La Sindone e l’Arte. Nuove rivelazioni dalle monete Bizantine

di Veronica PIRACCINI

Analisi estetico – morfologica dei lineamenti somatici del Cristo

Chi avrebbe mai detto, in questi primi venti anni del 2000, di trovarci in una situazione così nuova, attraversata dall’estesa e drammatica pandemia Covid-19, che per noi studiosi della Sindone, ci porta alla memoria l’inevitabile collegamento a quando la peste falcidiava Milano.

fig. 1 “Dall’impronta di Gesù”, di Veronica Piraccini, 2012, Pittura Impercettibile visibile-invisibile che si rivela, m 115 x 4, 30.

In quegli anni il Vescovo Carlo Borromeo, già in odore di santità, si affidò in preghiera alla Sindone, facendo voto di salvamento, che sciolse, quando si fermò il morbo, recandosi nel 1578 a Torino, città che accolse per lui il Sacro Telo, proprietà dei Savoia e dunque proveniente da Chambéry.

Curiosità vuole che, per una serie di eventi ho potuto da foto, a grandezza naturale, realizzare nel 2012 dei dipinti, proprio dal Sacro Telo con la mia Pittura Impercettibile dalle proprietà di apparire e scomparire (Fig. 1 e 2). Nel percorso di studio ho avuto modo d’incontrarmi in conferenze, libri, relazioni e articoli che riguardano l’argomento, anche con gli esperti delle monete Bizantine, per lo più auree. Tra i primi che individuarono il collegamento somatico del Sacro Telo alle suddette monete è il numismatico Mario Moroni al congresso sulla Sindone tenutosi a Bologna nel 1981, dove presentò la sua ricerca che dimostrava come il Volto dell’Uomo della Sindone sia stato il prototipo per diverse monete emesse dagli imperatori di Bisanzio. La sua relazione fu pubblicata su Sindon nel 1982 e negli atti del congresso nel 1983. Dopo di lui altri studiosi, come il prof. Alan Whanger e il prof. Giulio Fanti, hanno continuato e arricchito gli studi.

Ebbene da queste suggestioni numismatiche è nato un mio inedito percorso estetico – morfologico che vi propongo, a maggior ragione dato che ultimamente il dibattito sulla Sindone si sta sviluppando enormemente, viste le ultime Ostensioni straordinarie che si sono succedute, per il periodo attuale così epidemico ed inquieto. Giustamente il Custode Pontificio della Santa Sindone l’Arcivescovo Cesare Nosiglia con profonda fede rinnova e promuove a tutti noi l’adorazione dell’incomparabile Reliquia Torinese.

fig. 2 “Sindone, Il mio Gesù, Dall’impronta di Gesù” confronto Volto Sindone con i due dipinti di V. Piraccini, part. volto

Le monete Bizantine sono un’opportunità veramente unica per approfondire l’Iconografia Cristologica che da due millenni fa parte della nostra vita immersa nell’arte. Questa ricerca da subito ha fatto scaturire nel mio temperamento d’artista un’intuizione: analizzare in ordine cronologico le forme del soggetto delle monete per scovare il senso estetico e morfologico del ritratto del Cristo in rapporto all’esistenza della Sindone. La prima cosa che colpisce è la straordinaria bellezza delle monete che ho preso in considerazione per questo mio breve apporto estetico – iconografico. Esse sono comprese in un arco temporale che va da Giustiniano II di Costantinopoli (669-711d.C.) al 1197 di Alessio III (1153-1211 d.C.). Stando ai reperti fino a noi pervenuti e ai documenti storici, Giustiniano II è il primo imperatore che sostituì, sulle monete, il simbolo ordinario di croce con l’effigie di Cristo, oltretutto, posso dire, in modo morfologicamente sconcertante, che approfondiremo più avanti.

Ora è importante spiegare, che per poter leggere il visivo di un’opera d’arte bidimensionale quale fosse un disegno, un dipinto, un bassorilievo e dunque in questo caso una moneta bizantina, esiste nell’arte un “codice basilare”, per cui è necessario osservare e descrivere l’immagine del manufatto, per come si presenta davanti ai nostri occhi. Dunque, i diversi elementi vanno studiati e spiegati descrivendoli letteralmente per come si mostrano alla nostra vista, e raccontati per come si trovano a destra e a sinistra, in alto o in basso, guardando l’immagine e così riproporla, ed in questo caso si tratta della moneta con i suoi soggetti, forme e scritte. Lo studio va letto tenendo conto di questo metodo interpretativo, imprescindibile al mio essere artista, che ho applicato alla comprensione delle monete.

E dunque com’è raffigurato il Cristo nelle monete? quali sono i suoi caratteri somatici? che trasformazioni morfologiche si sono evolute nel tempo? Era necessario capire se poteva essere possibile che la Sindone fosse nata dall’osservazione delle monete, oppure il suo contrario, cioè che fossero invece stati proprio gli artisti ad essersi ispirati al Volto del Sacro Telo. Questa è un’incognita che spesso viene posta, però mi sembra che dopo la breve analisi di seguito argomentata, si può evincere una verità, sciogliendo ogni dubbio sulla veridicità della Sindone.

Le monete bizantine, le ho studiate in foto e raggruppate in ordine cronologico, poi consequenzialmente analizzate in senso estetico, e in ultimo riorganizzate mirando alla scelta delle più caratterizzanti, sempre tenendo conto dello sviluppo temporale. E’ importante sottolineare che, per questa ricerca, si è tenuta presente la realtà fotografica a luce fissa delle immagini. Questo è un tipo di esperimento ben preciso altrettanto valido, ma certamente diverso, se si analizzano le monete dal vero. Sappiamo che la magia della scultura, del bassorilievo e delle monete, nasce con la vitalità del movimento della luce, che posandosi sui volumi creati dall’artista, va a formare coi suoi barlumi, le ombre e le luminescenze, secondo le forme  che ne risultano.

Gli artisti da sempre fanno i conti con questa stimolante problematica che è principalmente la bellezza dell’incidenza della luce, nelle sue infinite variabili chiaroscurali, sui volumi di pieno e di vuoto, che vanno ad ideare e realizzare. Perciò è chiaro che le ombre e i guizzi di luce, che si riflettono in modo infinito sulla moneta, sono una delle tante variabili volute dagli artisti sia appositamente che intuitivamente, per ottenere quello che vedevano e sentivano interiormente. Tenendo conto di questo, si è proceduto nello studio.

