Pietro Negroni, alias Lo Zingarello di Cosenza; un importante volume fa luce su un protagonista misconosciuto del Rinascimento meridionale

di Mario URSINO

              Pietro Negroni (1505c.-1567)            detto “Lo Zingarello di Cosenza”.

Un espressivo pittore calabrese del Cinquecento tra Rinascimento e Manierismo.

Nato a Turzano, oggi Borgo Partenope nel Cosentino, Pietro Negroni, secondo la studiosa Marisa Reale, avrebbe frequentato da giovane la prestigiosa Accademia Cosentina, centro culturale importante in Calabria fra Rinascimento e il secolo dei Lumi, e, successivamente, nelle sue varie denominazioni assunte  nel corso del tempo fino ai nostri giorni. In questo consesso il Negroni avrebbe conosciuto un pittore più anziano, Marco Cardisco (1486c.-1542), detto anche “Marco Calavrese” (Vasari: «Fu compagno di Marco un altro calavrese, del quale non so il nome, il quale in Roma lavorò con Giovanni da Udine lungo tempo e fece da per sé molte opere in Roma, e particolarmente facciate di chiaro scuro. Fece anche nella chiesa della Trinità la capella della Concezione a fresco con molta pratica e diligenza.»), del quale diverrà allievo, seguendolo a Roma, Napoli e Messina, dove verrà in contatto anche con uno dei più noti artisti del tempo, Polidoro Caldara da Caravaggio (1500c-1543).

Cfr fig 11 Pietro Negroni Morte della Vergine

 

 

 

Cfr. fig 12 Marco Cardisco Dormitio Virginis

Un apprendistato, dunque, molto importante tra gli anni Trenta e Quaranta del Cinquecento, tra cui va ricordata la sua apprezzata partecipazione ai lavori per gli apparati decorativi in occasione della visita di Carlo V a Roma nel 1535 (cfr. M. Reale, 2011, p. 36), ovvero un periodo in cui si afferma nell’Italia centrale il manierismo tosco-romano, scaturito, come è noto, dalle prestigiose fonti di due grandi maestri, Raffaello e Michelangelo. Il giovane Negroni è molto recettivo, rapido e interprete, anche con una propria originalità, della lezione di questi grandi artisti, divenendo maestro negli anni della maturità, tra il 1540 e il 1550, è perciò da considerarsi il principale pittore calabrese del Cinquecento, avendo formato, a sua volta, una bottega di giovani seguaci, secondo lo studio di Marisa Reale.

Pietro Negroni fu detto lo Zingarello di Cosenza per il suo aspetto fisico, come ricorda l’antico biografo De Dominici nelle sue Vite dè pittori… del 1742: “… è la cagione dell’esser egli di carnagione assai bruna, con gli occhi lividi e guardatura fosca…”. Direi che quegli “occhi lividi e guardatura fosca” siano proprio il tratto della sua intelligenza pittorica nel comprendere il divenire dell’arte figurativa tra Rinascimento e Manierismo, e nell’accreditarsi come “pittore di grido” (De Dominici) a Napoli e in provincia, oltre che in varie località della Calabria Citeriore, come ben documenta il lavoro accurato e filologicamente impeccabile della studiosa Marisa Reale nel suo Pietro Negroni. Lo Zingarello di Cosenza, Franco Pancallo Editore, Locri 2011 [fig. 1]. Questo volume, perciò, si configura come una vera e propria monografia sull’artista calabrese, purtroppo non ancora sufficientemente noto persino nella sua terra natale, e che invece, a mio avviso, meriterebbe una mostra possibilmente retrospettiva, per motivi di studio e per far conoscere la sua pittura, e nell’occasione far restaurare importanti sue opere, purtroppo in alcuni casi, non sempre ben conservate.

                                                      ***

Marisa Reale con molta chiarezza suddivide opportunamente il suo lavoro, come dovrebbe essere per ogni studioso di storia dell’arte: per lunghi anni docente di questa disciplina, la Reale ha introdotto il suo testo con notizie sulla vita e sulle opere del Negroni, ed ha illustrato e schedato 27 dipinti nel capitolo III, Catalogo dei dipinti esistenti di Pietro Negroni; nel capitolo IV, altri 9 dipinti di incerta o errata attribuzione, sempre adeguatamente commentati; segue poi il capitolo V sui 9 disegni: Catalogo dei disegni di incerta o errata attribuzione; e conclude l’accurata schedatura  con il Catalogo dei dipinti perduti o dispersi.

