Gaspard Dughet (1615 – 1675) e il “Panismo” nel paesaggio del Seicento

di Franco LUCCICHENTI

Un paesaggio di Dughet è il sogno di un poeta, la poesia abita i suoi dipinti.

Il viandante raffigurato nei paesaggi cammina o riposa su un sentiero quasi sempre orientato a occidente verso l’ombra del crepuscolo, la luce del sole nascosto disegna montagne laghi oscuri che mai riflettono il cielo per non illuminare troppo la penombra, solo qualche riflesso d’acqua biancheggia sulla superfice. Le figure, appena abbozzate, sembrano estranee al mondo vegetale che le circonda. Il borgo sulle colline appare  talvolta come una escrescenza minerale tra i monti. Spaesamento. elanconia. Attimalità fissata per sempre. il giorno non e’ solo giorno, è sempre in agguato la sera dove si dirige il viandante e dove forse si perderà. Il dio Pan abita i paesaggi di Dughet. Dietro la foresta e le colline raramente compare l’orizzonte   non si intravede una possibile meta del viaggiatore, presto sarà buio. Pan dio meridiano rivela il suo lato oscuro.

Dughet andava a caccia. La sera inoltrata nascondeva le prede perdute nella foresta, l’arma del cacciatore diventava inutile. Difficile tornare indietro. Labirinti dell’anima sono scolpiti nel verde dei suoi paesaggi. Luoghi dove anche oggi l’uomo è un intruso e può perdere la via. L’assenza di eventi nelle sue rappresentazioni fa emergere dominante il tempo e la sua invisibilità. La distanza si congela nel tempo e il viandante sul sentiero tra i boschi sembra ignorare la meta. Una impalpabile melanconia pervade il paesaggio, dipinto sempre, con magistrale semplicità. Il paesaggio in Dughet non è uno strumento per conoscere la natura, ma una magica esplorazione dei territori interiori che abitano la coscienza.

Il mito greco pose Pan come dio della natura. Il suo habitat e’ costituito da boschi, forre, fonti,luoghi selvaggi. E’ anche il dio dei cacciatori. Una antica tradizione gli dà come padre ETERE la tenue sostanza ubiqua ma invisibile il cui nome indicava il tempo associato con l’ora del meriggio e la sua atmosfera. In quanto dio della natura Pan personifica per la coscienza cio che è completamente, irrimediabilmente naturale. Il lato riflessivo di Pan è Eco. Eco curiosamente sembra riverberare tra le accidentate montagne dei primi paesaggi di Dughet e le dolci colline raffigurate che anche oggi circondano incontaminate le valli del Lazio e dei Castelli Romani. Un aspetto panico si nasconde sempre nell’apparente serenità arcadica dei suoi lavori.

I numerosi paesaggi dell’età di mezzo e dell’ultima attività sembrano simili, la geometria compositiva cambia poco. Boschi, colline, qualche casale, borghi, fortezze forse disabitate, paesi minerali sui rilievi, cielo con bianche nuvole modellate dal vento della sera. Circola nell’aria una spaesata misteriosa melanconia . La melanconia del sogno di un poeta e il sogno come tutti sanno non appartiene al tempo. Lontano è il mondo di paesaggisti che verranno dopo come Van Bloemen, Anesi, Locatelli e tanti altri.

di Franco LUCCICHENTI*     Roma luglio 2017

(*tra i numerosi testi relativi al paesaggio dughettiano segnalo lo splendido e sempre valido saggio di Francesco Arcangeli ne “L’ideale classico del Seicento in Italia e la pittura di paesaggio” Alfa ed., 1962)