Tra le monete più antiche a noi pervenute, mi piace accennare alle monete Romane, risalenti a prima del IV secolo a.C., le Aes Quadratum che erano quadrate di bronzo e dal peso addirittura di kg 1,5 appunto il loro valore di scambio, ed erano anche fregiate di un’immagine, come ad esempio poteva essere il toro, simbolo di fertilità del Mitraismo Romano. Queste erano realizzate per fusione del bronzo su matrice, tecnica che i Romani acquisirono quando vennero in contatto con gli Etruschi grandi metallurgici, si pensi ad una delle opere Etrusche in scultura tra le più straordinarie, come la “Chimera d’Arezzo”. E’ solo più tardi, nel 280 a.C., che nacquero monete circolari d’argento realizzate con il nuovo metodo della coniazione che i Romani importarono dai Greci.

Queste monete Romane, raffiguranti ad esempio la testa di Giano e nel rovescio Giove in quadriga, il Didramma, più avanti saranno sostituite dall’effige del ritratto dell’Imperatore. Nasce dunque il “conio a battitura di martello” dal latino cuneus (vocabolo che ricorda oggi l’idea di cuneo), e i Bizantini useranno questa tecnica. Abbiamo dunque un cilindro di metallo detto Pila fissato su di un tronco di legno incastrato nel ceppo, e l’altro cilindro metallico chiamato Torsello tenuto dalla mano, o altro strumento, e fra i due cilindri veniva interposto il metallo più duttile e prezioso come l’oro, o altre leghe (Fig. 3 e 4).

Dunque, i conii antichi Bizantini, venivano incisi a mano sulla superficie del metallo della Pila e del Torsello.  Oggi i conii sono montati su macchine automatiche, presse, o altre strumentazioni, e, anche se il prototipo viene sempre fatto prima dall’artista, esso non è più inciso in negativo, ma realizzato direttamente in positivo, più grande del definitivo, da cui si estrapola un calco madre la madre forma come la chiamiamo noi artisti, che diventa la matrice, per poi essere rimpicciolita con tecniche contemporanee meccaniche.

Possiamo ora immaginare l’emozione che viveva l’artista dell’epoca Bizantina, dopo aver lavorato minuziosamente al negativo il soggetto a lui commissionato, da cui traeva ispirazione, e cosa vedesse al termine dell’incisione per verificare il lavoro. Infatti quando andava a interporre la lamina del metallo nobile come l’oro, in mezzo ai due cilindri di metallo, da lui incisi, interposti l’uno sull’altro, dopo battitura a martello, la lamina fra i due blocchi veniva a modellarsi a sbalzo e si vedevano le forme incise al negativo dei cilindri che imprimevano la lamina d’oro positivizzandosi. La stessa meraviglia arriva anche a noi che le ammiriamo oggi, per come questa moneta emergeva finita, risplendente nella lucentezza dell’oro, nella pienezza dei suoi volumi, rivelando il Volto corporale del Cristo. E allo stesso modo potremmo azzardare che identica sorpresa ebbe l’avvocato Secondo Pia, nell’anno 1898, ad aver fotografato la Sindone a Torino che si rivelò in positivo nel negativo della lastra, nel suo essere, naturalmente, la Sindone un negativo. Detto ciò, passiamo ora alla descrizione estetica dopo aver analizzato la cinquantina di monete qui raggruppate in sintesi nei seguenti archi temporali.

-1. Le monete con il Volto di Cristo, comprese cronologicamente tra il 692-695 d.C. con Giustiniano II, sono le più numerose, e fanno emergere sia esteticamente che a livello morfologico, un Volto veramente Sindonico, in quanto sono presenti le caratteristiche somatiche salienti del soggetto del Sacro Telo. Infatti su queste monete sono riscontrabili i capelli lunghi e più accentuati da un lato e caratterizzati dalla presenza del ciuffo sulla fronte, il naso profilato in alcune appena asimmetrico, gli zigomi molto ben evidenziati, la barba bipartita e il labbro inferiore evidente. Il Volto è particolarmente vivo, presente e altero, dall’espressione volitiva e fiera, si riscontrano gli occhi, che scrutano, dal morbido modellato delle palpebre con un accenno di iride molto sferica, e sempre c’è il nimbo con la croce di luce.

L’esempio più imperioso ma nel contempo dolce, dall’espressione molto vicina alla Sindone, è il Solidus di Giustiniano II del 692-695 d.C. (Fig. 5, 6 e 7) e da questo penso provengano anche alcune altre monete dello stesso periodo;

fig. 7 Volto Cristo su moneta aurea Giustiniano II 692-695 d.C., disegno a seppia V. Piraccini

si ipotizza che l’artista abbia voluto interpretare l’inequivocabile presenza che invoca l’Uomo della Sindone, aprendogli gli occhi e così ad incidere il modellato vivo e presente. Pensate poi che oggi abbiamo tutti sotto gli occhi la foto in negativo di Pia e ci sembrano più ovvi gli occhi chiusi, ma prima questa evidenza non esisteva.

Invece si evince nelle altre monete (Fig. 8-9-10) dello stesso gruppo cronologico, certamente le stesse similitudini somatiche ma con una sostanziale differenza importante, la palpebra è diversamente abbozzata come chiusa, assonnata, oppure non c’è delineazione tra il sopra palpebrale e il sotto, ed è senza iride incisa, ma ottenuta solo in un volume arrotondato senza pupilla, un “abbozzo” (e non è a mio avviso il semplice risultato di una erosione, perché quando l’artista vuole evidenziare qualcosa lo fa con precisione espressiva e delineazione nitida e non si cancella così facilmente).

