Da un esperimento si conferma la verità della Sindone: “Il volto di Gesù sulle monete Bizantine è stato copiato da lì e non viceversa”.

di Veronica PIRACCINI

ESPERIMENTO: DALL’ARTE CONTEMPORANEA A DUEMILA ANNI FA, LA SINDONE MODELLO PERFETTO.

“Mentre la Scienza è destinata a superare se stessa, l’Arte no è sempre eterna poiché essendo creazione pura, quando reinventa non annulla l’invenzione precedente. Scienza  non rimanere sola!”. 

Veronica Piraccini

Non molto tempo fa, un mio l’articolo “La Sindone e l’Arte. Nuove rivelazioni dalle monete Bizantine” del 24 maggio 2020 pubblicato da ABOUT ART ON LINE“ ( Cfr. https://www.aboutartonline.com/la-sindone-e-larte-nuove-rivelazioni-dalle-monete-bizantine/ ) andava a delineare, attraverso un’attenta analisi estetico-morfologica, i lineamenti somatici del Cristo tratti dallo studio di monete auree Bizantine in ordine cronologico per un arco temporale che va da Giustiniano II di Costantinopoli (669-711 d.C.) al 1197 di Alessio III (1153-1211 d.C.)  in rapporto all’esistenza della Sindone (fig. 1).

Fig 1

 

 

 

 

 

fig. 1) Particolare del Volto della Sindone di Torino; in verticale la Sindone versione integrale e cerchiato in rosso l’individuazione del volto che si vede ingrandito

 

 

fig. 2) “Il Cristo docente o barbuto” delle Catacombe di Commodilla sec. IV, Roma (si vede evidenziato nel riquadro rosso, i ciuffi capelliferi elementi riscontrabili nella Sindone oltre alle caratterizzazioni somatiche di capelli lunghi più da un lato e il viso dal naso profilato

Si sono infatti individuate eccezionali coincidenze analogiche, che ci hanno portato a capire quanto  sia proprio la Sindone, essendo dico io, un’immagine dalla cifra stilistica “infattibile ed inattuale” sia per l’epoca che di tutti i tempi,  ad aprire essa stessa, la vera fonte ispiratrice per gli artisti che coniarono le monete auree Bizantine e che crearono  le innumerevoli opere d’arte, e non il contrario come dimostrerà l’esperimento, contraddicendo i molti che vorrebbero far supporre, nell’indicare un falsario, che si sia ispirato alle monete per creare una finta di reliquia, cosa che ancora ad oggi neanche la Scienza è riuscita a spiegare e realizzare. Anzi, si è verificato che sono proprio le monete auree Bizantine a dirci che la Sindone esisteva già dalla fine del 600 d.C con Giustiniano II, essendo stata presa a modello, e ancor prima nel sec. IV come ci documenta per somiglianza il Gesù docente o detto barbuto delle catacombe romane di Commodilla (fig. 2) dove emerge il ciuffo capellifero che quando dipinto muta il rivolo sanguigno sulla fronte della Sindone riscontrabile in “3” ribaltato (fig. 1b) tipo “epsilon” che però ruotandolo  a mio avviso ricorda un “omega” (ultima lettera dell’alfabeto Greco) e l’altro segno ematico sui capelli della Sindone a destra tipo “alfa” (prima lettera dell’alfabeto Greco) che ritroviamo rispettivamente nell’antico dipinto (fig. 2) sul fondo della figura speculari rispettamente in alfa a sinistra, e omega a destra; si raffronti il Volto Sindone (fig. 1 b) con la moneta aurea di Teodora Armena (815-867 d.C.) Imperatrice d’Oriente (fig.3) e madre di Michele III, che evidenzia il ciuffo e le caratteristiche fisiognomiche presenti in tantissime monete (fig. 3-26-27)

fig. 1b) Volto della Sindone cerchiato di rosso per evidenziare il rivolo di sangue a forma di “3” ribaltato, tipo “epsilon” che però ruotandolo a mio avviso ricorda un “omega”, che viene trasformato in ricciolo dagli artisti in quanto era vietato raffigurare il sangue; (fig. 3) elemento presente ad esempio in moneta aurea di Teodora Armena (815-867 d.C.) Imperatrice d’oriente e madre di Michele III: osservare al posto del sangue sulla fronte il particolare del ciuffo che ho evidenziato nel cerchio rosso e si notino anche i capelli più lunghi da un lato del Cristo come in Sindone.

