La regina polacca Maria Casimira e i Sobieski a Roma. Storia, Arte e Cultura nella grande mostra a Palazzo Caffarelli (fino al 21 settembre)

di Nica FIORI

Fu grazie alla straordinaria fama di cui godeva a Roma il re di Polonia Giovanni III Sobieski (1629-1696) – insignito del titolo di Defensor Fidei da Innocenzo XI dopo la vittoriosa battaglia di Vienna contro gli Ottomani del 1683 – che la regina vedova Maria Casimira Sobieska (1641-1716) scelse la città dei papi come sua nuova residenza dopo la morte del marito (scelta dovuta anche a ragioni politiche, non trovandosi più a suo agio a Varsavia) e vi rimase con la sua corte per quasi 15 anni.

Quando vi arrivò, accolta con tutti gli onori dalle magistrature cittadine e da Innocenzo XII, la città si stava preparando a celebrare l’importante Giubileo del 1700, ma il pontefice non stava molto bene, tanto che, come la regina scrisse al figlio Giacomo Sobieski in una lettera datata 26 dicembre 1699:

«… La vigilia di Natale … la Porta Santa fu aperta non dal papa [Innocenzo XII], perché ancora privo di forze, ma dal Cardinale Bouillon a capo del Sacro Collegio. … La cerimonia fu molto bella e pia».

In effetti il pontefice, che soffriva di gotta, morì proprio nel corso di quel Giubileo, il 27 settembre, e il successivo conclave elesse Clemente XI. Una situazione che ricorda quella dell’attuale anno santo, iniziato da papa Francesco e portato ora avanti dal neoeletto Leone XIV.

1 Ritratto di Maria Casimira Sobieska, Firenze, Educandato SS. Annunziata
2 Pier Leone Ghezzi, Ritratto di Clemente XI, Museo di Roma

Maria Casimira era francese, della famiglia de la Grange d’Arquien, ed era arrivata a Varsavia quando aveva solo 5 anni, al seguito di Maria Ludovica Gonzaga Nevers, che aveva sposato il re di Polonia Ladislao IV Vasa. A corte conobbe Jan (Giovanni) Sobieski, probabilmente già intorno al 1655, e i due ben presto s’innamorarono, ma lei, all’età di 17 anni, fu destinata dalla regina a un altro matrimonio, che si rivelò infelice; solo dopo la morte del primo marito nel 1665 Maria Casimira poté sposare l’amato Jan, che sarebbe diventato nel 1674 re di Polonia. A giudicare dalle lettere che i due si scambiarono, il loro fu un vero matrimonio d’amore e fu allietato dalla nascita di numerosi figli (diversi morti in tenera età), nessuno dei quali poté succedere al padre, perché la Polonia era una monarchia elettiva e non ereditaria.

La mostra che si tiene a Palazzo Caffarelli (Musei Capitolini), intitolata “Una Regina polacca in Campidoglio: Maria Casimira e la famiglia reale Sobieski a Roma”, propone un affascinante viaggio nella Roma del primo Settecento, tra dipinti, musiche d’epoca e preziose testimonianze artistiche e documentarie (molte esposte per la prima volta) di un periodo culturalmente vivace e cosmopolita. Un’apertura al mondo che aveva già evidenziato più di un secolo prima Michel de Montaigne nel suo Viaggio in Italia (1581) con queste parole:

«Roma è la città più cosmopolita del mondo, dove il fatto di esser stranieri e le differenze di nazionalità contano meno; poiché per sua natura contiene forestieri dappertutto, e chiunque vi si trova come a casa propria».

Quanto ai polacchi, la loro presenza era decisamente consistente e, così come altri popoli cattolici, essi avevano qui la loro chiesa nazionale dedicata a San Stanislao (in via delle Botteghe Oscure), con annesso un ospizio per i pellegrini.