Infatti se abbiamo un così tenue risultato dell’occhio abbozzato “bombato” allora si deduce che era quella la sensazione da cui l’artista al vero, cioè da modello, si ispirava da cui ne fu profondamente suggestionato, e qui interviene la sensibilità dell’artista che da uno stesso soggetto, individua altre emozioni e dunque forme, tale da riproporre la stessa sensazione. E quale poteva essere il modello del Volto se non ci sono descrizioni letterarie del Cristo? e oltretutto, siamo anche distanti secoli storicamente dalla Sua nascita, addirittura quasi 700 anni? Se teniamo come punto di riferimento la Sindone molti di questi elementi si spiegano, ed emergono combacianti e molti sono gli elementi che accomunano il soggetto raffigurato sulle monete alla Sindone.

fig. 11 Volto Cristo su moneta aurea Giustiniano II 692-695 d.C. , disegno a grafite V. Piraccini

Ad esempio, è tipica di queste monete, l’approfondita espressione come di ritratto, con i capelli che circondano il viso, il naso profilato e la barba ben bipartita, il ciuffo sulla fronte. In modo particolare è bene evidenziare una moneta (Fig. 11): essa presenta il naso asimmetrico (come la Sindone) molto profilato; gli occhi in abbozzo senza iride, come chiusi dalla palpebra; capelli lisci che circondano il viso e la barba bipartita; presente il nimbo crucigero, che non c’è nella Sindone ma come simbolo divino nelle monete è sempre proposto; il tutto con il modellato molto sottile e tenero di volumi delicatamente sensibili che ottengono passaggi di chiaroscuro, straordinariamente molto vicini alle caratteristiche forme impresse in modo tenue del Volto nel telo Sacro.

-2. Passiamo ora al gruppo delle monete che vanno dal 705 al 711 d.C. Ebbene sappiamo che l’imperatore Giustiniano II fece coniare le monete sopra descritte dal 692-695 d.C. con una precisa iconografia del Cristo che abbiamo individuato e descritta come Sindonica, scelta iconografica coraggiosa e straordinaria, morfologicamente fuori canone per ciò che si riscontra nell’arte, con ad esempio i capelli lunghi e non a paggetto su volto triangolare come usava la moda dell’epoca. Avvenne, dopo complicate ribellioni politiche e rivolte (senza specificare in questa sede i risvolti storici), che Giustiniano II fu deposto e mandato in esilio, subendo tra l’altro la resecazione del naso, ritenuta tale menomazione un ostacolo al futuro raggiungimento del potere, ma egli dopo molte vicissitudini riuscì a risalire al trono.

Ebbene tornando a regnare, forse per segnare un prima e un dopo o perché cominciava a dilagare l’Iconoclastia (che sarà di lì a breve proclamata da Leone III Isaurico nel 726), egli ebbe a cambiare l’iconografia delle monete, così che coniò proprio in questo arco temporale del suo ritorno dal 705 al 711 d.C. monete molto diverse da quelle precedenti, come quella che vediamo qui in foto (Fig.12; si veda il raffronto con la fig. 6).

fig. 12 Moneta aurea, dritto e verso, Cristo e Giustiniano II 705-711 d.C.; nel suo secondo regno l’Imperatore mantiene la propria immagine ma stravolge i lineamenti del Cristo per effetto dell’inizio dell’Iconoclastia.
fig. 6 Moneta aurea, dritto e verso, Cristo e Giustiniano II 692-695 d.C., il Cristo ha i caratteri somatici Sindonici.

Infatti il Cristo di questo periodo ha il Volto dai grandi occhi aperti con iride ben delineata, il viso incorniciato da capelli e barba corti molto riccioluti. Si riscontra la totale assenza del ciuffo sulla fronte e il viso non è ovale, ma abbastanza triangolare perfettamente simmetrico. Emerge un modello estetico morfologicamente molto distante dal soggetto Sindone, però rimane conservato il nimbo crucigero con la croce come raggio di luce dietro la testa ad indicare il Dio Cristo. E’ proprio attraverso solo questo simbolo, il nimbo crucigero, e non per le caratteristiche somatiche sue proprie dettate dalla vera immagine della Sindone, che viene indicato il figlio di Dio e i lineamenti sono camuffati direi, presentati sotto mentite spoglie, distanti il più possibile dalla morfologia autentica del Salvatore impressa sul Telo.

Non bisogna far riconoscere le fattezze di Gesù, il soggetto non deve essere riconducibile a consolidare il modello Sindone, essa va invalidata, e il suo Volto reso irriconoscibile, a protezione del vero Volto altrimenti da distruggere. L’immagine del Volto troppo riconoscibile non deve esistere ma solo il nimbo può emergere, è il segnale occulto del Cristo. In queste monete quindi è da escludere che l’artista potesse essersi ispirato al Volto del Sacro Telo, e ne abbiamo conferma da queste eclatanti differenze estetiche, così che l’artista si è ispirato ai soggetti umani indicati dalla sua cultura. A maggior ragione ci si domanda perché queste monete, seppur così espressive, non siano state prese a modello per l’ipotesi dibattuta, e da queste aver realizzato la “falsa reliquia” Sindone; ciò a conferma del fatto, secondo la mia ipotesi, che la Sindone non è falsa, mentre invece nascano proprio le altre molto numerose monete, e non queste così rare e diverse. Va anche sottolineato che la raffigurazione di Giustiniano II resta iconograficamente invariata nelle monete di entrambi i periodi di regno, mentre cambia significativamente l’immagine morfologica del Cristo.

Nel 787, al Secondo Concilio di Nicea, convocato per trattare della legittimità della venerazione delle immagini in riferimento al dogma cristologico, durante la quinta sessione è espressamente citata la sacra Immagine di Edessa, non fatta da mani d’uomo e inviata al re Abgar. Questa Immagine, che i Bizantini chiamano Mandylion, secondo recenti ricerche potrebbe essere identificata con la Sindone ripiegata in modo da rendere visibile il solo Volto.

La menzione dell’Immagine è utilizzata quale argomento principale a difesa della legittimità dell’uso delle sacre raffigurazioni contro le tesi avverse degli iconomachi. Un lettore della Chiesa di Costantinopoli, Leone, portò una personale testimonianza: «Anch’io servo indegno di voi, quando scesi in Siria con gli imperiali apocrisiari, venni a Edessa e ho visto la sacra e acheropita icona venerata e onorata dai fedeli». A questo punto è indiscutibile che a Edessa nel VI secolo si avesse la convinzione di possedere un’immagine di Cristo, opera divina e non umana.  Questa Immagine in alcune fonti (VI-X sec.) viene chiamata Sindon. È lecito ipotizzare che anche gli artisti possano essersi recati a Edessa per esaminare dal vero il telo con l’impronta di Gesù da cui trarre ispirazione per le loro opere.

