E’ un Beato Angelico? Il misterioso caso del ‘Trittico di Leonforte’, l’ennesimo emblematico esempio di come l’indeterminatezza legislativa pregiudica il diritto.

redazione

Ha fatto notizia qualche settimana fa la protesta che numerosi galleristi e commercianti d’arte hanno inscenato durante Bologna Arte Fiera ’25 e poi nel corso di Modena Antiquaria 2025 al suono ripetuto e prolungato di fischietti contro la decisione del governo di non ridurre l’Iva sulle opere d’arte in Italia: un provvedimento annunciato durante la campagna elettorale e poi rimangiato (come non poche altre ‘promesse’ pre elettorali del resto). Il provvedimento in effetti avrebbe adeguato le aliquote Iva sulle opere d’arte agli standard europei difendendole dalla concorrenza straniera; non averlo fatto è come una condanna a morte, è stato detto, per il mercato dell’arte italiano e “un danno incalcolabile agli artisti e alla rilevanza culturale del nostro paese”.

Si tratta, e per questo ci è parso valesse la pena riportarlo, dell’ennesimo esempio di come nessun governo, a prescindere dall’ideologia politica, abbia davvero a cuore le sorti dell’industria dell’arte italiana, se non nella stanca ripetizione del leitmotiv della necessità di promuovere e tutelare il nostro enorme patrimonio culturale, anche per mezzo dell’istituto della c.d. notifica, peraltro apportatrice di ingiustizie e perfino soprusi, come stiamo per vedere.

Il mercato dell’arte italiano come sanno tutti gli operatori del settore, dai commercianti ai collezionisti ai semplici visitatori di fiere ed eventi è particolarmente svantaggiato rispetto ai competitor stranieri da una legislazione risalente agli anni Trenta, nata per difendere le opere d’arte da un commercio sregolato e spesso ambiguo, ma ormai inattuale; per essere quanto più possibile chiari in una materia tra le più ingarbugliate, basti dire che per esportare un’opera d’arte occorre richiedere alle sovrintendenze di appartenenza il cosiddetto certificato di libera circolazione, per ottenere il quale occorrono spesso numerose settimane e soprattutto il parere di funzionari che non sempre risultano esperti della materia loro sottoposta. Inoltre, qualora l’opera venga classificata come di importanza tale da non poter essere trasferita all’estero e lo stato si riservi il diritto di prelazione per la eventuale compravendita, non affatto è detto che questo poi si verifichi.

Sul tema About Art ha di recente pubblicato un intervento dell’avvocato Leonardo Rocco del Foro di Roma, il quale parlando del Decreto Cultura approvato dal Parlamento e della “ennesima occasione mancata” faceva proprio riferimento al fatto che “siamo da sempre un paese che insegue e non che “comanda”. Ma già qualche tempo prima lo stesso avv. Rocco aveva avuto occasione di scrivere sempre su questa rivista in un illuminante saggio ( Cfr https://www.aboutartonline.com/diritto-di-prelazione-e-acquisto-coattivo-sui-beni-culturali-profili-problematici-per-il-collezionista-e-la-casa-daste/  ) come

 le attuali norme nazionali a confronto con quelle internazionali, ci inducono inevitabilmente a riflettere sull’urgenza di una revisione legislativa che favorisca lo sviluppo economico del paese ed il lavoro di tutti gli operatori del settore”.

E sempre su questi argomenti un saggio dell’avv. Gloria Gatti del Foro di Milano riportava un ulteriore elemento di chiarezza (Cfr https://www.aboutartonline.com/lattendibilita-dei-pareri-circa-le-opere-darte-il-caso-di-le-couple-au-bouquet-de-fleurs-di-chagall-e-di-una-esposizione-rinviata/ )

Il fatto che si sia ancora ben distanti da quanto auspicato e dal risolvere una situazione sempre più inattuale quanto paradossale lo dimostra l’ennesimo ‘caso’ che ci troviamo a denunciare.

Martedì prossimo verrà messa in asta in Svizzera un’opera che presenta davvero molti degli aspetti concernenti quanto detto: in primis si trova all’estero (in Svizzera) , inoltre l’attribuzione è ancora controversa, e per finire verrà posta in asta (sempre in Svizzera) con un prezzo che possiamo ritenere modesto, definito sicuramente sui parametri che potrebbero spettare ad un quadro non originale. Il fatto è, a dire la verità, che la qualità dell’opera appare piuttosto considerevole, e non per caso, se consideriamo che pur con attribuzione controversa il nome dell’artista in predicato per averla dipinta è niente meno che il Beato Angelico, alias Giovanni da Fiesole (Vicchio (FI), 1395 – Roma, 1455), un nome cult del Rinascimento.

