“Prequel”, al Teatro degli Eroi i tre personaggi (ben caratterizzati) in cerca di applausi …

di Marco FIORAMANTI

“Qualche volta sono solo un clown!”

grida con tormentata effusione Rossella (Priscilla Micol Marino, elegante di gesti e di parola) nell’ultima scena – prima del buio finale – accanto al suo baule di giocattoli e luci, mentre lancia in aria una manciata di coriandoli.

Poteva essere il terzo dei falsi finali, con i quali il regista Luca Gaeta per due volte ha sapientemente giocato, a ricordarci che spesso le aspettative vengono disattese, che tutti abbiamo bisogno di applausi, che gli attori, immersi in un labirinto di specchi, farebbero carte false pur di catalizzare l’attenzione del pubblico. E infatti la consapevolezza che il personaggio vive in quanto tale – e sa che senza pubblico non ha più ragione di esistere – è la chiave dominante dello spettacolo.

A esternare il proprio dramma tocca poi alla bionda Serena (una convincente Maria Mancini) mentre, seduta nell’home bar, affoga nell’alcool i suoi fallimenti amorosi biascicando la sua disperazione artistica per aver abbracciato solo nuvole.

Terza protagonista, una raffinata maestrina borghese (nei panni perfetti di Federica Mesiti) tutta casa, famiglia e lavatrice, la quale cerca motivazioni ai dubbi del suo essere “altro che un’attrice, sempre costretta a un copione poco credibile”. Si confronta – rigorosamente al cellulare – con la grintosa pagliaccia, dichiaratasi in modalità ‘diversamente etero’. E qui il pubblico, o almeno il sottoscritto, si aspetta il colpo di scena, uno slancio proibito, un’effusione off-limits, come minimo un bacio alla francese con l’appetitosa, muta cameriera, se non altro per darle un significato più concreto e reale. Costrette a essere a un fil sospese, in balance tra scena e vita reale, le protagoniste restano appese a un filo di speranza salvate dal sorriso di un clown. Applausi.

Marco FIORAMANTI  Roma 10 Marzo 2024