-3. Prendiamo adesso in esame le monete dall’856 all’867 d.C. sotto Michele III e la madre Teodora Armena. Accadde che alla morte dell’Imperatore Teofilo, marito di Teodora, a succedergli fu lei come madre reggente dell’impero affiancando il troppo piccolo figlio, l’Imperatore Michele III appena dodicenne, dall’842 all’855. Dopo appena un anno di regno, essa depose il Patriarca iconoclasta, sostituendolo con Metodio II con le sue stesse idee riguardo alla raffigurazione dell’immagine di Gesù. Infatti Teodora mantenne sempre una posizione iconodula, segretamente al marito Teofilo iconoclasta, e solo a seguito della morte dell’Imperatore, ella con il figlio Michele III poté far emergere il suo credo, tanto che ancora oggi dalla Chiesa Ortodossa viene venerata come Santa. Si riscontra infatti, nelle monete coniate in questo periodo, a conferma che le monete si ispirano, come molta arte, alla Reliquia di lino, il soggetto del Cristo che viene a ripresentarsi fortemente Sindonico con la barba ben disegnata, il naso appena asimmetrico, gli zigomi molto accentuati con le orbite evidenti, i capelli lunghi che circondano il viso (come a fine 600 d.C.) e il ciuffetto capillifero sulla fronte bipartito o tripartito che acquista molta importanza come elemento caratterizzante.

fig. 13 Volto Cristo su moneta aurea Michele III e Teodora, 856 d.C. , disegno a seppia V. Piraccini

È importante ora mettere in luce ed evidenziare proprio questo ultimo elemento che si riscontra in modo particolarmente eclatante nella moneta dell’856 d.C. (Fig. 13). Qui abbiamo l’incredibile identica forma sulla fronte all’attaccatura dei capelli a forma di “3” che è presente nella Sindone. La cosa che più colpisce è che questa cifra risulta speculare, cioè il “3” a mo’ di capelli che sta sulla moneta, è in forma ribaltata rispetto al 3 detto “epsilon” della Sindone, e ciò conferma la veridicità del modello che gli artisti andavano a studiare quando possibile. Ecco che viene a prendere luce nel mio occhio d’artista, l’evidente certezza di come la Sindone viene presa a modello per le monete Bizantine e non solo per l’arte, in quanto certamente le monete e l’arte si guardano, e qui di seguito vengo ad argomentare ulteriormente.

Infatti, dobbiamo anche valutare il modo di come veniva svolto il lavoro di conio che a inizio capitolo ho descritto. Realizzandosi su due cilindri di metallo molto duri che venivano lavorati “incisi al negativo” con il soggetto imposto dal potere, il caso vuole che il Volto della Sindone, possiamo dire, sia un modello perfetto, in quanto va a facilitare di molto il lavoro dell’artista durante l’incisione, anche se i suoi lineamenti sono molto tenui. Perché? Si vede chiaramente che il “soggetto Sindone” ha tutti i volumi, quali il viso circondato di capelli, il naso, zigomi, labbra, e barba, oltre a tutto il corpo, non prominenti alla luce ma già in negativo, e sono forme in ombra, come già scavate.

Da qui si deduce anche un altro elemento fondamentale che è sempre presente (ma non nelle monete del 705-711 come sopra esposto) cioè l’interpretazione in modellato in “capelli-ciuffo” che fa l’artista ricavando questo elemento dalle macchie di sangue presenti sulla fronte del Volto Sindonico. Al contrario ci si domanda, come avrebbe potuto un artista medievale falsario immaginare sangue, guardando le monete con ciuffo capillifero bipartito o tripartito, e interpretare questi capelli, come dicevo prima, in rivoli sanguigni? e addirittura trasformarli nelle forme, oggi interpretate da alcuni come di “alfa” e “omega”, dipingendo queste lettere con il sangue venoso? Questo è a mio avviso assolutamente da escludere visto che è più naturale il contrario.

fig. 14 Volto Cristo con smorfia di dolore su moneta aurea Basilio I e Costantino 867-886 d.C. , disegno in ocra V. Piraccini

 – 4. Ulteriormente valutiamo le monete nell’arco temporale dall’867 all’886 d.C. regnante Basilio I. È sempre presente dietro la testa il nimbo crucigero con la croce di luce, i capelli circondano il viso che adesso è molto più paffuto, gli occhi sono grandi ma abbozzati come “ponfi”, non c’è iride, e perciò questa forma potrebbe mimare la palpebra chiusa degli occhi della Sindone, come anche l’arcata sopracciliare è molto evidente come nel telo Sacro. Addirittura si nota che alcune monete hanno il Volto gonfio, e tra queste si scorge una moneta in particolare (Fig. 14) dal Volto tumefatto stravolto, estremamente deforme con una smorfia di dolore asimmetrica, certamente ad indicare la sofferenza della Passione (certo spesso gli artisti sono sconcertanti).

fig.15 Volto Cristo con tumefazione su moneta aurea Romano I e Cristoforo 921-931 d.C. , disegno in ocra V. Piraccini

Dobbiamo adesso esaminare quelle di Romano I coniate dal 921 al 931 d.C., e se ne individuano alcune particolari dove rimane sempre stabile la presenza del ciuffo centrale sulla fronte, in modo particolare come a gocce (Fig. 15), anche i capelli sono lisci ad incorniciare il Volto ma c’è una novità, questi capelli presentano (al lato destro guardando la moneta) delle ondulazioni molto evidenti che effettivamente sono presenti sui capelli che circondano il viso della Sindone, ed in essa sono proprio da un lato più accentuate. Qui nelle monete si scorge nel suo effetto di specularità il ribaltamento nel suo lato opposto, ergo la conferma che il Sacro Lino è il modello, perché da artista, se devo copiare un soggetto lo faccio a seconda di come lo vedo e quello che sta a destra rimane a destra, come nel caso delle monete che vengono coniate incise per poi ottenere il positivo; il naso è profilato, le labbra sono ben evidenziate, l’arcata sopracciliare è molto visibile e questi sono tutti elementi Sindonici; la barba c’è rastremata ai lati con linee ondulatorie e appare come un mento molto accentuato, qui sicuramente si sono consumate le sue linee sottili incise; la differenza è che gli occhi in alcune tornano ad essere spalancati grandi aperti però l’iride è sfumata cosa abbastanza strana e questo indica la volontà dell’artista di rendere vivo e presente lo sguardo del Cristo. Dobbiamo anche dire che è la stessa Sindone a suggerire questa sensazione.

fig. 16 Volto Cristo con tumefazione, su moneta aurea Costantino VII e Romano 949-959 d.C. , disegno a sanguigna V. Piraccini

