Toti Scialoja “Segreto”. Gli amori. Opere inedite e rare, dal 7 giugno in mostra a Villa Mondragone

redazione

Villa Mondragone a Monte Porzio Catone ospita dal 6 giugno al 12 settembre la mostra “Scialoja segreto. Gli Amori. Opere inedite e rare”.

L’esposizione, dedicata a Toti Scialoja, uno dei maggiori artisti informali del Dopoguerra, è promossa dalla Regione Lazio, organizzata da Irvit, l’Istituto Regionale per le Ville Tuscolane, con l’Università degli Studi di Roma “Tor Vergata” e curata dalla Fondazione Toti Scialoja, in collaborazione con l’Associazione Frascati Poesia.

La mostra ospiterà grandi tele realizzate da Scialoja nel periodo che va dagli anni Settanta agli anni Novanta, di cui molte rare e mai esposte al pubblico, che offriranno una lettura inedita dell’artista. Centrale nel percorso concettuale della mostra sarà la sezione dedicata agli “Amori”, da cui prende il titolo la retrospettiva, con la presenza anche di fotografie e di dipinti realizzati da artisti cari a Scialoja come  CalderAfro, Motherwell.

Costaguti, 1972 – Vinilico su tela di canapa 233,7 x 439,4 cm

La mostra “Scialoja segreto” rientra nell’ambito della nuova programmazione dell’Irvit, l’Istituto Regionale per le Ville Tuscolane che si occupa di  valorizzare e promuovere queste dimore rinascimentali con i suoi parchi e giardini. Grazie all’importante lavoro di risanamento svolto negli ultimi anni dalla Regione Lazio, è stata resa possibile la ripartenza dell’Istituto in un’ottica non solo di maggiore ottimizzazione delle risorse ma anche di ampliamento dell’offerta culturale con un ricco calendario di visite guidate, mostre ed eventi attraverso cui i visitatori possono scoprire il patrimonio artistico, culturale, storico e naturalistico delle Ville del Tuscolo. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito www.irvit.it e sui canali social dell’Ente.

TOTI SCIALOJA – BIOGRAFIA

Toti Scialoja nasce a Roma il 16 dicembre del 1914. Inizia a frequentare l’ambiente artistico romano intorno al 1935, frequentando abitualmente la casa di Mimì Pecci Blunt, dove incontra intellettuali e artisti dell’epoca, tra cui Giuseppe Ungaretti, Emilio Cecchi, Massimo Bontempelli, Corrado Alvaro, Alberto Savinio, Corrado Cagli e Gino Severini. Nel 1937, incoraggiato da Cagli, interrompe gli studi di giurisprudenza per dedicarsi interamente alla pittura: “La pittura divenne così non un fatto della mia vita ma la mia intera vita (…) la mia vita trovava le sue ragioni, il suo senso, il suo unico senso nella pittura”.
Espone la prima volta nel 1939 al Palazzo delle Esposizioni nell’ambito della III Quadriennale d’Arte Nazio­nale. Abbandonato lo stile figurativo, dopo una prima esperienza espressionista legata alla scuola romana, giunge nel 1955 all’astrattismo, iniziando a dipingere su una base di acqua e resina vinilica. Scrive Pier Paolo Pasolini: “In questo momento Scialoja si trova su una linea avanzatissima della storia dell’istituzione stilistica della pittura europea (…): al di là del post-cubismo, del surrealismo, e dello stesso astrattismo, in una specie di ultima Tule, dove il pittore carico di relazioni sociali e stilistiche, si trova del tutto solo, con la sua ebbrezza e la sua angoscia di scopritore”. Fra il 1955 e il 1965 viaggia e soggiorna in America e a Parigi. Espone alla Galleria Viviano a Manhattan e stringe amicizia con Guston, Calder, Rothko, de Kooning, Motherwell e Marca-Relli. È soprattutto con Marca-Relli e con Afro che Scialoja costruirà un importante rapporto collaborativo e di amicizia. Durante l’estate del 1957, nella sua casa a Procida, un colpo di vento rovescia casualmente sulla tela bianca una carta impregnata di colore: nasce la fortunata serie delle Impronte. Per Scialoja è una rivoluzione, è il superamento del dripping e dell’action painting. Scrive nel suo Giornale di Pittura: “Stampare è come riprodurre dal di dentro una luce di lampo che illumina tutte insieme le cose dell’immagine”. Nel 1982 è nominato direttore dell’Accademia delle Belle Arti di Roma. Visitando il museo El Prado a Madrid, davanti al segno pittorico di Goya ha come una rivelazione che inaugura una nuova e feconda stagione artistica. Nel 1983 dipinge San Isidro e Secondo San Isidro traendo diretta ispirazione dalla pittura dell’artista spagnolo. La sua vena creativa si fa matura e non si esaurisce che al momento della sua morte nel 1998. Dore Ashton scrive, a proposito dell’ultima stagione artistica di Scialoja: “Nei suoi dipinti recenti, dove ogni graduarsi del sentimento si rende percettibile, la fondamentale aspirazione di Scialoja all’immediatezza dell’immagine trova il suo compimento”.

Roma 6 giugno 2021