Le inquietanti scenografie di Anselm Kiefer a Palazzo Ducale (Venezia, fino al 29 ottobre)

di Roberto SGARBOSSA

Anselm Kiefer

“Questi scritti, quando verranno bruciati, daranno finalmente un pò di luce” (Andrea Emo)

Venezia, 26 marzo-29 ottobre 2022 Palazzo Ducale

a cura di Gabriella Belli e Janne Sirén

A Venezia in occasione della 59a Biennale d’Arte nelle prestigiose sedi di Palazzo Ducale e delle Gallerie dell’Accademia & Palazzo Manfrin ha preso il via il 26 marzo e segue il 20 aprile le mostre site-specific di due figure iconiche del panorama dell’arte Contemporanea: Anselm Kiefer e Anish Kapoor.

A parte le stesse iniziali questi due artisti non hanno nulla da spartire. Il primo con le sue opere invade lo spazio con giganteschi dipinti carichi di materia densa simulando con colori acidi e terre bruciate spazi postnucleari, il secondo con le sue sculture minimal-concettuali nega il rapporto con lo spazio fisico presentando misteriosi oggetti che vengono risucchiati in un sacrale universo di buchi neri antimaterici.

Il titolo della mostra di Kifer sopra riportato inscrive e graffia orizzontalmente il primo gigantesco quadro che apre la mostra nella Sala della Quarantia Civil Nova, antica sede del tribunale che giudicava le cause civili e criminali dal XII secolo. I due giganteschi Leoni simboli della Serenissima dipinti nel XV secolo da Donato Bragadin e Jacobello del Fiore sono coperti e dunque negati da una inquietante concava scenografia di 150 metri quadrati realizzata ad emulsione, acrilico, olio, gommalacca, legno cauterizzato, carboncino, libri (irrimediabilmente) bruciati e filo metallico su tela. (Fig 1)

Centinaia di migliaia di bastoncini carbonizzati piantati in file ordinate si distendono in prospettiva su una parabola che piega le coordinate spaziali su una infinita tela segnando un campo della memoria illimitato e senza tempo a ricordo di una mancanza, o un lutto misterioso, dove il genere umano e la storia sono esclusi per far posto ad una natura devastata e oltraggiata irreparabilmente. Dei libri bruciati  sospesi  in primo piano non possono più essere letti perché danneggiati sine remedio. La frase del filosofo Andrea Emo (1901 – 1983) è un  monito preveggente e ironico sulla caducità del mondo e delle azioni umane ridotte a cenere e polvere.

Il tema dell’olocausto continua nell’adiacente e immensa sala dello Scrutinio. In origine ospitava le raccolte di manoscritti lasciati dal Petrarca e dal Bessarione, confluiti poi nella libreria sansoviniana. Il disastroso incendio del 1577 che colpì il Palazzo Ducale non risparmiò questa sala che fu ricostruita e decorata da Andrea Vicentino con l’immensa Battaglia di Lepanto e da  Palma il Giovane con il Giudizio Universale. Il soffitto riccamente dipinto, scolpito e dorato, realizzato da Cristoforo Sorte, inscena episodi della storia militare della Serenissima. (Fig.2).

Kiefer nuovamente non interagisce minimamente con le decorazioni parietali della sala ma la ricopre sbarrandole senza  mezze misure con un’opera che per estensione si può definire ciclopica. Qui ripropone l’incendio di Palazzo Ducale del quale rimane in piedi solo la struttura fatta di marmi anneriti dal fumo. Alla base delle gotiche colonne fiorite scintilla minacciosa l’acqua alta. Nel cielo sventola la bandiera con il dorato leone di san Marco. (Fig.3).

Alla base una fila interminabile di vestiti, forse uniformi, testimoniano una umanità assente, astratta e probabilmente estinta.

Nella parete opposta ripresenta  un nuovo infinito campo della morte incontrato già nella prima sala. (Fig.4).

Usa un impasto di argento riflettente come colore dominante per imitare la luce di un paesaggio lunare innevato, che ricorda la freddezza dei monumenti funebri scolpiti in marmo. Alzando lo sguardo una bara di latta sospesa, aperta e profanata, espone i resti metallici di  un gisant che allude  alle spoglie mortali di san Marco per l’evidente riferimento al quadro dipinto da Tintoretto del Ritrovamento del santo Patrono di Venezia ora custodito nella Pinacoteca di Brera.

Il settantasettenne artista e filosofo con l’impressionante attualità di questa sua opera  pensata durante la  pandemia e prima della  sciagurata invasione della Russia in Ucraina fa riflettere sui temi esistenziali che assillano da sempre l’essere umano. L’arte contemporanea approda a Palazzo Ducale per una narrazione fantastica e  inquietante. Una cronaca con poche certezze e molti dubbi.

“A volte succede che ci sia una convergenza tra momenti passati e presenti, e quando questi si incontrano si sperimenta qualcosa di simile alla immobilità nell’incavo dell’onda che sta per infrangersi. Avendo origine nel passato ma appartenendo in fondo a qualcosa di più di esso, questi momenti fanno parte tanto del presente quanto del passato, e ciò che generano è importantissimo”.

Anselm Kiefer

Roberto SGARBOSSA Venezia 10 aprile 2022 (Foto dell’autore)