Roma, al Teatro Marconi “Il Grande Inganno. La cena di Vermeer”. Quando un artista modesto ingannò i nazisti e la critica d’arte.

di Marco FIORAMANTI

È da poco finita la seconda guerra mondiale.

Un vecchio pittore (Mario Scaletta) è in carcere, disteso sul suo lettino, mentre dialoga col colonnello Joop Piller (Felice Della Corte).

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L’accusa è quella di collaborazionismo con i nazisti, di aver venduto al generale Göring un Vermeer (“Cristo e l’Adultera“) in cambio di  centotrentasette quadri.

L’uomo in questione è il pittore e falsario Han van Magereen (1889-1947). Da giovane considerato un artista mediocre, per sopravvivere apprende le tecniche di falsificazione delle opere del ‘600 olandese. Si innamora dei lavori di Jan Vermeer al punto di introiettarne lo spirito e diventando capace, raschiando il colore da vecchie tele del ‘600 e procurandosi dei colori dell’ epoca, di creare dei “nuovi” Vermeer. Una geniale abilità capace di ingannare perfino Abraham Brevius che definì La Cena in Emmaus il sommo capolavoro del Maestro.

Il detenuto si mostra silente, nega ogni accusa, riceve le visite di sua moglie, la sodale Johanna (un’ottima Tiziana Sensi) e di Louise, un’attenta giornalista (Caterina Gramaglia, sottile e raffinata) che sarà efficace portavoce dell’estremo talento del pittore incriminato. Finché, cólto nell’amor proprio, Han non decide di dichiararsi come lui stesso l’autore di quelle opere.

“Avevo il gusto della, beffa”, grida soddisfatto. La sua è stata la rivalsa nei confronti della critica ufficiale.

“A un artista capace di intercettare lo spirito del tempo non si può imporre una morale borghese!”.

L’occhio sapiente del regista mette bene in evidenza il gioco delle parti e la relativa ambivalenza.

Un pittore fallito si realizza nell’imitare lo stile del maestro geniale dimostrando in tribunale di esserne il falsario e non solo, di aver creato dei nuovi, inediti Vermeer, con l’obiettivo di creare ulteriori capolavori per l’umanità. Intrigante e convinta l’arringa del Presidente della Commissione di Belle Arti (Paolo Gasparini). Apparenza e realtà corrono lungo lo stesso filo narrativo mostrando il grande, immenso amore del pittore per l’Arte.

Marco FIORAMANTI  Roma 10 Marzo 2024