Il Palatino e il suo giardino segreto – Nel Fascino degli Horti Farnesiani, una grande mostra fino al 28 ottobre 2018

di Nica FIORI

Il Palatino e il suo giardino segreto – Nel Fascino degli Horti Farnesiani 21 marzo – 28 ottobre 2018

La mostra sugli Horti Farnesiani al Palatino

La riapertura delle Uccelliere Farnesiane sul Palatino, dopo il restauro avviato nel 2013 dalla Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e terminato nel 2018 ad opera del Parco archeologico del Colosseo, con il supporto finanziario del World Monuments Fund – New York, è l’occasione per godere di una delle viste più belle di Roma e per ammirare alcune statue della Collezione Farnese esposte nella mostra Il Palatino e il suo giardino segreto – Nel Fascino degli Horti Farnesiani, ospitata nel Palatino fino al 28 ottobre 2018.

Con questa iniziativa si propone “un percorso alternativo, dal passo lento, in un giardino inaspettato”, come ha sottolineato la Direttrice del Parco archeologico Alfonsina Russo, “al di là del consueto circuito turistico che porta i visitatori dal Colosseo al Foro Romano, a volte senza il tempo necessario per assaporare la magia dei luoghi”.

Il portale degli Orti Farnesiani rimontato su via di San Gregorio e ingresso attuale al parco

Il Palatino è indubbiamente uno dei luoghi più importanti e centrali nella topografia di Roma antica e va scoperto a poco a poco. Su questo colle si trovano le più antiche vestigia dell’occupazione umana del sito urbano (capanne di Romolo), i resti degli edifici sacri di epoca arcaica e alto-repubblicana, i templi della Vittoria e di Cibele, la residenza di Augusto con il tempio di Apollo Palatino, e infine i grandi corpi di fabbrica innalzati nel corso dell’età imperiale. A questi resti romani si aggiungono le altrettanto affascinanti architetture degli Orti farnesiani, la cui realizzazione, iniziata dal Vignola su incarico del cardinale Alessandro Farnese, risale alla seconda metà del ‘500. La necessità di raccordare i diversi livelli, dovuti alla forte pendenza del luogo, era un’occasione irripetibile perché l’architetto potesse dare un saggio del suo gusto e del suo virtuosismo. Solo al livello più alto vennero sistemati i giardini veri e propri, caratterizzati da viali che si intersecavano ad angolo retto e da basse siepi che formavano elaborati disegni. La ricchezza di piante rare ed esotiche, tra cui la yucca e l’agave provenienti dall’America, ne faceva un piccolo orto botanico.

Nel Novecento, a conclusione degli scavi eseguiti per riportate alla luce le dimore imperiali, l’archeologo Giacomo Boni allestì sul posto un giardino all’italiana, piantandovi cipressi e lauri, ma anche nuove specie come peonie e camelie. Solo negli Anni Sessanta venne costituito l’attuale roseto, rinvigorito in seguito con varietà rigorosamente ottocentesche. Come non ricordare a questo proposito che Roma è sempre stata legata alle piante da un rapporto privilegiato e sacrale, a partire dal Ficus ruminalis, alla cui ombra sarebbero stati allattati Romolo e Remo, tanto che l’erudito bizantino Giovanni Lido attribuisce all’Urbe il nome sacro di Flora, la dea della primavera.

Ninfeo della pioggia

La mostra, a cura di Giuseppe Morganti, parte dal primo ripiano del giardino, cui si accede dalla via Nova. Una serie di pannelli esplicativi lungo il percorso illustrano la storia del complesso e del casato e alcune sagome di statue sono collocate là dove dovevano trovarsi all’epoca dei Farnese. Un viaggio nel tempo, realizzato con le nuove tecnologie digitali immersive all’interno del suggestivo Ninfeo della pioggia, ci fa rivivere l’atmosfera degli Orti Farnesiani. Suggestioni prospettiche e visioni a volo d’uccello restituiscono filari d’alberi, pergolati e antichi giochi d’acqua. Il ninfeo della pioggia è così chiamato per la decorazione a stalattiti della fontana (aggiunta nel primo Seicento) che è inserita entro un ambiente ombroso, prima utilizzato come triclinio estivo. Secondo un motivo caro al tardo Rinascimento la volta di questo ambiente dà l’illusione scenografica di una balaustra, ombreggiata da un pergolato, alla quale sono affacciati personaggi in atto di suonare strumenti musicali.

