Mozart e autentici Stradivari protagonisti, in una eccellente prova a Roma del Quartetto di Cremona

di Claudio LISTANTI

Claudio Listanti è nato e vive a Roma; si è diplomato al DAMS di Bologna nel corso di Laurea in musica; ha pubblicato numerose presentazioni e recensioni concernenti spettacoli di Opera, Concerti, Danza e Teatro, dal 20015 al 2007 sul sito megachip.info, e dal 2008 fino al 2017 su sito voceditalia.it; con questo articolo inizia la sua collaborazione con About Art.

Alla IUC felice incontro tra Mozart, Stradivari ed il Quartetto di Cremona

Quattro grandi strumenti per quattro grandi strumentisti. Così si può definire sinteticamente il significato del concerto ascoltato sabato 1° dicembre 2018 presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza di Roma inserito nell’ambito della Stagione Concertistica 2018-2019 dell’Istituzione Universitaria dei Concerti (IUC) ed affidato al Quartetto di Cremona, una delle formazioni strumentali più in vista nel vasto panorama musicale italiano ed internazionale.

La collaborazione tra la IUC ed il Quartetto di Cremona è in essere da diverso tempo ed ha già prodotto significativi ed importanti risultati come l’esecuzione integrale delle composizioni per quartetto d’archi di Ludwig van Beethoven eseguiti dal novembre 2013 al marzo 2017 ed accolti tutti con grande favore da parte dell’esperto pubblico romano.

Con la stagione concertistica in corso è partita una nuova iniziativa musicale che vedrà protagonista Wolfgang Amadeus Mozart e la sua produzione principale per quartetto d’archi, una iniziativa questa volta arricchita nella sua valenza artistica perché abbinata ad un altro grande progetto internazionale, il Friends of Stradivari grazie al quale la Nippon Music Foundation ha messo a disposizione dei nostri strumentisti il Paganini Quartet , due violini, una viola ed un violoncello, frutto indiscutibile della maestria che lo Stradivari profuse nelle sue meravigliose creature ed appartenuti al grande Niccolò Paganini,

fig 2 La parte posteriore del violino ‘Paganini-Conte Cozio di Salabue’ del 1727) Foto Claudio Rampini
fig 1 Cristiano Gualco con la parte anteriore del violino ‘Paganini-Conte Cozio di Salabue’ del 1727) Foto Claudio Rampini

musicista genovese, proprietà della prestigiosa istituzione giapponese. Un insieme di strumenti che la Nippon Music Foundation, nel corso degli anni, ha già affidato ad altri prestigiosi ensemble per quartetti d’archi come il Quartetto Hagen e il Quartetto di Tokyo, elemento questo che ci fa comprendere più di ogni altra cosa l’ottima considerazione della quale gode il Quartetto di Cremona.

Grazie a tutto ciò, a Cristiano Gualco, primo violino del Quartetto di Cremona, è stato affidato il ‘Paganini-Conte Cozio di Salabue’ del 1727 compagno inseparabile dei concerti del grande Paganini

fig 3 Simone Gramaglia con la viola ‘Paganini-Mendelssohn’ del 1731) Foto Claudio Rampini

fino a quando non adottò il celeberrimo e mitico ‘Cannone’. (Fig 1 – Fig 2)

fig 4 Giovanni Scaglione con il violoncello ‘Paganini-Ladenburg’ del 1736) Foto Claudio Rampini

A Paolo Andreoli, secondo violino, è andato il ‘Paganini-Desaint’ del 1686. Il violista Simone Gramaglia ha il piacere di suonare una delle 12 viole di Stradivari utilizzate oggi al mondo, la ‘Paganini-Mendelssohn’ del 1731 (Fig. 3) mentre il violoncello ‘Paganini-Ladenburg’ del 1736 è stato affidato alle cure di Giovanni Scaglione. (Fig 4)

Quindi, per spiegare l’essenza dell’incipit della nostra recensione, questi quattro strumenti sono stati dati in consegna a strumentisti che hanno dimostrato ampiamente di meritare l’affidamento di queste strepitose ‘macchine per musica’ ed essere considerati anche loro ‘grandi’ esecutori, vista la maestria con la quale hanno saputo mettere al servizio dell’esecuzione le straordinarie potenzialità musicali di questi eccellenti strumenti ed esserne anche ‘custodi’ fedeli, perché la loro esecuzione ha avuto il pregio massimo di sottolineare il grande fascino della dinamica sonora scaturente dalle preziose casse armoniche, che regala allo spettatore un ascolto dallo charme pressoché unico.

