Ville Romane. La Villa d’Este di Tivoli; natura e architettura da Pirro Ligorio ad oggi.

di Francesco MONTUORI

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 M.Martini e F. Montuori

Ideatore e costruttore di Villa d’Este a Tivoli fu Ippolito II d’Este, cardinale di Ferrara, figlio di Lucrezia Borgia e di Alfonso d’Este.

Bartolome Veneto, Ritratto del Cardinale Ippolito d’Este, olio su tavola, 60.5 x 48.5 cm

Ippolito ebbe una rapida e gratificante carriera ecclesiastica e diplomatica. A trent’anni il Papa Paolo III Farnese lo nominò cardinale su sollecitazione di Francesco I, re di Francia (fig.1)

Fu il porporato più ricco del suo tempo; da cardinale fu nominato Protettore di Francia alla corte di Francesco I. Nel conclave di Giulio III, Ippolito fu eletto a vita Governatore di Tivoli; il 9 settembre del 1550 fece il suo ingresso trionfale nella città con un seguito di ottanta titolati, conti, marchesi, cavalieri e, ancora, teologhi, filosofi, poeti scrittori e musici.

Abitò all’inizio nel vecchio e scomodo convento benedettino annesso alla chiesa di Santa Maria Maggiore; gran cultore di antichità romane era molto interessato ai reperti che abbondavano nella zona, ricca di ville e casali romani: la Villa Adriana, le ville di Mecenate e di Quintilio Varo, siti archeologici che gli avrebbero permesso di fare interessantissimi scavi e soprattutto di arricchire la sua collezione di antichità.

Uomo abituato al fasto, al lusso, alla ricchezza delle corti non poteva adattarsi in un palazzo ricavato in un austero monastero benedettino. Ideò allora di costruire una villa che potesse offrire un piacevole soggiorno e gli permettesse di ricevere con fasto la sua numerosa corte. Così nacque la Villa d’Este che edificò in una serena vallata, la Valle Gaudente (fig.2)

Fig. 2 La Villa d’Este in un disegno di G.B.Piranesi Fine Arts Museum di San Francisco

Pirro Ligorio, pittore, architetto, topografo, antiquario fu ideatore di tutto il nuovo complesso e ne redasse un dettagliato disegno.

“Servitore e familiare assai caro del cardinale di Ferrara per il quale aveva lavorato nel Palazzo del Quirinale”

si avvalse di un numero consistente di artisti ed artigiani; affrontò con successo due problemi di fondo: l’addizione dell’acqua e la creazione di un piano dolcemente degradante laddove preesisteva un sito impervio “pieno di siepi, di sassi, di macchie” (fig.3).

Fig. 3 Pirro Ligorio. Disegno di progetto di Villa d’Este. Incisione di Etienne Duperac 1573

Il rapido completamento dei lavori rappresentò per il cardinale Ippolito motivo di soddisfazione e lo consolarono degli intrighi orditi a corte che posero presto fine alla sua aspirazione di essere eletto papa. Si dedicò ad arricchire con competenza le sue collezioni di arte antica, oggi disperse ma visibili nelle grandiose dimore di Ferrara, Fontainbleau, Roma oltre ovviamente alla Villa di Tivoli.

L’ideazione dei giardini e delle fontane e i loro significati simbolici sono il frutto dell’intesa fra queste due persone erudite, tipiche esponenti della Rinascenza italiana; Pirro Ligorio aveva partecipato agli scavi di Villa Adriana di cui fece una puntuale descrizione; la stessa Villa Adriana può avere suggerito al cardinale l’ideazione delle molte fontane sparse nel parco.

Celebri marmi provenienti dalla Villa d’Este, dal giardino segreto, dalla loggetta del Palazzo sono conservati oggi ai Musei Vaticani; altri ancora sono esposti ai Musei capitolini. Alla sua morte Ippolito d’Este ebbe sepoltura nella chiesa di Santa Maria Maggiore confinante con la Villa aveva tanto amato. Gli successero i suoi eredi, il cardinale Luigi e il cardinale Alessandro d’Este che arricchirono la Villa di nuove fontane e di nuove sculture.

