Entusiasmo alla IUC per i capolavori del giovane Haydn, interpretati da Fabio Biondi e la sua Europa Galante

di Claudio LISTANTI

Il nome di Franz Joseph Haydn è molto importante nell’ambito della Storia della Musica in quanto è uno di quegli artisti che assumono un ruolo di ‘ponte’ tra stili di epoche diverse, per una figura ‘ideale’ che prende per mano l’esperienza del passato, ormai giunta alla piena maturazione dell’espressione, suggerendo un percorso verso il futuro necessario ad un rinnovamento degli stili che ne garantisca il proseguo attraverso una diversa modalità che porti a esperienze artistiche ed estetiche nuove e più aderenti ai tempi.

Fig. 1 Il musicista Franz Joseph Haydn in un ritratto di Thomas Hardy del 1792.

Concretamente Haydn, vissuto tra il 1732 e il 1809, con una attività compositiva che va dalla metà del ‘700 fino al resto della sua vita che vide nascere l’800, si trovò in una condizione anagrafica ideale per assumere queto ruolo di ‘ponte’ poco prima citato.

Raccolse l’eredità dell’ultimo ‘barocco’ che proiettò i suoi effetti almeno per un trentennio del XVIII secolo abbinando ad essa le prime esperienze musicali di questo nuovo secolo per porre le basi di un nuovo modo di intendere la musica che si sono rivelate del tutto solide in quanto, dal loro sviluppo, nasce buona parte della grande stagione dell’800 musicale.

Questa condizione rende Haydn ad considerato il padre, pressocché assoluto, del quartetto d’archi e della sinfonia, due generi musicali che hanno rivestito una importanza fondamentale per tutto il XIX secolo se solo si pensa alle proficue prove che, in questi due campi, diedero eccellenti geni come Wolfgang Amadeus Mozart e Ludwig van Beethoven, esperienze consolidate alla grande dai compositori dell’intero ‘800 fino a giungere alla straordinaria evoluzione contenuta nei capolavori di Johannes Brahms.

Fig. 2 Il musicista Nicola Porpora in un ritratto di ignoto napoletano. Bologna, Museo internazionale e biblioteca della musica.

Per comprendere meglio l’evoluzione artistica di Haydn occorre dare qualche cenno sulla sua vita di compositore. La scintilla del genio scoccò quasi subito. Da bambino già suonava cembalo e violino ed importanti furono anche le sue esperienze vocali che lo videro ricoprire le parti soliste del coro. Vienna, la straordinaria capitale della musica di allora, ebbe enorme importanza per la sua preparazione. Molto contribuì la conoscenza fatta nella città austriaca con il napoletano Nicola Porpora del quale lo stesso Haydn scrisse di essere stata una delle figure determinanti per il consolidamento della sua arte compositiva. Per quanto riguarda la parte strumentale molta fu l’ammirazione per Carl Philipp Emanuel Bach, il più importante e più famoso dei figli del grande Bach. Da non trascurare, per la sua formazione, la figura del compositore milanese Giovanni Battista Sammartini e di un altro compositore italiano coevo, Antonio Brioschi, entrambi considerati tra i più importanti precursori del classicismo musicale.

Fig. 3 Una veduta aerea del Castello di Eszterháza

L’arte musicale di Haydn ebbe poi notevole consolidamento con altre esperienze di alto livello, come quella di vice kapellmeister presso la Corte dei principi ungheresi Esterházy ad Eisenstadt, una delle famiglie aristocratiche più sensibili alla passione musicale. Nel 1766 divenne primo kapellmeister presso Castello di Eszterháza, la sfarzosa residenza che il principe Nicola I Esterházy fece erigere nella città di Fertőd, in Ungheria,  che proprio in quell’anno fu inaugurata. In questo palazzo Haydn divenne ‘dominus’ assoluto per quanto riguarda ogni scelta musicale in esso compiuta. Alla morte del principe lasciò il palazzo e la sua attività, si spostò a Londra per due lunghi soggiorni compresi tra il 1791 e il 1795, che consolidarono ulteriormente la sua esperienza di musicista soprattutto grazie alla conoscenza diretta dei capolavori oratoriali di Händel. Concluse la sua vita a Vienna nel 1809.

Il catalogo delle opere musicali di Franz Joseph Haydn è piuttosto sterminato, testimonianza della sua prolificità nella creazione musicale e comprende molti generi musicali tra i quali, oltre quartetti per archi e sinfonie, numerose opere liriche e oratori, concerti per strumenti solisti, sonate, divertimenti.

Fatte queste brevi premesse si può apprezzare maggiormente la valenza artistica del concerto che l’Istituzione Universitaria dei Concerti ha inserito, lo scorso 8 marzo, nella sua multicentrica stagione affidando l’esecuzione ad uno dei più importanti interpreti per questo genere di repertorio: il violinista e direttore Fabio Biondi.

Fig. 4 Fabio Biondi ed Europa Galante all’inizio del concerto della IUC di martedì 8 marzo © Federico Priori.

Il programma presentato era del tutto funzionale, in un certo senso, a ‘svelare’ una parte poco conosciuta dello sterminato catalogo haydniano del quale si eseguono con più assiduità composizioni della maturità del musicista austriaco tra le quali, la parte del leone, è affidata alle ultime sinfonie e ai quartetti. Per questa occasione Biondi ha scelto opere del primo periodo che copre un lasso di tempo che va dal 1754 al 1766, facendo della serata una piacevole esperienza di ascolto che ha arricchito la conoscenza musicale nostra e del numeroso pubblico convenuto presso l’Aula Magna della Sapienza al limite dei posti resi disponibili dalle disposizioni anti-covid al momento vigenti presso la maggiore università romana.

