“A Luce Nera”. In ricordo di Mimmo Pesce, una vita e un’arte “all’incontrario”

di Roberta FILIPPI

A. Geleng. Ritratto di Mimmo Pesce

In un’epoca in cui niente è censurato tranne la verità, tutto è permesso esclusa la verità, Domenico Mimmo Pesce (11 febbraio 1946 -29 ottobre 2016), grande artista, amico leale, persona rara, è stato testimone con la sua vita e nella sua splendida e potente opera artistica, dell’assoluta ricerca e affermazione delle verità più scomode, una ricerca affilata come la spada di un uomo e un artista sempre in guerra, perseguita con una coerenza dura, senza sconti, asservimenti o deviazioni. Un’arte a luce nera, piena di eros, fantasmi amati, ironia ferocemente vitale, ma anche con spirito allegro e di buona compagnia, pieno di tenerezza, di sana follia, amante della vita, delle belle donne, delle buone risate.

Mimmo ha danzato con i suoi demoni, ha dato vita a questi suoi dolci innamorati oscuri e splendenti nelle sue sculture, sapientemente realizzate con i materiali più disparati, bronzi, gessi, assemblaggi metallici, gioielli in argento e pietre preziose e poi performances, interventi sul territorio, film d’artista, installazioni, pitture e disegni. Il suo testamento spirituale è contenuto ne “Il Grande Libro dei Demoni” che, come tutto il vasto lascito della sua opera, resta di proprietà delle figlie che contano di darlo presto alle stampe.

Nasce a Reggio Calabria, durante gli studi al Liceo Artistico stringe amicizia tra gli altri con Placido Scandurra, Natino Chirico, Gaetano Zampogna, Pasquale Misuraca, amicizie che dureranno tutta la vita. In questo breve testo ho voluto dare spazio anche agli Amici, purtroppo dovendo abbreviare, per motivi tecnici, i loro scritti che potranno essere raccolti in un successivo lavoro; scrive Placido ”…Ti sei sempre distinto per le tue capacità artistiche e intellettuali, sempre in prima linea nelle manifestazioni sociali-organizzative affrontando dibattiti politici e sindacali a scuola e fuori. Le tue opere molto personali sono sicuro che daranno sempre emozioni e testimonieranno il tempo in cui sei vissuto, caratterizzato da una realtà metallica e cementificata, materiali a te molto familiari.” e Natino “… Ci siamo sempre stimati e quando, già malato, mi ha voluto vedere, con voce sempre viva mi ha detto ‘Sei l’unico che mi ha sempre cercato per parlare di arte! Ti ricorderò sempre’.”, infine Gaetano “… Nel tuo lavoro legato alla quotidianità, incentrato sull’essere umano e la sua sconfinata complessità interiore, il tuo spirito ribelle non permetteva che fossero gli altri a decidere per te e per questo sei rimasto un puro.Voglio profondamente portare con me il ricordo non solo della tua enorme, poliedrica, e interessante produzione ma anche il coraggio e l’entusiasmo che mettevi nel realizzarlo.”

Trasferitosi a Roma si diploma in scultura con Pericle Fazzini (Accademia di Belle Arti). E’ stato poi docente di Discipline Plastiche nel Liceo Artistico, molto amato e stimato da colleghi e allievi. Inizia una fervida e ininterrotta attività artistica, seguita dai più attenti critici e storici dell’arte e documentata tra gli altri nei volumi di Storia dell’Arte contemporanea: Ed La Terza- L’anello mancante, di Domenico Guzzi. Ed. Bora- Storia dell’Arte del’ 900. Generazione anni 40 di Giorgio Di Genova “.. temperamento contestatario, Mimmo Pesce nelle sue performances denunciava l’alienazione umana e lo spregiudicato comportamento delle industrie della società capitalistica...”. Antonio Del Guercio scrive delle sue opere plastiche “… tra calore erotico e mimetismo “freddo” s’instaura così un flusso passionale che giunge sino a travolgere radicalmente la naturalità del corpo, caricandola di un’ iconografia di maschera arcaica, di MONSTRUM...”.

E ancora lo saluta così “La perdita di Mimmo Pesce è assai rilevante per la scultura italiana e per un’area importante dell’arte italiana. Mimmo Pesce è stato creatore di opere dure fino allo spasimo e, di contro, tenerissime. In ambedue i casi, colpisce la fortissima esattezza e chiarezza delle forme. Mi sembra assolutamente evidente che la critica d’arte di questo Paese è in debito con questo artista schivo, intensamente dedicato alla propria ricerca e sempre indifferente alle mode. Bisogna sperare che questo debito ora venga finalmente saldato rendendo giustizia a un talento non comune“.