A un livello superiore incontriamo un’altra fontana di stile rustico, con una grande nicchia centrale, fiancheggiata da altre due più piccole. Si tratta del “teatro del fontanone” disegnato dal Vignola e tornato a nuovo splendore dopo un accurato restauro. Da qui due scenografiche rampe di scale, dove abbondano i gigli araldici dei Farnese, salgono fino alle soprastanti Uccelliere dell’ultimo piano: due padiglioni ad arcate separati da una terrazza panoramica. Costruite in tempi diversi (la seconda venne aggiunta da Odoardo Farnese intorno al 1630), ospitavano un tempo uccelli esotici e avevano una ariosa copertura a pagoda, poi sostituita da un tetto di travi e mattoni.

Barbaro inginocchiato

In occasione della mostra questi ambienti ospitano due bei pezzi della Collezione Farnese, prestati dal Museo archeologico di Napoli (la collezione è confluita a Napoli in seguito al matrimonio dell’ultima Farnese, Isabella, con Filippo V di Borbone). Si tratta del Barbaro inginocchiato, in pavonazzetto e marmo nero, e della statua di Iside-Fortuna (o Cerere), in marmo nero con integrazioni settecentesche in marmo bianco, che restituiscono in parte l’idea della splendida raccolta di statue antiche. Sono pure esposti due Daci, uno in marmo bianco e l’altro in pavonazzetto, che erano situati un tempo ai lati del Ninfeo della pioggia, sotto il portico di accesso.

Un tempo si accedeva al complesso degli Horti Farnesiani da un portale principale, che nel 1957 è stato spostato su via di San Gregorio. Pur avendo perso gran parte della sua solennità perché è venuto a trovarsi su una via laterale, non si può non notarne l’imponenza data dalle due arcate sovrapposte, dal contrasto di colori fra i piani, dalle due cariatidi poste sotto l’alto timpano arrotondato su cui troneggia lo stemma Farnese.

All’angolo sudoccidentale (verso via dei Cerchi) del Palatino si trovava la Casina Farnese con un giardino segreto, tuttora parzialmente superstite entro la Domus Flavia. L’edificio, da poco restaurato, è ornato da una loggia ad arcate su due piani con una decorazione a grottesche, probabilmente opera degli Zuccari.

Vi era pure un altro ninfeo, detto degli specchi, collocato in una sorta di piazza con due piscine rettangolari nel lato Sud: pare che sia stato usato come scena teatrale dagli Arcadi, che in questi Horti vennero ospitati dal duca di Parma Ranuccio Farnese verso la fine del XVII secolo, prima di avere una sede definitiva nel Bosco Parrasio del Gianicolo.

Tutto il complesso degli Horti venne di fatto abbandonato quando Ranuccio Farnese, a seguito della disfatta di Castro del 1649, lasciò Roma per trasferirsi con la sua corte a Parma.

Interno di un’Uccelliera

Quando poi i Farnese si estinsero e i loro beni passarono nel 1731 ai Borbone, il luogo venne sempre più trascurato. Dopo successivi mutamenti di proprietà gli Horti vennero acquistati nel 1870 dallo stato italiano. Nel tempo, anche per l’evidente ricchezza di ruderi della più alta antichità, vennero condotte numerose campagne di scavo, che per fortuna non hanno portato alla distruzione totale dello splendido giardino.

Nica FIORI    Roma  21 marzo 2018

Il Palatino e il suo giardino segreto – Nel Fascino degli Horti Farnesiani 21 marzo – 28 ottobre 2018

Orari: 8,30-17,30 fino al 24 marzo (ultimo ingresso alle 16,30); 8,30-19,15 dal 25 marzo al 31 agosto (ultimo ingresso alle 18,15); 8,30-19 dal 1° all’8 settembre (ultimo ingresso alle 18); 8,30-18,30 dal 1° al 28 ottobre (ultimo ingresso alle17,30)

Biglietto: € 12, ridotto € 7,50 (gratuito per gli aventi diritto). Valido 2 giorni, consente un ingresso al Colosseo e uno al Foro Romano-Palatino