscono i ritmi coinvolgenti attenti però alla coralità che Puccini usa anche in alcuni brani di carattere squisitamente sacro.

I 57 brani sono eseguiti dall’organista cremonese Paolo Bottini strumentista di provata esperienza esecutiva per questo strumento che suona a complemento delle funzioni liturgiche della Chiesa Cattolica ma, anche, per una cospicua attività di solista intrapresa fin dal 1997 che lo ha visto protagonista in vari festival e concerti d’organo a livello internazionale. Inoltre si è messo in evidenza con numerose registrazioni discografiche di brani organistici di compositori ottocenteschi come Verdi, Ponchielli ma anche storici specialisti dello strumento come Gaetano Valeri e Vincenzo Petrali. Un bagaglio musicale, quindi, che consente a Bottini di essere interprete ideale per questo repertorio.

Fig. 5 Un busto raffigurante l’organista Vincenzo Petrali.

Dei 57 brani solo per alcuni è possibile stabilire la finalità per la quale sono stati composti ma, quasi sempre, per motivi di carattere religioso-liturgico; per gli altri, molti possono essere considerati studi o comunque scritti per scopi didattici. Bottini, grazie anche all’analisi compiuta da Virgilio Bernardoni, li ha raggruppati in modo da costruire ipotetiche strutture ma di comuni finalità espressive.

Nel primo Cd ci sono complessivi 25 brani. Sono state incluse le 19 Sonate, forse le composizioni più impegnative spesso a tempo di ‘Marcia’ o anche a tempo di valzer o una divagazione su un’aria del Rigoletto che apre la registrazione. Poi cinque ‘versetti’ di chiara destinazione liturgica ma non facilmente allocabili e una Marcia per organo che chiude il primo Cd.

Nel secondo Cd gli altri 32 brani con i quali Bottini ha tentato, in maniera comunque convincente, di ricostruire una ipotetica Messa raggruppando 4 brani che per le loro qualità musicale possono costituire un Kyrie in Re maggiore seguito da altre 4 per un Gloria in la minore ponendo a conclusione tre brani il cui titolo risulta essere incontrovertibile per la sua collocazione liturgica: un Offertorio, una Elevazione per organo e un Postcomunio. Poi tre altri gruppi di ‘versetti’ raggruppati per tonalità d’impianto: 6 in La maggiore, 6 in sol minore e 6 in la minore. A conclusione del Cd altri tre brani. I primi due sono privi della destinazione, un Allegro Vivace e un Allegro e in ultimo l’unica di queste composizioni battezzata da Puccini come Pastorale dal curioso titolo di ‘Pastorella gravida’ che, come sottolinea lo stesso Bernardoni, è l’unica che Puccini abbia tenuto per se.

Altra notazione importante è quella relativa agli organi utilizzati per questa registrazione. Come dichiarato dallo stesso Paolo Bottini queste composizioni organistiche furo scritte da Puccini per strumenti tipici della scuola toscana esistenti all’epoca in quel territorio. Ma la caratteristica di questi brani è quella di possedere elementi di chiara derivazione di stile ‘teatrale’ e quindi adatte ad organi più grandi. Ha scelto quindi di utilizzare organi della scuola organaria lombarda del XIX secolo. Nello specifico l’Organo ‘Vegezzi-Bossi’ del 1855 situato presso la Chiesa Parrocchiale di Pavone Canavese in provincia di Torino per il primo cd mentre per il secondo cd è stato utilizzato l’Organo Bossi/Giani risalente al 1862 situato nel Duomo di Santo Stefano di Casalmaggiore in provincia di Cremona.

Un Cd, in definitiva, molto importante per approfondire l’arte musicale pucciniana soprattutto per le origini e la formazione del musicista il cui ascolto può essere stimolante per l’approfondimento dell’inusuale rapporto, almeno fino ad oggi, di Puccini con l’organo per essere elemento di arricchimento anche per le discoteche più fornite. Inoltre tutti gli aspetti e le varie tematiche di questo particolare repertorio possono essere approfondite, come suggerisce lo stesso Paolo Bottini consultando la preziosa pubblicazione del libro “Giacomo Puccini organista / Il contesto e la musica” curato da Fabrizio Guidotti e pubblicato da Olschki.

Claudio LISTANTI  Roma  3 Marzo 2024