“Ciao Maschio. Volto, potere e identità dell’uomo contemporaneo”: la mostra alla GAM di Roma

di Nica FIORI

Se l’immagine del corpo e il ruolo della donna negli ultimi anni sono decisamente cambiati, è altrettanto vero che sono cambiati anche quelli maschili.

Alla Galleria d’Arte Moderna di Roma (in via Crispi), a distanza di due anni da una mostra sull’immagine femminile tra simbolo e rivoluzione, fa da contraltare il corrispettivo maschile nella mostra «Ciao maschio». Volto, potere e identità dell’uomo contemporaneo (fino al 14 novembre 2021).

Il titolo riprende volutamente quello di un celebre film di Marco Ferreri del 1978, vincitore del Grand Prix Speciale della Giuria al 31° Festival di Cannes, e, così come il film puntava a evidenziare la decadenza dell’uomo, la mostra descrive, attraverso l’arte, l’abbandono e il superamento di un modo di essere maschile radicato nei secoli.

Le opere in mostra, molte delle quali mai esposte prima o non esposte da molto tempo, vanno dalla fine dell’Ottocento fino al XXI secolo e comprendono dipinti, sculture, grafica, fotografia, film d’arte e sperimentali, video, video-performances e installazioni, provenienti in gran parte dalle collezioni d’arte capitoline.

Promossa dalla Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, l’esposizione è stata realizzata con la collaborazione del Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale ed è curata da Arianna Angelelli e Claudio Crescentini. I due curatori, come spiegano nel catalogo (Gangemi editore), hanno voluto rendere omaggio al regista Ferreri ricordando in particolare il personaggio di Gerard La Fayette in “Ciao maschio”, interpretato da Gerard Depardieu,

il quale non ha più un ruolo identitario preciso in una New York metastorica – fra le prime allegorie filmiche della spersonalizzazione urbana delle città globali – subisce violenza sessuale da una femminista appartenente a un collettivo teatrale – alludente metafora  della violenza che nei secoli l’uomo ha fatto subire alle donne – adotta una scimmietta ma poi la lascia morire divorata dai ratti che hanno ormai invaso la città…”.

La Sovrintendente capitolina Maria Vittoria Marini Clarelli ha, invece, voluto ricordare nella presentazione la figura di Ebdòmero, protagonista dell’omonimo romanzo di Giorgio de Chirico (uscito in francese nel 1929 e in italiano nel 1942), “perché è un eroe contradditorio: conservatore ma controcorrente, solitario ma sempre accompagnato, condottiero ma temporeggiatore, lottatore e danzatore”, accostando la sua figura a quella dei Gladiatori dello stesso de Chirico, che rappresentano “un’altra romanità e un’altra virilità rispetto a quelle dell’uomo italiano nuovo costruito dalla mitologia fascista”.

G. de Chirico, Gladiatori, GAM

La mostra esplora i vari volti dell’uomo a partire da quello del “potere”.

Mostra Ciao Maschio, allestimento Volti del potere
Scipione, Il Cardinal Decano, GAM

In una sala al primo piano troviamo una serie di ritratti di personalità politiche romane, esposti nella parete di fondo, come in una quadreria ottocentesca. Tre ritratti del primo Novecento sono collocati a parte. Uno è il celebre Cardinale decano di Scipione (1930), che rappresenta con tratti espressionistici il cardinale Vincenzo Vannutelli all’età di 90 anni, evidenziando la decadenza fisica del corpo, corrotto dal potere, in un contesto visionario e spaesante (anche se si tratta di piazza San Pietro).

Gli altri sono due ritratti di Onorato Caetani (sindaco di Roma dal 1890 al 1892).

G. Balla, Ritratto del sindaco Onorato Caetani, GAM

Quello di dimensioni maggiori è un pastello di Giacomo Balla del 1910 ca. (di proprietà della GAM), pochissimo conosciuto e per la prima volta confrontato con un ritratto a olio dello stesso sindaco, sempre eseguito da Balla (1912) e appartenente alla Fondazione Camillo Caetani. In entrambi i ritratti viene evidenziata  l’austerità morale e intellettuale del personaggio con uno studio raffinato degli effetti di luce. Ricordiamo che Balla ha ritratto anche il sindaco Ernesto Nathan in un quadro della GAM, che sarà in esposizione da ottobre in poi (attualmente è esposto nella mostra “Roma. Nascita di una capitale 1870-1915” a Palazzo Braschi).

