Il Ninfeo della Pioggia ritrovato. Apre al pubblico dopo il suo restauro uno straordinario monumento farnesiano sul Palatino

di Nica FIORI

Nel mondo greco-romano il termine ninfeo designava una fontana monumentale che traeva il suo nome dall’analogia con le grotte consacrate anticamente al culto delle Ninfe.

Il successo di questo tipo di fontana a Roma, che conserva ancora alcuni esempi di età imperiale, era dovuto in parte all’andamento collinare del terreno, che si prestava alla realizzazione di facciate variamente articolate con esedre, propilei e altri elementi architettonici. In contrasto con la raffinatezza stilistica dell’esterno, la grotta vera e propria, elemento essenziale del ninfeo, manteneva un aspetto rustico, spesso artificialmente marcato con l’uso di pietre friabili, come ci fa sapere Plinio nella sua Storia Naturale.

Rifacendosi agli esempi antichi, dal Rinascimento in poi, le piazze, le abitazioni e le ville signorili di Roma si arricchirono di ogni genere di composizioni architettoniche e scultoree, dove l’acqua era a volte un pretesto, e spesso il principale elemento per suscitare stupore. Il ninfeo, in particolare, assunse un carattere di preziosità e di raccoglimento, in quanto la presenza della grotta offriva riparo alla calura estiva, mentre il dolce stillicidio dell’acqua allietava con la sua musica i sensi.

Uno degli esempi più suggestivi è il “Ninfeo della Pioggia”, negli Horti Farnesiani del Palatino, che, dopo una chiusura di molti decenni dovuta a problemi di umidità, viene restituito alla fruibilità del pubblico in seguito a un importante progetto di recupero e valorizzazione da parte del Parco archeologico del Colosseo.

1 Ninfeo della Pioggia, Parco archeologico del Colosseo

Come ha ricordato Alfonsina Russo, Direttore del Parco, nel 2018 questo ambiente era stato eccezionalmente aperto in occasione della mostra “Il Palatino e il suo giardino segreto. Nel fascino degli Horti Farnesiani”.

2 Presentazione del restauro del Ninfeo della Pioggia

In quell’occasione aveva accolto un’installazione multimediale che raccontava il luogo proiettando sulla volta anche la visione idilliaca degli affreschi, all’epoca ricoperti da uno strato di sporcizia, ma solo ora possiamo realmente godere della bellezza del Ninfeo, grazie a questo progetto, portato avanti tra il 2020 e il 2023, che

ha comportato la risoluzione del complicato problema di infiltrazioni di acqua che interessava le murature del Ninfeo, il consolidamento e il restauro di tutta la struttura. Un lavoro lungo e difficile, per il quale sono state coinvolte diverse professionalità e che solo grazie alla sinergia di tutti è stato possibile portare a termine”.

Possiamo finalmente entrare nella sala seminterrata, ricavata ai primi del Seicento sul pendio settentrionale del Palatino, per volere del cardinale Odoardo Farnese, che la utilizzava come triclinio estivo. Essendo il cardinale un colto e raffinato collezionista, questo ambiente ombroso era arricchito da una collezione di marmi antichi, tra i quali riconosciamo due statue di Apollo e due di Ninfe.

3 Statua di Apollo nel Ninfeo della Pioggia
4 Statua femminile nel Ninfeo della Pioggia

Fu, però, solo dopo la morte del cardinale (nel 1626) che l’ambiente venne trasformato in uno spettacolare ninfeo. L’omonimo nipote ed erede Odoardo Farnese, duca di Parma e Piacenza, in occasione delle nozze con Margherita de’ Medici (1628), incaricò l’architetto Girolamo Rainaldi di ristrutturare gli Orti Farnesiani con un’architettura che emulasse i fasti e la potenza della Roma imperiale.

Al di sopra del triclinio estivo venne eretta una sequenza di terrazze e scenografiche rampe di scale che, arrampicandosi intorno a una grande fontana rustica, salgono fino alle soprastanti Uccelliere (due padiglioni ad arcate e ariosa copertura a cupola, uno dei quali era stato costruito precedentemente). Si tratta del cosiddetto “Teatro del Fontanone”, che è sicuramente la prima cosa che salta agli occhi di chi guarda il Palatino dal Foro Romano.

5 Uccelliere Farnesiane e Teatro del Fontanone, Parco archeologico del Colosseo

Plinti e balaustre del Fontanone vennero ornati con i gigli araldici dei Farnese, e accolsero statue, vasi di agrumi, piante esotiche, mentre le pareti furono decorate con graffiti dal pittore Giovan Battista Magni, detto il Modanino (1591/92-1674).

