Silvana LAZZARINO
Evento a cura di Paolo Bolpagni, dal 25 febbraio 2023 a Palazzo Roverella.
Il vibrare della luce naturale e mobile che attraversa ogni aspetto della vita entro contesti mondani e privati, sottolineandone non solo la bellezza, ma anche quel ritmo a volte invisibile che tesse armonie, caratterizzano l’arte di Pierre-Auguste Renoir (Limoges, 1841 –Cagnes-sur-Mer, 1919) tra i rappresentanti di spicco dell’Impressionismo e interprete impeccabile e sensibile dell’arte dei grandi maestri italiani del Rinascimento entro un’ottica personale. E’ su questa produzione in cui emerge un certo stile neo-rinascimentale con riferimenti al ritorno all’arte classica, che si sviluppa il percorso della mostra a lui dedicata in programma dal 25 febbraio 2023 negli spazi di Palazzo Roverella a Rovigo.
Curata da Paolo Bolpagni la mostra “Pierre-Auguste Renoir- L’alba di un nuovo classicismo”, annunciata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Padova e Rovigo, visitabile fino al 25 giugno 2023, mette a fuoco il momento successivo la breve esperienza impressionista, quando l’artista, sotto la spinta di un’urgente inquietudine creativa, decide di intraprendere un viaggio in Italia agli inizi degli anni Ottanta del XIX secolo.
Il percorso, che si apre con il suo capolavoro del periodo impressionista le Moulin de la Galette, nel presentare le opere realizzate successivamente il ritorno dal viaggio in Italia fino alla sua morte, segue l’evolversi della pittura dell’artista nei successivi sviluppi passando da una monumentalità classicheggiante delle figure ai paesaggi di Provenza e della Costa Azzurra, indagando sia i rapporti con altri artisti, sia le “assonanze” con chi, nel periodo del “ritorno all’ordine”, ne mediterà e assimilerà la lezione.
In mostra accanto al citato Moulin de la Galette sono esposti tra gli altri: Après le bain (1876), La Baigneuse blonde (1882), Nu au fauteuil (1900), Roses dans un vase (1900), Portrait d’Adèle Besson (1918) e Femme s’essuyant (1912-1914; dipinti provenienti dia più prestigiosi musei e gallerie nazionali e internazionali quali: il Kunsthaus, Zurigo, il Kunst Museum Winterthur, Belvedere Vienna, il Centre Pompidou a Paris e la Pinacoteca Agnelli a Torino.
La luce con le sue scomposizioni cromatiche dettate da una pennellata leggera e trasparente, i riflessi chiari a rivelare gioia e solarità che caratterizzano opere di grande bellezza in cui sono evidenziati vitalità e movimento dei ritrovi all’aperto parigini, delle rive della Senna, non bastano più. Infatti la sintesi di colore e movimento attraverso l’uso di una luce in continua trasformazione sembra diventare un limite per la sua arte che si orienta verso uno stile classicheggiante, più ricercato e definito.
Questa trasformazione nella sua opera prende il via proprio dal Tour in Italia per guardare alla grande arte del passato, a partire dalla tappa a Venezia per giungere fino in Sicilia a Palermo. Durante il viaggio egli ha l’occasione di allargare gli orizzonti della sua ricerca creativa quasi rivoluzionaria che si riverbererà nella produzione successiva fino a culminare nell’abbandono della tecnica e della poetica impressioniste prima dello scioglimento ufficiale del sodalizio del movimento.
A Venezia il fascino dei dipinti di Carpaccio e Tiepolo ha avuto un grande impatto sul suo sentire creativo ed emozionale, considerando che già conosceva bene Tiziano e Veronese, ammirati e studiati al Louvre; mentre dopo le brevi tappe di Padova e Firenze, è a Roma in particolare che trova una meta fondamentale per la sua ispirazione. Se a Firenze ad affascinarlo sono stati i capolavori degli Uffizi, a Roma l’equilibrio e l’eleganza di Raffaello hanno avuto un ruolo fondamentale, come anche la forza della luce mediterranea.
Da sottolineare il grande impatto visivo con la pittura pompeiana a Napoli e poi lo scenario naturale di Capri con il museo archeologico i cui antichi capolavori lì esposti non potevano che destare in lui grande interesse, fino a giungere a Palermo dove l’incontro con Richard Wagner diventava l’occasione per realizzare un ritratto del compositore: a quest’opera rimasta famosa Renoir lavorò utilizzando non oltre i 45 minuiti come richiesto dallo stesso Wagner per il tempo di posa.
Così distaccandosi dall’esperienza impressionista, il disegno diventa più costruttivo, rigoroso, senza perdere quell’ eleganza e senza dimenticare la presenza della luce che avvolge forme armoniche dai colori sempre più caldi.
Tratto nitido e attenzione ai volumi e alla monumentalità delle figure in cui unisce la lezione di Raffaello con quella di Ingres, iniziano a caratterizzare i suoi lavori entro una tendenza ad un nuovo classicismo moderno e personale. Ecco che aspetti classicheggianti allora rivivono nelle figure femminili piene di vitalità e nelle nature morte vibranti nella loro compostezza.
In questa seconda fase della sua produzione presente negli spazi espositivi in cui le figure si fanno più definite nei rapporti cromatici e nelle forme compiute e voluminose, oltre ad essere messi in risalto punti di contatto e vicinanze con Giuseppe De Nittis, Federico Zandomeneghi, Giovanni Boldini e Medardo Rosso, italiani attivi a Parigi, viene dato spazio all’originalità della sua produzione per nulla “attardata”, ma indice dei primi casi di quella “moderna classicità” cui avrebbero fatto seguito numerosi artisti degli anni Venti e Trenta in particolare in Italia. A sottolineare questo è il confronto tra i dipinti dello stesso Renoir e alcune opere di artisti tra i quali citiamo: Armando Spadini, Carlo Carrà, Giorgio de Chirico, Arturo Tosi e Filippo de Pisis.
Silvana LAZZARINO Roma 29 Gennaio 2023
“Pierre-Auguste Renoir. L’alba di un nuovo classicismo”
a cura di Paolo Bolpagni
Palazzo Roverella, via Laurenti 8/10, Rovigo
dal 25 febbraio al 25 giugno 2023
Orario mostra: dal lunedì al venerdì 9.00 -19.00, sabato e giorni festivi 9.00- 20.00
Per informazioni e prenotazioni: 0425 460093 (attivo da lunedì a venerdì 9.30 – 18.30 sabato 9.30 – 13.30)