Basta riflettere un attimo su un dato molto semplice: se da uova e farina unite a dell’acqua si ottiene squisita pasta all’italiana da gustare dopo cottura, è pur vero che da essa non possiamo più tornare indietro e riavere ben distinte le uova, la farina e l’acqua.

Dico questo perché, ad oggi certe evidenze visive verificate attraverso l’esperimento d’Arte, realizzato e qui proposto, fa emergere come l’Arte sia Scienza esatta, e che non si possono ribaltare risultati raggiunti al punto da far pensare che è la Sindone ad essere nata dalle monete. Dal punto di vista estetico, iconografico e iconologico, è indiscutibile che i tratti somatici tipologici di Cristo sulle monete Bizantine, ripetuti per secoli con lievi variazioni, mostrano stilemi fuori dal suo tempo che si spiegano solo se ci riferiamo all’immagine corporea della Sindone che valica i tempi.

Fig. 4) Incisione con bulino su lamina d’oro, metodo bizantino d’incisione per poi procedere alla battitura del conio (disegno a sanguigna di V. Piraccini)

Perciò sono proprio le monete Bizantine (fig. 3-26-27) e alcune pitture precedenti (fig. 2 vedi sopra), ad essere le fonti dei dati storici stabili e precisi, a conferma dell’esistenza della Sindone già più di 16 secoli addietro. Oltretutto si è constatato che la Sindone, per quanto riguarda le monete antiche, è il modello perfetto per il conio, perché l’artista Bizantino per realizzare l’immagine sulla lamina d’oro la incideva direttamente in negativo creando il solco (fig. 4), per poi solo in un secondo coniare la moneta con battitura ottenendo così il positivo e dunque l’emergere dei volumi (v. fig. 3-26-27). Osservando in modo diretto il Sacro Telo, l’artista si trovava facilitato nell’ottenere il risultato poiché la Sindone (v. fig. 1) è già un’immagine al negativo e dunque speculare nei volumi che si vedono vuoti in quanto essere stranamente in ombra.

Da questi dati certi, riconoscibili coincidenti e somiglianti, scaturiti dall’idea di ritratto sorto per le monete e le opere d’arte in seno alla Sindone che descrivono dettagliatamente i caratteri somatici  ripetuti  sia nelle monete (fig. 3-5-26-27)  quali il ciuffo sulla fronte e capelli più lunghi da un lato riscontrabili in Sindone e il viso barbuto dal naso profilato gli occhi grandi oppure chiusi o a pomfo e anche per come si vede nell’arte ad esempio nel Gesù Pantocratore (fig. 6) oltre alle evidenti Imago Pietatis (fig. 7-8) e nelle deposizioni come lo straordinario capolavoro in terracotta quasi a grandezza naturale di Niccolò dell’Arca (fig.9), ebbene questi dati certi ci portano ora verso ulteriori elementi a proseguo del percorso.

fig. 5) Disegno a grafite di V. Piraccini da Moneta Elettro Michele VII (1071-1078); fig. 6) “Cristo Pantocratore” (1180-1190) mosaico Duomo di Monreale, Palermo

 

fig.7) “Imago Pietatis” (sec. XIV), affresco Basilica SS. Quattro Coronati, Roma; fig. 8) Imago Pietatis “Il Cristo morto” (1446-53) di Donatello, rilievo bronzeo, Basilica del Santo, Padova; (notare in queste opere la posizione sindonica delle braccia incrociate altezza pube).

fig 9

fig. 9) “Compianto sul Cristo morto” (1463-1490) di Niccolò dell’Arca, terracotta, Chiesa di Santa Maria della Vita, Bologna (osservare la posizione Sindone di Gesù).

Le novità si sono dapprima palesate agli occhi e poi ulteriormente verificate con gli esperimenti che sto ora per sottoporvi, e si sono sviluppate con il procedere occhio-mano-pensiero dell’artista attraverso il lavoro creativo. Entrando sempre più nel particolare e poi distanziandoci a volo d’uccello, quello che ci ha lasciati sconcertati, è la verifica di qualcosa che già avevamo colto nella fattura delle monete e in alcune pitture, il sorgere cioè di vari elementi tramutanti in qualcos’altro, come ad esempio il rivolo ematico sulla fronte che sta sul telo di Torino a forma di “3” ribaltato (v.fig 1) e che viene addirittura mutato in un ricciolo o ciuffo  (v. fig. 3- 5- 6),  come anche l’asimmetria del volto che trae origine delle tumefazioni riscontrabili sulla Sindone (fig.1) e poi trasfigurate specularmente ad arte (fig.4- 6-8-10).

fig.10) Disegno a grafite di V. Piraccini da moneta elettro Michele VII, si osserva la tumefazione speculare riscontrabile nel Volto della Sindone e il rivolo interpretato in ciuffo anch’esso ribaltato per effetto della copia da modello sindonico (fig.1) e poi specularizzatosi nel conio.