Dobbiamo a Marcello Fagiolo e Maria Luisa Madonna l’interpretazione in chiave simbolica delle decorazioni della Villa e del percorso del Giardino, inframmezzato dai simboli allegorici delle molte fontane. La Villa è essa stessa un teatro nel teatro, una catena di vedute, di rimandi, di improvvisi scenari, un itinerario punteggiato dai giochi d’acqua delle fontane, un palcoscenico che ha tutte le premesse delle meraviglie pre-barocche.

La facciata del Palazzo è caratterizzata da due avancorpi terminali e da una doppia loggia aggettante che permette la veduta simultanea della Campagna romana, attraversata dall’Aniene, i colli Albani, Roma e, in fondo il mare (fig.4).

Fig. 4 Il Palazzo del Cardinale Ippolito d’Este con la scalinata di Pirro Ligorio

Dalla loggia dipartono le scalinate di accesso al giardino qui rappresentate da un disegno di Ettore Roesler Franz del 1845 (fig.5).

Fig. 5 Ettore Roesler-Franz, La scala di accesso al Palazzo e i Giardini di Villa d’Este, 1845

La prima scalinata permette di pervenire al terrapieno che ospita giardini segreti; due successive rampe permettono l’accesso a un parterre degradante la cui struttura architettonica è definita da un asse longitudinale centrale e cinque assi trasversali principali che raccordano le diverse pendenze del terreno e collegano le fontane spesso situate ai due margini della Villa (fig.6).

Fig.6. La Villa d’Este oggi

Nel viale sottostante il Palazzo, dove il cardinale soleva passeggiare, ricorreva il tema del Vizio e della Virtù, del Bene e del Male, suggerito dalle due grotte: l’una, detta poi dell’Ovato, celebrava Venere, la forza della natura generante ed era dedicata ai piaceri voluttuosi, l’altra, la grotta di Diana, allegoria “al  piacer honesto et alla castità.” Ben distinte sono le parti degradanti del grande giardino; il primo terrazzamento è costituito da giardini fittamente piantumati ed organizzati da un vialetto orizzontale e da vialetti diagonali che disegnano un parterre stellare; segue la lunga teoria orizzontale delle Cento Fontane che fiancheggiano il lungo viale rettilineo (fig.7).

Fig. 7 La Fontana delle cento cannelle, In La Villa d’Este, Lozzi Roma

Il viale centrale, disposto sull’asse del Palazzo accoglie le grandi fontane circolari, la Fontana di Nettuno, detta anche “del Diluvio” e la Fontana dei Draghi, o della Girandola circondata da un boschetto, detta anche la Rotonda dei Cipressi, che costituisce il cardine inferiore della prospettiva centrale del Giardino estense. Al centro della Rotonda dei Cipressi è collocato un gruppo di quattro orridi draghi “coll’ali a bocche aperte di tal sorta che spaventano gli uomini nel riguardarli”. Furono eseguiti, secondo la leggenda da Pirro Ligorio durante una sola notte nel settembre 1572 allorchè il pontefice Gregorio XIII, che i draghi aveva nel suo stemma, fu ospite della Villa. Entro una larghissima vasca ellittica sorge il gruppo dei quattro draghi alati; solo di recente Sono stati ripristinati numerosi getti d’acqua che fanno corona allo scrosciante, potente getto d’acqua (fig.8).

Fig. 8 La Fontana dei Draghi, In La Villa d’Este, Lozzi Roma
Fig. 9 La Fontana dell’Ovato, In La Villa d’Este, Lozzi Roma

Al viale verticale sull’asse del Palazzo fanno riscontro i viali orizzontali che permettono di raggiungere gli spazi perimetrali della Villa dove sono dislocate le numerose fontane.

Agli estremi del viale delle Cento Fontane si incontra la Fontana dell’Ovato (fig.9) realizzata su disegno di Pirro Ligorio, una scenografia rupestre delimitata da una balaustra marmorea con la semplice statua della Sibilla Tiburtina che tiene per mano il figlio Melicerte, simboleggiante Tivoli. La scena è dominata dalla statua di Pegaso collocata alla sommità del giardino, che intendeva paragonare il monte di Tivoli al Parnaso (fig.10).

