Helmut Newton. Oltre 200 scatti del grande fotografo in mostra al Museo dell’Ara Pacis.

di Nica FIORI

Bisogna sempre essere all’altezza della propria cattiva reputazione”.

Questa frase ironica, che il grande fotografo Helmut Newton (Berlino, 1920 – Los Angeles, 2004) amava ripetere continuamente, rende bene l’idea di quanto egli fosse provocatorio, rivoluzionario e allo stesso tempo elegante, come emerge dalla mostra che, dopo Milano, è attualmente ospitata a Roma nel Museo dell’Ara Pacis.

La mostra HELMUT NEWTON. LEGACY è stata ideata per celebrare il fotografo a 100 anni dalla nascita e posticipata di tre anni a causa della pandemia.

È curata da Matthias Harder, direttore della Helmut Newton Foundation di Berlino e da Denis Curti, direttore artistico de Le stanze della Fotografia di Venezia, e promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali e da Marsilio Arte.

Per Legacy si intende l’eredità, ovvero ciò che egli ha lasciato ai posteri (in effetti la sua arte continua a offrire spunti di ispirazione e riflessione) e in particolare alla sua Fondazione di Berlino, la città dove è nato e dove è stato sepolto, nello stesso cimitero che accoglie anche la tomba della celebre attrice berlinese Marlene Dietrich.

Oltre 200 scatti, tra i quali diversi inediti, riviste e documenti permettono di ripercorrere la carriera artistica di un uomo, la cui vita cosmopolita sembra scritta già nel suo cognome, Neustädter, che potrebbe tradursi con “nuovo cittadino”, quasi un presagio del futuro successo lontano dalla patria, in nuove città dove avrebbe giocato con lo spirito dei tempi, trovandosi spesso avanti, fino al termine della sua vita. In realtà il suo legame con Berlino, dove era nato da una famiglia ebraica, è stato fondamentale per la sua formazione. Infatti fu lì che iniziò a lavorare come apprendista sotto la guida di Yva, una famosa fotografa di moda, che era anche ritrattista e autrice di nudi, e proprio questi generi saranno quelli trattati dallo stesso Newton. Costretto a lasciare la Germania nel 1938 a causa delle persecuzioni antisemite, dopo una tappa a Singapore egli arrivò in Australia, dove a Melbourne aprì il primo studio di fotografia e anglicizzò il cognome in Newton. Fu lì che conobbe la sua futura moglie, l’attrice June Brunell, che divenne sua assistente di camera oscura, pur continuando l’attività cinematografica.

1 Helmut Newton. Self-portrait at Yva’s studio. Berlin, 1936 © Helmut Newton Foundation

Ma fu a Parigi, dove si era trasferito con la moglie nel 1961, su invito di Vogue Paris, che egli si impose con il suo stile innovativo, diventando uno dei fotografi di moda più ricercati. In quegli anni lavorò anche per Elle France, Vogue UK e per la rivista d’avanguardia inglese Queen. Attraverso queste riviste Newton raggiunse un vastissimo pubblico, molto prima che le sue fotografie cominciassero ad apparire in libri, mostre e musei.

2 Mostra Helmut Newton. Legacy. Museo dell’Ara Pacis

Il percorso espositivo si snoda lungo sei sezioni che raccontano l’evoluzione della fotografia di Newton: dagli esordi degli anni Quaranta e Cinquanta in Australia fino agli ultimi anni di produzione, passando per gli anni Sessanta in Francia, gli anni Settanta negli Stati Uniti, gli Ottanta tra Monte Carlo e Los Angeles e i numerosi servizi in giro per il mondo degli anni Novanta. Alcune fotografie sono relative ai soggiorni italiani, in particolare quelle scattate a Roma della serie Paparazzi e quella raffigurante una modella con una maschera nera sugli occhi, scattata sul lago di Como per Vogue Italia, scelta come immagine guida della mostra. Una donna che indubbiamente trasmette una sensazione di mistero, come del resto altre immagini che vanno ben oltre alla semplice presentazione visiva di un capo d’abbigliamento o di un accessorio.

3 Mostra Helmut Newton. Legacy – foto della serie Paparazzi
Helmut Newton. Italian Vogue. Como Italy, 1996

Fu lui a introdurre per primo nelle fotografie di moda lo storytelling, suggerendo storie di cronaca (come nel caso della sequenza di foto che mostrano una donna fermata alla frontiera e perquisita) o richiami al cinema, in particolare ai film di Alfred Hitchcock, François Truffaut, Federico Fellini, Fritz Lang, David Lynch. Ed è sempre lui che sembra erotizzare tutto guardando in modo seducente le sue modelle, come attraverso il buco di una serratura. Una foto di nudo del 1973 è quella che mostra Charlotte Rampling all’Hotel Nord Pinus (Arles), immortalata in una camera lussuosa, seduta di sbieco su una scrivania antica dove sta poggiando (o forse prendendo) un calice di vino bianco.

5 Mostra Helmut Newton. Legacy – Museo dell’Ara Pacis
6 Helmut Newton, Charlotte Rampling all’Hotel Nord Pinus

Fu in effetti nel 1973 che apparvero le prime foto di nudo sulle riviste, a partire da quella a colori dove il nudo traspare da un impermeabile di plastica trasparente.

