Successo per l’inaugurazione della stagione di Santa Cecilia partita nel nome di Roma.

di Claudio LISTANTI

Lo scorso 12 ottobre è partita con successo la Stagione concertistica 2022-2023 dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia. La serata con musiche di Respighi e Liszt è stata completamente dedicata a Roma. Sul podio dell’Orchestra e del Coro di Santa Cecilia il direttore ungherese Iván Fischer con una parte cinematografica in prima assoluta affidata al regista Yuri Ancarani.

Per riferire della serata inaugurale della stagione, che comunque ha destato alcune perplessità, che si è svolta lo scorso 12 ottobre presso la Sala Santa Cecilia dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone, e conclusa da un buon successo tributato da un pubblico che esauriva la sala, occorre iniziare dalla particolarità della serata.

Fig. 1 L’esterno dell’Auditorium Parco della Musica per la serata inaugurale della Stagione Sinfonica 2023-2024.

Certo, ogni inaugurazione di stagione è comunque sempre particolare, ma l’apertura della Stagione Sinfonica 2023-2024 della prestigiosa istituzione musicale romana, lo è stata forse un po’ di più.

Questo non solo per i contenuti artistico-musicali, dei quali parleremo dopo, ma anche per il fatto che dopo più di tre lustri non c’era la bacchetta di Antonio Pappano a catalizzare l’attenzione degli appassionati e degli addetti ai lavori. Tale condizione ha reso la serata forse un po’ meno ‘charmante’ , seducente, elementi che si potevano riscontrare inoltrandosi all’interno del pubblico che, comunque, era quello della grandi occasioni, uno stato di fatto, forse, anche accresciuto dall’assenza di una grande pagina sinfonico-corale che in diversi occasioni era stato incipit privilegiato anche se dobbiamo riconoscere che il programma proposto, come spiegheremo meglio in seguito, possedeva per altre vie espressive un certa coralità di insieme.

Questa che è iniziata in questi giorni è una stagione importante per l’Accademia di Santa Cecilia, proprio perché gli organizzatori si trovano di fronte all’avvicendamento di Antonio Pappano, la cui ‘luce’ illuminava le proposte musicali in cartellone. La nuova strada è stata già individuata con la nomina a direttore musicale di Daniel Harding ma che potrà stare saldamente al timone solamente dalla futura stagione 2024-2025. Gli avvicendamenti alla guida di importanti organismi musicali, come in molti altri aspetti della vita, rientrano nell’ordine delle cose ma l’Accademia di Santa Cecilia, grazie a tutti i collaboratori del settore artistico, ha tutte le qualità per proseguire il suo più che centenario cammino con immutata efficacia ed incisività. Già in questo concerto che abbiamo ascoltato si riesce a percepire una certa continuità e coesione.

Il concerto che ha aperto la Stagione Sinfonica 2023-2024 era strutturato in maniera inusuale e può essere considerato un vero e proprio Omaggio alla Città di Roma. Realizzato in collaborazione con il Bridging Europe Festival di Budapest con il quale Santa Cecilia ha operato importanti scambi culturali ma, anche, con la Festa del Cinema, che sarà ospite dell’Auditorium Parco della Musica dal 18 al 29 ottobre prossimi.

Fig. 2 Una immagine fotografica del 1934 del compositore Ottorino Respighi.

La parte musicale prevedeva l’esecuzione della cosiddetta ‘Trilogia romana’ di Ottorino Respighi (termine a quanto sembra non coniato dal compositore ma dalla moglie Elsa) che riesce a comunicarci con efficacia il contenuto che si articola in tre ‘poemi sinfonici’ ispirati alla magia architettonica ed ambientale di Roma. I Pini di Roma, le Fontane di Roma e Feste Romane è considerato un ‘corpus’ di composizioni unico e coerente, che  con i suoni trasmette immagini e sensazioni rimaste inalterate nel tempo che ancora oggi riescono a catturare l’immaginazione dell’ascoltatore.

I tre capolavori respighiani erano intercalati da due brani corali di Franz Liszt, Dall’Alma Roma e O Roma Nobilis, brevi ma suggestive composizioni che riuscivano ad accresce il fascino musicale dell’intera serata.