Abbiamo sottolineato che le monete in epoca Bizantina si realizzavano incidendo al negativo così che poi coniando le forme, queste si ribaltavano positivizzandosi passando da sinistra a destra, l’evidente alterità sontuosa del volto presente sul Sacro Telo poi trovasi nelle monete e nell’arte.

Da queste constatazioni e dagli esperimenti che vengo a sottoporvi, si confermerebbe “l’Arte strumento valido atto ad indagare i misteri della visione” nella multidisciplinarità dei saperi. Infatti la visione è spesso descritta come una riproduzione fotografica del mondo davanti ai nostri occhi, ma in realtà è il risultato di una costruzione complessa che coinvolge molte aree del cervello e di tutti i sensi, originando da una serie di operazioni di cui spesso inconsapevoli. L’ idea dell’indagine parte proprio da questi enigmi e s’impernia iniziando, ed è questa la novità, dall’arte contemporanea verso il modello perfetto della Sindone e oltremodo studiando le monete Bizantine a confronto di altre esperienze visto che oltre ad essere bellissime sono, per il soggetto del Cristo che riportano, parte della nostra vita immersa nell’arte.

Ebbene partendo da questi presupposti, ho condotto con gli allievi della mia Scuola di Pittura all’Accademia di Belle Arti di Roma un’indagine curiosa sottoponendo agli studenti circa 50 monete d’oro Bizantine*, e ho riferito ai miei allievi di sceglierne solo una, quella che più li avrebbe entusiasmati. Da questo dovevano ottenere un monocromo per rigore in libera scelta, di un solo colore. L’idea era quella di verificare come avrebbero interpretato il volto partendo dalla singola moneta scelta, così da essere messi nelle stesse condizioni similari all’ipotesi azzardata riguardo l’ipotetico falsario che avrebbe copiato dalle monete auree bizantine per realizzare la falsa reliquia torinese. Il secondo esperimento invece parte, non più dalla moneta aurea Bizantina, ma direttamente dal Volto della Sindone, ed in questa fase sperimentale c’è anche il mio contributo pittorico oltre a quello degli allievi che ringrazio.

Primo esperimento

Da subito è stato straordinario constatare che, di tutte le 50 monete sottoposte agli allievi chiedendo ad ognuno di rimanere segreto con i propri compagni procedendo nella personale selezione, le scelte per la maggioranza sono cadute in modo particolare su due monete: il solidus d’oro di Giustiniano II (I periodo, 692-695) e un istameno d’oro di Michele IV (1034-1041), e questo non era immaginabile.

Altro elemento emerso che si è osservato è che, dallo stesso soggetto, in questo caso il solidus Giustiniano II (vedi il primo volto della fig. 11) che vedete messo a raffronto con le sette copie ispirate ad essa, e le copie tratte di ogni allievo dalla moneta di Michele IV posta come prima della fig. 12, ci rivelano sempre il “Canone del Volto” ben riconoscibile anche se nelle sue variazioni interpretative.

Oltremodo curiosamente nel quinto lavoro della fig. 11 realizzata con il colore nero avviene una negativizzazione del volto sui punti luce, che potrebbe portarci all’ipotesi falsario, ma qui dobbiamo tener conto del condizionamento della visione della Sindone nella memoria del giovane artista, fattore molto determinante e non esistente all’epoca visto che il falsario era proprio lui che andava realizzando la finta reliquia, e poi oltretutto dove sono nel lavoro dell’allievo le finezze chiaroscurali per come abbiamo visto non accadute?

Fig. 11) La prima immagine è l’antico solidus aureo di Giustinuano II (692-695) a confronto con le sette copie degli allievi nate dalla moneta scelta.

fig. 12) La prima immagine è la moneta aurea histamenon di Michele IV (1034-1041) messa a confronto con le quattro copie degli allievi nate dalla moneta scelta.

