Riemerge un capolavoro di Orazio Gentileschi; presentazione ed esposizione a Pisa (19 luglio – 19 settembre)

Redazione; con un testo di Pierluigi CAROFANO

Un capolavoro ritrovato di
ORAZIO LOMI GENTILESCHI
La Madonna in adorazione
del Bambino

 

 

 

 

 

 

 

in collaborazione con

Museo delle Sinopie
Pisa
19 LUGLIO – 19 SETTEMBRE 2018 (8,00 – 19,00 tutti i giorni)

Comitato scientifico
Raymond Ward Bissell, Pierluigi Carofano, Marco Pierini

Mostra a cura di Pierluigi Carofano

—————————————————————– —————————————————————- ——————————————————–

La mostra Un capolavoro ritrovato di Orazio Lomi Gentileschi. La Madonna in adorazione del Bambino, si propone lo scopo di presentare al grande pubblico un dipinto poco noto del Maestro pisano (noto alle cronache per essere il padre di Artemisia), mettendolo in relazione con la Santa Cecilia che suona la spinetta della Galleria Nazionale dell’Umbria e con la Madonna con Gesù Bambino addormentato dipinta da Orazio in collaborazione con il figlio Francesco.

La Madonna in adorazione del Bambino e la Santa Cecilia che suona la spinetta, eseguite intorno al 1618-1620, hanno avuto un percorso simile all’interno degli studi su Orazio Lomi Gentileschi: entrambe le opere hanno faticato ad affermarsi presso la comunità scientifica come autografi del maestro pisano, nel primo caso per la scarsa visibilità dell’opera stessa, conservata in una collezione storica italiana; nel secondo caso perché ne esiste un’altra versione (con varianti) nella National Gallery of Art di Washington.

Negli ultimi anni, grazie agli studi di Bruno Santi, Raymond Ward Bissell, Claudio Strinati, Pierluigi Carofano, Paola Caretta e Alberto Cottino le due tele sono state riconosciute come autografe di Orazio Gentileschi ed esposte in mostre dedicate al Maestro pisano o ad argomenti caravaggeschi.

La terza tela in mostra, la Madonna con Gesù Bambino addormentato, ben dimostra la qualità dei collaboratori di Orazio Gentileschi in questi anni, in particolare del figlio Francesco.

                           Orazio Lomi Gentileschi (Pisa 1563 – London 1639)

Orazio Lomi Gentileschi, Madonna in adorazione del Bambino (Madre che avverte la tragedia che attende il Figlio) c/a 1615, olio su tela, cm 139,8×98 Torre Canavese (Torino), collezione Marco Datrino

di Pierluigi CAROFANO

Nel secolo scorso il dipinto si trovava in una collezione inglese prima di essere alienato presso la casa d’asta Sotheby’s di Londra (8 aprile 1970); nel 1976 pervenne nella collezione di Silvano Lodi di Campione d’Italia e da qui nell’attuale collezione.

Questo dipinto di Orazio Lomi Gentileschi è stato intitolato dalla storiografia come una Madonna con il Bambino Gesù, ma il soggetto a cui l’opera si accosta maggiormente è quello della Madonna in adorazione del Bambino. Non a caso, con il titolo di Madonna in adorazione del Bambino dormiente Federico Zeri ne custodiva una fotografia all’interno della carpetta dedicata al Gentileschi nella propria fototeca. Anche in questo caso, nonostante esso possa sembrare il titolo più appropriato, è in realtà impreciso poiché nella produzione figurativa del Medioevo e del Rinascimento quel tipo di iconografia prevede che la madre di Gesù sia raffigurata con entrambe le mani aperte (come nel celebre dipinto di Correggio della National Gallery di Londra) o giunte in preghiera (come nell’altrettanto famosa tavola di Filippino Lippi agli Uffizi). Nel nostro caso la figura della Madonna non corrisponde ad un preciso canone iconografico ma tale gestualità indica la presenza di una forte emozione interiore. Non è quella di una Madonna adorante, ossia di una sollecita venerazione del Bambino, ma della Madre che avverte la tragedia che attende il Figlio.

Nel passare dal piano iconografico a quello iconologico, è facile cogliere l’atteggiamento di ‘tragedia’ dell’intera composizione: i due protagonisti sacri presentano uno sguardo mesto, ma non rassegnato, parzialmente riscattato dal gesto del Bambino che, con la mano destra sul petto (con atto speculare rispetto a quello della Madre), indica verso di Lei con l’indice della mano sinistra, a consegnare simbolicamente alla Madonna, ai piedi della croce, la guida dell’intera comunità dei fedeli.

Orazio Gentileschi non è nuovo a raffigurazioni sacre iconologicamente raffinate, dense di sottili allusioni: basti pensare alla Madonna del velo di Hartford, alla Madonna col Bambino di Palazzo Corsini a Roma, alla Giovane donna con violino (Detroit, The Detroit Institute of Art), talvolta letta come una santa Cecilia. Ma l’evidente discrasia descrittiva della Madonna col Bambino alias Madre che avverte la tragedia che attende il Figlio, trascina con sé anche il piano iconologico con tutte le difficoltà di interpretazione sin qui registrate. Credo che queste difficoltà derivino dal fatto che il modello della figura di questa Madonna è identico a quello adottato da Orazio nella celebre Annunciata nell’Annunciazione della Galleria Sabauda di Torino e a quella presente nell’Annunciazione nella chiesa genovese di S. Siro, a torto spesso ritenuta una replica parzialmente autografa con ampio intervento della bottega.

