Lo straordinario virtuosismo di Andrei Gavrilov incanta alla IUC.

di Claudio LISTANTI

Il concerto di sabato 18 novembre inserito nel Ciclo Calliope della stagione concertistica dell’Istituzione Universitaria dei concerti (IUC) proponeva al pubblico un recital affidato ad uno dei pianisti più in vista nel panorama musicale internazionale: Andrei Gavrilov.

Il pianista russo è apprezzato dai pubblici di tutto il mondo per la sua tecnica sopraffina che gli consente di offrire interpretazioni caratterizzate dalla facilità di superare le palesi difficoltà virtuosistiche proposte dai brani interpretati e dalla potenza del suono senza trascurare raffinatezza ed eleganza, elementi che rendono le sue interpretazioni di gran classe.

Fig. 1 Il pianista Andrei Gavrilov durante il concerto del 18 novembre alla IUC. © Giuseppe Follacchio.

Tutto ciò è apparso con molto evidenza nel concerto proposto presso l’Aula Magna dell’Università La Sapienza pubblico per il quale si è esibito fin dal 1988 ma assente dai concerti romani da circa venti anni, per cui questa occasione era particolarmente attraente per gli appassioni di questo genere di musica convenuti numerosi al concerto. Il programma proposto era molto ben costruito e basato su capisaldi dello sviluppo delle composizioni per pianoforte solista nell’ambito della storia della musica. Infatti la locandina proponeva opere di Chopin, Liszt e Musorgskij osservando con precisione la successione temporale delle rispettive composizioni.

Ad aprire il concerto, quindi, è stato Fryderyk Chopin con quattro “Notturni”, genere molto frequentato dal musicista polacco divenendo, oltre al fondatore di questo genere, l’irlandese John Field, uno dei massimi rappresentanti per questo tipo di composizione. L’ispirazione alla notte con la delicatezza dei sentimenti e delle sensazioni ma, anche, la forma libera che allontana la composizione da ogni schematismo strutturale, l’ha resa una delle forme ‘emblematiche’ del romanticismo in musica. Il notturno ha fatto registrare il massimo sviluppo nel’800, esaltato dalla continua ricerca della melodia come elemento portante del brano che in quel periodo aveva incontrastati modelli nell’opera lirica italiana, in particolare Bellini, con l’accattivante grandezza delle sue melodie ‘infinite’ che Chopin apprezzava in maniera viscerale.

Fig. 2 Il pianista Andrei Gavrilov durante il concerto del 18 novembre alla IUC. © Giuseppe Follacchio.

Nello specifico è stato eseguito il Notturno in re bemolle maggio op. 27 n. 2 del 1835, secondo di un gruppo di due, che evidenzia un ‘Lento sostenuto’ dalla strepitosa cantabilità al quale seguiva l’opera 9 n. 1 in si bemolle minore, primo di un gruppo di tre che Chopin compose giovanissimo, a 17 anni, e dedicati a Maria Pleyel moglie del celebre costruttore di pianoforti. È un brano di grande semplicità, frutto dell’arte di un giovane compositore, quasi un lied ma dalla accattivante melodia. Poi il Notturno in do diesis minore op KK IVa n. 16 opera postuma. Anch’essa composizione giovanile, del 1830, ma a causa delle sue vicissitudini fu pubblicata postuma solo nel 1875. Tale condizione è data dall’essere considerata composizione di carattere domestico che il musicista diede alla sorella a scopo d’esercizio pianistico, non definito ‘notturno’ da Chopin termine che, però, utilizzò l’editore. Comunque all’ascolto, nonostante qualche incompletezza compositiva di carattere giovanile, presenta con forza i caratteri del ‘notturno’ grazie soprattutto all’eleganza della melodia. A concludere questa splendida prima parte del concerto il Notturno in fa maggiore op. 15 n. 1. Anche esso appartenente ad un gruppo di tre, non se ne conosce l’esatto periodo di composizione ma detiene con particolare evidenza i caratteri di una composizione giovanile. A nostro giudizio è una delle composizioni emblematiche per questo genere, un ‘notturno’ dalle caratteristiche semplici e lineari. Nella prima parte evidenti sono i richiami a melodie popolari polacche che si trasformano nella parte successiva in un infuocato contrasto di note e dinamiche per poi smorzarsi in un lieve e straordinario pianissimo in chiusura.

Gavrilov ha offerto una interpretazione intensa grazie alla sua tecnica sopraffina che gli permette di evidenziare pianissimi quasi impalpabili alternandoli a momenti di incontrastata grandiosità sonora. Ma, a nostro giudizio, la sua interpretazione difetta nel necessario afflato romantico, per altro difficile da realizzare in queste opere chopiniane, soprattutto nel trovare la giusta misura tra le parti più liriche ed intimiste e quelle più ‘infuocate’.

Fig. 3 Un momento del concerto di Andrei Gavrilov all’Aula Magna della Sapienza. © Giuseppe Follacchio.