– 5. Con le monete che seguono, comprese tra il 949 e il 959 d.C., sotto Costantino VII, si continua ad osservare il permanere e l’accentuarsi del Volto di Gesù molto Sindonico (Fig. 16). Questa accentuazione può essere stata influenzata da un’osservazione ancora più diretta dovuta all’arrivo a Costantinopoli nel 944 d. C. dell’Immagine di Edessa, che ormai oggi si ritiene essere stata la Sindone ripiegata. In alcune monete addirittura è evidente una tumefazione che emerge guardandole al loro lato sinistro. Infatti si riscontra precisamente il gonfiore a sinistra guardando le monete che invece è evidente sul Volto del lino a destra. Tumescenza dovuta alle percosse subite dal Cristo, che per effetto della specularità, da cui è tratto questo rigonfiamento, è sulle monete a sinistra, e i capelli lateralizzati più lunghi, che si trovano guardando la moneta al suo lato destro, sono tutti elementi a conferma di ciò che si osserva nella Sindone per ribaltamento al lato opposto.

Straordinario approfondimento iconografico degli artisti coniatori che quando possibile rilevavano dalla Sindone, in altri casi da altre opere d’arte dipinte o a mosaico o scultoree, e a questo punto possiamo dire sempre originate dalla Reliquia. In altre monete di questo periodo vediamo l’importante accentuazione del naso lungo profilato e anche storto, con arcata frontale molto accentuata a formare una croce, che è tipico della Sindone, ma quello che colpisce ancor di più, novità assoluta sono le “lacrime” che scendono dagli occhi come abbozzati senza delineazione (Fig. 17 e 18) di straordinaria e viva commozione che senza dubbio il Sacro Volto della Sindone incuteva.

Mi viene alla mente l’esempio dello straordinario Cristo Pantocratore dell’XI secolo (Fig. 19)

fig. 19 particolare “Cristo Pantocratore “, affresco, Abbazia San Angelo in Formis, Capua, Italia, XI sec
fig. 20 particolare “Gesù deposto nel sepolcro”, affresco, Abbazia San Angelo in Formis, Capua, Italia, XI sec.

dell’abbazia di Sant’Angelo in Formis in Italia, a Capua, che ha evidenti gote lacrimose rosse come di sangue, motivo ripetuto nelle altre figure come uno stilema di partecipazione alla passione di Cristo: straordinaria coincidenza inventiva o una stessa fonte ispiratrice? Nella scena della deposizione, Cristo, inoltre, ha un evidente gonfiore dello zigomo sinistro (Fig. 20) come nelle monete sopra descritte.

 -6. Dal 963-969 periodo di Niceforo II c’è una moneta (Fig. 21) interessante dove è evidente l’arcata frontale, gli occhi abbozzati e i capelli più lunghi da un lato, elementi come avevamo già notato e messo in evidenza al punto 4.

fig. 21 Volto Cristo su moneta aurea Niceforo II, 963-969 d.C. , disegno a sanguigna V. Piraccini
fig. 22 Volto Cristo su moneta aurea Basilio II 976-1025 d.C. , disegno a sanguigna V. Piraccini

Nel periodo che segue, dal 976 al 1025, con Basilio II, il Volto ha sempre la caratteristica del naso lungo profilato Sindonico, come anche la barba che circonda il mento e il viso dagli occhi che sembrano proprio chiusi, ed incorniciato dai capelli lunghi più evidenti a destra guardando la moneta, e molto in evidenza il ciuffo capillifero. Permane il nimbo, ma in alcune altre monete, la croce, non è di luce, se pur in esso racchiusa, ma è come bullonata (Fig. 22) di protuberanze sferiche e questo motivo decorativo molto evidente, torna addirittura nella forma degli occhi senza iride.

Curiosamente infatti, sono proprio gli occhi che risultano bottoni bombati lisci a continuare il ritmo decorativo del motivo della croce aureolata bullonata, e risultano espressivi seppur chiusi, abbozzati in forma di protuberanza circolare senza disegno di iride come se la palpebra ricoprisse il bulbo. Permane sempre il ciuffo in mezzo alla fronte, molto evidenziato. Queste caratteristiche continuano nelle monete del 1025-1028 in Costantino VIII e sono molto tipicamente Sindoniche nell’espressione dagli occhi chiusi (Fig. 23), che gli artisti ancor di più esprimono per l’arrivo di un certo gusto al realismo, individuando la palpebra chiusa degli occhi del Volto del Sacro Telo.

Ciò trovasi anche in Costantino X tra il 1059 e il 1067, moneta questa dal modellato straordinariamente morbido nei passaggi dolcemente sensibili. Inaspettatamente con Romano III nel 1028-1034 (Fig. 24) c’è una similitudine Sindonica a quella di Costantino VIII. Come anche s’individua nel 1042-1055 in Costantino IX un collegamento alla moneta dall’espressione severa e ieratica precedente di Michele IV nel 1034-1041, qui di seguito più ampliamente spiegato.

– 7. Dal 1034 al 1197, si evidenziano i conii del 1034-1041 con Michele IV nei quali si rivela un Cristo severo (Fig. 25)

fig.25 Volto Cristo su moneta aurea Michele IV, 1034-1041 d.C., disegno ad ocra V. Piraccini

dall’espressione quasi arrabbiata molto forte da incutere terrore, e ne abbiamo una serie, più o meno simili, che continuerà su questo modello anche con Costantino IX racchiusi dal 1042 al 1055. Però erano presenti anche dal 1028 e poi al 1197 in ordine sparso sotto diversi Imperatori, vari esemplari di monete dal Volto di Cristo con il nimbo a croce con ancora occhi abbozzati, come chiusi dalla palpebra di ispirazione Sindonica, capelli fluenti, barba liscia ma dove principalmente risaltano occhi abbozzati ed espressione accigliata. E si continua ad individuare, dal 1078 al 1197 passando da Alessio I per poi Giovanni II ad Alessio III, monete con l’effige di Cristo dai caratteri peculiari alla Sindone dove emerge principalmente un Volto dal naso dai capelli fluenti e barba negli occhi chiusi cioè senza le palpebre aperte esse non ci sono, e risulta come volume bombato. Il Volto del Cristo ha occhi abbozzati Sindonici, capelli fluidi di ispirazione realistica che stava mano a mano formandosi.