In via preliminare, è opportuno sottolineare che, mentre nei dipinti di Torino e di Genova, l’asse verticale della figura della Vergine è ortogonale rispetto al piano di orizzonte (pur in presenza di un lieve anchemant, frutto del Suo ritrarsi all’apparizione dell’arcangelo Gabriele), al contrario, nel dipinto qui esposto, la figura della Madonna è leggermente ruotata verso sinistra rispetto all’asse e direzionata sul Bambino.

Dal punto di vista compositivo il dipinto presenta una soluzione arcaica, neorinascimentale: la Madonna occupa la quasi totalità della superficie pittorica ed emerge, monumentale, dal fondo color lavagna; la sua figura ha una straordinaria consistenza grazie alla spettacolare resa delle stoffe, in particolare del panneggio blu oltremare del manto, delineato da un deciso chiaroscuro; ma anche il velo verde trasparente, con bordi e frangia d’oro è eseguito con grande maestria ed è un abbigliamento ricorrente nelle figure femminili del Gentileschi.

Si diceva dianzi dell’indubbio rapporto che lega questo dipinto con le due Annunciazioni di Torino e di Genova, un legame già evidenziato dalla critica e spiegato attraverso la pratica abituale del Maestro pisano di riutilizzare i propri cartoni/lucidi in più opere anche a distanza di anni.

Grazie alle riprese ai RX ed alle riflettografie IR effettuate in occasione del restauro del dipinto (1999), sappiamo che esso è stato rifilato lungo i margini e che il pittore ha dapprima dipinto per intero la figura della Madonna come una Vergine annunciata, grazie a un lucido di riporto; poi ha inserito la figura del Bambino nella mangiatoia, modificandone la postura ed almeno due volte il contorno del capo e la fisionomia del volto: dapprima Orazio aveva pensato al Bambino che si rivolge con lo sguardo verso la Madre, poi ha optato per uno sguardo orientato verso un punto indefinito.

Ma a quando dovrebbe risalire la sua esecuzione? In mancanza di appigli documentari non rimane che basarci sui dati stilistici e la prima considerazione da fare è la sua equidistanza formale dall’Annunciazione di Torino e da quella di Genova. Con quelle due tele la Madonna col Bambino condivide soltanto il pattern della Madonna/Vergine annunciata, ma tutto ci parla di una cultura diversa a cominciare dalla cromia più natural/caravaggesca del nostro quadro rispetto a quella più luminosa, tersa, barocca adottata da Orazio nelle due Annunciazioni. Per questo motivo, penso che la Madonna col Bambino vada ampiamente retrodatata rispetto a quelle opere e trovi la sua giusta collocazione all’interno dell’attività del cosiddetto periodo marchigiano del Gentileschi (1613 – 1620). Se poi più pregnanti emergenze documentarie confermassero l’ipotesi che essa è da riconoscere nella cosiddetta Madonna grande con il putto sopra un cuscino, del Gentileschi, ricordata in un inventario di casa Savelli del 1613, il cerchio si chiuderebbe in quanto, come è noto, Paolo Savelli fu il più importante committente di Orazio, giusto negli anni in cui il Maestro pisano faceva la spola tra Roma e le Marche.

Pierluigi CAROFANO

 

Le Altre due Opere Esposte:

Orazio Lomi Gentileschi, Santa Cecilia alla spinetta, olio su tela, cm 90×105 (con cornice 114×129)

Perugia, Galleria Nazionale dell’Umbria Direttore prof. Marco Pierini Conservatrice dr.ssa Veruska Picchiarelli

Indirizzo: corso Pietro Vannucci, 19  CAP: 06121  Telefono: +39 075 58668415 / 331 6512352
Email: gan-umb@beniculturali.it  Email certificata: mbac-gan-umb@mailcert.beniculturali.it
Sito web: http://www.gallerianazionaleumbria.it

Orazio e Francesco Lomi Gentileschi, Madonna col Bambino, olio su tela, cm 101×84 (cm 125×108 con cornice).

Torre Canavese (Torino), collezione Marco Datrino
Segreteria organizzativa Segreteria OPA, Gianluca De Felice
Prestatori: Galleria Nazionale dell’Umbria; Collezione Marco Datrino, Torre Canavese
Progetto di allestimento Ufficio tecnico OPA, Roberto Cela, Donatella De Bonis, Ezio Virgili, Sandro Bonannini
Realizzazione dell’allestimento Acme04 s.r.l
Grafica Punto Pagina di Cristina Vennero
Testi esplicativi in mostra Raymond Ward Bissell, Pierluigi Carofano, Franco Paliaga
Traduzione dei testi esplicativi in mostra Simon Turner
Fotografie Sandro Bellu, Elena Datrino