Trittìco

Lascia sorpresi, come notavamo, il fatto che la base d’asta con cui viene presentata sia di 5000 Franchi svizzeri (poco più di 5200 euro al cambio attuale) probabilmente in ragione del fatto che non tutti gli esegeti del Maestro ne condividono l’attribuzione, ma pesa pure la circostanza che per diversi anni l’opera sia stata in sonno -diciamo così- nel porto franco di Chiasso.

retro

Insomma una vicenda quanto meno curiosa che sembra ricalcare per certi aspetti quella del riemerso Ecce Homo di Caravaggio di cui si sta parlando da quando comparve nei cataloghi della casa d’Aste madrilena Ansorena con una attribuzione ad un seguace di Jusepe de Ribera  per 1500 euro; il quadro poi individuato come autografo di Caravaggio è stato comprato da un privato per oltre 35 milioni di euro. Qui però si è intervenuti prima che il capolavoro venisse messo in asta e magari venduto a chissà quale prezzo ad un antiquario che lo avrebbe fatto uscire dalla Spagna; lo stato ha impedito l’asta e ha notificato il dipinto riservandosi la prelazione che però non è stata poi avanzata tanto che l’opera è finita ad un privato (a dire il vero su questi ultimi passaggi gravano ancora molte ombre).

In quel caso il ritiro dell’opera ha salvaguardato anche la stessa casa d’aste da responsabilità e danni derivanti al proprietario per la vendita di un misattributed work.

Riguardo al Trittico sub judice una valutazione corretta potrebbe superare diverse centinaia di migliaia di euro o addirittura raggiungere qualche milione, almeno a leggere i report delle aste passate, pubblicati su siti specifici, in cui sono stati esitati lavori dell’artista fiorentino. Qui si parla invece di una valutazione di 20 mila euro come risulterebbe da un documento che accompagna il quadro uscito dal nostro paese come ‘copia da’ del XIX secolo in temporanea esportazione da 8 anni (???) che potrebbe invalidare l’aggiudicazione. Se così fosse ovviamente il problema non si porrebbe ed anzi la stima apparirebbe addirittura per eccesso, se non fosse che la critica si è divisa nel confermare o smentirne l’epoca di realizzazione oltre che l’autografia, cioè -per essere chiari- sul fatto che possa essere una seconda versione coeva rispetto all’originale oggi alla Gemaldegalerie di Berlino.

Si sa che il critico e storico d’arte Prof. Rolando Bellini considera il Trittico di mano del Maestro, ma nonostante i suoi trascorsi didattici e i vari titoli accademici il Bellini (noto anche per la scoperta di un presunto disegno di Leonardo) non è ritenuto tra i maggiori esegeti del Beato Angelico. E qui si porrebbe un’ulteriore questione: chi stabilisce quale critico o studioso può o non può intervenire in casi come questo quando un’attribuzione non è condivisa?

La questione appare ancora più drammatica in questo caso se si considera che l’asta è fissata ad istanza di una società svizzera senza alcuna credibilità scientifica e commerciale che -come ci è noto da nostre fonti- asserisce aver maturato oltre 700.000 CHF di spese per consulenze e studi sull’opera da parte di soggetti completamente sconosciuti al mondo accademico e persino al mercato, uno dei quali, a quanto ci risulta, non avrebbe nemmeno la licenza elementare.

Torna quindi ulteriormente appesantita la questione da cui siamo partiti e che rimanda alle carenze legislative sopra elencate; soprattutto però chi sicuramente esce comunque in posizione di pregiudizio è il proprietario di un’opera, bistrattato da una legislazione datata e approssimativa e messo nella condizione di non sapere se e come e quando potrà godere di un bene di sua proprietà.

Da ultimo non possiamo non notare come sia apparsa nel sito dmattinoonline.ch un richiamo riguardante le Aste pubbliche della settimana dal 10 al 14 marzo nei distretti di Lugano e Mandrisio, in cui si fa cenno anche all’asta del Trittico fiorentino. Tra le curiosità -sottolinea infatti la nota- la “vendita al pubblico incanto di un dipinto Trittico su tavola raffigurante il Giudizio Universale”, cui segue un avviso Importante:

“si ricorda che conformemente alla legislazione vigente, le aste possono essere annullate anche all’ultimo momento”.

Certo quest’ultima notazione non farà dormire sonni tranquilli a chi ha programmato una visita a Lugano.

Roma 9 Marzo 2025