Dario Micacchi “… un artista che trova il coraggio di guardare dentro la paura…è di grande interesse che oggi nelle sue sculture di una finitezza meravigliosa, cerchi le forme chiare di un panico e di un’angoscia attuali, attraverso le figure di uno spettacolo di massa dell’orrore e della violenza…”. Elio Mercuri per la precorritrice e travolgente mostra “Sorrisi”, dentiere assemblate in orribili ghigni di denti falsi, simboli espliciti di un consumismo tragico e assurdo, “… Mimmo Pesce in una coerente ricerca, oppone alla disgregazione  il richiamo a un destino per l’uomo che sia altro dalla violenza e dalla morte…

Per la mostra che realizzammo insieme, “Theo-Porno-CaosAntonello Tonelli scrisse“… i due artisti condividono alcuni elementi sostanziali…una fede totale nelle arti plastiche, un amore totale per la verità, un desiderio totale di rivolta. Il discorso dei due artisti diventa un discorso sui linguaggi dell’arte contemporanea, perché è attraverso questa esigenza di forma, di realismo e di eternità che si alimenta il loro discorso artistico” e ora aggiunge: “Spero solo che i posteri possano avere il privilegio di studiare le opere, l’artista e l’uomo Mimmo Pesce. Io l’ho avuto.”

Mimmo Pesce La Lupa (foto Andrea Mercanti)

E tanti sono ancora gli amici “storici”, Giorgio Baldo, Erika Rossi, Antonello Geleng, Carlo Ambrosoli “… Determinato, hai rappresentato la complessità del “male” attraverso precise forme asciutte, crude e coinvolgenti…”, Paola SoldiniDi Mimmo Pesce non potrò mai dimenticare lo sguardo verde, trasparente, cosciente, sulla vita e dunque sull’arte. Di fronte ad ogni opera mi porrò sempre la stessa domanda: “Cosa ne penserebbe Mimmo?… sempre Controvento”. ” Monica Pirone “… Una serata come tante nello studio-casa di Mimmo Pesce, seduti in mezzo a statue in gesso di donne metafisiche, dagli arti allungati e fra innesti animali, sullo sfondo di anatomie esasperate, uova in bronzo che celano volti, sensuali prospettive, a metà tra reale ed immaginifico, dove il tempo non ha una data, un momento specifico, tutto si dirada ed il quartiere con i suoi rumori si allontana, per lasciare spazio ai ricordi”.  Roberto DottoriniÉ inquietante! Così si presentò l’amico, collega, artista Mimmo. Era il 1998 galleria interno 7, Mimmo la frequentava spesso per l’amicizia con Edoardo. Mimmo, con il suo modo di esser deciso, forte e determinato, un po’ felliniano inauguró quella mostra. Inquietante, diabolico, mistico. Grazie Mimmo per esserci stato.” Raffaele Della Rovere Domenico Pesce aveva una mente elevata, vedeva al di là della media. Nei mitici anni 1966-69, in Accademia, egli non desiderava l’ordine preposto dagli altri, la sua posizione era espansiva ed evolutiva: nuove idee e cercare oltre le regole imposte, cercava oltre le voci, oltre le regole ricevute.Fausto BellèRapporto anche difficile, ma quando ci incontravamo, pur se era passato tantissimo tempo, il “razionale” passato dei fatti spariva; il presente inventava un  rapporto nuovo, con nuove prospettive, con dentro un grosso  contenuto affettivo...” Umberto Salmeri ”… Artista di alto spessore valoriale, scultore poliedrico ed autore cinematografico, leggero e pesante, dolce ed inquietante, un vero e proprio caleidoscopio sotto il profilo dell’espressione poetica…”

Con il regista Pasquale Misuraca ha interpretato Pasolini nel film Angelus Novus 1987, e uno dei personaggi principali de Il Negozio 2016, ancora inedito; ha inoltre raccontato la propria vita e le proprie opere in un documentario Vita all’incontrario di Mimmo Pesce 1995, ha spiegato da scultore la scultura di altri grandi scultori (nei video pubblicati nella rubrica ‘pure sculture‘ del sito-rivista ‘Fulmini e Saette’). “La vera opera d’arte di Mimmo è stata la sua vita, dannunziano e pasoliniano com’era. Se non avesse avuto fretta d’andarsene, nauseato dall’incipiente vecchiaia, avrei costruito con lui l’ultimo film, Vita breve di Amleto, offrendogli la parte di Orazio, il vero autore del testo del Secolo d’Oro.”

A Mimmo, grande Artista, Amico leale, Persona rara (con profondo affetto)

Roberta FILIPPI   Roma luglio 2017