Un nudo casto, trattenuto, mentre in seguito egli si sarebbe sbizzarrito fino ad arrivare ai grandi nudi (Big Nudes è il suo libro di maggior successo) di donne che trasmettono un’idea di sicurezza. Sono presenti in mostra le fotografie degli anni Ottanta di modelle vestite e poi riproposte nude nelle stesse pose (Dressed e Naked). Il suo interesse per la tematica del doppio risale già alla metà degli anni Sessanta, quando egli viveva in Francia. Le immagini vengono raddoppiate e vi è pure l’accostamento tra manichini e modelle in carne e ossa. Altre volte l’immagine viene riflessa da uno specchio, e lo stesso fotografo vi appare in un gioco di riflessi. L’ispirazione alla Venere allo specchio e a Las Meninas di Diego Velazquez è particolarmente evidente, mentre l’alternanza di modella vestita e nuda fa certamente pensare alla Maja (vestida e desnuda) di Francisco Goya.

7 Mostra Helmut Newton. Legacy – Museo dell’Ara Pacis
8 Helmut Newton, Dopo Velasquez, Parigi
9 Helmut Newton, Grand Hotel du Cap, Antibes
10 Helmut Newton, Prada, Monte Carlo 1984

Sono presenti anche suggestioni che vengono dal surrealismo, dai racconti fantastici di E.T.A. Hoffmann e perfino dalla pittura di Hieronymus Bosch, come nel caso del coccodrillo che sembra mangiare un corpo umano nudo. In una foto intitolata Grand Hotel du Cap, Antibes (1972, Marie Claire) il riferimento potrebbe essere il Tuffatore della celebre tomba di Paestum.

11 Mostra Helmut Newton. Legacy – Museo dell’Ara Pacis

Le immagini create da Newton negli anni Settanta sono così emblematiche e intramontabili che ancora oggi vengono rivisitate e considerate dei punti di riferimento per molti fotografi.

Alla fine del 1981, Helmut e June Newton si trasferirono a Monte Carlo. Da allora in poi, la coppia trascorse i primi mesi di ogni anno a Los Angeles, dove Newton realizzò molti ritratti di celebrità di Hollywood che frequentava come amici o conoscenti. Nel frattempo continuava a scattare ritratti a June, che dal 1970 aveva intrapreso una carriera di successo come fotografa con lo pseudonimo di Alice Springs.

Ispirandosi alle riviste illustrate della sua giovinezza berlinese, Newton fondò nel 1987 la sua rivista Helmut Newton’s Illustrated, della quale pubblicò quattro numeri a intervalli irregolari. Negli anni Novanta Newton continuò a realizzare fotografie di moda sempre fantasiose, molte delle quali scattate a Monte Carlo e dintorni, ma anche a Berlino, a Parigi o a Miami. Lavorava sempre di meno per le riviste, mentre aumentavano gli incarichi conferiti direttamente dagli stilisti e da altri clienti come Chanel, Yves Saint Laurent, Swarovski, Lavazza, che spesso gli affidavano campagne pubblicitarie su larga scala.

12 Helmut Newton. Amica. Milan, 1982 © Helmut Newton Foundation

Come è stato evidenziato da Matthias Harder, nell’ultimo decennio della sua vita, Helmut Newton veniva ancora ingaggiato da riviste e stilisti perché le sue opere continuavano a trasmettere freschezza spirituale e visiva. Guardando le fotografie dei suoi ultimi anni, tanto permeate dallo spirito dell’epoca, è difficile credere che siano state scattate da un ottuagenario.

13 Cindy Crawford, Monte Carlo 1991 American Vogue
14 Helmut Newton, Help! Donna al telefono, Parigi, 1994

La mostra rispecchia ampiamente quell’idea di seduzione, divertimento e intrattenimento che il fotografo voleva trasmettere.

Ci colpiscono particolarmente le immagini di donne forti e aggressive o anche algidamente sensuali, che sembrano dominare lo spazio.

Le fotografie sono per lo più in bianco e nero, ma non mancano quelle a colori, bellissime nonostante lui fosse daltonico.

Sono a colori alcuni scatti realizzati in Australia, come pure i ritratti di Elizabeth Taylor (in piscina con i suoi gioielli) e Monica Bellucci. Sono in bianco e nero i ritratti di Catherine Deneuve, Hanna Schygulla, Mick Jagger, Andy Wharol, Gianni Versace e tante altre celebrità.

 

15 Mostra Helmut Newton. Legacy – Museo dell’Ara Pacis
16 Helmut Newton , Elizabeth Taylor, Los Angeles

Come già fatto in occasione delle ultime mostre comunali, la Sovrintendenza Capitolina continua il suo impegno per rendere accessibile a tutti il percorso espositivo; pertanto, anche “Helmut Newton. Legacy” presenta audiodescrizioni, video LIS per i sordi e disegni tattili per i ciechi e gli ipovedenti, con approfondimenti su alcune delle fotografie più rappresentative. Per tutto il periodo di apertura dell’esposizione è inoltre previsto un servizio di visite tattili e visite con interpreti LIS gratuite.

Nica FIORI  Roma 23 Ottobre 2023

“Helmut Newton. Legacy”

Museo dell’Ara Pacis, via di Ripetta, 180 – Roma

18 ottobre 2023 – 10 marzo 2024

Orario: tutti i giorni 9,30 – 19,30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura)

Info: www.zetema.it

www.mostrahelmutnewton.it