Alla Galleria Poggiali (FI) le nuove opere di Luca Pignatelli “l’humanismus nell’era della globalizzazione digitale” (fino all’8 febbraio).

di Silvana LAZZARINO

Guardare ad un presente in divenire attraverso un linguaggio innovativo che riflette su temi legati alla tradizione e al passato con nuove forme comunicative volte alla sperimentazione e indagine delle possibili espressioni formali della pittura, è quanto propone Luca Pignatelli (Milano 1962) tra i più affermati protagonisti della scena artistica contemporanea. Nel suo percorso artistico tra disegno, pittura e scultura dove utilizza materiali di diversa natura e provenienza con riferimenti a contesti e repertori iconografici differenti, recupera quell’idea di memoria in cui riproporre il confronto tra la realtà e la società. Si fa strada un recupero originale del concetto della memoria storica tra tradizione e modernità. L’opera diventa allora espressione di come vive e si sente l’uomo oggi, in questa realtà dove tutto corre troppo velocemente.

Con uno sguardo volto a cogliere quel che resta “vivo” del passato, soffermandosi su temi legati alla tradizione rivisitata nel presente attraverso nuove possibili forme comunicative, Luca Pignatelli, traccia il suo percorso con cui riporta in auge la memoria attraverso quella classicità vista quale archetipo che parla di grandezza e bellezza ormai lontane da questa contemporaneità dove non sono più dati all’uomo punti di riferimento cui appellarsi.

Backstage Versiliana

Entro queste rappresentazioni dove si intrecciano materiali poveri come teloni, legni e lamiere, con raffigurazioni legate alla classicità di innegabile bellezza si avverte la necessità di restituire muova armonia a due aspetti opposti che entro il linguaggio sperimentale in pittura riescono a stare bene insieme. È quanto accade per le opere esposte nella mostra “Luca Pignatelli. In un luogo dove gli opposti stanno” che inaugura alla Galleria Poggiali di Firenze il 30 novembre 2019 alle ore 18.30, dove resterà visibile nelle sue due sedi di Via della Scala, 35/A e Via Benedetta, 3r fino al’8 febbraio 2020.

Curata da Sergio Risaliti l’esposizione attraverso lavori inediti dell’artista dimostra come classicità e modernità, bellezza e povertà possano stare insieme senza che queste stesse materie opposte perdano la propria originalità entro un’ottica in cui viene superato quel confine tra astratto e figurativo.

Accanto a teloni tagliati in diverse strisce di differenti dimensioni che poi sono ricucite insieme e su cui sono riportate scritte di matrice industriale e testi a richiamare epigrafi o dediche su monumenti antichi, sono opere pittoriche realizzate sempre con teloni ferroviari ricoperte da una pittura metallica color argento. Se i teloni presentano una superficie monocroma (rosso, color prugna, malva, o verde petrolio) dove stacca la gradazione della verniciatura anche in virtù delle cuciture a creare sezioni geometriche con rimandi all’astrazione, i quadri monumentali presentano al centro una testa eroica di imperatore romano riferita al figurativo, dove non mancano citazioni archeologiche.

Opere costruite con stampe su grandi teloni, lamiere, legni sembrano in netto contrasto con quelle figure iconiche di grande bellezza. In questo si avverte una sorta di armonizzazione tra i materiali poveri, il monocromo delle superfici e le strutture geometriche del supporto con il codice iconico delle teste. Alla base di questo lavoro vi è il riciclo, il recupero della memoria, archeologia delle immagini con cui egli riesce a far convivere gli opposti senza privarli delle specifiche caratteristiche originali e differenze. Attraverso queste opere e molte altre dove si avverte l’armonia dei contrari come tra classicità e modernità, bellezza e povertà, ci si confronta con il presente, con il vissuto per trovare un senso al futuro ”dell’humanismus nell’era della globalizzazione digitale”. Quadri costruiti con stampe su grandi teloni, lamiere, legni sembrano in netto contrasto con quelle figure iconiche di grande bellezza.

Per soffermarsi e rielaborare il presente verso uno sguardo al futuro, la storia e la memoria diventano punti essenziali da cui ripartire come dimostrano le grandi tele dove si intrecciano aspetti legati alla storia e al mito e contesti attuali ordinari e straordinari, che appartengono al vissuto dell’uomo al suo cammino spesso incerto. In questo tragitto il passato diventa punto su cui soffermarsi, cosa che non accade quasi più: infatti se si pensa ad esempio all’opera “Pompei” del 2014 Pignatelli vuole stupire lo spettatore proiettandolo in un contesto insolito per estraniarlo dal suo vissuto attuale e metterlo di fronte ad un passato che ha segnato la storia, un passato di cui si deve riconoscere la grandezza. Passato simbolo di grandezza e bellezza che entra in contrasto con questo presente decadente e distante: presente sempre più in declino.  Nelle opere di Pignatelli dove emergono frammenti di passato con immagini di statue greche e romane, busti in marmo, figure di eroi, imperatori a cavallo, ma anche riferite al mito come quelle di Afrodite, Diana, Apollo, si combinano diversi elementi di vari materiali come a suggerire che anche questi segni vivono di memoria nel rimandare a stratificazioni temporali. Il passato e il presente vivono nelle sue opere tra sculture e dipinti, o meglio convivono a cercare un’interazione di segni e simboli per riformulare un nuovo concetto di vissuto dove tutto si forma e trasforma nell’assolutezza di un tempo “senza tempo” che diviene nell’arte eterno presente, e lascia tracce. Sarà edito un catalogo con testi di Sergio Risaliti ed Arturo Carlo Quintavalle.

Silvana LAZZARINO    29 novembre 2019

Luca Pignatelli

In un luogo dove gli opposti stanno

a cura di Sergio Risaliti

GALLERIA POGGIALI. Via della Scala, 35/A  e Via Benedetta, 3r 50123 Firenze. Orario; Tutti i giorni 10-13 / 15-19, domenica su appuntamento. Inaugurazione sabato 30 novembre 2019 ore 18.30. Ingresso libero

30 novembre 2019 – 8 febbraio 2020

Informazioni: www.galleriapoggiali.com, info@galleriapoggiali.com