Le composizioni eseguite provenivano in gran parte da quei generi appartenenti alla cosiddetta ‘musica d’occasione’ molto rappresentativa dell’epoca centrale del ‘700 specifica del primo Haydn, creata principalmente per i salotti aristocratici o per celebrazioni di varia natura. Sono perlopiù forme musicali a carattere libero come i Divertimenti, con la loro caratteristica di suite di danze o le affini Cassazioni, provenienti dal repertorio settecentesco viennese, che comprendevano, oltre a danze anche intermezzi e marce.

Fig. 5 Fabio Biondi assieme a Europa Galante in un momento del concerto della IUC di martedì 8 marzo © Federico Priori.

Ad aprire la serata è stato il Divertimento in re maggiore per due violini, viola e basso qui eseguito sulla base del manoscritto del 1763 proveniente da Schwerin, città del nord della Germania. Una composizione caratterizzata da una evidente eleganza strumentale nella quale spicca l’iniziale Tema con 5 variazioni esposte con apprezzabile varietà seguite poi da due minuetti e un andante che sfociano in un coinvolgente presto.

Del 1754 è la Cassazione in sol maggiore Hob. II:2 per due violini, due viole e basso, posta all’inizio della seconda parte del programma, la composizione più ‘giovanile’ della serata, ulteriore ed evidente testimonianza della felice ‘vena’ compositiva del musicista nella quale brilla l’elegante Trio centrale.

Il brano più affascinante della serata è stato quello che ha chiuso la prima parte del concerto, il Sestetto “Echo” in mi bemolle maggiore Hob: II:39 per due violini, e basso e due violini e basso, scritto nel 1761, composizione che più di tutti ha messo in evidenza quello ‘spirito barocco’ con il quale Haydn è partito per il suo lungo percorso musicale. Come si evince dal titolo è caratterizzato dall’effetto d’eco, una delle suggestioni molto evocate nel periodo barocco e presente spesso anche nelle realizzazioni teatrali. Pensato per due gruppi di strumenti uguali collocati in stanze diverse, è stato qui realizzato contrapponendo al terzetto sul palco uno analogo oltre la porta che delimita sul fondo il palco stesso esaltando questo innegabile elemento di sperimentalità che contraddistingue questo brano.

La serata è stata conclusa con una composizione tra le più conosciute di Haydn, il Concerto in fa maggiore Hob:XVIII: 6 per violino, cembalo e archi, la più tarda in ordine temporale di quelle presentate nel programma, del 1766, epoca caratterizzata dal coinvolgimento del musicista nell’attività musicale a favore del principe Esterházy.

Fig. 6 Il violinista e direttore Fabio Biondi in un momento del concerto della IUC di martedì 8 marzo © Federico Priori.

In questa composizione è molto evidente che la sua creazione è conseguente al valore degli strumentisti a disposizione di Haydn, un elemento che corrispondeva ai canoni qualitativi desiderati dal principe per le esecuzioni musicali previste nella sua dimora. Questi elementi contribuiscono a donare al brano un discorso musicale di elevato spessore che si sviluppa tramite i tradizionali tre movimenti dai ‘tempi’ contrapposti (in questo caso Allegro moderato, Largo, Presto) concepiti in maniera del tutto idonea a regalare alla composizione una certa omogeneità nel discorso musicale.

L’esecuzione, nell’insieme, ci è parsa molto curata grazie alla lunga e completa esperienza di Fabio Biondi in questo particolare repertorio al quale abbina anche le sue qualità di violino solista. La sua direzione è riuscita a dare intensità alle musiche in programma sia per la cura delle sonorità sia per l’efficace fusione degli interventi di ogni solista adottando contemporaneamente tempi del tutto condivisibili, unendo ad essi dinamiche sonore che hanno valorizzato l’esecuzione. Tutto ciò è stato possibile grazie anche al contributo di Europa Galante una formazione che Biondi ha modellato per le sue esigenze interpretative costituita da strumentisti molto preparati ed affiatati. Nello specifico la compongo Fabio Ravasi e Andrea Rognoni violini, Stefano Marcocci viola, Alessandro Andriani violoncello, Paxti Montero violone, Giangiacomo Pinardi tiorba e Paola Poncet clavicembalo.

Fig. 7 Fabio Biondi assieme a Europa Galante in un momento del concerto della IUC di martedì 8 marzo © Federico Priori.

Il pubblico convenuto ha accolto con entusiasmo l’esecuzione applaudendo a lungo tutti gli interpreti, richiamandoli più volte alla ribalta con reiterate richieste di ‘bis’ a testimonianza di un incontrastato gradimento. Fabio Biondi ha accontentato queste richieste con due fuori programma che, come lo stesso Biondi ha sottolineato, hanno interrotto l’impronta monografica della serata. Nello specifico si è trattato del movimento conclusivo, Presto, dalla Sinfonia n. 1 in re maggiore di Antonio Broschi e il movimento inziale, Allegro molto, dalla Sinfonia in sol maggiore per archi di Giovanni Battista Sammartini. A nostro avviso è stata una scelta molto opportuna che ha amplificato i contenuti della serata consentendo all’ascoltatore di analizzare due musicisti che, come detto poco prima, sono stati una sorta di guida per la formazione stilistica di Haydn. Proprio per questo elemento il carattere monografico, come messo in evidenza dal titolo del concerto Absolute Haydn, invece, ne è risultato senza dubbio arricchito.

Claudio LISTANTI  Roma 13 Marzo 2022