Una Storia dell’Arte: “Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco Romano”

di Stefania MACIOCE

Una Storia dell’Arte

Plautilla Bricci. Pictura et Architectura Celebris. L’architettrice del Barocco Romano

di Consuelo Lollobrigida

Roma, Gangemi editore , 2017

La storia delle donne inserite in un ambiente culturale e produttivo, non costituisce un settore particolare della storiografia artistica, ma porta in luce intrecci interdisciplinari con la storia delle idee, dei rapporti economici e religiosi, come pure delle relazioni famigliari e  tra i sessi all’interno della famiglie.

Non conosciamo ritratti o descrizioni fisiche di Plautilla Bricci che comunque ne rappresenta un interessantissimo modello:  ella infatti seppe costruirsi un ruolo tra la protezione del padre e il sostegno dei suoi committenti; non si sposò e non ebbe figli, ma visse del suo lavoro discretamente retribuito. Plautilla condivide con Artemisia Gentileschi, Virginia da Vezzo, Anna Maria Vaiani, Maddalena Corvina, Giovanna Garzoni,  la frequentazione di accademie nonché una compartecipazione attiva  alla vita artistica. Figura insolita, nel variegato mondo artistico della Roma secentesca, l’ ‘Architettrice’ Plautilla Bricci, nata a Roma il 13 agosto 1616 nella parrocchia di S. Lorenzo in Lucina, è figlia di Giovanni Bricci, artista eclettico molto introdotto che sosterrà l’affermazione della figlia come pittrice e architetto e membro dell’Accademia di San Luca.

La notorietà arriva presto tra i contemporanei  che le riconoscono da subito un ruolo significativo nella cultura artistica romana del tempo. Il padre Giovanni Bricci  è amico del Cavalier d’Arpino la figura più rappresentativa nella pittura romana di fine Cinquecento, prima dell’arrivo di Caravaggio.

La famiglia Bricci vive infatti nell’area di Santa Maria del Popolo, proprio  dove  l’arpinate aveva tramutato la sua casa alla Frezza in circolo letterario e musicale, frequentato da artisti, eruditi, attori, ma anche artiste, erudite, attrici. Plautilla viene dunque  a essere precocemente introdotta in questo ambiente, dove le donne erano  evidentemente benvenute ed è ragionevole pensare che la giovane abbia anche frequentato l’atelier del Cavaliere .

Fu probabilmente il famoso avvocato Teofilo Sertori, altro amico di Giovanni Bricci, ad aprire alla giovane la strada nel coté francese romano, nel quale spiccava la figura di un personaggio che diverrà centrale nella vita professionale di Plautilla. Si tratta del patrizio Elpidio Benedetti che entrato a far parte della Curia  fu inviato dal cardinale Francesco Barberini  in Francia nel 1635, divenendo poi segretario del cardinale Giulio Mazzarino. Nominato nunzio, tra le diverse sue mansioni, Benedetti si occupò anche di organizzare il viaggio di Bernini in Francia; sovrintendendo l’operato di giovani artisti francesi a Roma, incaricati della progettazione del Louvre; tenne poi i contatti tra la corte e Pietro da Cortona; l’’incontro con Plautilla accadde al ritorno del Benedetti dalla Francia, quando alla ricerca di nuovi talenti da inviare alla corte francese, fu colpito dalla giovane Plautilla che aveva da poco iniziato la sua attività nel mondo artistico romano.

Nella capitale francese  del resto il clima culturale e sociale era assai differente rispetto a quello romano, basti pensare  all’ideale della “femme forte” sostenuto sia da scrittrici, femministe ante litteram, come Marie De Gournay e Madeleine de Scudéry, che dalle moderne sovrane come Maria de’ Medici e Anna d’Austria.