 

Fig.10 La statua di Pegaso, In la Villa d’Este, Lozzi Roma
Fig.11 La Fontana del Bicchierone, In La Villa d’Este, Lozzi Roma
Fig.12 La Fontana della Civetta, In la Villa d’Este, Lozzi Roma

Nel lato opposto, la Fontana del Bicchierone, realizzata nel 1661 su disegno di Gian Lorenzo Bernini, prodigiosa fantasia di sculture d’acqua i cui getti escono dal bellissimo calice collocato sopra la conchiglia (fig.11) Più avanti seguono la Fontana della Dea Roma e la Fontana della Civetta, cosi chiamata perché attraverso complicati meccanismi apparivano sui rami di bronzo nugoli di uccelli metallici e, all’improvviso, una civetta che faceva sentire il suo canto ingrato (fig.12).

L’asse orizzontale è definito dalle Peschiere tre grandi bacini rettangolari animati da sottili zampilli destinate al vivaio delle più pregevoli qualità di pesce. Nelle loro immediate vicinanze erano stati costruiti chioschi confortevoli per gli ospiti del cardinale che avessero voluto riposarsi durante una passeggiata (fig.13).

Fig. 13 Le Peschiere e la Fontana di Nettuno (Fraintesa.it)
Fig. 14 La Fontana di Proserpina, In la Villa d’Este, Lozzi Roma

Architettonicamente collegata alle Peschiere, la Fontana di Proserpina aveva la funzione di completare con il suo bacino il piano orizzontale delle Peschiere. Ideata come sala da pranzo all’aperto si compone di un ninfeo centrale fiancheggiato da due nicchie racchiuse da quattro colonne tortili ricoperte di viticci e sostenenti altrettante mensole sulle quali poggia un architrave. All’interno della nicchia nel XVII secolo vi fu collocato il gruppo di Plutone sulla barca infernale che rapisce Proserpina, eseguito in stucco, oggi quasi completamente deperito (fig.14).

Sull’assialità orizzontale inferire definita dalla Fontana dei Draghi, è collocata la Fontana dell’Organo (o organo idraulico) così chiamata perché in essa era collocato un meccanismo ad acqua che permetteva di suonare i motivi dell’Organo. La Fontana è costituita da un edificio complesso d’ispirazione decisamente barocca disegnato da Pirro Ligorio. Al centro della costruzione si apre un abside; quattro talamoni sostengono le fiancate; al di sopra di essi sono riquadri in stucco che riproducono scene mitologiche.

Fig.15 La Fontane dell’Organo, In la Villa d’Este, Lozzi Roma

Su tutto sovrasta un timpano interrotto al centro dalla possente aquila poggiata sulle insegne del cardinale Alessandro, nipote di Ippolito e continuatore della sua opera a Villa d’Este. Al centro, sotto l’abside, si eleva un’edicola, opera del Bernini, destinata a contenere l’Organo idraulico; un violento getto d’acqua faceva ruotare un cilindro dentato in rame, i cui denti andavano ad urtare i tasti dell’organo suscitando ondate sonore (fig.15).

Era una delle meraviglie della Villa d’Este, ricca di episodi sorprendenti e di fantasiose invenzioni. Fra queste, nell’angolo sud-ovest si trova la cosidetta Rometta, rappresentazione topografica dell’antica Roma e fantastica rievocazione in miniatura di alcuni dei più importanti edifici dell’Antica Roma. Le piccole costruzioni non esistono quasi più: al centro riconosciamo la statua di Roma Vittoriosa scolpita da Pietro Lancotte su disegno di Pirro Ligorio; davanti un isolotto circondato da un canale formato dalla confluenza di due ruscelli, il Tevere e l’Aniene; al centro la riproduzione in scala ridotta, dell’Isola Tiberina a forma di antica nave romana (fig.16).

Fig. 16 La Rometta, In la Villa d’Este, Lozzi Roma

Jean Honorè Fragonard e Hubert Robert furono ospiti della Villa d’Este; Fragonard ne fece dei disegni a sanguigna, oggi conservati nei Musei di Besancon ed Orleans. I disegni ci restituiscono una villa, dove le fontane, assalite dal verde, sembrano aver perso il loro carattere simbolico per acquisire il carattere romantico della rovina (fig.17).

Fig. 17 Fragonard. Disegno di Villa d’Este, Museo di Besancon

Nel 1917 la villa fu confiscata agli Asburgo sotto i quali si ridussa in stato di abbandono; oggi il Palazzo del cardinale Ippolito d’Este è stato destinato a museo e il giardino è diventato un parco pubblico.

Francesco MONTUORI   Roma 12 settembre 2021