Due fotografi per due città. Luciano D’Alessandro e Sandro Becchetti al Museo di Roma in Trastevere

di Giulio de MARTINO

Il Museo di Roma  in Trastevere ci invita a vedere insieme due interessanti mostre di fotografia. Una dedicata a Luciano D’Alessandro (Napoli, 1933 – 2016) e l’altra a Sandro Becchetti (Roma, 1935 – Lugnano in Teverina 2013).

Il Novecento è stato il secolo in cui la fotografia ha raggiunto la sua massima densità e potenza espressiva: si è liberata della subalternità nei confronti delle arti visive preindustriali ed è riuscita a trovare, prima di essere fagocitata dalla televisione e dai media digitali, la sua forte specificità linguistica. Gli «anni d’oro» della storia della fotografia sono stati sicuramente quelli centrali del «secolo breve»: gli anni ’30 e ’40 e i decenni successivi alla fine della Seconda guerra mondiale.

Le mostre romane raccolgono – attraverso due eccellenti autori – alcuni dei frutti migliori di una stagione in cui, liberati da apparati tecnici ingombranti e muniti di agili reflex e di versatili obiettivi – oltre che di pellicole di facile stampa – i fotografi hanno attraversato il sociale in tutte le dimensioni e hanno diffuso le loro immagini attraverso fogli e testate di «controinformazione» o anche attraverso mass-media avidi del loro lavoro: la stampa quotidiana e periodica, il manifesto pubblicitario e il packaging dei prodotti.

Le due mostre del Museo di Trastevere hanno entrambe carattere biografico e antologico, ma si interessano soprattutto alle immagini degli anni ’50-’70. Quella dedicata a Luciano D’Alessandro ha un titolo un po’ vago – “Luciano D’Alessandro. L’ultimo idealista” – che nuoce alla drammaticità e alla potenza delle immagini in esposizione.

Fig. 1 Luciano D’Alessandro, Disoccupato, Gragnano (SA), 1956.

Quella dedicata a Sandro BecchettiChiamala Roma. Fotografie di Sandro Becchetti 1968 – 2013 – ha un titolo che evidenzia eccessivamente il carattere cronistico e locale della fotografia di Becchetti rispetto alla varietà delle immagini in esposizione. Penso alla «galleria di ritratti» e, in generale, alla poetica di Becchetti che, nel bel filmato-intervista che affianca la mostra, manifesta la consapevolezza semiologica dell’aspetto di «menzogna» e di «non-detto» che è presente in ogni fotografia.

Fig. 2 Sandro Becchetti, Campo de’ Fiori, Roma 1968.

Entrambe le mostre evidenziano un terreno comune. I due fotografi hanno operato, per lo più, negli anni ’50-’70 in Italia. Un periodo di rapida transizione sociale e antropologica, ma, soprattutto, di effervescenza culturale e artistica. Un periodo caratterizzato da un grande dinamismo dovuto non soltanto alla diffusione del neomarxismo e della cosiddetta «cultura critica», ma anche all’oggettivo cambiamento della geografia economica e tecnologica dell’intero Paese e delle sue città. Da qui l’attenzione agli spazi urbani periferici, al «sistema dei nuovi oggetti» che invadono la casa e la famiglia (TV, lavatrice, frigorifero), al mondo della produzione industriale e delle lotte sindacali.

Fig. 3 Sandro Becchetti, Roma, anni ‘70
Fig. 4 Luciano D’Alessandro, Dentro casa, Palermo 1976.

Le mostre evidenziano anche le profonde differenze che intercorrono nel lavoro dei due fotografi.

Luciano D’Alessandro sovrappone un inconfondibile codice visivo all’oggetto delle immagini: il frutto della sua grande cultura storico-artistica. Nella forma dell’inquadratura, nel dettaglio, nei simboli che attraversano l’esistente, D’Alessandro fa rinascere Brueghel, Caravaggio, Goya, Gericault, Picasso. La sua è una fotografia del dolore e dello spaesamento che si nutre di contemporaneità ma anche di memoria. Invece Becchetti è un generoso fotoreporter, un cronista del contemporaneo che ripulisce ogni oggetto dalle ideologie e lo restituisce nella sua immediatezza di contrasti e di racconto. La società sembra creparsi e dissolversi nelle immagini di D’Alessandro, mentre appare conflittuale ed evolutiva nelle immagini di Becchetti.