Plautilla entra dunque nel mondo artistico nella seconda metà degli anni Trenta, anche se sono pochissime le opere di questo periodo giunteci: secondo uno stereotipo di genere la Madonna con Bambino, prima opera conosciuta della giovane artista dipinta per la chiesa dei carmelitani di Monte Santo a Roma, fu associata a un avvenimento miracoloso e nonostante altri interventi  di carattere pittorico la reale fama di Plautilla riguarda soprattutto la sua attività di architettrice.  In particolare due pregevoli esempi della cultura barocca romana: la cappella di San Luigi nella chiesa di San Luigi dei Francesi e Villa Benedetta, sontuosa dimora, poco fuori porta San Pancrazio sul Gianicolo. La prima prova di architettura è documentata da schizzi e disegni lasciati in un taccuino di appunti realizzato in occasione della ristrutturazione della Domus Magna di Elpidio Benedetti.

Nel 1660, ancora come pittrice realizza la Nascita della Vergine per la chiesa del monastero benedettino di Santa Maria in Campo Marzio, una pala  monumentale che mostra tangenze con l’analogo soggetto dipinto dal Cavalier d’Arpino per la chiesa di Santa Maria di Loreto.  A Torino, nella Biblioteca Nazionale, è conservato un folio con le armi e le virtù del Mazzarino, disegno di ricercata eleganza per la grande macchina effimera teatrale, costruita per le onoranze funebri del cardinale, celebrate il 28 aprile 1661, a Roma nella chiesa dei SS. Vincenzo e Anastasio.

Ma una circostanza considerevole per Plautilla giunge nel 1663 quando l’abate Elpidio Benedetti la incarica di progettare e seguire i lavori della sua villa, poi distrutta, che sarebbe sorta sull’ Aurelia Antica, dopo Porta San Pancrazio. Le guide di Roma del Seicento e Settecento riportano anche, o solo, il nome di Plautilla, accompagnato spesso da attributi di encomio. Un documento conservato all’Archivio di Stato di Roma riporta fedelmente il testo di un’iscrizione fatta incidere in una lastra murata insieme alla posa della prima pietra della villa da cui si evince:

JANI TEMPLO/ PROPTER BELLUM INTER QUIRITES ET GALLO / RESERATO / ELPIDIUS ABBAS DE BENEDICTIS ROMANUS/ IN GALLIS DEGENS/ DOMUM IN URBIS JANICULO QUIETI EXTRUXIT/ PLAUTILLA BRICCIA/ ARCHITECTURA ET PICTURA CELEBRIS/ PRIMUM LAPIDEM POSUIT/ ANNO SALUTIS MDCLXIII”.

L’iscrizione secondo Lollobrigida, riferisce inconfutabilmente a Plautilla l’autografia della villa «edificata a similitudine di un vascello sopra uno scoglio»:  se ne  conservano sette disegni della pianta e dell’alzato dell’edificio, dalla cui analisi emerge la suggestione da modelli oltremontani, certamente suggeriti e concordati con il committente che si dilettava di architettura.

L’amicizia con il Benedetti e la protezione dei Barberini assicurarono alla Bricci  altri lavori collegati alla corte di Francia, tra cui  il privilegio di poter progettare e realizzare la cappella dedicata a San Luigi IX nella chiesa della nazione francese a Roma, committenza verosimilmente sostenuta dalla sovrana Anna d’Austria, benefattrice e sostenitrice di artiste nonché della creatività femminile.

Nel 1672 Plautilla affronta coraggiosamente un tema iconografico che sta nascendo in Francia nell’ambito della devozione promossa da Margherita Maria Alacoque, in seguito alle sue esperienze mistiche. La Presentazione del Sacro Cuore all’Eterno Padre (Città del Vaticano),

originariamente destinata alla Sagrestia dell’Oratorio del Santissimo Sacramento al Laterano, è la prima rappresentazione del soggetto cui sarebbe subentrato il  dipinto di Pompeo Batoni conservato nella Chiesa del Gesù a Roma.

Il successo di Plautilla Bricci si può cogliere tenendo in considerazione gli stimoli e i modelli culturali provenienti d’Oltralpe, ma anche i mutamenti pedagogici ed economici del tempo, nonché la nascita e lo sviluppo di una nuova forma di famiglia.