3 Locandina

L’esposizione, a cura di Francesca Ceci, Jerzy Miziołek con Francesca De Caprio, è promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, con il patrocinio dell’Ambasciata di Polonia, dell’Istituto Polacco di Roma e dell’Accademia Polacca delle Scienze a Roma; realizzata in collaborazione con l’Università di Varsavia, vede come partner l’Istituto Nazionale del Patrimonio Culturale Polacco all’Estero Polonika, che ha provveduto al restauro di diverse opere in mostra, e il Museo del Palazzo Reale di Jan III Sobieski a Wilanów. L’organizzazione è di Zètema Progetto Cultura. Il catalogo è edito da l’Erma di Bretschneider’ con la Cattedra di Archeologia dell’Università di Varsavia.

Le opere, provenienti da istituzioni italiane e polacche, sono 60, e comprendono quadri, sculture, stampe, volumi, lettere, epigrafi e anche un busto d’armatura ussara. Sono corredate da un video di presentazione e una teca con alcuni recenti volumi in italiano, dedicati alla famiglia reale Sobieski a Roma.

4 Allestimento mostra

Si tratta del primo appuntamento di “Campidoglio crocevia di culture, una serie di esposizioni curate dalla Sovrintendenza Capitolina, dedicate a personaggi, popoli ed eventi internazionali che videro protagonista il Campidoglio, da sempre luogo-simbolo dell’Urbe. In questo caso facciamo la conoscenza con una regina che potrebbe essere accostata alla più celebre Cristina di Svezia, per aver scelto Roma come sua residenza, ma anche perché si fece promotrice di eventi musicali e artistici ed entrò a far parte dell’Accademia degli Arcadi, che era stata fondata nell’Urbe proprio nel ricordo della regina Cristina, morta nel 1689.

Maria Casimira tenne molto a mantenere il suo status di regina, vedova di un eroe e custode della sua memoria, e manifestò più volte nelle sue lettere l’interesse per i monumenti di Roma e dei dintorni, l’amore per l’archeologia e per la natura. Solo nel 1714, ormai anziana, lasciò Roma per recarsi nella natia Francia, dove morì nel castello di Blois.

5 Ritratto della regina Maria Casimira Sobieska, Ospizio di San Stanislao

Nella prima sezione espositiva vengono presentati i protagonisti della mostra. Un ritratto a olio (ultimo quarto del XVII secolo), proveniente dall’Ospizio di San Stanislao, raffigura la regina Maria Casimira di tre quarti e a mezzo busto, entro un ovale a fondo scuro.

La donna appare giovane, di bell’aspetto e con lunghi capelli bruni, e indossa un ricco mantello foderato d’ermellino, fissato all’abito da grandi spille congiunte con perle.

Sempre provenienti dallo stesso Ospizio sono il ritratto della regina Ludovica Maria Gonzaga Nevers (1646-1655 ca.), di grande interesse iconografico in quanto derivante da un celebre dipinto perduto di Justus van Egmont, e due ritratti del re Giovanni III Sobieski (ultimo quarto del XVII secolo), raffigurato in abbigliamento militare e mantello, con lo sguardo fiero e battagliero che rispecchia l’iconografia del re come eroe vincitore. Ad accompagnare l’antica armatura polacca a scaglie (karacena) è una spallina in foggia di maschera ferina.

6 Esposizione con a destra un ritratto di Giovanni III Sobieski, Ospizio San Stanislao

Proseguendo lungo il percorso espositivo, caratterizzato da un allestimento che richiama le raffinate decorazioni del Palazzo Wilanów a Varsavia, si possono ammirare molti altri dipinti, ma l’opera più significativa è forse un piccolo disegno (cm 29 x 40) di autore anonimo, realizzato a china, penna e acquerello su carta, raffigurante una tavolata con la regina Maria Casimira e otto cardinali. In alto si legge “Pranzo fatto alla Maestà della Regina di Polonia dall’E.mo e R.mo sig. Cardinal Carlo Barberini in Grottaferrata, l’anno 1699” e sotto sono riportati i nomi di tutti i commensali. Tra essi compare anche Henri de La Grange d’Arquien, padre della regina, che era stato creato cardinale diacono nel 1695.

