“Bajo el mismo techo, 400 años en el Palacio de España”, i quattro secoli dell’Ambasciata di Spagna presso la Santa Sede.

di Simona SPERINDEI

Bajo el mismo techo, 400 años en el Palacio de España, un volume celebrativo che ripercorre ben quattro secoli dell’attività svolta dall’ambasciata spagnola presso la santa Sede nel palazzo di Spagna.

Nel cuore di Roma sorge il palazzo di Spagna, edificio che ha dato il suo nome alla adiacente piazza, famosa in tutto il mondo. Il palazzo è la sede dell’ambasciata spagnola presso la santa Sede e quest’anno cadono i 400 anni (1622-2022), della presenza della prestigiosa istituzione nell’edificio. In occasione delle attività culturali promosse per questo importante avvenimento l’ambasciatrice Isabel Celaá ha presentato il 21 settembre, nel  Salone della Musica, il libro a cura di Alberto Rodríguez Gorgal e Marta Isabel Sánchez Vasco, Bajo el mismo techo, 400 años en el Palacio de España, edito da Arbor Sapientiae[1] (fig. 1).

Fig. 1 Isabel Celaá, ambasciatrice spagnola presso la Santa Sede

L’ambasciatrice ha voluto elogiare il taglio divulgativo della pubblicazione che ha rielaborato gli studi accademici dedicati alla nobile dimora in una “storia speciale”, arricchita di aneddoti di vita quotidiana e nuove notizie ampiamente illustrate dagli autori. Lei stessa inoltre ha ricordato come l’intensa attività diplomatica si è sempre intrecciata con il tessuto cittadino fin da quando nel XVII secolo nelle sale del palazzo dei baroni Monaldeschi si trasferì la rappresentanza diplomatica presso la corte pontificia (fig. 2).

Fig, 2 Stemma reale di Spagna

Residenza nella quale si  sono avvicendati cardinali-ambasciatori che hanno dato vita a celebri avvenimenti: come non ricordare i festeggiamenti svolti nel 1629 per la nascita di Baltasar Carlos, figlio del re di Spagna Filippo IV, o quelli per il compleanno del re Carlo di Borbone nel 1739 (figg. 3-4).

Fig. 3 Sala del Trono
Fig. 4 Sala del Trono, particolare

Nel corso del XVII secolo si svolsero stupende feste all’usanza di Spagna nelle cerimonie pontificie con l’esposizione dei palli e i fuochi d’artificio, e d’altra parte anche oggi in occasione della festa dell’Immacolata Concezione la rappresentanza diplomatica partecipa con sommo fervore alla cerimonia religiosa che si svolge sulla prospiciente piazza.

L’intervento di Ignacio Peyró, direttore dell’Istituto Cervantes di Roma (fig. 5), focalizzandosi sulla fama che l’edificio ha goduto nel suo contesto urbano e storico ha rilevato come lo scopo della pubblicazione, di fornire un approccio più vicino a chi può essere interessato non solo all’aspetto scientifico o di ricerca, sia stato raggiunto attraverso una naturale sintesi delle precedenti pubblicazioni .

Da ultima Maria Elisa Garcia, responsabile della casa editrice Arbor Sapientae, ha voluto ripercorrere le fasi della stesura del volume e ha rivolto un ringraziamento particolare alla disponibilità ricevuta dagli addetti culturali dell’ambasciata.

Fig. 5 Ignacio Peyró, direttore dell’Istituto Cervantes di Roma

Gli autori con entusiasmo hanno ricordato come prima di questa ubicazione gli archivi diplomatici della corona cattolica erano conservati in alcuni locali della chiesa nazionale di S. Giacomo degli Spagnoli a piazza Navona, presso cui la comunità ispanica si riuniva già nel corso del Quattrocento. La chiesa, abbandonata nel primo ventennio dell’Ottocento trasferì i suoi arredi e le opere d’arte in Santa Maria di Monserrato e fu riaperta al culto solo verso la fine del secolo con il titolo di Nostra Signore del Sacro Cuore, passando ad un altro ordine religioso.

Inoltre, gli autori hanno voluto precisare il taglio divulgativo dell’edizione attraverso la narrazione delle relazioni sociali, i protagonisti e le situazioni di quella microstoria che gravitata attorno al palazzo in quello che veniva definito il “quartiere degli spagnoli”, lo stesso nel quale orgogliosamente Trilussa ricordava di appartenere in quanto era nato in via del Babuino: come pure altri rilevanti episodi storici tra cui aver l’intenzione di ospitare nel Settecento i pensionati spagnoli a Roma, al pari di palazzo Mancini al Corso per gli artisti francesi che svolgevano nella città pontificia il Prix de Rome, tutto ciò attraverso una diversa pianificazione architettonica commissionata dal diplomatico Alfonso Clemente de Aróstegui a Ferdinando Fuga e José De Hermosilla y Sandoval, che purtroppo non vide mai la luce.

La lettura del volume incoraggiando la conoscenza delle interazioni sociali oltre che storico-artistiche, svoltesi in un ambiente così circoscritto, permette di svolgere un viaggio lungo un percorso avvincente e nascosto nei meandri del passato.

Simona SPERINDEI  Roma 23 Ottobre 2022

[1] La scheda editoriale in https://www.arborsapientiae.com/libro/22952/bajo-el-mismo-techo-400-aos-en-el-palacio-de-espaa.html.