redazione
Oggi Sergio Benedetti ci lascia per sempre; un amico, uno studioso appassionato, un ricercatore di quelli come se ne trovano pochi, attento alle novità ma sempre disponibile ad ascoltare il parere di tutti, anche di quanti a volte non la pensavano come lui, anche se da buon toscanaccio (era nato a Firenze nel 1942) con una qualche intrusione caratteriale irlandese, non era il tipo da darla facilmente vinta.
Aveva partecipato con entusiasmo al volume di Scritti in memoria di Maurizio Marini, del quale era stato fraterno amico, ed aveva iniziato la collaborazione con About Art la scorsa estate con un suo scritto per una sorta di inchiesta -insieme ad altri amici studiosi- su determinati particolari aspetti del caravaggismo e soprattutto si riprometteva di scrivere -come ci aveva promesso durante la vacanze di Natale- per intervenire sull’indagine che stiamo realizzando tra gli esperti ‘veri’ sui motivi di questa particolare e sempre montante attrazione che la vicenda umana ed artistica di Caravaggio letteralmente scatena. E proprio di Caravaggio, com’è noto, aveva contribuito ad ampliare il catalogo delle opere con la scoperta di uno dei capolavori del genio lombardo ritenuto disperso, cioè la Cattura di Cristo oggi alla National Gallery di Dublino, che gli diede grandi soddisfazioni professionali, consentendogli tra l’altro di ricoprire il più alto incarico nel museo irlandese dove il quadro è esposto. Francesca Cappelletti, insieme con Laura Testa era stata autrice del ritrovamento di documenti essenziali per stabilire l’attribuzione di quel dipinto al Merisi. Oggi si dice “letteralmente distrutta”:
“Lo ricordo bene quel giorno del convegno quando il quadro venne ‘ufficialmente’ presentato; mi sentivo l’ultima ruota del carro in mezzo a tanti illustri esperti italiani e starnieri: Mahon, Strinati, Markova ecc; Sergio era emozionatissimo, ed io, poco più di una giovane ricercatrice, lo ero molto più di lui. Non posso credere che sia scomparso, anche se lo avevo visto già piuttosto giù in occasione della presentazione del volume di scritti in memoria di Maurizio Marini, alla Galleria Corsini, due anni or sono. Mi aveva detto che stava lottando contro ‘qualcosa che certamente se ne sarebbe andata’; ed invece non è stato così; con lui ho condiviso molte iniziative e prima di rientrare definitivamente a Firenze, ogni volta che tornava in Italia da Dublino mi telefonava per sapere delle inziative in essere e di come andavano le cose. Poi ci siamo sentiti sporadicamente, probabilmente perchè invece la malattia non gli consentiva di fare molte cose. Sergio era una specie di carro armato, con quel carattere mezzo toscano e mezzo irlandese, o meglio con due caratteri in uno; voglio ricordarlo così sempre ‘tosto’ ma disponibile e sorridente; è una dura perdita, per gli amici e per il mondo degli studiosi”.
Ci teneva come pochi Sergio Benedetti a far sentire la sua voce quando sulla figura e sull’opera del genio lombardo nascevano discussioni e polemiche -cosa che accade da tempo e sempre più spesso- legate ora ad una indagine diagnostica, ora a un’attribuzione, ora ad un ritrovamento, e proprio in occasione della polemica sorta lo scorso anno in occasione della scoperta della Giuditta ed Oloferne di Tolosa, mi telefonò per rimproverarmi perchè tra tanti studiosi non avevo ancora pensato di registrare il suo parere, cosa che naturalmente feci immediatamente. Un errore che non avrei più fatto tant’è vero che fu tra i primi che contattai per alcuni lavori che sto curando; purtroppo Caro Sergio stavolta non per colpa mia, le cose non sono andate come entrambi speravamo.
Pietro Roma 25 gennaio 2018