Un deciso cambiamento nella raffigurazione degli uomini di potere si ha a partire dagli anni Sessanta del Novecento, quando i politici vengono trasformati in icone pop. Da un lato abbiamo i presidenti USA, dal ritratto di Kennedy di Sergio Lombardo, uno dei primi protagonisti della Scuola di Piazza del Popolo, a quello di Lyndon Baynes Johnson di Franco Sarnari, fino ad arrivare a Hope, ovvero il volto in quadricromia di Barack Obama realizzato da Shepard Fairey, divenuto l’immagine simbolo, anche se non ufficiale, della campagna politica di Obama durante le elezioni presidenziali del 2008.

Mostra Ciao Maschio, allestimento

A loro vengono contrapposte le immagini del potere maschile in ambito socialista, con  l’iconicità di Sergio Lombardo espressa in Krusciov e Mao. Lo stesso Mao è ritratto più recentemente con modi warholiani da Marco Lodola, mentre il Lenin di Mario Schifano è esposto in dualismo con il Generale Giap e Ho Chi Min di Franco Angeli.

Mostra Ciao Maschio, allestimento
A. Bartoli Natinguerra, Ritratto di Roberto Longhi, 1924

A questi volti e corpi del potere politico si contrappongono ulteriormente i volti e i corpi di coloro che rappresentano il “potere maschile nel sistema dell’arte”.

Troviamo tra gli altri i ritratti di celebri storici e teorici dell’arte come Roberto Longhi e Cesare Brandi, realizzati rispettivamente da Amerigo Bartoli Natinguerra e da Pietro Sadun, mentre un romanziere come Alberto Moravia è ritratto da Carlo Levi.

In questo settore abbondano decisamente gli “artisti-maschi” che si autocelebrano.

 

R. Guttuso, Autoritratto

Alcuni prediligono ritrarsi (ricordiamo l’Autoritratto di Renato Guttuso del 1937 e l’Autoritratto segreto di Toti Scialoja del 1954); altri si fanno fotografare e filmare per lo più da amici-colleghi, come fa Schifano con l’amico Franco Angeli e ancora con l’iconico Andy Warhol, il cui triplo autoritratto (Self Portrait to Nancy, 1973) è costituito da tre scatti fatti da Schifano con la polaroid.

Mimmo Jodice formalizza con i suoi scatti la Proposta per un suicidio di Vito Acconci, mentre Luca Maria Patella fotografa Christo, nell’istante in cui ascolta gli Alberi parlanti, opera-installazione sonora dello stesso Patella (1971).

Claudio Cintoli, Autoritratto con acuto, 1972, Fam. Giancarlo Cintoli

Claudio Abate e Giuseppe Penone lavorano insieme sul senso del corpo in Rovesciare i propri occhi (1970), mentre Claudio Cintoli sembra rafforzare la sua presenza in modo simbolico nel suo Autoritratto con acuto, del 1972. Vi sono anche ritratti intesi come monumenti, come nel caso di Living Sculptures di Gilbert & George (foto di Claudio Abate) che presentano faccia e mani tinte di bronzo, esplicito riferimento al bronzo delle sculture celebrative, mentre Luigi Ontani si autodeifica come Shiva, in un continuo riscontro concettuale fra Narciso e Superuomo o dio.

“Il volto del terrore” è uno specifico focus espositivo dedicato a tre dittatori del Novecento, simbolo di violenza sui popoli. Si tratta di Hitler, Mussolini e Stalin, che sul machismo hanno costruito la loro immagine pubblica, consci di ottenere in questo modo l’ammirazione delle donne dell’epoca, che in essi vedevano il semidio, l’amante e il padre. Una fanatica dedizione

tanto più irragionevole – ai nostri occhi – se la si accosta alla scarsa considerazione di cui godevano e a ciò che le dittature pretendevano da loro: sacrificio, dedizione, subordinazione, passività”,

come scrive Ritanna Armeni nell’interessante saggio in catalogo “I dittatori e le donne”.

F. Mauri, Brava Gente

Ed è proprio l’immagine di una donna ebrea che sovrasta quella dei nazisti nell’opera di Fabio Mauri Brava gente (2005), mentre nell’installazione Servo muto ariano lo stesso Mauri propone l’abito ben riposto di un uomo che tutela solo i propri interessi e diventa per altri memoria del dolore derivato dalla sua identità. Per non dimenticare il male provocato dai dittatori, alle opere esposte di Mauri e di Gerhard Richter si affianca una frase di Hannah Arendt tratta da La lettera Eichmann a Gerusalemme: resoconto sulla banalità del male (1963).