Ma la ‘specialità’ della serata è stata senza dubbio l’accoppiamento alla parte musicale di una parte video affidata ad un artista tra i più in vista di oggi, il regista cinematografico Yuri Ancarani, noto soprattutto per i suoi lavori di carattere documentaristico autore di un contributo visivo prodotto da Dugong Films con la collaborazione di Archivio Luce Cinecittà per essere proiettato parallelamente all’esecuzione musicale.

Fig. 3 Un momento della serata inaugurale della Stagione Sinfonica 2023-2024 di Santa Cecilia.

La struttura del concerto, almeno nell’intento degli autori, era quella della ricerca di una nuova forma di spettacolo che compendiasse le raffinatezze della musica a quella delle immagini, forse espressione di una moderna e più attuale ‘coralità’ per una monumentalità da contrapporre a quella puramente musicale poco prima citata a proposito di quelle composizioni, spesso prescelte per l’apertura delle stagioni, che avevano la ‘coralità’ come elemento costitutivo.

Ancarani ha costruito la sua opera visiva non come puro e semplice commento di immagini alle sensazioni prodotte dai capolavori musicali eseguiti ma, anzi, ne ha ribaltato i ruoli producendo una sorta di lungometraggio del quale i tre poemi sinfonici ne costituivano la colonna sonora. La sua idea di base è stata quella di celebrare Roma come la città del Grande Cinema. “Le monumentali rovine millenarie della città si trasformavano in un mastodontico set a cielo aperto” ha dichiarato lo stesso Ancarani e queste parole, meglio di ogni altre, ci possono dare la misura e la base della sua realizzazione.

Sono stati utilizzati documenti video tratti dall’Archivio Luce Cinecittà che hanno dato inizio ad un viaggio nel tempo partendo dalla nascita dei grandi studi di Cinecittà, la città del cinema, che con gli anni si è sviluppata fino a divenire vero centro propulsivo dell’arte cinematografica che ha visto Roma protagonista di grandi ed indimenticate produzioni cinematografiche che hanno condotto nella nostra città i più grandi attori e registi non solo dal nostro paese ma da tutto il mondo.

Ma Ancarani cerca di dare una risposta alla domanda di ciò che ne rimane oggi di quello splendido fulgore. A esplorare i luoghi arriva un giovane cowboy con il suo cavallo che visita i luoghi archeologici attraversando quelli più significativi della Città Eterna, una esplorazione alla quale contrappone la rappresentazione dei set cinematografici con il retro delle scene e la citazione delle abili maestranze che hanno contribuito al grande successo dell’arte cinematografica a Roma, le cui illimitate bellezze rendono la città un vero e proprio ‘studio cinematografico’ sterminato integrato anche da bellezze naturalistiche, veri tesori microcosmici dimostrati da splendide e particolareggiate riprese effettuate nei parchi naturali e  archeologici dei quali la città è piena.

Un’opera cinematografica, quella di Yuri Ancarani, ben fatta tecnicamente e per certi versi molto suggestiva, prodotto indiscutibile della sua esperienza di documentarista che però, a nostro giudizio, ha irrimediabilmente relegato la pregevole parte musicale in secondo piano.

Fig. 4 Il film di Yuri Ancarani durante l’esecuzione del 12 ottobre.

Come è noto i tre capolavori di Respighi sono tra i più significativi dei primi anni ’30 del novecento. La figura di Ottorino Respighi, inoltre, è particolarmente legata alla città di Roma dove si trasferì dalla nativa Bologna nel 1913 fino al 1936 anno della sua scomparsa. Fu docente di composizione del Conservatorio Santa Cecilia, istituzione che diresse negli anni compresi dal 1923 al 1926. Questa sua attrazione per la città si tradusse nei tre Poemi Sinfonici eseguiti nel presente concerto con i quali rese in musica le suggestioni e le sensazioni scaturite durante tutta la sua permanenza in città. Allo scopo utilizzò la forma del ‘poema sinfonico’ in Italia poco frequentata dai musicisti, indispensabile per la ‘descrizione’ di immagini, ambienti e sensazioni, realizzati per merito delle sue doti di raffinato orchestratore formatesi grazie a maestri come Giuseppe Martucci, specializzatosi poi anche con un altro grande orchestratore, Nikolaj Rimskij-Korsakov.

