La Fotografia europea a Reggio Emilia, dal 2006 alle RIVOLUZIONI. Ribellioni, cambiamenti del 2018 (fino al 17 giugno)

di Alessandro BRINTAZZOLI

“…la possibilità, attraverso l’immagine, di guardare al mondo come non lo si è mai fatto prima.” (Luigi Ghirri)

E’ da questa suggestiva affermazione del fotografo scandianese Luigi Ghirri che nel 2006 a Reggio Emilia inizia la manifestazione internazionale FOTOGRAFIA EUROPEA.

La fotografia rappresenta un punto di partenza fondamentale per riflettere e capire il complesso intreccio tra società e contemporaneità. Trattandosi però di una riflessione a tutto campo sull’immagine contemporanea, si confrontano sul tema non solo fotografi ma anche intellettuali, artisti, filosofi e scrittori. E così dal 2006 ogni anno diversi artisti sono chiamati a confrontarsi su particolari tematiche attraverso la fotografia e le parole.

La prima edizione concentrò tutte le iniziative nell’arco di una settimana, tanto che la manifestazione diventò nota come “settimana della fotografia europea”. Il programma principale ruotava intorno a due temi principali: “storie urbane” e “al limite, arte e fotografia tra gli anni Sessanta e Settanta”.

Fu questo un pretesto e insieme un’occasione per il Comune di Reggio Emilia per esplorare la propria identità nell’orizzonte europeo. L’obiettivo del programma fu proprio sollecitare una riflessione sui luoghi, le identità, i bisogni, le aspirazioni, i progetti delle nostre città ma fu soprattutto l’avvio di un più ampio progetto di valorizzazione di un patrimonio culturale di rilievo che colloca Reggio Emilia, la Fototeca della Biblioteca Panizzi ed il suo Archivio Ghirri tra i luoghi più significativi della fotografia contemporanea.

Sin da subito la “fotografia europea” a Reggio Emilia coinvolse tutta la città da associazioni, circoli culturali, librerie, caffè, ristoranti che divennero luogo di intrattenimento culturale dove pubblico, autori e artisti ebbero la possibilità di incontrarsi e confrontarsi. E fu proprio questo incontro tra “professionisti”, “amatori” e “pubblico” a decretare il successo dell’evento.

Già l’anno successivo (2007 le città, l’Europa) oltre alla settimana centrale dell’evento si prolungò l’apertura delle mostre fino a giugno. Inoltre numerose iniziative collegate al circuito principale si susseguirono come mostre gratuite organizzate da vari circoli culturali. La città diventò così un museo a cielo aperto ed ovunque (non solo nel centro storico) si potevano trovare e visitare mostre fotografiche.

Finalmente anche a Reggio Emilia si respirava un’aria realmente europea.

Fu poi l’anno successivo (2008 umano troppo umano) a decretare la nascita di un vero e proprio circuito alternativo libero ed indipendente alla fotografia europea chiamato OFF. Nato dalla spontanea iniziativa delle persone, anno dopo anno si ampliò arrivando a coinvolgere tutto il tessuto urbano grazie alla partecipazione dei privati che iniziarono ad organizzare, autonomamente, mostre ed eventi a Reggio Emilia, contribuendo quindi ad animare la città e a renderla ancora più attraente durante tutta la durata della manifestazione.

Dal 2008 in avanti le mostre collegate (denominate in seguito “circuito OFF”) hanno acquisito sempre più importanza nel corso degli anni con collettive e mostre personali molto interessanti.

Ma se da una parte il “circuito OFF” ha contribuito in maniera importante a portare visitatori e curiosi da ogni parte dell’Italia, nello stesso tempo, a detta di alcuni, la qualità delle opere in mostra non è sempre stata all’altezza rendendo la fotografia europea più una festa cittadina che un evento culturale di livello. Infatti chiunque allo stato attuale può partecipare al circuito OFF, basta trovare un luogo dove esporre. La mancanza di una selezione da parte di un gruppo di esperti potrebbe allontanare i fotografi di fama internazionale da Reggio Emilia. Inoltre spesso in questo circuito troviamo mostre non inerenti al tema dell’anno o “interpretazioni” troppo ardite.

Meglio quindi una “élite fotografica” o una “fotografia alla portata di tutti”?

Personalmente opto di più per la seconda ipotesi, in quanto la fotografia, come qualsiasi altra forma d’arte, deve unire, amalgamare ed emozionare tutti indistintamente. E anche da una fotografia non di livello si può imparare qualcosa.

I temi con cui gli artisti si sono confrontati nel corso degli anni sono stati i più vari e disparati:

2009 eternità: il tempo dell’immagine

2010 incanto: uno sguardo sul mondo

2011 verde bianco rosso: una fotografia dell’Italia

2012 vita comune: immagini per la cittadinanza

2013 cambiare: fotografia e responsabilità

2014 vedere, uno sguardo infinito

2015 effetto terra

2016 la via Emilia: strade, viaggi, confini

2017 mappe del tempo: memoria, archivi, futuro

E il 2018? Vediamo in anteprima cosa ci dobbiamo aspettare.

RIVOLUZIONI. Ribellioni, cambiamenti, utopie è il tema centrale.

