Si riapre il dibattito sul Ponte di Messina, un problema ambientale o soprattutto culturale?

di Franco LUCCICHENTI

Torna il ponte di Messina

Anni fa mi sono occupato di problematiche relative agli impatti ambientali. Definirei meglio il problema del “peso antropico”sul territorio come analisi delle criticità derivate dall’interazione tra la FORZA della natura e la FORZA dell’uomo.

fig 1

Premetto che su questi argomenti è stato scritto quasi tutto. Riguardo l’origine dei cambiamenti climatici, aspetto cruciale oggi delle problematiche ambientali,  parte estremamente significativa è da attribuire alla forza della natura. Ricordiamoci che la terra da un punto di vista astronomico è vicinissima al Sole. La forza del Sole è, rapportata alla scala umana, immensa, non è solo forza di gravità. La potenza della stella, dovuta alla fusione nucleare al suo interno, vale 3,85 x 10 alla 26 W. (fig. 1)

Naturalmente la terra ne intercetta solo una parte, il fenomeno -come tutto in natura- non è lineare: distanza orbitale dalla stella, oscillazione dell’asse terrestre e altro sono grandi variabili che possono cambiare in maniera rilevante il clima, per non parlare della sismicità che può alterare drammaticamente il territorio. Questo per precisare che la componente antropica è solo una parte del problema.

Tornando agli argomenti ambientali,  questi giorni si torna a parlare di nuovi progetti del Ponte di Messina (fig. 2) e della  necessità strategica di costruirlo per contribuire allo sviluppo economico del sud Italia per agganciarlo all’Europa.

fig 2

La valutazione dell’impatto ambientale e le importanti criticità connesse hanno richiesto anni di studi. E’ ben conosciuta la parte dello stretto dove dovrebbe passare la struttura e unire le due sponde. Nell’area dello stretto la forza della natura è bellezza, storia, mito (fig.3).

fig 3

Difficile inserire un imponente elemento tecnologico come il Ponte in una porzione anche ristretta di un luogo mitico che, in quanto tale, ha una sua chiusa compiutezza, qualsiasi aggiunta o sottrazione è una operazione delicata. Costruire un nuova  grande struttura significa partecipare al processo di stratificazione dei valori estetici e culturali già presenti e matabolizzati dalla coscienza collettiva senza effetti dirompenti che possano alterare la capacità di fascinazione dei luoghi.

“Il pensiero scientifico che sta alle radici di un  progetto tecnico mira a dividere  il problema in tante parti, quant’è necessario perché esso venga risolto” ( Descartes)

Il pensiero mitico che per sua natura è dominato dalle emozioni tende a essere unificante e a trasmettersi intatto nel tempo. L’inserimento del Ponte sullo stretto è un evidente esempio dell’interazione di due forze contrapposte alle quali ho brevemente accennato all’inizio. Bisogna considerare a questo punto che l’idea di un di un ponte sulla stretto ha radici nel tempo lontano.

Lucio Cecilio Metello (251 ac) pensava a un ponte di barche per collegare le due sponde (fig.4)

fig 4

anche Carlo Magno, Roberto il Guiscardo, Ferdinando II di Borbone e altri  pensarono alla realizzazione di un collegamento stabile. L’idea ha una lunga storia, non potrei escludere che la funzione pratica contenga un aspetto intellettuale e emotivo  che apre a un pensiero mitico anche se il progetto rimarrà “SOSPESO”. Forse anche qesta storica lunga attesa può alimentare il mito del ponte.

A questo punto  il problema di  compatibiltà ambientale del Ponte lo porterei  su un piano di compatibilità CULTURALE.

fig 5

Possono un MITO GEOGRAFICO e un MITO TECNOLOGICO abitare lo stesso luogo? Faccio solo un esempio remoto nel tempo particolarmente affascinante.

La costruzione delle piramidi nei deserti d’ Egitto è  un mito tecnologico ancora oggi. Il deserto è sicuramente un luogo abitato dalla mitologia (fig. 5).  Ma forse questa è altra storia.

Franco LUCCICHENTI  Roma  11  aprile 2021