Un altro dato interessante si scorge dal confronto dei volti di Cristo nati dalle monete con la Sindone guardando sia la moneta originale che i vari risultati realizzati dai giovani allievi che sono riportati rispettivamente in fig. 11-12. Ebbene si può osservare, raffrontandole e considerando il particolare della barba bipartita ben visibile sul volto della Sindone (fig. 1), che essa è ben evidente in fig. 11 (anche se non si riscontra in copia n. 5) ma certamente meno visibile sul modello della moneta d’oro histamenon di Michele IV (fig-12) ed è stata praticamente dimenticata in queste alcune copie che vanno a riprodurre una barba più continua. Qui è bene evidenziare come questo accadimento sia una forma di “pregiudizio” del pittore, che tende a riprodurre qualcosa di simile al proprio modello immagazzinato nella sua mente.

Come mai succede questo?

Ebbene ogni pittore produce la sua opera, in questo caso il volto, concependo la nuova immagine, sia vedendo il soggetto presente che percependo quella che va a formarsi nell’immaginario della sua mente in osmosi a sensazioni e ad altre immagini e idee nascenti dal suo iter formativo, dando origine così ad un modello ideale di volto umano che ogni artista conserva nella sua mente e che va ad interferire con il viso che sta guardando, da cui nascerà la nuova immagine in un processo evolutivo assolutamente misterioso di sintesi intuitiva. Ciò può germinare come fulmine o da lungo studio, a cui poi l’artista dà corpo attraverso i suoi strumenti e colori, materia incisa o modellata poi trasmutandola.

Non dobbiamo però dimenticare che, l’opera è sempre figlia della sua epoca anche se temporalmente può anticipare quando sintesi perfetta riscontrabile nel capolavoro, ma attenzione si porta sempre con sé i materiali del suo tempo in un percorso visivo per ognuno unico ed irripetibile, che depositandosi attraverso il talento crea l’originalità del risultato. C’è anche da dire che, in questo esperimento contemporaneo, si è tenuto conto pure dei due millenni di volti nell’arte occidentale imperniata dalla fenomenologia del sacro, quindi per certi aspetti potremmo in un certo senso dire di essere stati avvantaggiati ma anche più condizionati.

Predomina da questo esame sperimentale l’attivazione di un nuovo metodo d’indagine valido attraverso la fenomenologia dell’artista che nasce dall’osservazione dei risultati sviluppati nell’opera. Il pittore dipinge, disegna, analizza, intuisce ed elabora tesi ed ipotesi nei misteri del visivo con il suo l’occhio e crea opere attraverso i colori e tutti i sensi in osmosi ad elementi culturali. I risultati e dati che da questo poi emergono, li potremmo ritenere visivamente inconfutabili per come solo il potere visivo può raggiungere in toto. Ad esempio è emersa e per la finalità che ci siamo stabiliti, l’assoluta distanza siderale tra la dimensione Sindone, e chi si ostina a volerla pensare eseguita falsamente da un essere umano che avrebbe potuto realizzarla traendo spunto dalle monete o altro nei deludenti tentativi dell’ultimo secolo. Ma poi con quali materiali ancora non si sa, la scienza sta cercando d’individuarli per quanto riguarda l’alone corporale e d’artista potrei supporre che l’immagine è data da pigmenti biologici, ma come si sono potuti depositare in così tale sensibilità chiaroscurale e tridimensionale? Realisticamente impossibile. Si, una foglia in un libro lascia la sua sagoma, come si è osservato negli antichi erbari, ma la sua forma è netta.

Basta guardare i risultati messi a confronto dei lavori degli allievi che, in modo inequivocabile, mostrano i molti elementi discordi e le incongruenze visive fra i risultati delle copie da monete (v. fig. 11-12 primo esperimento), e le copie da Sindone (v. oltre fig. 13 secondo esperimento). Per non parlare poi di come nessuno studente, guardando le monete, abbia ottenuto neanche minimamente e nemmeno abbia potuto lontanamente immaginare o quand’anche realizzare, un tal si fatto chiaroscuro così infinitamente sensibile del Volto impercettibile ed infinitamente tridimensionale del Sacro Lenzuolo.

Dobbiamo pure calcolare che per noi il Volto del Telo è presente nella nostra memoria e dovremmo essere facilitati nel dipingerlo avendolo sospeso nella nostra mente, ma niente di simile al chiaroscuro sindonico è emerso quando gli allievi hanno copiato dalle monete. Si è infatti constatato l’assenza totale di sfumato, e all’opposto la prepotente presenza di contrasti e volumi in positivo con forme dai contorni netti ben delineate per niente sfumate. Tutti sanno che la matematica non è un’opinione 1 + 1 = 2 e ciò è ovvio, ma affermo che è ancor più indiscutibile il visivo in quanto più preciso di un conto matematico: sfumato + sfumato = Sindone.

