“Ottone Rosai”. La mostra del grande artista toscano è prorogata al 6 giugno 2021 presso Palazzo del Podestà a Montevarchi.

di Silvana LAZZARINO

Segni e colori in pittura si riempiono delle atmosfere della vita.

È questo binomio pittura-vita che trova nell’arte di Ottone Rosai (Firenze 1895 – Ivrea 1957) la sua più alta espressione. Attraverso la combinazione di luce e colore che stende con tocchi decisi e pastosi sulla tela, Rosai cantore del popolo fiorentino e toscano, si fa interprete attento e sensibile dell’esistenza umana, scandita da volti, gesti, atteggiamenti dei suoi personaggi che raccontano disagi, sofferenze, ma anche quel senso di speranza silenziosamente custodito nei loro animi.

E’ stata prorogata fino al 6 giugno 2021 la grande mostra al lui dedicata presso gli spazi del Palazzo del Podestà a Montevarchi (AR) organizzata dal Comune di Montevarchi e curata dal professor Giovanni Faccenda curatore del catalogo generale delle opere di Rosai edito da Mondadori. In questa retrospettiva sono esposti una cinquantina di lavori tra disegni e olii provenienti da collezioni private, che abbracciano un arco temporale tra il 1919 e il 1932 riferito al periodo compreso tra le due grandi guerre.

O. Rosai, Follie estive, 1918

Accanto ad opere note, il pubblico può ammirare per la prima volta altre inedite emerse dalle ricerche che il Professor Faccenda ha condotto nelle collezioni private e nelle case di chi, in Toscana ma non solo, ebbe rapporti con Rosai o con i suoi galleristi ed eredi. Questi lavori inediti degli anni Venti e Trenta sono documentati nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere di Ottone Rosai pubblicato dalla Mondadori e curato dal Giovanni Faccenda massimo esperto di Rosai.

Queste le parole del curatore Giovanni Faccenda:

“Una delle maggiori peculiarità di questa esposizione pubblica deriva dalla riscoperta di una decina di capolavori assoluti di Rosai degli anni Venti e Trenta, tutti provenienti da una raccolta privata romana, presenti alla mostra di Palazzo Ferroni, a Firenze, nel 1932, e documentati nel primo volume del Catalogo Generale Ragionato delle Opere di Ottone Rosai (Editoriale Giorgio Mondadori, Milano, 2018), da me curato. Accanto ad essi, le eccellenze più note di un periodo – quello fra le due guerre (1918-1939) – che rappresenta l’aristocrazia della pittura e del disegno di Rosai.
Vi si aggiunga la volontà di superare una lettura esegetica ormai antiquata e limitata dell’opera di questo Maestro fra i maggiori del Novecento, sovente priva dei necessari riferimenti culturali che vi si debbono cogliere (Dostoevskij, Campana e Palazzeschi, fra gli altri) e di una riflessione filosofica che tenga conto delle affinità con il pensiero di Schopenhauer e il pessimismo cosmico di Leopardi.”.

Attraverso un’evoluzione espressivo-stilistica, che da un’iniziale tendenza futurista-cubista ad un sentire metafisico, giunge ad un impatto realista con il “ritorno all’ordine”, si entra in un mondo fatto di suoni, voci, rumori, in una società segnata da avvenimenti sociali e da guerre. Protagonista di questa realtà è proprio la gente umile: popolani, cantastorie, contadini, venditori ambulanti, gente di strada, vista, inseguita, spiata lungo i vicoli del rione Oltrarno, nei caffè, nelle osterie, nelle piazze, gente con cui Rosai amava identificarsi proiettando nei loro tratti qualcosa dei suoi stati d’animo.

O. Rosai. Trattoria Lacerba, 1921
Voglio scoprire l’anima della mia creatura, il suo viso interno, voglio trovare il suo dramma: essere quella santità di luce e di spazio dipinti in cui esala il suo grido”,

con queste parole Ottone Rosai intendeva cogliere con la pittura la verità sull’uomo e sul suo destino, fino a scavare dentro i suoi sopiti pensieri e rivelare così ossessioni, tormenti, passioni.