7 Disegno con la regina Maria Casimira e 8 cardinali, 1699, Grottaferrata

Questo disegno, proveniente dalla Biblioteca dell’Abbazia di Santa Maria di Grottaferrata, testimonia il ruolo di rilievo svolto dalla regina vedova in occasione del Giubileo del 1700. Il pranzo era stato offerto dal cardinale (abate commendatario di Grottaferrata), il cui stemma cardinalizio con le api barberine appare in un arazzo raffigurato nel disegno. Egli aveva avuto stretti rapporti con la corte di Varsavia a partire dal 1681 (in quanto Cardinale Protettore di Polonia) e alla morte di Giovanni III Sobieski finanziò il grandioso catafalco funebre realizzato nella chiesa di San Stanislao il 10 dicembre 1696, ricordato in mostra da un’acquaforte, mentre la chiesa di San Stanislao è raffigurata in un acquerello di Achille Pinelli.

8 Il card. Carlo Barberini in un’incisione del 1675, Museo di Roma

Un’incisione del 1675, proveniente dal Museo di Roma di Palazzo Braschi, ritrae il cardinale Carlo Barberini basandosi su un ritratto di Carlo Maratti.

Oltre a Maria Casimira, visse a Roma e partecipò alla vita culturale della città la nipote Maria Clementina (1702-1735; figlia di Giacomo Sobieski), che nel 1719 sposò il pretendente cattolico al trono d’Inghilterra Giacomo III Stuart. A lei è dedicata la sezione espositiva “Una regina senza regno: Maria Clementina Sobieska Stuart a Roma”, con importanti dipinti, stampe e un magnifico busto in gesso bronzato attribuito a Filippo della Valle (proveniente dal Convento delle Orsoline in via Vittoria, come quello di Clemente XII, pure in mostra), che la raffigura in tutta la sua bellezza.

9 Due ritratti di Maria Clementina

Inoltre, essendo stata madrina di numerosi drammi lirici, le viene reso un omaggio attraverso la riproduzione di alcuni brani di drammi in musica.

10 Allestimento con a sin. busto di Maria Clementina Sobieska

Maria Clementina morì nel 1735 a 33 anni nel palazzo Muti Papazzurri, in piazza Santi Apostoli. Il suo cenotafio si trova nella Basilica di San Pietro, mentre il cuore è conservato in un’urna marmorea nella Basilica dei Santi Apostoli, dove si tennero i solenni funerali, ricordati in mostra (in una sezione dedicata alle solenni cerimonie funebri della casata) con alcune stampe e un olio di Giuseppe e Domenico Valeriani, proveniente dal Museo di Roma.

11 Fratelli Valeriani, Funerali di Maria Clementina Sobieska Stuart nella Basilica dei Santi Apostoli

Sempre a Roma, nel 1714, poco dopo la partenza della madre Maria Casimira, era morto il principe Alessandro Sobieski, il cui monumento funerario (opera di Camillo Rusconi) si trova nella Chiesa dei Cappuccini di Santa Maria della Concezione in via Veneto, perché si era fatto cappuccino e aveva chiesto di essere lì sepolto con il suo saio (è in mostra un’acquaforte del 1714 di Francesco Aquila e Alessandro Specchi che riproduce il funerale).

Già da questi monumenti funebri ci rendiamo conto che Roma conserva numerose testimonianze dei Sobieski, dirette o indirette, in chiese, palazzi e musei, tali da sorprendere perfino uno studioso come il curatore Jerzy Miziołek. Tra le novità emerse dagli ultimi studi egli ha ricordato, in particolare, che il grande ritratto equestre del re Giovanni III, proveniente dal Castello reale di Varsavia ed esposto nella sezione “La Battaglia di Vienna: la glorificazione di Giovanni III Sobieski” sarebbe stato dipinto proprio a Roma su commissione della regina Maria Casimira ed esposto, per volere di Clemente XI, insieme ad altri dipinti raffiguranti le battaglie di Giovanni Sobieski, in una mostra che si tenne nel chiostro della chiesa di San Salvatore in Lauro nel settembre 1704. Il dipinto, già attribuito nel passato a Francesco Trevisani e al francese Jean -Baptiste Martin, potrebbe invece essere di un non precisato pittore romano. Rispetto al modello cui si ispira, del pittore polacco Jerzy Eleuter Szymonowicz – Siemiginowski (allievo dell’Accademia di San Luca), vi sono delle differenze, come la scritta in italiano su un vessillo retto da una figura alata con la tromba (personificazione della Fama): “Il re / Giovanni di Polonia /vittorioso della battaglia e disfatta / de Turchi / sotto Vienna / nel 1683”.