L’esiguità del materiale documentario e le scarse testimonianze superstiti hanno reso particolarmente pregevole il lavoro condotto da Consuelo Lollobrigida che nel volume ricostruisce il costante lavoro di affermazione di una condizione artistica al femminile: un ruolo davvero non comune di pittrice e architettrice.  Lo studio teorico e pratico dell’architettura presentava infatti ostacoli quasi invalicabili per una donna, dal momento che i corsi di architettura nell’Accademia di San Luca, sarebbero stati istituiti solo dopo il 1670.

Convincente è  dunque la tesi sostenuta da Lollobrigida che la vera scuola per Plautilla siano stati i cantieri ticinesi largamente presenti a Roma e frequentati assieme al fratello Basilio architetto, mentre per l’istruzione teorica di primaria importanza sia stato un manuale come il Thaumaturgus opticus di Jean-François Nicéron, pubblicato nel 1646, con dedica al Cardinale Mazzarino, testo reso accessibile probabilmente con la mediazione di Benedetti.

Spentasi a quasi novant’anni in un convento di Trastevere, Plautilla Bricci la ‘Signora’, come viene annotato nel “Libro dei Morti” della chiesa di Santa Maria, gode di un appellativo riservato solitamente alle donne, non nobili, che distintesi per un’ attività liberale. Non risulta che Plautilla appartenesse a ordini religiosi o fosse sposata e, come nota l’autrice, l’ onorevole appellativo rimanda ad una identità costruita con il lavoro che le ha conferito una personalità artistica ben delineata.

Definita «pittrice celebre» da Carlo Cartari quando la incontrò nella sua casa di Trastevere, consegnandola alla storia dell’arte, la fama dell’artista derivò dall’indubbia consistenza delle sue opere eseguite per committenti illustri, ma soprattutto, nota giustamente l’autrice, alla capacità di dare vita a una nuova tipologia di donna e di artista, che Cristina di Svezia, contribuì a definire, attenuando le preclusioni verso la presenza femminile in attività insolite e non comuni per le donne.

Nella biblioteca che il Benedetti custodiva nel palazzo di via di Monserrato, Plautilla poteva accedere a una ricca selezione di testi di storia, di arte, medicina, geografia, trattati di prospettiva e di matematica, testi sacri e di storia, tra la fine degli anni ’60 e gli inizi degli anni ’70, la villa sull’Aurelia fu  del resto animata dalle discussioni dell’Accademia Benedetti, che cercavano di far rivivere lo spirito delle riunioni erudite dei primi due decenni del secolo. Come si evince dalla citazione del tema della roccia, Plautilla  opera in un contesto artistico caratterizzato dalla presenza di Gian Lorenzo Bernini e dai numerosi allievi della sua scuola che la influenzano, ma  nel cantiere della villa il suo ruolo fu –secondo Lollobrigida – quello di architettrice, pittrice, direttrice dei lavori, ma anche iconologa.

Dalla nutrita appendice documentaria emerge infatti il rinvenimento dell’inventario della biblioteca del Benedetti  finalmente decifrabile. La decorazione della Villa è dunque una riproduzione in versi e immagini della sua ricca raccolta di libri, una celebrazione dei suoi interessi di erudito, un suggello con la Nazione di Francia. L’abate deve aver aderito al un movimento di apertura femminile  e coerentemente col suo orientamento  affida a una donna la progettazione della sua villa fuori Porta San Pancrazio .

Con attenzione, garbo e intento propositivo Consuelo Lollobrigida ricostruisce coerentemente le tappe di affermazione di questa notevolissima figura di artista, donna dalla personalità moderna in una età,  tra l’eredità della Riforma Cattolica e l’affermarsi della grande stagione barocca, si compie un graduale trasformazione culturale che investirà anche il ruolo sociale della donna nel vasto panorama femminile della cultura europea del XVII. E in questa temperie storica e culturale si afferma Plautilla Bricci, pittrice, architettrice, scultrice.

Stefania MACIOCE   Roma 7 febbraio 2021