 A mio avviso è d’obbligo estrapolare questo breve periodo dal 1071 al 1078 d.C. sotto Michele VII, compreso precedentemente al punto 6, e qui approfondito, perché a parer di chi scrive merita un inciso. Sono le monete Elettro (Fig. 26 e 27) dove si nota moltissima somiglianza al viso della Sindone principalmente per la grazia e sensibilità ascetica dei volumi sottilmente sfumati oltre che agli occhi appena abbozzati, il naso profilato, l’accentuazione dell’arcata sopraciliare e i capelli lunghi.

fig. 11 Volto Cristo su moneta aurea Giustiniano II 692-695 d.C. , disegno a grafite V. Piraccini

S’individua anche una particolarissima similitudine alla lontana moneta, la figura 11, citata precedentemente al punto 1 del 692-695 d.C., che pur essendo questa molto distante nel tempo, stranamente o forse perché essa fu guardata, che se ne scorge un’iconografia molto somigliante, dai caratteri somatici che ricordano senza ombra di dubbio la Reliquia. In questo gruppo di monete realizzate con questa lega particolare, c’è dell’altro, una novità, e cioè che la barba è più lunga. Dal mio punto di vista d’artista, ho scorto guardando il Volto della Sindone, che, precisamente sotto il mento, si vedono, se si guarda bene, altre linee curve scure dal lato sinistro osservando la Reliquia e altre ombreggiature brunite a destra.

Detto questo è facile credere che un artista di quel tempo, vide ed interpretò, quasi per firmare con originalità il suo conio, nascendo il piacere estetico di tradurre quelle ombre e linee in una barba più lunga, che poi così è piaciuta al suo committente, cioè all’Imperatore che sempre ovviamente doveva approvare. Anch’egli probabilmente gradì attraverso questa nuova lettura evidenziarsi, senza distanziarsi dagli stilemi Sindonici.

In sintesi

Dalla mia analisi estetico – iconografica nell’excursus temporale, precedentemente descritta in 7 punti, sono venuti a delinearsi alcuni “elementi estetici somatici morfologici stabili” di significato e “elementi estetici somatici morfologici di rottura”, quest’ultimi sono dovuti alla proibizione delle immagini sacre con il propagarsi dell’Iconoclastia che deriva come sappiamo dalle parole greche Eikon –immagine- e Klasis –rottura-. Gli argomenti estetici somatici morfologici stabili creano il canone del Cristo che trapela dalla sua anatomia, mentre gli elementi estetici di rottura ci confermano la sua veridicità somatica proprio attraverso la sua assenza o deformazione. Queste due cifre sono le più potenti individuate, che qui descrivo in sintesi.

I) Nell’ossessiva ipotesi, che da sempre torna a galla, attanagliando studiosi, curiosi e speculatori, del possibile falsario artista della Sindone, fomentato da un effettivo buco storico temporale, e dal carbonio 14, analisi oggi contestata dagli scienziati e che i più colti non sciorinano più, visto il suo superamento (vedi link Archaeometry https://onlinelibrary.wiley.com/doi/10.1111/arcm.12467 ), l’artista come avrebbe potuto su commissione realizzare una falsa reliquia ispirandosi alle monete Bizantine e da queste trarre le fattezze per il telo, così impercettibilmente sfumate? E se dalle monete emergono a volte occhi aperti, perché non sarebbero stati realizzati sulla falsa reliquia? e poi gli occhi aperti o chiusi come produrli, visto che ancora non si sa quale sostanza potrebbe essere stata usata? e poi dove la mettiamo l’effettiva assenza di materiale pittorico? tant’è che recenti studi ipotizzano una potente luce che ha sovrimpresso il telo, e come l’artista può aver potuto realizzare questo?

Una cosa è certa, sulle monete Bizantine i lineamenti somatici tipologici del Cristo si ripetono. Abbiamo sempre anatomicamente gli stessi lineamenti somatici con leggere varianti, un certo Volto dalla morfologia regolare affusolata, occhi chiusi o appena aperti o a ponfo, barba bipartita, capelli lunghi più accentuati su di un lato. Le monete ci suggeriscono questo, ma allora perché non realizzare la finta reliquia uguale ad esse, intendo dire con questi elementi di viso e occhi così evidentemente in volume chiaro di luce come sono le monete, ma invece negativizzare le forme in ombra, oltretutto dalle sfumature impercettibili? e poi perché immaginare un corpo così completamente nudo sfumatissimo, fuori canone per il periodo, di una cifra stilistica impossibile per l’epoca per di più per un Dio? Se ci pensiamo bene i sepolcri erano sempre decorati, i sarcofagi con soggetti totalmente vestiti, e con grandi vestiti a pieghe e paramenti.

II) Considerevole è l’evoluzione sostanziale degli occhi nel tempo. All’inizio con la numismatica di Giustiniano II, di fine 600, osserviamo che essi, sono creati un poco aperti, potremmo dire “realisticamente espressivi”, uniti ad una soluzione somatica e morfologica nella forma del Volto, capelli, ricciolo sulla fronte ed espressione ieratica, veramente strabiliante per la veridicità alla Sindone. Ma lo stesso Imperatore, a seguire nel 705-711 (v. punto 1, e punto 2), attua una diversissima visione somatica del Cristo dagli occhi molto grandi, aperti, sgranati su di un Volto triangolare dai capelli con barba ricci e corti, dai lineamenti stravolti. Perciò è chiaro, a conferma della mia tesi, che con l’inizio del divulgarsi del concetto di Iconoclastia, proclamata poi da Leone III nel 726, il Cristo è reso irriconoscibile per le proibizioni delle immagini sacre e dunque, le caratteristiche somatiche non devono ricondurre alla Sindone. E paradossalmente è proprio l’Iconoclastia per assurdo che ci conferma l’esistenza della Vera Reliquia e, a seguire, il vuoto iconografico del Cristo.

