Nicolas Poussin, un esteta che visse e tradusse in arte l’impatto emotivo della bellezza.

di Franco LUCCICHENTI

Da quando ero ragazzo i dipinti di Poussin mi prendevano come per incantamento.

I paesaggi in modo particolare costruiti con armonica sapienza sono rappresentazioni quasi sempre di idilliaca serenità. La cosa strana è che rimane costante la capacità della sua arte di esplorare gli affascinanti misteri dell’animo umano.  Montagne impervie, acqua ferma di laghi che riflettendo il cielo  lo raddoppia, nuvole mosse nel lapislazzuli del cielo, castelli incantati abitano i suoi paesaggi (fig.1).

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La presenza delle figure nel paesaggio è sospesa, i personaggi appaiono indifferenti ai luoghi ma danno significato all’opera (fig.2). Il tempo è sempre mosso. Poussin lo ferma magistralmente sulla tela (fig.3).

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L’istante separa il passato dal futuro. Fissare l’attimo fuggente apre a frammenti di eternità. Il tempo non è amico dell’uomo, consuma e trasforma cose e organismi, l’arte è forse l’unico mezzo per fermarlo e trasmettere nel tempo futuro significati e bellezza (fig.4).

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Modello mentale e modello fisico nei paesaggi di Poussin miscelano significato, emozioni, senso estetico. L’informazione comunicata dall’opera arriva alla coscienza profonda dell’osservatore risvegliando nella memoria fossile i luoghi dove risiedono dei ed eroi. Il gioco di specchi prospettico tra vedere e esistere diventa conoscenza, la conoscenza diventa sapere.

La composizione non si ripete mai, esplora territori sconosciuti e articolati, l’orizzonte sembra sottrarsi alla lontananza, chi guarda rimane così imprigionato nel luogo incantato dipinto dall’artista.  Poussin si è ispirato con impegno e riflessione ai paesaggi del Lazio interpretandone l’antica suggestione. Ancora oggi uscendo da Roma  dall’Abbazia di S. Nilo a Grottaferrata ai laghi vulcanici sulle pendici di monte Cavo un vento antico scorre sui territori (fig.5). Nicola Poussin ha metabolizzato l’incanto e lo ha impresso sulla tela.

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Il mondo contemporaneo conosce le cose attraverso il computer e i cellulari. Come scriveva Zygmunt Bauman in Modernità Liquida nel 2000 la riflessione profonda non appartiene più alla nostra cultura. Il tempo della comunicazione con il segnale elettronico diventa istante, le informazioni sono innumerevoli e approsimative. Il significato delle cose sembra liquefarsi dissolvendo forme e contenuti, il rischio della perdità dell’identità culturale è reale.

L’opera di grandi artisti come Nicola Poussin, creando significato e bellezza e fermandoli nel tempo, esorcizza la dispersione culturale in atto.

Franco LUCCICHENTI   Roma 3 aprile 2024