Il programma presentato, come già detto esclusivamente mozartiano, ha goduto a pieno di tutti questi elementi, a partire dal brano iniziale, Adagio e Fuga in do minore K 546, brano derivante dalla Fuga K 426 poi trascritta per archi con l’aggiunta dell’Adagio iniziale, composizione di chiara ispirazioni bachiana, eseguita qui alla IUC con assoluta amalgama strumentale e straordinaria precisione contrappuntistica che costituisce una sorta di cartina di tornasole per dimostrare la validità di quanto detto fino ad ora e che, a nostro giudizio, sarà la principale linea guida di tutto questo ciclo di quartetti mozartiani. (Fig. 5)

fig 5 Il Quartetto di Cremona in un momento del concerto. Foto Claudio Rampini

Infatti, proprio queste caratteristiche sono state facilmente riscontrate anche nell’esecuzione degli altri due brani della serata, il Quartetto n. 14 in sol maggiore K 387, primo dei sei quartetti che il grande salisburghese dedicò a Franz Joseph Haydn, padre assoluto di questa forma musicale, nel quale gli esecutori hanno messo ben in risalto questa peculiarità fin dall’Allegro vivace assai, evidenziando poi i prodomi haydniani contenuti nel terzo movimento Andante cantabile e chiudendo alla grande con il vorticoso Molto allegro finale. A conclusione della serata il Quartetto n. 15  in re minore K 421/417b, secondo dei quartetti dedicati ad Haydn, del quale vogliamo mettere in evidenza in special modo il secondo movimento, Andante, dove si ravvisano con facilità anticipazioni dello stile beethoveniano che dominerà gli anni a venire, molto ben identificate dalla cantabilità e dalla speciale tensione emotiva impresse dagli esecutori a tutto il brano non dimenticando di tralasciare, però, la forza dell’esplicito omaggio che Mozart volle fare alla poetica di Haydn che traspare nell’Allegro ma non troppo finale.

Il concerto ha sedotto il pubblico convenuto al limite della capienza presso l’Aula Magna della Sapienza, dimostrazione chiara che fare i quartetti si può, contravvenendo alla moda in auge oggi presso molte istituzioni musicali, anche tra le più titolate, che hanno scelto di mettere da parte questa forma musicale in quanto poco attraente per il pubblico. (Fig. 6)

fig 6 Il Quartetto di Cremona al termine del concerto. Foto Claudio Rampini

Qui alla IUC, invece, il pubblico, per buona porzione costituito da studenti universitari ed anche giovanissimi, ha seguito con attenzione e concentrazione tutto il concerto dedicando agli esecutori un vero e proprio trionfo con numerosissime e reiterate richieste di bis. Il Quartetto di Cremona ha raccolto con entusiasmo queste richieste proponendo una versione per quartetto da loro stessi preparata dell’Ave Verum Corpus K 618 di Mozart, dedicandola, anche con evidente commozione, a Francesca Fortuna, Direttore Generale dell’Istituzione Universitaria dei Concerti, recentemente ed immaturamente scomparsa, persona che ha messo al servizio della IUC tutto l’entusiasmo, l’esperienza e la competenza che mise al servizio dell’attività concertistica della prestigiosa istituzione musicale romana ed alla quale è dedicata l’intera stagione dei concerti 2018-2019.

Il prossimo appuntamento con Mozart ed il Quartetto di Cremona è previsto per sabato 26 gennaio 2019 con i quartetti n. 20 in re maggiore K 499, n. 22 in si bemolle maggiore K589 e n. 23 in fa maggiore K590.

Claudio LISTANTI      Roma   dicembre 2018