Riemergono dai depositi gli affreschi di Angelo Michele Colonna per il Palazzo Niccolini in via dei Servi a Firenze. Si attende il restauro.

di Selene CAVALLINI

Il Provveditorato alle Opere Pubbliche in sinergia con la Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio per la città metropolitana di Firenze e le province di Pistoia e Prato hanno comunicato l’importante ritrovamento del ciclo di affreschi eseguito da Angelo Michele Colonna per il Palazzo Niccolini in via dei Servi a Firenze.

Nel 1956, prima di destinare il Palazzo Niccolini a sede del Provveditorato alle Opere Pubbliche, poiché la Galleria si presentava già ridotta di un terzo della sua estensione originale, fu deciso di strappare gli affreschi, trasferirli su tela e portati nei depositi. Da quel momento degli affreschi sono state perse le tracce, a favorirne la dispersione ha contribuito la mancata ricollocazione dell’opera negli anni seguenti ma soprattutto l’alluvione del 1966.

Le ricerche dell’architetto Clausi, funzionario della Soprintendenza, all’interno dell’archivio Niccolini hanno permesso di rintracciare il pagamento di Angiolo Michele Colonna confermando l’importanza e la magnificenza del ciclo e stimolando la ricerca all’interno dei depositi tra i materiali di provenienza ignota.

Non si è fatto attendere ulteriormente il ritrovamento all’interno dei depositi della Soprintendenza, grazie anche alla collaborazione con la dottoressa Vanessa Gavioli, responsabile dei depositi, e con l’architetto Hosea Scelza, funzionario competente per territorio.

La dottoressa Clausi ha commentato la scoperta definendo lo strappo dell’affresco ben fatto; chi lo ha eseguito inoltre ha lasciato indicazioni per consentire la ricostruzione del ciclo nella sua interezza. Nonostante ciò l’affresco presenta ad oggi diverse alterazioni di cromia, alcune parti sono più leggibili rispetto ad altre, questo sia per il trauma che inevitabilmente lo strappo provoca, sia per l’arrotolamento cui sono sottoposti quasi tutti gli affreschi una volta strappati,  oltre alla giacenza nei depositi per oltre sessant’anni.

Il ciclo è composto da una serie di architetture dipinte che ricoprivano pareti e soffitti degli ambienti della Galleria realizzata presso Palazzo Niccolini nell’ambito dei lavori di ammodernamento commissionati da Filippo, marchese di Ponsacco e Camugliano, allora proprietario del Palazzo.

La bellezza del Palazzo merita una breve digressione sulla sua storia. Fu costruito nel 1548, il nome in origine era Palazzo Ciaini da Montauto e fu voluto su commissione dell’omonimo mercante, desideroso di dare legittimazione al suo status sociale.

Alla morte di Bastiano da Montauto il palazzo passò in eredità al fratello Matteo ed in seguito al nipote Benedetto per poi essere venduto nel 1575/6 al senatore Giovanni di Agnolo Niccolini nel 1576, il quale andò ad abitare subito e probabilmente pensò fin dall’inizio di apportarvi delle modifiche, ampliandolo verso il giardino interno. Nel 1594 la Fabbrica viene abbellita con la costruzione di una loggia terrena, sul fianco del palazzo che prospetta sul giardino.

Nel 1611, alla morte di Giovanni, il palazzo passa in eredità a suo figlio Filippo (1586 – 1666), che aveva acquistato anche la grandiosa villa medicea di Camugliano presso Pontedera diventando il primo marchese di Ponsacco e Camugliano. E’ a lui che si deve la costruzione della loggia, al di sopra di quella terrena, verso la metà del secolo, e la maggior parte delle pitture che adornano le sale ed i soffitti. Le vicissitudini e i cambi di proprietari del Palazzo sono numerosi, fu adibito agli usi più disparati, fino a diventare sede della Casa del Fascio.

Nel 1944 – per effetto della legge n. 159 del 27/07/1944 – Palazzo Niccolini passa allo Stato italiano in quanto bene appartenente al cessato partito nazionale fascista, proprio in quel periodo di transizione fra il ritiro delle truppe fasciste da Firenze e l’acquisizione da parte dello Stato il Palazzo fu adibito agli usi più disparati, fino a destinandolo ad uffici del Provveditorato alle Opere Pubbliche della Toscana e della Ragioneria Regionale dello Stato.

In quel momento si rese necessario un adattamento degli ambienti nonché un profondo restauro, condotto in accordo con gli uffici della Soprintendenza ed eseguito negli anni 1956-57. Quello che  ha stravolto maggiormente l’aspetto del Palazzo è la demolizione della Galleria per ricostituire la loggia originaria. Gli affreschi del Colonna che si trovavano lì vennero quindi staccati e riportati su tela mentre furono costruite delle volte ad immagine e somiglianza di quelle sottostanti.

Un ritrovamento dunque importante, che ha meritato l’attenzione anche da parte di molti studiosi che auspicano gli affreschi vengano ricollocati nel luogo originale. Il prossimo passaggio sarà quello di restaurare l’opera, per questo sono stati stanziati dei fondi da parte del Provveditorato che metteranno l’opera di essere fruita.

Selene CAVALLINI   Firenze 13 settembre 2020