L’esperimento rivela l’ipotesi della veridicità del lenzuolo di Torino, in quanto è praticamente impossibile per un artista riprodurre la Reliquia dalle monete con tutte le sue caratteristiche peculiari dell’immagine corporea così impercettibilmente percepibile dal delicato e soffuso velato chiaroscuro della Sindone.

Si è anche verificato, dalle evidenti somiglianze tra il volto di Cristo sulle monete bizantine e l’immagine della Sindone, che è anche difficile pensare che un incisore bizantino abbia ottenuto i volti di Cristo riprodotti in alcuni solidi d’oro senza aver visto la Reliquia visti i coincidenti e rilevanti particolari somatici. Questo risultato è ben evidente anche per quelle persone che vogliono restare rigidamente ferme all’idea che la Reliquia non sia autentica formulando un’ipotesi secondo la quale il volto sindonico sarebbe stato copiato proprio da un solidus d’oro bizantino del Medioevo, stilema oltremodo irraggiungibile per l’epoca.

Molto diverso è stato il risultato nel secondo esperimento quando gli allievi hanno copiato direttamente dalla Sindone, dove vedremo per le vicinanze mimetiche riscontrate  e le somiglianze all’evanescente sfumato Sindone se pur con imperfezioni.

Secondo esperimento

Ora si è sottoposto agli studenti il Volto della Sindone in modo diretto così da farlo assumere come modello, e poiché il compito di copiare assegnato poteva essere discutibile da alcuni punti di vista, perché gli allievi non sono artisti professionisti, ho anche considerato per lo stesso esperimento me medesima che già nel 2012, quando ricevetti dal Centro di Sindonologia del Caravita, il Sacro Telo di Torino in foto 1\1 da scannerizzazione perfetta, lo dipinsi. Infatti in quell’anno realizzai due dipinti a mano libera e ad occhio nudo con Pittura Impercettibile (mia invenzione frutto di lungo studio attraverso l’aiuto di mia sorella Nadia dottore in Fisica) dalle caratteristiche di poter apparire e scomparire, e anche un altro dipinto con pigmenti tradizionali minerali, tutti grandi più di 4 metri: di questi tre solo due andrò ora a proporre per l’esperimento.

Nell’ indagine si sono dunque messe a raffronto sia le opere dei miei allievi (v. fig. 11-12-13), che le mie due opere nate dalla Sindone, il primo dipinto speculare  (fig. 14-15-16-17-18- 22- 25) e il secondo dipinto nel suo verso (fig. 21-24), e le monete auree Bizantine (fig. 26) rapportate sempre al Sacro Lino. Questa comparazione porterà da principio ad una conclusione simile per quanto riguarda il primo esperimento, e cioè che le copie del volto della Sindone possono apparire correlate tra loro se pur differenti, poiché c’è similitudine tra il volto del Sacro Telo e i volti di Cristo sulle monete Bizantine.

Ma nel secondo esperimento, emerge un elemento nuovo rivelatore che è quello dell’affioramento degli sfumati copiando direttamente dal Sacro Lino come dimostrano le copie dalla Sindone degli allievi (fig. 13) e anche dai miei dipinti (fig. 14-15-16-17-18-22-25) caratteristiche, -attenzione importante!-  che si erano riscontrate già in alcune monete quelle auree bizantine (fig. 26) e in particolar modo nelle elettro (fig. 5-10) e n.11 di fig.26.

fig. 13) Il Volto Sindone nel primo riquadro è messo a confronto con le n.11 copie degli allievi

Analizzando i risultati di questa seconda indagine (fig. 13) prendendo da questo ad esempio alcuni dipinti degli allievi come il n. 2-3-8 vediamo che sono simili all’immagine del Volto della Sindone per l’emergere dello sfumato oltre alle fattezze e, a seconda di chi guarda, se ne possono identificare anche altri di somiglianti. Da ricordare invece, come era diverso il risultato nel primo esperimento (v. fig.11-12) quando loro copiarono dalla moneta aurea, tant’è che non emerse proprio nulla di chiaroscuro sindonico copiandole. A differenza ora, in questo secondo evento (fig.13) si è invece verificato l’opposto, cioè che sono evidentissimi ed inconfutabili i risultati di relazione chiaroscurale infinitesimale sorti copiando direttamente da essa, certo è un po’ acerbo il risultato dei giovani scolari vista l’età formativa ed è per questo che a sostegno dell’indagine vi ho presentato anche i miei tre dipinti.