Come leggiamo dal sito ufficiale: “L’attenzione quindi si focalizza sulle rivoluzioni come momenti e pratiche della ribellione, del cambiamento, del rinnovamento, che possono avere un immediato riscontro, portare a conseguenze dirette, ma che possono anche mantenere quel carattere utopico che ne caratterizza spesso l’origine ideale, o quel carattere di ritorno su se stesse delle cose. Ma che significato può avere oggi il termine rivoluzione? Come si può rappresentare fotograficamente la rivoluzione oggi?” Lo scopriremo attraverso gli scatti di artisti professionisti nel circuito ON (20-22 aprile e mostre fino al 17 giugno) e anche nel circuito OFF.

Per non trovarsi impreparati davanti all’ampia scelta che la città ci offrirà voglio segnalare un’artista particolarmente attesa del circuito ON assolutamente da vedere e alcuni luoghi sia del circuito ON sia di quello OFF da non perdere.

Per il circuito ON senza ombra di dubbio iniziamo con l’artista Carla Cancianti con la sua mostra personale MUTAZIONI (Galleria d’arte Spazio Aperto, via S. Pietro Martire 2/F, Reggio Emilia, 21 aprile – 17 giugno 2018).

Per chi ancora non la conoscesse, Carla è una artista e designer di fama internazionale. Nella sua lunga carriera ha ideato e progettato immagini per media e situazioni diverse: dal teatro d’avanguardia ai grandi sistemi multimediali, dalla comunicazione visiva per grandi aziende e istituzioni al mondo della cultura. Dal 2009 poi è tornata alla ricerca artistica pura, a cui attualmente si dedica in forma esclusiva. Pittura, fotografia, fotomontaggio sono gli strumenti del suo linguaggio espressivo. Diversi suoi progetti sono stati selezionati per pubblicazioni ed esposizioni di arte e di design, in Italia e all’estero.

Come leggiamo dallo storico dell’arte Costantino D’Orazio, Carla nel suo “lavoro” MUTAZIONI “manipola l’architettura, offrendo ai nostri occhi scorci e superfici che neanche geni audaci come Zaha Hadid o Frank O. Gehry potrebbero mai concepire. Il suo lavoro paziente e delicato sulla materia è frutto di uno studio attento delle forme, che vengono assecondate nel caso della Fontana di Trevi, capolavoro del Barocco romano, o spezzate senza alcuna timidezza quando a farne le spese è il cosiddetto Colosseo Quadrato”.

Tutte le fotografie stampate su carta cotone vengono poi manipolate da Carla creando un effetto tridimensionale unico, assolutamente da apprezzare dal vivo. Quelle che si osservano sono scene di capitolazione. Ripiegate, sottomesse al gesto attento di una manomissione che le trasfigura. Queste rappresentazioni di rappresentazioni domandano quale può essere, e se ancora c’è, il senso di una loro presenza, di un loro monitus nella coscienza sociale del nostro tempo.

Presso i Chiostri di San Domenico, dove la parola d’ordine è Iran (tema molto attuale), troveremo fotografie e video di 9 artisti: Gohar Dashti, Shadi Ghadirian, Mohammad Ghazali, Ghazaleh Hedayat, Mehran Mohajer, Ali Nadjian, e Ramyar Manouchehrzadeh, Mohsen Rastani, Newsha Tavakolian.

A Palazzo Magnani si indaga la genesi delle trasformazioni nel modo di concepire e vivere la sessualità tra gli anni ‘60 e ’70, attraverso oltre trecento reperti d’epoca: sequenze cinematografiche, fotografie d’autore, fumetti, rotocalchi, libri, locandine di film, brani musicali, installazioni multimediali, ambientazioni con oggetti di design, musica e molto altro.

Nella splendida location di Palazzo da Mosto troveremo oltre centoventi fotografie di Joel Meyerowitz dalla street-photography dei primi anni ‘60 ai monumentali scenari della costa atlantica ripresi in ogni dettaglio con una macchina di grande formato.

Per quanto riguarda invece il circuito OFF da segnalare sicuramente l’immancabile appuntamento all’atelier viaduegobbitre che è un collettivo di artisti, creativi e operatori culturali tra i più visitati della fotografia europea. Qui troveremo le opere di Ermanno Foroni nella mostra “Traspare in Te” ed Enrico Barbieri nella mostra “Utopia della Luce

E’ d’obbligo una passeggiata lungo tutta la centrale via Roma, piena di mostre, ed un passaggio (magari durante l’opening musicale il 27 aprile alle ore 19) presso Gate Parrucchieri in viale Ettore Simonazzi 13 che ospita quest’anno la mostra personale del fotografo brintax Sarajevo..oggi”. Qui troveremo otto pannelli in grande formato accompagnati da altre venti fotografie a contorno dell’esposizione. L’intento è mostrare Sarajevo oggi, nel 2018, ad oltre vent’anni dalla guerra e dall’assedio che l’hanno trasformata nel profondo, e le ferite che ancora porta dentro di sè con una dignità ed una forza unici.

Durante l’opening si potrà assistere anche ad una videoproiezione ricca di immagini suggestive e di riflessioni che non potrà non emozionare.

Alessandro BRINTAZZOLI    Reggio Emilia aprile 2018