All’interno del vecchio triclinio estivo venne installata sulla parete interna la strabiliante Fontana della Pioggia che, ricevendo le acque dal Fontanone superiore, attraverso un complesso sistema di tubi le lasciava cadere fra rocce calcaree, finte stalattiti e sette vaschette metalliche, dalle quali innumerevoli zampilli ricreavano l’effetto visivo e sonoro della pioggia.

6 Particolare della Fontana della Pioggia

Le statue antiche vennero restaurate e dietro di loro, lungo le pareti della sala, venne affrescato un intreccio di tralci di vite, che ricreava anche all’interno l’atmosfera di un “giardino di antichità”. Nella volta il pittore simulò un’apertura dalla terrazza superiore, circondata da una balaustra, coperta da un pergolato e dalla quale si affacciano dei musici intenti a suonare diversi strumenti dell’epoca. Con il fine tipicamente barocco di suscitare meraviglia, lo spettatore veniva doppiamente tratto in inganno, contemplando l’immagine di una musica strumentale, mentre l’orecchio ne percepiva una tutta naturale.

7 Ninfeo della Pioggia, particolare, Parco archeologico del Colosseo
8 Ninfeo della Pioggia-particolare della volta, PArCo

Tutto il complesso dei giardini venne di fatto abbandonato a partire dal 1649, quando Ranuccio Farnese, a seguito della disfatta di Castro, lasciò definitivamente Roma per trasferirsi con la sua corte a Parma. Quando poi i Farnese si estinsero e i loro beni passarono nel 1731 ai Borbone, il luogo venne sempre più trascurato. Dopo successivi mutamenti di proprietà gli Horti vennero acquistati nel 1870 dallo stato italiano. Nel tempo, anche per l’evidente ricchezza di ruderi della più alta antichità, vennero condotte numerose campagne di scavo, che per fortuna non hanno portato alla distruzione totale dei monumenti farnesiani.

Particolarmente interessante appare la restituzione al pubblico e agli studiosi della decorazione ad affresco del Ninfeo della Pioggia, che prima era quasi del tutto ignorata. Proprio a causa della criticità conservativa del decoro, a un certo punto questa preziosa testimonianza di arte barocca era stata coperta da una scialbatura e soltanto un restauro degli anni Cinquanta-Sessanta del Novecento aveva permesso la sua riscoperta, cui seguì purtroppo un periodo di lungo oblio, fino all’attuale intervento di restauro, che è stato condotto in modo filologico.

Come ha dichiarato l’archeologa Roberta Alteri, responsabile del progetto

Il restauro degli affreschi ha consentito il recupero integrale dei testi pittorici ancora conservati, che nuove ricerche di archivio attribuiscono alla mano del Modanino, interessante figura del Barocco ancora poco nota agli studi”.

Alfonsina Russo, da parte sua, ha aggiunto:

La rilettura integrale degli affreschi permette oggi di comprendere bene quale fosse la funzione originale del Ninfeo e i suoi usi: uno spazio concepito illusoriamente come una pergola in un giardino, animata da musica e canti, poesia e colte conversazioni all’ombra degli antichi e della natura simulata grazie agli artifici dell’architettura.
9 Ninfeo della Pioggia, particolare, PArCo

In concomitanza con la riapertura del Ninfeo della Pioggia, il Parco ha presentato al pubblico Festa Barocca”, una manifestazione culturale a cura di Alfonsina Russo, Roberta Alteri e Alessio De Cristofaro, che restituisce a questo luogo la sua funzione di spazio-giardino teatralizzato: un modo per rievocare l’effimero della vita di corte dell’epoca, attraverso musica, parole, immagini, suoni.

10 Proiezioni nel Ninfeo della Pioggia
11 Proiezioni nel Ninfeo della Pioggia

È stato inoltre annunciato che il parco ospiterà, a conclusione di questo progetto, un convegno internazionale dedicato ai Ninfei antichi e moderni a Roma e nel Lazio (dal 13 al 15 dicembre 2023) e una mostra intitolata “Splendori farnesiani” (dal 12 dicembre 2023 al 7 aprile 2024), che racconterà al grande pubblico la storia degli Horti Farnesiani dalla particolare prospettiva della cultura immateriale, ricostruendo con opere d’arte e apparati multimediali le atmosfere dell’epoca, senza trascurare ovviamente l’importanza simbolica che i Farnese attribuivano al Palatino, il colle della mitica fondazione di Roma, dove si erano insediati a partire dal 1537 (con il cardinale Alessandro Farnese, nipote di Paolo III), per trasformarlo in un giardino di delizie.

www.colosseo.it

Nica FIORI  5 NOvembre 2023