Un’altra sezione della mostra è dedicata all’identità maschile, a partire dalla millenaria cultura che ha visto l’uomo forte, coraggioso, duro, virile e che l’arte ha ben evidenziato e rappresentato nei decenni con opere sulla guerra e sulla violenza dell’uomo sull’uomo, sulla famiglia intesa nelle diverse forme e possibilità, così come sul tema della bellezza e dell’autocoscienza del Sé.

M. Pistoletto, Uomo nudo di schiena

In particolare viene trattato in mostra il “culto del corpo e l’etica dello sport”, a partire dalla gigantografia del pugile Primo Carnera, fotografato da Manilo Villoresi. Troviamo il dipinto i Nuotatori di Giovanni Omiccioli (1940), accanto al bronzo di Lorenzo Lorenzetti Ragazzo che si tuffa (1930) e I giovani in riva al mare di Franco Gentilini (1934) accanto all’Uomo nudo di schiena, di Michelangelo Pistoletto (1962-1987). Un’opera questa che rimanda anche la nostra immagine riflessa in uno specchio. Tra le rappresentazioni che rispecchiano il disgregarsi dell’identità ci colpisce Il cocainomane di Tato (1922), l’Autoritratto nudo di de Chirico del 1945, che sembra quasi un’Imago Christi, e l’Autonuca di Carlo Maria Mariani (1972).

T. Papageorge, Senza titolo, Museo di Roma

Anche il lavoratore è oggetto di studio da parte degli artisti, come pure la figura del padre, da quello tradizionale di Felice Carena nel dipinto La pergola del 1929 al recentissimo padre-chioccia di Tod Papageorge o al padre pop di Valerio Adami.

Soprattutto dalla seconda metà del Novecento, gli artisti indugiano nella ricerca di quello che potremmo considerare “un altro corpo”, anche in relazione al genere non-binario o genderqueer e all’identità di genere. Avere il corpo “giusto” diventa oggi un compito da svolgere per stare in società e per “farsi riconoscere”.

La postmodernità ha evidenziato le fragilità dell’uomo disancorato dalle certezze del passato e sempre più pervaso da inquietudini esistenziali. Fragilità che sono messe in luce anche da alcune artiste, che non potevano mancare nell’analisi del “maschio”. Nel settore “Uomini visti da donne sono soprattutto artisti o personaggi noti a essere inquadrati attraverso l’obiettivo di fotografe e lo sguardo di artiste italiane del secondo Novecento, ma anche modelli anonimi, come nel caso delle foto realizzate da Agnese De Donato, intitolate Chi era costui? (1973, Collezione Donato Pizzi), raffiguranti un giovane uomo con il petto nudo peloso e i jeans sbottonati. Altre artiste rappresentate in mostra sono Tomaso Binga (Bianca Menna), autrice dell’opera Bianca Menna e Tomaso Binga Oggi spose (1977, Collezione dell’artista), Lisetta Carmi, che ha fotografato Ezra Pound nel 1966, Elisabetta Catalano, Rosa Foschi, Alessandra Mercadini, Alba Zari e altre.

Tomaso Binga (Bianca Menna), Oggi spose, 1977, Collezione dell’artista
Installazione di Mark Jenkins

Chiude la mostra l’installazione Till Death Tears Us Apart (2017) di uno dei più famosi urban artist americani, Mark Jenkins, realizzata in collaborazione con Wunderkammern Gallery. L’installazione è drammatica e destabilizzante, ma anche coinvolgente e surreale nella sua struttura iper-realistica, che mostra in modo enigmatico e al tempo stesso provocatorio la fine assoluta dell’uomo, ucciso dalla sua donna.

Fa parte della mostra anche una rassegna di film d’arte intitolata “Un Supermaschio” realizzata con il Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, in collaborazione con il CSC – Archivio Nazionale Cinema Impresa, curata da Annamaria Licciardello (Cineteca Nazionale), e dedicata al cinema sperimentale italiano degli anni Sessanta-Settanta, attraverso il quale s’intende indagare il “super-Io” maschile nei film di questo periodo.

Nica FIORI   Roma 27 giugno 2021

“CIAO MASCHIO. Volto potere e identità dell’uomo contemporaneo”

23 giugno – 14 novembre 2021

Galleria Comunale d’Arte Moderna, Via Francesco Crispi, 24 Roma. Orario: da martedì a domenica ore 10-18,30; chiuso il lunedì

www.galleriaartemodernaroma.it ; www.museiincomune.it; www.zetema.it