12 Ritratto equestre di Giovanni III, 1704 ca. Castello reale di Varsavia

Tra i monumenti romani figurano anche due epigrafi marmoree conservate nei Musei Capitolini, che, pertanto, rientrano nel percorso della mostra. Una si trova nella sala di palazzo Caffarelli denominata Castellani III e celebra il ricevimento ufficiale della regina Maria Casimira in Campidoglio, avvenuto il 2 dicembre del 1700, con il ritratto della regina eseguito dallo scultore Lorenzo Ottoni. L’altra, conservata a Palazzo Nuovo all’inizio della Galleria, è una tavola marmorea dedicata dal Senato Romano a Papa Innocenzo XI all’indomani della vittoria di Vienna del 1683, in quanto artefice della Lega che portò alla liberazione della città austriaca e vi è menzionato Giovanni III Sobieski, definito “re mai sconfitto”.

13 Giuseppe Costantini, Il Portichetto di Palazzo Zuccari , acquerello

Tra le altre testimonianze urbane si ricordano anche le due placchette metalliche che ricordano la battaglia di Vienna, poste all’interno della monumentale Meridiana Clementina nella basilica di Santa Maria degli Angeli e dei Martiri, e il portichetto balconato in piazza Trinità dei Monti, fatto erigere da Maria Casimira e decorato con lo stemma del regno di Polonia sulla stretta facciata di Palazzo Zuccari (oggi sede della Biblioteca Hertziana), dove lei abitò dopo un primo periodo in cui venne ospitata nel palazzo del principe Livio Odescalchi in piazza Santi Apostoli.

All’epoca non esisteva ancora la scalinata che collega la Trinità dei Monti con piazza di Spagna, ma la posizione di Palazzo Zuccari nell’ariosa collina del Pincio doveva essere spettacolare. All’interno di questa dimora, che aveva riadattata alle sue esigenze e a quelle del suo seguito (alloggiato in parte in edifici vicini), aveva allestito un piccolo teatro, dove venivano rappresentati oratori e drammi musicali, con Domenico Scarlatti quale maestro di cappella della regina.

L’acquisto del palazzo, come scrisse in una lettera del 3 giugno 1702 al figlio Giacomo, riguardava il suo uso

«non solo durante la mia vita, ma ancora per tutti i miei figli, tutti i miei nipoti e tutti i loro figli in modo tale che si tradurrà in duecento anni di proprietà. Intendo costruirvi una sala e una galleria e creare un mausoleo vivente di tutti gli atti della sacra memoria del Re, vostro padre, ad affresco sui soffitti …».

Non lontano da lì si trovava un giardino (l’attuale Villa Malta o delle Rose) che lei voleva acquistare, ma ebbe solo in subaffitto dai De Torres, e per collegare il palazzo con il parco della villa pensò di far costruire un cavalcavia in legno su via Sistina (Arco della Regina, demolito nel 1799).

Nel 1703 la regina affittò pure una villa dalla famiglia de Silva dietro Porta Pia. Come scrisse, sempre al figlio Giacomo, il 19 maggio 1703:

«La casa dalla parte di Porta Pia è bella e ne farò qualcosa di mirabile. L’aria e la vista sono molto piacevoli e lì scaverò Ho dei giardini … dove cammino lungo il ponte che mi collega al mio palazzo, che conservo per le generazioni future. Mi sono fatta un appartamento da cui godo la più bella vista del mondo. Tutti coloro che la vedono restano incantati».

