“Tessere la pittura”; l’eclettismo creativo dell’Art- Influencer Petra Scognamiglio in mostra ad Arpino

di Elena GRADINI

Tessere la pittura

Tessere la pittura vuol essere l’eloquio elegante e ricercato con cui l’artista Petra Scognamiglio si mostra al suo pubblico attraverso una serie di opere di squisita modernità che attingono purtuttavia a diversi universi interpretativi che spaziano dal segno all’immagine grafica, dalla ricerca artistica tradizionale alle più recenti forme di graphic art, affermandosi sul panorama artistico nostrano quanto quello internazionale con una potente carica espressiva.

Nelle sue opere abita tutta la forza dei linguaggi contemporanei, che attraverso i suoi segni grafici sembrano ben aderire alla frammentazione del linguaggio cui la nostra società sta andando via via sempre più incontro. Di tali deflagrazioni dell’esistenza l’artista si fa carico, restituendole attraverso opere che attingono alla nostra realtà decostruita per poi riapparire, come una moderna epifania del segno, sulla superficie, che è insieme grafica e pittorica e lascia intuire nelle sue sovrapposizioni l’indizio di una matrice urbana che trova la sua naturale collocazione nel mondo dei graffiti, della subcultura metropolitana sempre in fermento. C’è un intreccio profondo nei suoi lavori, dove la pittura va a ricucire trame, brandelli di esistenza umana, e nell’isolare certe porzioni di realtà appare allo sguardo una pittura intessuta di tranche de vie, accenni, abbozzi, spunti, indici. Matrici tutte di un linguaggio estremamente moderno e accademico insieme, che tradisce la sua profonda formazione professionale.

Enfer

Nei corpi, nei ritratti, nei multipli, abita tutta l’essenza del suo stile che ha saputo fondere insieme i linguaggi plurimi delle arti con sapienza e naturalezza, quasi a voler giocare con il colore e le sue forme. Petra è artista e influencer insieme, le sue opere vivono tanto nei musei, nei siti tradizionalmente deputati alle arti, quanto sui social, tra i giovanissimi, che riconoscono in lei quel segno di appartenenza identitaria. Consapevole della sua plurima formazione accademica l’artista sembra condurre per mano lo spettatore ed introdurlo all’interno dei suoi mondi immaginifici, dove la pittura diventa emozione visiva e dove dietro ad ogni graffito c’è un brandello di esistenza che, seppur solitario, dialoga con lo spazio, se ne appropria, e deborda con prepotenza fuori dalla superficie per abbracciare lo spazio dell’opera, in un continuum di giochi e rimandi visivo-percettivi tra il suo segno, la sua mano, e l’occhio dello spettatore che viene attratto e coinvolto nelle sue trame.

The Dancer

Petra mette in scena un teatro dell’assurdo prettamente moderno, in cui si riconosce nel segno una matrice effimera che rimanda tanto al mondo delle avanguardie quanto a quello della figurazione tradizionale. I suoi intrecci pittorici sono come un ordito che traccia il segno e crea un’interferenza con la trama nella messa in opera di un binario plurimo, una matrice complessa e destrutturata in cui il soggetto, seppur nella sua riconoscibilità si disloca e destruttura in un agglomerato segnico e in tale osmosi appare il disequilibrio del reale, dove tutto esiste, tutto si autoalimenta ma l’equilibrio è un miraggio difficilmente raggiungibile.  Nei corpi, nelle battaglie, nei ritratti alteri ma dal sapore di tanta street art emerge un profondo vissuto che vuole ricostruire il proprio spazio esistenziale sulla superficie e lo fa attraverso una decostruzione del segno che veicola lo spettatore e in certo modo lo obbliga a seguire questo invisibile quanto intricato filo di Arianna, che conduce anch’esso ai profondi labirinti dell’esistenza umana, li indaga, ne sviscera i contenuti più profondi e quando l’analisi è completa, sia dal punto di vista pittorico che psicologico, ecco che emerge una nuova possibilità interpretativa del segno.

Post Baroque still life

Ciascun opera è indice di una complessità strutturale in cui l’artista fa convivere forma e colore, positivo e negativo, in un continuo alternarsi controbilanciato della materia. Noi lo percepiamo, ne siamo immersi, ne facciamo parte in maniera intrinseca perché alla fine il suo linguaggio affascina, seduce con la forza espressiva del colore che cela i più noti ritratti della storia dell’arte. Segni, contrappunti, superfici sbalzate.

Ci troviamo difronte ad un’artista che attraverso la materia scivola verso un linguaggio concettuale, in cui tutto si fa storytelling e il racconto moderno si dipana sotto lo sguardo pop del grande Raffaello Sanzio, attraverso la seduzione dei corpi, tanto leggiadri quanto accattivanti, l’introspezione della madre, che appare in tutta la sua forza psicologica. E poi ancora torna il segno, quella cicatrice urbana che riporta l’opera su un piano narrativo fluido, effimero, a metà tra avanguardia e tradizione pittorica.

Da Fluxus al Rinascimento, passando per la street e la new media art, Petra Scognamiglio offre al suo pubblico un linguaggio sempre nuovo i cui contenuti si intrecciano, diventano mondi intessuti di pittura, di segno e di esistenza; di carne e sangue, fuoco e aria, e nella lotta tra questi dualismi emerge il corpo che si fa evanescente, leggiadro, quasi a voler liberarsi dai lacci della materia, dal segno che lo imbriglia, per aprirsi verso nuovi orizzonti, nuovi possibili mondi esistenziali. Nel dipanarsi di questi sogni intrecciati la disanima diventa sottile, l’analisi si fa puntuale, e dal segno l’occhio è ricondotto verso la nostra realtà attuale. Ricordare l’antico attraverso le sue trame moderne, il suo segno sinuoso, la piacevolezza disturbante del colore che destabilizza la nostra percezione. In tutto questo abitare concettuale dell’opera Petra diviene il punto di riferimento, la mano sicura che accompagna lo spettatore all’interno di questo viaggio interiore, lo fa perdere per poi ritrovarsi più consapevole che in questo nostro mondo effimero, fugace e spietato esiste ancora il valore della bellezza delle cose, che seppur nascosto sotto gli strati, i graffi e le cicatrici che la realtà quotidianamente ci offre, appare come per incanto ad un occhio attento, che sa riconoscere, che vuole apprendere i significati taciuti dietro le trame.

Piace pensare che dietro ogni opera ci sia l’artista che si diverte a giocare con il suo pubblico, a lanciare dei rebus, messaggi da decodificare, finalizzati prima di tutto al nostro viaggio psicologico che è insieme privato e condiviso con il suo universo artistico, ma soprattutto Petra Scognamiglio ha il merito di far emergere la bellezza dell’esistenza, declinata in tutte le sue forme, seppur nascosta dal segno, che da elemento destabilizzante diviene invece il filo conduttore verso il centro della sua trama di universi intessuti.

Elena GRADINI    Roma  18 Giugno 2023