Silvia Chiassai Martini Sindaco di Montevarchi così spiega:

Quando il Professor Faccenda diversi mesi fa, ci propose di realizzare la mostra, introducendoci nella storia complessa e particolare di questo maestro dell’arte del ‘900, rimanemmo catturati dalla delicatezza e dalla grande espressione di umanità che emerge dalle sue opere. Allora pensammo che ospitare un’esposizione dei suoi capolavori nel nostro Palazzo del Podestà, in un luogo tornato alla sua antica bellezza, fosse un’opportunità culturale che dovevamo cogliere subito, tanto più ne siamo convinti ora poiché la mostra segnerà anche la ripresa culturale del nostro paese”.

Il visitatore viene allora immerso in questa realtà umana e sociale in cui aleggia un senso di smarrimento e impotenza di fronte agli eventi. Ecco le case, le vie, i caffè dove la gente si incontra, cammina, si ferma a parlare; luoghi da lui frequentati e perciò fissi nella sua memoria, luoghi ora chiusi e illuminati artificialmente, ora aperti, calati in una luce naturale e carezzevole (Trattoria Lacerba, Fiacchieraio, Donne sulla panchina, Incontro in Via Toscanella).

O. Rosai, Donne sulla panchina, 1923-24

Ecco gli aperti spazi del paesaggio e della campagna toscana con odorose e rigogliose vegetazioni, dolcemente rischiarati dal chiarore della luce solare, che inducono l’uomo a riscoprire la natura in un attimo di abbandono di fronte a tanta bellezza (Colline fiorentine, Collina d’ulivi, Paesaggio, Follie estive). A dare vita e forma a questi paesaggi è il colore denso, quasi “materico” e la luce, luce carezzevole e languida, ma anche drammatica e angosciante, luce naturale e artificiale.

O. Rosai, Fiacchieraio, 1927
O. Rosai, Incontro in via Toscanella, 1922

L’arte di Rosai parla all’uomo dell’uomo, diventando testamento spirituale di quell’eterno conflitto fra disperazione e speranza, angoscia e serenità che si cela in ogni individuo.

Per scoprirlo basta scegliere di visitare questo meraviglioso percorso espositivo soffermandosi ad osservare con gli occhi e il cuore i dipinti e i disegni di uno tra i più grandi artisti del Novecento, finalmente visibili in presenza, adesso che la Toscana è tra le regioni in zona gialla. Gli ingressi alla mostra, nel rispetto delle norme anti Covid che si svolgono anche durante i fine settimana sabato, domenica e nei festivi, prevedono la prenotazione (online o presso la biglietteria) entro il giorno precedente.

Per la prenotazione e acquisto biglietto online https://discoverarezzo.ticka.it, il numero della biglietteria 055.9108349.

Silvana LAZZARINO   Roma 1 maggio 2021

Ottone Rosai

Palazzo del Podestà, Montevarchi. Piazza Varchi 8 Montevarchi (AR)

orario: dal martedì al venerdì ore 16 – 19; sabato, domenica e festivi ore 10 – 20.

Per gli ingressi del sabato, domenica e festivi,  è necessario prenotare (online o presso la biglietteria) entro il giorno precedente.  Prenotazione e acquisto biglietto online https://discoverarezzo.ticka.it Biglietteria della mostra aperta presso l’Ufficio Promozione del Territorio (via Roma 89). Apertura mezzora prima della mostra. Telefono 055.9108349. Facebook: Comune di Montevarchi, Twitter: @montevarchi, Instagram: incomunemontevarchi,Youtube: Video Montevarchi Ufficio Cultura: serviziocultura@comune.montevarchi.ar.it tel. 055.9108314-212