Due delle tre composizioni eseguite nella serata hanno un forte legame con l’Orchestra dell’Accademia di Santa Cecilia che eseguì le prime assolute di Fontane di Roma l’11 marzo 1917 con la direzione di Antonio Guarnieri e di Pini di Roma il 14 dicembre 1924 sotto la guida dello storico direttore ceciliano Bernardino Molinari. Feste Romane invece furono tenute a battesimo dal grande Arturo Toscanini il 21 febbraio del 1929 presso la Carnegie Hall di New York.

Come il nostro lettore comprenderà la ‘Trilogia Romana’ è costituita da musiche di grande spessore che debbono essere ‘fruite’ con particolare concentrazione per entrare nello spirito di ciò che Respighi scrisse, dalle sensazioni paesaggistiche e visionarie dei Pini di Villa Borghese e del Gianicolo al misticismo di quelli presso le Catacombe per giungere allo sfilare trionfante delle legioni romane sulla Via Appia. Ad essi si contrappone così lo scrosciare dell’acqua dalle splendide fontane di Roma colte in particolari momenti della giornata. Quella di Valle Giulia al sorgere del sole che emana i suoi primi, tenui, raggi e il gioco ‘mitologico’ dei delfini intorno al Tritone ai quali sopraggiungono quei colori, che solo Roma riesce a dare, del pomeriggio qui immaginato di fronte alla Fontana di Trevi immagini che si spengono poi nella poesia del tramonto visto dalla fontana di Villa Medici. A chiudere le sensazioni festose, quelle dei gladiatori dei Circenses, dei pellegrini della Roma medioevale de Il giubileo a quelle più moderne delle scampagnate ai Castelli Romani de l’Ottobrata e le sensazioni dal ritmo quasi ‘stravinskjiano’ della festa più popolare di Roma, ancor’oggi sopravvissuta nello spirito, La Befana.

Fig. 5 Il moderno cowboy tra le rovine archeologiche di Roma antica

Purtroppo la presenza del filmato ha disturbato la percezione di questa magnificenza sonora le cui immagini hanno tolto concentrazione allo spettatore ed al valore delle musiche che si percepivano come ‘colonna sonora’, un genere certo non secondario e importante per la storia della musica come dimostra la grandezza e la fama ottenuta da Ennio Morricone in questo campo al quale, oltretutto è dedicato l’Auditorium di Roma. Sono musiche, queste, create espressamente per un soggetto specifico che la creazione cinematografica rappresenta e non, come in questo caso, conseguenza di una operazione ‘inversa’ che ne ha limitato la loro originaria espressinvità.

I due brani di Franz Liszt hanno, invece, dato sacralità alla serata. Sono due brevi brani corali O Roma nobilis per coro misto R514 e Dall’Alma Roma per coro e organo ad libitum R502. Il primo fu scritto da Liszt nel periodo 1867-1868 in onore di Pio IX suo grade estimatore e l’altro nel 1879 quando il compositore ungherese fu nominato canonico onorario di Albano, con il quale sviluppa il testo di un poema medioevale che i pellegrini cantavano al loro arrivo presso le tombe di San Paolo e San Pietro. Un canto colmo di misticismo la cui sacralità è dimostrata, come messo in evidenza nelle note del programma di sala curate da Nicola Cattò, dal fatto che nel 1950 divenne l’inno ufficiale dell’Anno Santo.

Per queste due composizioni c’è da segnalare la prova del Coro dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia guidato da Andrea Secchi e dell’organista Silvio Celeghin.

L’esecuzione musicale guidata dal direttore ungherese Iván Fischer è risultata nell’insieme poco intensa e non molto incisiva nel trasmetterci tutte quelle sensazioni delle quali abbiamo prima citato, forse anch’essa penalizzata dalla presenza della proiezione cinematografica. Comunque Fischer ha curato senza dubbio ritmi e dinamiche dei suoni grazie anche alle qualità dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di Santa Cecilia che si dimostra sempre compagine di valore.

Come già accennato il concerto si è concluso con un notevole successo di pubblico che ha dimostrato di gradire la proposta riservando applausi non solo per Fischer e l’Orchestra e il Coro ma anche per il regista Yuri Ancarani chiamato a gran voce al proscenio.

Claudio LISTANTI   Roma  15 Ottobre 2023