Fig. 5 Sandro Becchetti, La cuccagna, Bracciano, anni ’70.
Fig. 6 Luciano D’Alessandro, Napoli ai tempi del colera, 1973

La differenza tra i due fotografi, che pure insistono sul medesimo segmento storico italiano, quindi, non è soltanto di città e di temi. D’Alessandro, infatti, fotografa per lo più a Napoli e nel Mezzogiorno, mentre Becchetti opera soprattutto a Roma e in Italia centrale. Becchetti fotografa le lotte e la contestazione, D’Alessandro le tragedie e il dolore umano. La differenza profonda tra i due deriva dal modo diverso di attuare e incarnare sia la cultura fotografica emergente, sia la controcultura critica di quel periodo.

Fig. 7 Sandro Becchetti, Roma, anni ‘70
Fig. 8 Luciano D’Alessandro, Terremoto in Irpinia, 1980
Fig. 9 Luciano D’Alessandro, Gli esclusi, Materdomini, Nocera Superiore SA (1965-67)

Nella sezione su “Gli Esclusi” le immagini scattate da D’Alessandro nella seconda metà degli anni Sessanta (1965-69) mostrano la sparizione del legame sociale sia nella mente dei folli reclusi dell’Ospedale psichiatrico Materdomini a Nocera Superiore (SA), diretto dal grande psichiatra Sergio Piro, sia nella società che emargina e nasconde una devianza di cui ha timore. Il filmato che si proietta nella saletta del museo – Gli Esclusi (1969) di Michele Gandini, foto di Luciano D’Alessandro, commento di Sergio Piro letto da Riccardo Cucciolla, musiche di Egisto Macchi – è un esempio molto efficace di quella che era la comunicazione e l’informazione che si cercava di divulgare, in quegli anni, riguardo ai punti critici del sistema sociale (il manicomio, la scuola, la fabbrica, l’esercito).

Fig. 10 Luciano D’Alessandro, Gli esclusi, Materdomini, Nocera Superiore SA (1965 – 67)
Fig. 11 Sandro Becchetti, Irene Papas, Roma 1973.

Nelle due sezioni Una mia idea di galleria e Lo sguardo gelido e tagliente del poeta (1971) sono raccolti 50 ritratti scattati da Sandro Becchetti per il quotidiano Il Messaggero, commissionati per la Terza pagina del giornale romano. Il ritratto è uno dei generi più noti del fotogiornalismo: tipico di Becchetti è il ritrarre in controtempo, con sguardo ironico e spiazzante. Il fotografo romano cercava di condensare nell’immagine il tempo inquieto che scorreva nella sua mente, prima e dopo l’istante dello scatto.

Giulio de MARTINO  Roma 27 giugno 2021

Le mostre

Luciano D’Alessandro. L’ultimo idealista

Roma, Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1b – Roma, 27 aprile – 5 settembre 2021 promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, prodotta dallo Studio Bibliografico Marini – Archivio Luciano D’Alessandro con i servizi museali di Zetema Progetto Cultura.

a cura di Roberto Lacarbonara.

Catalogo POSTCART EDIZIONI, a cura di Roberto Lacarbonara, con testi di: Lisetta Carmi e Gianni Berengo Gardin.

Chiamala Roma. Fotografie di Sandro Becchetti 1968 – 2013

Museo di Roma in Trastevere, Piazza S. Egidio 1b 27 aprile – 5 settembre 2021. promossa da Roma Culture, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, in collaborazione con Archivio Becchetti, Postcart edizioni, Centro Studi Pier Paolo Pasolini di Casarsa della Delizia, Sistema Museo di Perugia.

A cura di Silvana Bonfili con Valentina Gregori.

Organizzazione Zètema Progetto Cultura.

Catalogo edito da Postcart.