Da questa esperienza si è dimostrato che il Telo ritenuto Sacro è assolutamente un unicum e che solo con molta fatica e talento, volendo, si può raggiungere una imitazione per quel tanto da avvicinarci a quella tenue armonia imprendibilmente misterica ed enigmatica, figurarsi immaginarla per poi concretizzarla se neanche riusciamo a sortirla dal modello moneta,  a conferma dell’ipotesi di veridicità del caso Sindone a cui gli artisti si sono ispirati.

Come dicevo in questo secondo esperimento sono andata a riprendere le opere che realizzai nel 2012. Per questi miei due dipinti utilizzai una carta da lucido, dove ricalcai per contatto diretto dalla foto a grandezza naturale della Sindone, riportando le forme  specularmente e dunque ribaltando il lucido, solo per un dipinto (figg. 14-15-16-17-18- 22- 25) così da ottenere, pensai, il corpo del soggetto (ho applicato questo metodo speculare di antica tradizione che vede duplicare le reliquie in modo da  far si che la copia stessa possa custodire il potere apotropaico e restituirlo al fedele, dall’esperienza che feci da giovinetta per l’icona della Madonna Antica di santa Francesca Romana al Colosseo con il restauratore Pico Cellini per un raffronto a Montevergine della Madonna in trono, ma ne parleremo in modo più approfondito in un altro articolo).

L’operazione delle mie pitture realizzate dalla Sindone, l’ho eseguita a mano libera e ad occhio nudo su tela di lino antico a spina di pesce ordito simile al Sacro Telo, trasportando le forme riscontrate sulla Sindone e da cui prese forma questa mia prima opera che vediamo mostrata in foto nel particolare del volto (v. oltre, figg. 14-15-16-17-18- 22- 25) perché in verità l’opera è total body come il Sacro Lenzuolo.

Ho utilizzato per dipingere la mia speciale sostanza individuata a fine anni ’80 (di cui sopra ho accennato) denominata da me “Impercettibile” dalle straordinare proprietà di pittura visibile-invisibile. Questi speciali pigmenti da bianco mutano, tramite luce nera wood, in potentissimi e luminosissimi colori (v. fig. 18) per poi di nuovo rendersi invisibili (v. fig. 14). Con questa sostanza ne dipinsi due di opere, e la seconda non la specularizzai così da riportandola con la carta da lucido per come è il verso della Sindone e restituirla per come la vediamo, ma cercando di trarne il ritratto dell’uomo sovraimpresso (v. figg. 21- 24).

Terminati i lavori, questi dipinti di grande formato circa di m 4,40 x 1,13 cominciarono a viaggiare per mostre in molti paesi dall’Italia all’Africa, Brasile, Cina, Australia ecc., e un giorno accadde che mi accorsi con sorpresa e all’inizio con molto rammarico che il telo non era più perfettamente bianco a luce solare (fig. 14)  ma brunito in ecrù avorio nelle forme corporali (fig. 15),  cosa era successo? Ebbene la pittura toccata da luce nera ultravioletta virò, ed è questa la spiegazione che mi sono data perché i colori tendono a ossidarsi nel tempo come pure i leganti, e poi, coincidenza, solo dopo seppi che secondo gli scienziati il vero Sacro Telo si potrebbe essere brunito con l’irradiazione di una potente luce; alcuni come il prof. Giuseppe Baldacchini che iniziò gli esperimenti della luce, ipotizzano fosse sprigionata dal corpo che il telo avvolse per cui si ossidò al contatto, ma gli studi stanno ancora procedendo.

A documentazione di quanto ho affermato sul  cambiamento cromatico del mio dipinto, ho pubblicato qui delle foto: “Dall’impronta di Gesù” dipinto invisibile nel primo anno di realizzazione (v. fig. 14), lo stesso naturalmente ossidato particolare viso (v. fig.15), fotografato in bianco e nero quando invisibile ma ossidato (fig. 16) e fotografato in negativo quando invisibile ma ossidato (fig. 17), e poi ancora fotografato con la luce wood che lo rivela cromatico (fig. 18) nonché il secondo dipinto “Il mio Gesù” che non si è ossidato da invisibile  e  rivelato sotto luce nera (v. fig. 21) e fotografato in negativo quando rivelato da luce wood (v. fig. 24), sempre realizzato anch’esso a mano libera con lucido e dipinto con pittura impercettibile a grandezza naturale di Sindone e nel suo verso. In queste foto che seguono dei miei due dipinti Impercettibili si vede il raffronto e l’approfondimento del positivo\negativo, speculare\verso, colore\bianconero in un gioco complesso di rivelazioni nate dalla Sindone fonte inesauribile di studio.

