Un “putto dormiente” attribuito ad Artemisia Gentileschi e un’inedita “Deposizione” del Romanino in asta da Bertolami Fine Art.

redazione

Si preanuncia come una delle più importanti aste Old Master della stagione quella che il prossimo 26 Aprile si svolgerà a Roma presso la Bertolami Fine Arts.

Tra le varie proposte spiccano due importanti quadri che certamente attireranno l’attenzione (come del resto pare già sta avvenendo) di collezionisti ma anche di studiosi d’arte ed addetti ai lavori, trattandosi di un’inedita Deposizione, capolavoro di Girolamo da Romano, meglio noto come il Romanino (Brescia, 1485 – 1566) e di un Putto dormiente -un piccolo olio su rame, di cm. 13×18,5-  presentato in catalogo con la certo considerevole attribuzione ad Artemisia Gentileschi.

Scrìve a questo proposito nella scheda il responsabile del dipartimento di Arte antica Luca Bortolotti:

Artemisia Gentileschi (attribuito), Fanciullo dormiente
“Il piccolo dipinto su rame presenta una composizione sin qui nota attraverso un esemplare, analogo per misure e supporto in rame, da pochi anni riemerso sul mercato e dal 2022 di proprietà del Museum of Fine Art di Boston, firmato “ARTE. GENTILESCA / FECIT NAPO”. Tale iscrizione mette significativamente l’accento sull’appartenenza di genere dell’autrice (“Gentilesca”) e ci fornisce la preziosa informazione che il dipinto fu eseguito durante la lunga e definitiva permanenza napoletana della pittrice. L’opera ha inoltre aperto una significativa finestra su una produzione della Gentileschi di formato quasi miniaturistico e su rame, sinora quasi ignota e ovviamente destinata a un elettissimo collezionismo privato”.

Come si sia arrivati ad Artemisia ce lo spiega lo stesso Bortolotti:

“Il rame ha una qualità talmente evidente che ci ha convinti ad approfondirne la conoscenza, tant’è che in un primo momento si era pensato di ritirarlo dall’asta proprio per studiarlo meglio ed effettivamente con un lavoro certosino mio e dei miei stretti collaboratori siamo arrivati a delinearne la probabile appartenenza alla mano dell’artista e conseguentemente ad alzarne la stima ad un livello più congruo. Si tratta effettivamente di un dipinto di fattura assolutamente ragguardevole; nella scheda i lettori di About Art e tutti coloro che saranno interessati all’asta potranno prendere atto che l’attribuzione si basa oltre che su ben studiate basi stilistiche anche su fonti documentarie e su confronti imprescindibili e del tutto credibili. Non abbiamo creduto di proporne la visione a studiosi esperti dell’opera della pittrice che pure ben conosciamo e con cui c’è anche una consolidata amicizia, perchè si è deciso che era meglio riportare le nostre concluisioni, che – lo ripeto- non sono affatto frutto di pressapochismo e di esagerazione, senza contare che una conferma di questo tipo avrebbe inevitabiolmenbte comnportato un deciso innalzamento della stima che invece  rimanendo com’ è -ancorchè rivista come ho spiegato- consente a molti collezionisti di poter provare ad accaparsi il lotto ; d’altra parte chi vorrà potrà ovviamente procedere nello studio e nella riocerca poer confermare le nostre proposte”,

Altro inportante lotto in asta è un capolavoro inedito del Romanino

(riportiamo in proposito larga partte del contributo di Rossella Ariosto che ringraziamo).

Rossella Ariosto

Nell’anno di Bergamo e Brescia Capitali Italiane della Cultura, dal mercato dell’arte arriva l’inaspettato regalo di una sorprendente opera del tutto inedita che si aggiunge al catalogo di uno dei massimi artisti italiani del ‘500, il bresciano Girolamo Romanino.

Girolamo Romanino, Deposizione di Cristo nel sepolcro

Pubblicato nel catalogo della prossima asta di Old Masters di Bertolami Fine Art, il dipinto è un capolavoro di sicura autografia di Girolamo Romanino, punta di diamante della pittura lombarda del ‘500, protagonista eccelso e originalissimo dell’arte del tempo di Raffaello e Michelangelo, noto al pubblico degli appassionati come autore della “Cappella Sistina dei poveri”, un portentoso ciclo di affreschi sul tema della Passione di Cristo dipinto dal pittore, negli anni ’30 del ‘500, sulle pareti di una chiesa di Pisogne, piccolo centro della Val Camonica a ridosso di Brescia.

Il tardivo ma incontestato riconoscimento di un capolavoro sotto gli occhi di tutti

Tra le peculiarità che rendono il dipinto degno del massimo interesse vi è anche quella di una anomala vicenda critica. Racconta Luca Bortolotti:

Nel campo dell’arte antica le attribuzioni troppo generose si sprecano. Nel caso però di questo superbo olio su tela che già alla prima osservazione denuncia le qualità del capolavoro, le cose sono in prima battuta andate nella direzione di una sorprendente sottovalutazione. Descritto nei suoi precedenti passaggi sul mercato come opera anonima di scuola lombarda del XVI secolo, è stato di recente sottoposto dal suo attuale proprietario al giudizio, separato, dei due massimi esperti della pittura di quell’area, Alessandro Nava e Francesco Frangi, e da entrambi senza perplessità riconosciuto come opera sicura di Girolamo Romanino. Nessuna delle annose, appassionate polemiche che solitamente dividono la comunità degli studiosi in presenza di attribuzioni così importanti ha accompagnato la scoperta, data da tutti per certa”.

 Nava e Frangi, quest’ultimo in procinto di pubblicare uno studio sull’opera, si mostrano inoltre concordi nel collocarla ai vertici della produzione di Romanino, il sommo maestro della felicissima congiuntura stabilitasi tra pittura veneta e pittura lombarda negli anni cui il settore orientale della Lombardia era territorio della Serenissima. Un maestro di vasta e aggiornata cultura figurativa, capace di tradurre l’influenza inevitabilmente esercitata dal magistero della coeva scena artistica veneziana in un linguaggio, assolutamente originale, di pronunciata drammaticità e scabro realismo del tutto privo di filtri idealizzanti.

Biagio d’Antonio Tucci, Madonna in trono col Bambino, San Giovannino e due cherubini

Nella stessa asta riemerge, dopo una quarantennale permanenza in una importante collezione privata, un tondo devozionale di sicura mano del fiorentino Biagio d’Antonio Tucci (1445-1510 ca), coetaneo di Botticelli e Perugino e, insieme a loro e a tanti altri protagonisti dell’arte della seconda metà del ‘400, attivo nella celebre bottega di Andrea Verrocchio.

Roma 23 Aprile 2023

Esposizione

22, 23, 25 aprile dalle 15,00 alle 18,30; 24, 26 aprile ore 10,30-13,30 / 15,00-18,30

Asta

27 aprile 2023 alle 15,00 CEST

 Palazzo Caetani Lovatelli, Piazza Lovatelli,1 Roma