Ma il pianismo di Gavrilov ha trionfato nel resto del programma rivelatosi più affine alle sue caratteristiche di interprete. Tutti elementi che si sono affermati con forza nel Liszt della Sonata in si minore, S 178. Scritta nel periodo adiacente al 1853 il compositore la dedicò a Robert Schumann. La sua caratteristica è quella di superare il formalismo per virare verso una composizione che diversi critici definiscono ‘ciclica’. Un elemento che la pongono con più facilità nei confini della musica a programma. Come diversi studiosi asseriscono la Sonata segue di poco l’avvio di alcune composizioni rappresentative di Liszt, come gli Studi di esecuzione trascendentale, diverse Parafrasi e Années de Pélerinage, tutte musiche basate su un programma ed in questo senso con caratteristiche di ‘unicità’. Inoltre con Liszt, anche in rapporto alla rapida evoluzione dello strumento, il pianoforte diviene ‘orchestrale’ vista la magnificenza della fusione di suoni dalle strabilianti e complesse sonorità. Tutte caratteristiche queste che ci sembrano ideali per lo stile strumentale di Gavrilov che si basa, come prima accennato, su una tecnica sopraffina che gli consente di interpretare una composizione come questa in maniera piacevolmente fluida donandole una ineguagliabile scorrevolezza.

Tutto ciò emergeva con forza anche maggiore nel brano scelto per la conclusione del concerto, Quadri di un’esposizione di Modest Musorgskij, opera pianistica tra le più conosciute.

Scritta nel 1874 può essere considerata uno degli esempi più chiari di musica a programma. Ad ispirare Musorgskij furono alcuni quadri dell’artista, pittore e architetto, Viktor Hartmann, che il musicista conobbe qualche anno prima. Hartmann morì improvvisamente e ancora piuttosto giovane, nel 1873, e l’anno successivo l’Accademia russa di belle arti di San Pietroburgo organizzò una mostra per ricordare la sua figura e la sua opera. I suoi dipinti colpirono la fantasia di Musorgskij al punto che seppe tradurre in suoni quanto percepiva dall’osservazione dei quadri.

Fig. 4 Il dipinto di Viktor Hartmann che ha inspirato Catacombae: Sepulchrum Romanum uno dei “Quadri” di Musorgskij.

Dieci sono i quadri ‘descritti’ dal compositore, Gnomus, Il vecchio castello, Tuileries (Litigio di fanciulli dopo il gioco), Bydlo, Balletto dei pulcini nei loro gusci, Samuel Goldenberg e Schmuyle, Il mercato di Limoges, Catacombae: Sepulchrum Romanum, La capanna sulle zampe di gallina e La grande porta di Kiev. La proposta di questi quadri è inframezzata da una Promenade che si ripropone cinque volte variata che espone le sensazioni provate dal visitatore percorrendo la mostra.

Fig. 5 Il dipinto di Viktor Hartmann che ha inspirato La Grande Porta di Kiev il “Quadro” conclusivo del brano di Musorgskij.

Il brano di Musorgskij è affascinante per diversi motivi. In primis per le sonorità che abbandonano il ‘romanticismo’ per virare decisamente verso il ‘900 ma anche per esaltare le caratteristiche del ‘pianoforte orchestrale’ introdotto da Liszt elementi che portarono alcuni musicisti a produrre versioni per orchestra di questo capolavoro. Tra queste quella magistrale di Maurice Ravel degli anni ’20 del novecento che ne esalta le caratteristiche innovative.

Gavrilov ha offerto una interpretazione intensa di questo capolavoro mettendo in risalto in maniera del tutto efficace ed affascinante l’elemento descrittivo della musica curando in maniera esemplare le dinamiche dei suoni che ne sono alla base. Affascinante è stata l’esecuzione del macabro ambiente di Catacombe con i riflessi delle fiaccole interne che ne esaltano il misticismo e il mistero così come le sonorità di stampo medioevale che emanano le rovine del Vecchio castello o la gioiosità dei giochi dei bambini alle Tuileries e i contrasti del discorso tra l’ebreo ricco Samu el Goldenberg e quello povero Schmuyle, come il brulicare della folla al mercato de Limoges e la grandiosità della Porta di Kiev.

Fig. 6 Il pianista Andrei Gavrilov al termine del concerto alla IUC. © Giuseppe Follacchio.

Quest’ultima esecuzione ha trascinato il pubblico che ha salutato il pianista con lunghi e reiterati applausi e numerose richieste di bis che il pianista russo ha esaudito offrendo Suggestion diabolique di  Sergej Prokofiev un “Prestissimo fantastico” decisamente affine alle caratteristiche pianistiche di Gavrilov che ha elettrizzato la sala alla quale il pianista ha offerto anche un altro bis ma di carattere ‘didattico’ in quanto ha posto in evidenza un brano di Bach eseguito con tempi diversi facendo notare la differente espressività tra le due letture. Un momento che ha posto il giusto suggello ad una grande serata pianistica.

Claudio LISTANTI  Roma 19 Novembre 2023