di Marco FIORAMANTI
Risuona la conchiglia tibetana ai quattro angoli dell’universo.
Annuncia il ritorno, la presenza della Dea Madre, l’archetipo cosmico del principio femminino, protagonista e guida della cultura occidentale. Annunciatrice del risveglio e nuova coscienza dalla dualità all’uno-e-indivisibile, Eluah Elisabetta Irrera/Myriam/Maria di Magdala appare in tunica bianca dalla bianca grotta della scena – come suo fratello Lazzaro in nuova rinascita – e con voce chiara, ferma, pacata, si presenta.
Sacerdotessa dell’amore universale, ricorda a noi il sentire, quella vibrazione, frequenza/pulsione primordiale che ci appartiene da prima della nascita. Il ritmo tribale che fuoriesce dalle mani di Theo Allegretti sulle tastiere e i movimenti armonici, flessuosi di Eva Bosakowa, ora danza ora suono di tamburo, ora magico vibrato delle campane di cristallo, sostengono lo spaziotempo vocale, il rituale sacro della Maestra.
Il pubblico in sala, visibilmente coinvolto, assorbe e introietta l’energia profonda, prende consapevolezza e si fa specchio muto di quell’atmosfera confermando le emozioni in un lungo e ripetuto applauso. Elisabetta Irrera è davvero capace di trasmettere questo sentire della Madre Terra e dall’inizio del 2022 porta “Myriam” in tournée per l’Italia in varie formazioni e con artisti diversi. Arti visive e sonore in sincrono convergono in forma e contenuto “riportando il teatro alla forma originaria del rito”, là dove, ogni sera, pezzetti di cuore guariscono.
Marco FIORAMANTI Roma 22f Ottobre 2023
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