Nella sezione intitolata “La regina e l’amore per l’arte” ci colpisce particolarmente un ambiente caratterizzato da una volta che riproduce l’affresco della cappella realizzata da Maria Casimira a Palazzo Zuccari, con la colomba dello Spirito Santo e i monogrammi coronati della regina. A questo estroso edificio sono dedicati diversi dipinti, tra i quali spicca quello a olio di John Newbolt del 1840 intitolato Vista di Roma dalla via Sistina con il Portichetto di Palazzo Zuccari (di proprietà della Biblioteca Hertziana).

14 John Newbolt, Vista di Roma con il Portichetto di Palazzo Zuccari

Nella stessa sezione si accenna poi alla sua presenza nell’Accademia dell’Arcadia, prima donna ad essere annoverata tra i suoi membri (tutti poeti e letterati che s’ispiravano al mondo bucolico dell’antica Grecia), e sono esposti tre acquerelli di Stefano Donadoni (1900, Museo di Roma), che raffigurano l’attuale sede dell’Arcadia, ovvero il cosiddetto Bosco Parrasio, inaugurato nel 1726 sulle pendici del Gianicolo.

Oltre a evidenziare il ruolo delle donne nel plasmare i rapporti di amicizia tra i polacchi e gli italiani, l’esposizione rievoca con scenografica magnificenza un momento storico importantissimo per l’Europa moderna, quando il 12 settembre 1683 si svolse alle porte di Vienna la battaglia tra le armate assedianti dell’impero ottomano e la lega difensiva formata dalle milizie austriache, tedesche e polacche. Artefice diplomatico dell’alleanza cristiana fu Innocenzo XI, che profuse anche un’ingente quantità di denaro per sostenere lo sforzo bellico.

Dopo un assedio durissimo durato circa due mesi, fu proprio l’arrivo delle truppe capeggiate dal re polacco Giovanni III Sobieski, con i suoi celebri ussari a cavallo, a capovolgere in poche ore le sorti del conflitto.

La risonanza suscitata a Roma dalla notizia della sua vittoria fu eccezionale e diede inizio a una lunga serie di festeggiamenti. Sobieski, salutato quale eroe valoroso e primo artefice della vittoria, venne celebrato attraverso messe, poesie, canzoni, rappresentazioni auliche e anche popolari.

Il pezzo forte della mostra è indubbiamente il già citato dipinto di Giovanni III Sobieski a cavallo, mentre tra le altre opere esposte particolarmente significativa è l’acquaforte del 1684, firmata da Agostino Scilla e Jacques Blondeau, con l’Apoteosi di Giovanni III Sobieski, frontespizio della Tesi dei fratelli Barberini, che paragona l’imperatore Costantino all’invitto re polacco.

15 Allestimento con a sin. Apoteosi di Giovanni III

La battaglia di Vienna, paragonabile per importanza a quella navale di Lepanto del 1571, in effetti, può essere accostata anche a quella di Ponte Milvio del 312 che vide il trionfo di Costantino contro Massenzio.

La mostra, come di consuetudine per le esposizioni della Sovrintendenza Capitolina, è progettata per essere fruibile dal più ampio pubblico possibile e pertanto presenta le riproduzioni tattili di tre opere più una mappa tattile. Inoltre è previsto un ricco e variegato programma di eventi collaterali, quali convegni, concerti, conferenze, visite guidate, con il supporto dell’Ambasciata di Polonia, dell’Istituto Polacco di Roma e dell’Accademia Polacca delle Scienze a Roma.

Nica FIORI   Roma 25 Giugno 2025

“Una Regina polacca in Campidoglio: Maria Casimira e la famiglia reale Sobieski a Roma”

Musei Capitolini – Palazzo Caffarelli. Piazza del Campidoglio, 1 – 00186 Roma

11 giugno 2025 – 21 settembre 2025

Orario: tutti i giorni ore 9.30 – 19.30. Ultimo ingresso un’ora prima della chiusura.

Info: tel. 060608 (tutti i giorni ore 9.00 – 19.00)

www.museicapitolini.org; www.sovraintendenzaroma.it; www.zetema.it