fig. 14) Il dipinto di Veronica Piraccini “Dall’impronta di Gesù” pittura Impercettibile invisibile -visibile part. viso del dipinto quando invisibile dove la pittura nel primo anno non è ancora brunita; fig. 15) lo stesso part. viso naturalmente ossidato; (fig.16) lo stesso part. viso naturalmente ossidato fotografato in bianco/nero; (fig. 17) lo stesso part. viso naturalmente ossidato fotografato in negativo; (fig. 18) lo stesso part. viso fotografato con la luce wood che lo rivela cromatico; fig. 19) confronto con il Volto Sindone fotografato in negativo da Secondo Pia il 25 maggio 1898 all’ostensione di Torino.

figg 20, 21, 22

fig. 20) Il Volto Sindone fotografato naturale; fig. 21) “Il mio Gesù” (2012-13) V. Piraccini, pittura Impercettibile visibile-invisibile, part. viso fotografato con luce wood che lo rende visibile; fig. 22 “Dall’impronta di Gesù” (2012-13) V. Piraccini, pittura Impercettibile visibile-invisibile, part. viso fotografato con luce wood che lo rende visibile.

fig. 23) Il Volto Sindone fotografato in bianco e nero; fig. 24) “Il mio Gesù” (2012-13) V. Piraccini, pittura Impercettibile visibile-invisibile, part. viso fotografato con luce wood che lo rende visibile, fotografato in negativo; fig. 25) “Dall’impronta di Gesù” (2012-13) V. Piraccini, pittura Impercettibile visibile-invisibile, part. viso fotografato con luce wood che lo rende visibile, fotografato in negativo.

A questo punto in ultimo, è interessante osservare le raffigurazioni degli studenti da Sindone (v. fig. 13), confrontandole alle monete d’oro degli incisori Bizantini (fig. 26) della Sindone e analizzare i risultati corrispondenti dei vari risultati, che hanno evidenziato come le opere più simili all’immagine di Cristo del Sacro Telo, sono quelle copiate direttamente dall’originale.

Come già verificato dal confronto delle copie degli allievi da Sacro Telo  anche le monete risultano al raffronto Sindone accostarsi e in alcune, che fanno risaltare il sensibile modellato e sfumato Sindonico come le monete n. 2-3-4-7-8-9- e la elettro n.11, confermano che l’immagine primigenia della Sindone è molto più finemente sfumata, impensabile da immaginare, non è infatti emerso copiando le monete il chiaroscuro, come non si possono riottenere le uova intere e la farina e l’acqua dall’impasto.

I volti che ipotizziamo nascere da essa infatti si avvicinano per elementi ripetuti quali ciuffo, capelli lunghi più da un lato, naso profilato, espressione altera, ma è praticamente impossibile riprodurre la sua impalpabile finissima espressione, se pur alcune monete elettro ci si avvicinano, e anche io mi sono approssimata attraverso la pittura Impercettibile e il particolare fenomeno dell’ossidazione non calcolato, e di cui vi ho sottoposto tutto l’approfondimento, ma la Sindone rimane un unicum sempre sorprendente.

Fig.26)  Il Volto della Sindone a raffronto con alcune monete auree Bizantine.

In sintesi l’esperimento ha indagato, verificato e raggiunto l’obbiettivo della seguente ipotesi: l’immagine della Sindone non può essere stata copiata dal volto di Cristo raffigurato e dichiarato su moneta Bizantina in considerazione del fatto che i dati che sorgono dall’analisi dimostrativa realizzata attraverso gli esperimenti di arte contemporanea dipinta e da analisi estetico iconografica e iconologica, indicano visualmente un certo accostamento.

Sottolineo come sulle monete Bizantine i tratti somatici tipologici di Cristo, sono ripetuti per secoli con lievi variazioni così come certe similitudini sono presenti anche nell’arte dipinta e scolpita, e come questi tratti mostrano uno stilema inattuabile per l’epoca, ma che però riferendoli all’immagine corporea della Sindone invece si spiegano.