Infatti seguirà il ritorno Sindonico con Michele III attraverso la madre Teodora (iconodula) vedova di Teofilo (iconoclasta), che ristabilì, come si è detto alla morte del marito nel periodo della reggenza del figlio troppo piccolo (v. punto 3), il culto delle immagini sacre con il concilio di Costantinopoli nel 843. Seguiranno in Costantino VII, alla metà del 900, monete con il Volto di Cristo (molto somigliante alle prime monete, quelle di Giustiniano II), morfologicamente Sindoniche, ma in modo sconcertante appaiono le “lacrime” dagli occhi con palpebre e iride nei volumi appena abbozzati, come sciolti nelle stille lacrimose, e sovrastati da arcate abbastanza accentuate con il naso molto profilato lungo, a formare una croce unendosi quasi al ciuffo capillifero. Ancora seguono, a fine 976 ed inizio 1000 con Basilio II, le monete dagli stessi stilemi della Sacra Reliquia, stesso Volto regolare dall’espressione sacrale, capelli lunghi più su di un lato con ciuffo sulla fronte, e gli occhi si vedono come “ponfi” a bottone sfumato. Anche con Costantino VIII e Romano III seguono gli stessi caratteri estetici morfologici e addirittura gli occhi qui sono proprio chiusi.

Nei primi anni ‘30 del 1000 con Michele IV e poi a seguire Costantino IX, abbiamo sempre lineamenti riconoscibili alla Sindone, ma si evidenzia una novità, quella di un’espressione di Gesù più “severa accigliata”, ma i capelli lunghi ad incorniciare il Volto, barba, e ciuffo permangono similari. Verso il 1060 circa nel periodo di Costantino X, il Volto del Cristo si “raddolcisce” con volumi molto morbidi sensibili e occhi appena accennati come chiusi. Con cifra estetica morfologicamente Sindonica data dalla risultanza dei volumi estremamente tenui e sfumati di tutta la testa e dagli occhi appena abbozzati, sono le monete non auree ma Elettro. In quest’ultime appare anche un’altra novità: la barba lunga che ho spiegato precedentemente (v. punto 7) di Michele VII negli anni ’70 del 1000. Anche con Alessio I, circa nel 1081 al primo secolo del 1000, seguono gli stessi stilemi e tra gli altri elementi ne distinguiamo costanti il ciuffo frontale, il naso profilato, e gli occhi abbozzati bombati senza iride.

Dunque dopo il 1000 gli occhi sono sempre più abbozzati come bottoni bombati, come se la palpebra ricoprisse il bulbo oculare, o più semplicemente diciamo che gli occhi fossero chiusi, ma espressivamente molto evidenziati e presenti. La stranezza è che sono occhi senza iride ma “potentemente ipnotici” (fig 28).

fig. 28 (1-8)  “Sviluppo storico della morfologia degli occhi del Cristo sempre più realisticamente Sindonici, monete Bizantine dal 692 al 1034 d. C., Veronica Piraccini, disegno a ricalco su carta lucido da foto di 8 monete Bizantine”.

Ebbene questo non può accadere così di fantasia in un artista di quell’epoca sia anche per la finalità cui era posta la sua arte, perché gli occhi erano sempre raffigurati grandi ritmati dall’orlo delle palpebre, con evidenziata, sia incisa, o scolpita, o dipinta o realizzata a mosaico, l’iride e la pupilla.

Come avrebbero potuto gli artisti realizzare il soggetto di Cristo sulle monete Bizantine con “occhi chiusi” o “occhi lacrimosi” abbozzati come ponfi, non delineati come bulbi senza iride, quando la moneta deve ricordate il soggetto vivo e presente? e poi perché distanziarsi dalla cifra stilistica dell’epoca che era sempre caratterizzata dagli occhi grandi incisivi e ben delineati di palpebre e iride? Ebbene questo avviene per la forte suggestione data della misericordiosa immagine del telo Sacro.

III) Perché accade sempre, che nelle monete Bizantine abbiamo il continuo permanere del “ciuffo capillifero” sulla fronte così sempre ben evidenziato, elementi questi non presenti nelle monete del 705-711 d.C. che raffigurano sì il Cristo come spiegato nel punto 2, ma con fattezze assolutamente diverse? e perché allora non è stato preso questo a modello così più consono allo stile dell’epoca per realizzare la falsa reliquia? E per di più, perché trasformare il ciuffo capillifero, trovasi sulla fronte e interpretarlo, nella falsa reliquia, in rivoli di flusso sanguigno? Certamente iniziava l’Iconoclastia, nel 700 e i veri caratteri somatici del Cristo dovevano essere eliminati non riconducibili alla vera immagine. E quale era la vera immagine così temuta se non il Sacro Telo? Vedete, è incredibile, ma è proprio l’Iconoclastia nel suo periodo iniziale a venirci in soccorso, a far trapelare l’esistenza della Sindone, visto che è stata apportata la sua cancellazione morfologica Sindonica avvenuta sulle monete. Non bisognava riportare alla memoria del popolo le fattezze del Cristo, di quel viso imperioso e misericordiosamente dolce, della vera immagine del Sacro Telo. E per come prima abbiamo messo in evidenza, un elemento ineludibile è il “tirabaci”, nome con cui si indica scherzosamente, in acconciature di capelli, un ricciolo appiattito, scendente sulla fronte, e da dove viene questa espressione ? mistero … ma è divertente e tenero pensare, similmente per come avviene nelle immagini sacre che attirino il desiderio del bacio, ricondurci alla famosa ciocca di capelli, ciuffo o ricciolo presente sulla fronte di Gesù nelle monete e in opere d’arte, sempre fortemente presente a 3 o V ribaltata. Non c’è ombra di dubbio che questo sangue, emerge fortemente presente sulla fronte del viso della Reliquia, motivo formale così evidente che fu per gli artisti, una caratterizzazione imprescindibile, da dover delineare in qualche modo, così che fu tradotta in forma di ricciolo o ciuffo di capelli. E’ un segno, uno stilema molto caratterizzante e si badi bene, non esiste mai in tutte le altre effigi di Imperatori, dove il viso è triangolare, i capelli sono a paggetto col taglio a metà del viso, sormontati da copricapi e ornati di preziosi pendagli.

