“Calcata. Per Paolo e sua moglie una conquista vitale …”

di Claudio STRINATI

Sul giornale online inpiù Giuseppe Roma pubblica una sentita e originale rievocazione di Paolo Portoghesi, con considerazioni interessanti che meritano di essere almeno in parte citate:

“Le sue radici familiari e le sue prime esperienze di vita sono legate alla stessa nascita della repubblica. Nella grande e vecchia casa di famiglia, a Roma vicino alla Chiesa Nuova, trovarono posto come affittuari delle due zie di Portoghesi, alcuni giovani costituenti capitanati dall’onorevole Laura Bianchini. Erano Dossetti, La Pira, Fanfani, Lazzati, Balbo, Baget Bozzo, Pino Glisenti i principali componenti della Comunità del Porcellino, un gruppo con cui Portoghesi ha intrattenuto rapporti negli anni della sua formazione e che più contribuì a formulare i principi generali della nostra carta costituzionale. Come diceva De Gasperi, la Costituzione è nata in Via della Chiesa Nuova”.

Portoghesi si era effettivamente soffermato, con grande sobrietà e discrezione, su tale argomento nell’ autobiografia invero bellissima, Roma/amoR pubblicata nel 2019 presso Marsilio, dove emerge bene una caratteristica sua propria, che è quella del costante e felice equilibrio tra l’ impegno politico/culturale e l’ introspezione personale. E lo si nota, del resto, anche nell’altro, di poco posteriore, notevole volume Abitare poeticamente la terra. La casa, lo studio, il giardino di Calcata (Gangemi Editore International, 2021) firmato insieme da Paolo e Giovanna Portoghesi e curato da Maria Ercadi.

In questi libri si entra veramente nel profondo del grande maestro ed è molto interessante comparare i dati contenuti in tali testi con quelli, molto più di pubblico dominio, rintracciabili in una miriade di pubblicazioni storico-critiche costituenti ormai una bibliografia vastissima su Portoghesi e la complessità del suo immenso lavoro.

Tutti sanno del Portoghesi sostenitore del Partito Socialista e di Bettino Craxi; tutti sanno del Direttore della Biennale Architettura e poi Presidente della Biennale stessa di Venezia; tutti sanno del grande e amatissimo docente; tutti sanno della Moschea di Roma; e tutti naturalmente conoscono la sua attività di formidabile esegeta dell’architettura barocca soprattutto per il culto borrominiano che lo ha letteralmente accompagnato per la vita e che costituisce il suo più alto insegnamento. Ma anche il Portoghesi privato è una figura di strepitosa rilevanza e di meritatissima fama. Infatti la storia del giardino di Calcata, oltre ad essere commovente e dolcissima in sé, la dice lunga sullo studioso e sull’artista, perché Portoghesi fu senza dubbio entrambe le cose e di pari merito e dottrina. E a quel punto si intende perfettamente come Portoghesi abbia potuto rendere concreto sul serio un tipo di aspirazione che è latente in ogni individuo, colto o ignaro non importa, ma che difficilmente si riesce a realizzare.

Calcata è stata per Paolo e Giovanna una conquista. Una conquista territoriale che è conquista vitale, e gli ultimi libri di Paolo girano sempre intorno a questa semplice e abissale verità. Chi è veramente un creativo, e Paolo lo era in sommo grado, ha il diritto/dovere di elaborare e attuare una strategia di conquista nel contempo morale e territoriale. Per se stesso, beninteso, ma poi di fatto per l’Umanità che lo circonda.

Mi sono sempre chiesto perchè Portoghesi e sua moglie stessero così bene a Calcata e non volessero tornare a Roma dove peraltro avevano casa e comunque innumerevoli modi di trascorrere tutto il tempo eventualmente desiderato. E invece no, non desideravano affatto una alternativa. A Calcata avevano cercato inizialmente un posto per riposarsi il week end.  Poi, a mano a mano, il luogo li ha conquistati e loro lo hanno conquistato espandendosi e avanzando nel territorio. Il fatto è che progressivamente il postmodernismo ( di cui Portoghesi è stato una sorta di vero e proprio teorico) è diventato l’ istanza suprema dell’ abitare la terra, ripercorrendo l’ insegnamento implicito contenuto nel mirabile proemio del secondo libro del De Architectura di Vitruvio che per Portoghesi è stato sempre una sorta di libro sacro, ancorché profano, pensato e scritto ben prima dei celebri assiomi di Giovanni Battista Vico della Scienza Nuova. Si tratta del brano, tutt’ altro che celeberrimo, ove questa sorta di antico maestro di color che sanno d’ Architettura traccia la strada dell’istanza primaria dell’essere umano consistente nella ricerca indefessa della congruenza dell’abitare e del vivere rispetto agli insegnamenti promananti dalla Natura, che non è esterna al nostro essere ma è il nostro essere.

Portoghesi era di questo sentimento. Calcata si espande, da una casetta neanche così comoda e bella, a un territorio sterminato e meraviglioso che vi si apre di fronte e che letteralmente lo chiama, confermando in lui quella sostanziale parità tra lo studioso e il creatore manifestata da subito nella sua vita e perseguita sempre con calma determinazione e inflessibile consequenzialità. Portoghesi è il tipico laico che vive coltivando un amore sincero e un incrollabile rispetto per chi viene da noi scelto quale guida, e da subito, fino a divenire vero e proprio nume tutelare. Nel suo caso è il Borromini ed è lecito sostenere come da quella immensa figura nasca il senso profondo della carriera di Portoghesi e a quella immensa figura tutto ritorni.

Si ricorda volentieri, e lo fa Giuseppe Roma nell’ articolo appena citato, come Portoghesi avesse una sua fede religiosa sincera e autenticamente vissuta ma contesta soprattutto di bellezza letteraria e filosofica, da lui sovente identificata in alcune delle grandi preghiere e dei grandi inni fondativi del Cristianesimo. Tra cui, prediletto, il Salve Regina.

Calcata nasce così, con le sue piante, gli animali, il Teatro, la Biblioteca, i percorsi. Portoghesi, tra i maestri di quella che noi chiamiamo la modernità ( o anche postmodernità, va bene lo stesso) ha cercato e delineato il principio indispensabile dello stare a proprio agio nel mondo, un principio che dall’ Architettura si trasfonde facilmente, quando l’ Architettura è tale, in ogni aspetto della vita e prefigura quella condizione di edenica felicità che è ovviamente un’illusione, ma, se adombrata, lenisce il rimpianto che tutti ci portiamo dentro. La Religione cristiana lo chiama il Peccato originale ( avvenuto in un giardino, mi pare) da cui siamo stati di certo salvati, per chi ci crede, ma senza cancellarne gli oscuri rimorsi giacenti nella coscienza di ciascuno, che pratichi o meno la Psicanalisi nelle sue molteplici declinazioni. Sicuramente anche di Portoghesi che però ha fatto del gran bene in tal senso a maggior gloria dell’arte che ha veramente amato.

Claudio STRINATI 7 Giugno 2023