Tutto questo dimostra che il volto di Gesù sulle monete è stato copiato dalla Sindone e non viceversa. L’assenza di sfumato è una certezza infatti non perviene dai lavori degli allievi quando copiano la moneta e invece lo sfumato sorge quando studiano il Volto del Telo. Perciò le monete Bizantine  (v. fig. 26) sono la testimonianza visiva ed inconfutabile che confermano l’esistenza della Santa Reliquia già da prima del  400 d.C. (v. fig. 2);  l’ipotesi che l’immagine di Cristo sulla Sindone sia stata copiata da una moneta bizantina è sbagliata, mentre invece è vero il contrario, cioè che era proprio l’immagine del volto sulla Sindone ad essere stata usata dagli incisori bizantini per produrre i loro conii legando per sempre l’immagine di quel Vero Volto con la parola scritta di “Cristo” che è presente incisa a chiare lettere sulla moneta, a conferma della verità da tramandare, e da cui nascerà l’antichissima tradizione accennata precedentemente, di riportare specularmente le reliquie per duplicarle col sistema del contatto, concetto sorto, ma questa è una mia idea, dall’esempio dell’immagine Sindone testimonianza primigenia nata per contatto dal corpo del Salvatore.

 Riassumendo in totale sono stati effettuati i seguenti esperimenti:

– I. Gli allievi hanno copiato il volto di Cristo da monete bizantine e sono state prese in considerazione solo due di quelle perché scelte dalla maggioranza (v. figg. 11-12);

– II. Gli allievi hanno copiato il volto dalla Sindone (v. fig. 13);

– III. Io stessa ho dipinto il volto ispirandomi alla Sindone con lucido per contatto di tutto il corpo da cui sono nate 2 opere, ma per questo esperimento si è preso in considerazione solo il particolare del volto (v. figg. 14-15-16-17-18- 22- 25) e l’altra (v. figg. 21-24);

– IV.  Lo stesso metodo di analisi è stato applicato al confronto tra il volto impresso sulla Sindone e il volto del Cristo dichiarato e riprodotto su alcune monete bizantine (v. fig. 26)

Questi esperimenti hanno confermato che l’immagine primordiale è quella della Sindone e non il contrario, come qualcuno supponeva. Ciò emerge moltissimo nell’ esempio della moneta di Giustiniano II di primo (fig. 27) e secondo periodo (fig. 28) dove inizia ad intervenire già l’Iconoclastia nel nascondimento delle fattezze somatiche di Gesù occultato nei rilievi del secondo conio in evidenzia fisiognomica completamente diversa. In conclusione, la Sindone è il modello originale perfetto primigenio unico e preesistente avanti a tutti, utilizzato per duplicare il volto di Cristo e riportato a chiare lettere su monete, dipinti e sculture.

 


fig.  27)   Moneta aurea, dritto e verso, Cristo e Giustiniano II 705-711 d.C.; fig. 28) nel suo secondo regno l’Imperatore mantiene la propria immagine ma stravolge i lineamenti del Cristo per effetto dell’inizio dell’Iconoclastia. E’ proprio questo nascondimento che ci conferma la veridicità della Sindone come il Vero Volto.

Come supposto il procedimento sperimentale affrontato e argomentato in questo articolo sono una chiara dimostrazione di come gli strumenti dell’arte sono validissimi mezzi d’osservazione e d’approfondimento, alla stessa stregua di esperimenti scientifici, con modalità diverse proprie dell’arte. È importante perseguire dunque la multidisciplinarità dei saperi, senza pregiudizi e luoghi comuni perché solo così si potrà arrivare ad altri e sorprendenti risultati che non si possono ottenere se si procede per camere stagne, i saperi sono  imprescindibili fra loro.

Molti secoli fa, e sembriamo averlo tutti dimenticato, sommi artisti hanno dimostrato con le loro opere incommensurabili, Leonardo Da Vinci, Leon Battista Alberti, Michelangelo e tanti altri, che molto dobbiamo ancora fare insieme nell’incontro degli scibili umani così da aprire i confini delle nostre competenze, per un nuovo avanzamento delle arti, scienze e le molteplici discipline.

Veronica PIRACCINI   Roma 27 dicembre 2020

NOTA:

*Si ringrazia l’amico prof. Giulio Fanti per aver messo a disposizione le 50 immagini delle monete auree Bizantine con cui gli allievi hanno lavorato all’esperimento (presto sarà pubblicato un suo libro in inglese, dove riguardo un capitolo abbiamo collaborato insieme).