I tipici caratteri somatici del Cristo sono, con varianti, come spesso si è mostrato, i capelli lunghi, che incorniciano il viso, ma che a volte si indicano come “staccati”. Altro aspetto questo di evidente collegamento alla Sindone in quanto, secondo la mia ipotesi che vengo a proporre, il corpo morto e poi risorto impresso sul lino, aveva la testa poggiata al giaciglio dalla forma un poco rialzata, dove andava a poggiare il capo e i capelli ai suoi lati. I capelli certamente, rispetto al volume del Volto sono ad un’altezza, o chiamiamola distanza, diversa rispetto al viso di almeno cm 15 e più, dal naso-fronte ai capelli, che certamente sono più in basso, e perciò, non aderendo il telo ai lati, essendo i capelli riversi più in basso se pur poggiati su di un rialzo della pietra (Fig. 29), sulla Sindone lasciano affianco al Volto un vuoto chiaro non impresso, come invece per il contatto il telo è brunito nelle altre parti del viso, e come sappiamo, per le altre parti del corpo, ed è ciò molto naturale.

fig.29 “Gesù giace sul sepolcro”, le misure individuano lo spazio d’aria creato dal volume del volto sino ai capelli, immaginando su di esso riverso il telo Sindone e la relazione dell’assenza d’impronta dalla gota ai capelli nella reliquia, disegno a seppia V.Piraccini

Alcune monete rarissime, una o due, hanno un accenno di orecchie, parte anatomica che si usava spesso nei dipinti o mosaici, ma che in tutte le monete non si riscontra, e non certo per difficoltà tecniche da incidere nel conio, ma perché chi avesse visto la Sindone dalle orecchie non visibili, con la loro assenza esse diventano stilema che caratterizza somaticamente il Volto di Gesù.

IV) Ora riflettiamo sulla “frontalità “delle monete Bizantine con il Volto di Cristo e dell’Imperatore e l’Imperatrice, un aspetto da sembrare scontato, ma nella memoria di ognuno di noi, sono presenti le monete romane con le teste dell’Imperatore di profilo. Dunque questa frontalità non è così ovvia ma è presentissima nella cultura Bizantina, da dove proviene? lasciamo sospesa la domanda.

fig. 30 “Giustiniano I il Grande”, part. mosaico Abbazia San Vitale, 546-548 d. C

Sappiamo che nelle arti di quell’epoca come nelle monete si prediligeva la frontalità da come si vede negli strabilianti mosaici di Teodora o Giustiniano I (Fig. 30). Ebbene questa frontalità così ieratica, penso che dipendeva come scelta iconografica dall’influenza visiva dovuta dalla Sindone, che ebbe da subito suggestionato le arti, condizionandole per la sua importanza misterica, così da essere trasposta in soluzione formale all’effige degli Imperatori. Così potente, tenderà a cristallizzarsi per molti secoli, e solo molto tempo dopo nelle arti avverranno i cambiamenti Medievali e Rinascimentali che conosciamo. In alcuni casi l’artista guardava la moneta precedente andando a ripetere gli stessi stilemi, esempio capelli più lunghi a destra se così era la moneta, e in altri casi, quando possibile si andava a vedere la Sindone, in altri casi l’incisore, guardava le pitture che possiamo supporre che esse stesse si erano ispirate probabilmente alla Sindone. Una cosa è certa, il “Canone del Volto” si conferma presente nelle innumerevoli monete con il Gesù frontale, imperioso e volitivo, Pantocratore. Emerge sempre a grandi linee un carattere somatico dal naso profilato lungo che collegandosi all’arcata sopraciliare ottiene una forma di croce che si evince anche dalla Sindone molto accentuata, a volte asimmetrico “storto” dovuto alle ferite probabilmente ma anche derivante ad una conformazione anatomica. Perché non si tramanda mai un’idea di Cristo dal naso corto, prognato largo o all’insù, e arcata sopracciliare sfuggente? Evidente è anche che, a ricordare la morte per crocefissione si conferma, dietro la testa, il nimbo con la croce di luce racchiusa nel cerchio luminoso ad indicare il Dio.

V) Poi in ultimo c’è un altro ragionamento da fare, con cui gli artisti dovevano fare i conti, insomma loro sapevano che quando si realizzava un “conio”, la sua matrice dopo alcune ripetizioni si usurava e avrebbero dovuto ripeterla, cioè reincidere il cilindro metallico del Torsello e Pila, e che da qui sarebbero dunque nati altri conii simili, mai identici. Per forza di cose consequenzialmente portavano con sé, in avanti il ripetuto stilema della moneta primigenia di quel dato periodo, con naturalmente minime differenze operate dal ductus della mano, oltre al fatto che venivano coniate con lo stesso soggetto anche monete per diversi valori. Infatti dallo studio delle monete Bizantine si potrebbe intuire il conio primigenio per ogni periodo. In alcuni casi l’artista guardava la moneta precedente, da cui doveva trarre l’altro conio essendosi usurato e andando a ripetere gli stessi stilemi come ad esempio il naso, gli occhi, la forma del viso, il ciuffo, l’espressione, capelli più lunghi a destra se così era la moneta, specialmente se era lo stesso committente Imperatore. Ma, in altri casi quando possibile andava a vedere il soggetto base dalla Sindone, in altri casi ancora guardava le pitture, i mosaici, o sculture, ispiratesi probabilmente al Sacro Telo e ad altre pitture nate da esso.

VI) Per concludere possiamo dire che dalla mia analisi estetica-morfologica delle monete Bizantine, che raffigurano Cristo, ho individuato tre elementi fondamentali: il fatto che l’effigie del Cristo nelle monete, per la tecnica dell’epoca, viene inciso al negativo, e la Sindone è il modello perfetto; il nocciolo iconoclasta a cui dò una nuova interpretazione è relativo al cambiamento delle fattezze di Gesù; e infine possiamo dedurre che si individua nelle monete un’accentuazione degli occhi abbozzati, oppure bombati senza iride senza pupilla e chiusi, o lacrimosi in quanto si avvicinava uno stile potremmo dire più “realistico” e anche se questa non è la precisa definizione, l’artista osserverà e prenderà in modo più puntuale il Sacro Telo da modello. Più precisamente sappiamo oggi, che si stava per compiere un nuovo salto visivo generazionale e rivoluzionario, ed infatti l’artista, era più attento al vero e concepiva una nuova dimensione spaziale della sua esistenza. L’uomo con i suoi volumi di ombra e luce avrebbe raggiunto una maturità visiva che poi lo protenderebbe al genio di Giotto, gettando le radici allo splendore del Rinascimento, che tutti conosciamo come uno dei periodi della storia dell’umanità più straordinari delle arti. Per il suo sviluppo sarà proprio il Cristianesimo a darne luce con stili e modi ad oggi insuperabili per mano degli artisti. È l’apoteosi del corpo nudo, nella valorizzazione di promessa eterna nel Risorto dal quale, ed è questa la tesi, la Sindone è l’immagine veritiera primigenia più misteriosa e commovente mai esistita.

Veronica PIRACCINI   Roma 24 maggio 2020