di Marco FIORAMANTI
OGGI, 23 MAGGIO, È MORTO SALGADO
Salgado, ovvero la Memoria della Terra/magnifica risorsa umana
È stata l’Académie des Beaux-Arts di Parigi ad annunciare l’improvvisa scomparsa di Sebastião Salgado, il più importante fotografo documentario del nostro tempo.
Tra le sue infinite immagini, una serie su tutte resta impressa nella memoria collettiva, quella realizzata nella miniera d’oro della Serra Pelada (foto 1,2,3) a sud dell’area amazzonica brasiliana, dove centinaia di migliaia di persone vengono immortalate – scene di stampo biblico – mentre salgono e scendono su instabili scale a pioli, a caricare sacchi di fango contenenti, forse, qualche sporadica traccia del nobile metallo.
Il suo operare era di tipo tradizionale: macchina Leica, pellicola fotografica in bianco e nero e fotocamera da 35 mm.
Per i grandi formati usava una Pentax 645 (pellicola medio formato 120 per negativi 6×4,5 cm). Il corpus delle opere di Salgado ci rivela una costante testimonianza, pur spettacolare, di eventi in qualche modo archetipici, ognuno di essi pronto a “illustrare” la Storia. Il fotografo sospende il Tempo in una microfrazione dell’istante magico e lo trasforma in puro Spazio, ogni sua inquadratura è avvolta nel pathos e sfugge sempre, rigorosamente, a una seppur minima forma di retorica.

Ho avuto il piacere di incontrarlo a Roma al Museo dell’Ara Pacis (foto 4) all’apertura della sua mostra “GENESI”, quel 15 maggio 2013. In quell’occasione presentava 200 eccezionali scatti alla ricerca di quelle parti del mondo ancora incontaminate. Sensibile al degrado ambientale, Salgado e sua moglie Lélia Deluiz Wanick (artista, autrice e produttrice) – da 60 anni condividono amore e passioni – portano avanti dal 1998 con la fondazione dell’Instituto Terra il progetto dell’impianto di un milione di alberi nella Vale do Rio Doce. www.youtube.com/watch?v=ms6HivLalUE
La riforestazione che ne è seguita porta oggi il nome di 290 specie di piante e centinaia di animali tornati ad abitare quei 700 ettari di terra tropicale ad Aimores, nello Stato di Minas Gerais.
“Quella di Lélia Wanick e Sebastião Salgado è un’azione visionaria e rivoluzionaria in una regione, in un Paese e in un continente devastati dalla continua deforestazione e dall’uso intensivo e insostenibile delle terra con conseguente degrado, abbandono ed esodo rurale”,
ha dichiarato Isabella Salton, direttore esecutivo dell’Instituto Terra.
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