Un lavoro, come dicevo, di esemplare scientificità, costruito attraverso un lungo e paziente processo di ricerca, condotto sulla scorta dei precedenti studi effettuati da storici dell’arte di grande levatura, come Ferdinando Bologna, Giovanni Previtali (1934-1988), suo mentore nell’indurre la studiosa ad approfondire gli studi sul pittore calabrese; tenendo conto anche delle ricerche sulla pittura meridionale di Francesco Abbate, e del più giovane Pierluigi Leone de Castris, oltre alla consultazione, come si è detto, fonti più antiche, dal Vasari, al De Dominici, sino ad Alfonso Frangipane (1891-1970), grande studioso calabrese, fondatore nel 1922 della celebre rivista Brutium.

fig 2 Pier de Negroni 1544, Madonna col Bambini tra i SS. Lucia e Antonio

In questa attenta disamina dell’opera del Negroni appare privilegiata la tematica della pittura di devozione, quasi sempre di committenza ecclesiastica: molti suoi dipinti si trovano perciò ancora, e fortunatamente, nelle numerose chiese sparse nel territorio campano , calabrese e siciliano; altri invece sono conservati in prestigiosi musei italiani e stranieri. A Napoli, per esempio, nel Museo di Capodimonte vi è un’opera di piena maturità dell’artista, firmata “Pier de Negroni 1544”, Madonna col Bambini tra i SS. Lucia e Antonio, un olio su tavola di notevoli dimensioni: m. 2,40×2,08 [fig. 2];

fig 3 Matrimonio Mistico di S. Caterina

a Buenos Ayres, nel Museo Nacional de Belles Artes, il Matrimonio Mistico di S. Caterina, 1544 [fig. 3]; a Cosenza, nella Galleria Nazionale, Palazzo Arnone, la stupenda Assunzione, 1554 [fig. 4],

fig 4 Assunzione

che denota il forte espressionismo dei volti della sacre figure, che attestano la sua attenzione ai contatti

fig 5 M. Van Heemskerck Cristo incoronato di spine 1550 (part )
fig 6 Pietro Negroni Assunzione (part )

con la pittura fiamminga, segnatamente, a mio avviso, alla presenza a Roma di Marten van Heemskerck (1498-1574) [cfr. figg. 5-6].

Nel museo di Orleans è conservata la bella tavola Madonna con Bambino tra i Santi Giacomo e Andrea, 1555 [fig. 7], così animata e loquace nelle tre sacre figure; ancora a Cosenza, Palazzo Arnone, si può ammirare la Sacra Famiglia con S. Giovannino, firmata e datata, quasi sempre su un cartiglio, “petrus negronus facithor 1557” [fig. 8],

fig 7 Madonna con Bambino tra i Santi Giacomo e Andrea, 1555
fig 8 petrus negronus facithor 1557. Sacra Famiglia con S. Giovannino,

che denota taluni tratti michelangioleschi, soprattutto nelle figure dei due robusti puttini; a Roma, poi, nella Galleria Borghese, troviamo il bel Ritratto di Giovane (soggetto abbastanza raro nella produzione del Negroni), anche qui  si nota qualche suggestione fiamminga nell’abbigliamento del ritrattato, ma penso più ad una consonanza iconografica con la ritrattistica manierista e pontormesca [cfr. figg. 9-10]

fig 10 P. Negroni Ritratto di giovane
fig 9 Pontormo Ritratto di giovane

Sempre a Cosenza, nella Galleria Nazionale, La morte della Vergine, espressiva e drammatica scena che sottolinea la relazione con la Dormitio Virginis del Cardisco, suo maestro [cfr. figg. 11-12].

E ancora a Roma, nella prestigiosa Galleria Colonna, un San Sebastiano, che secondo il de Castris sarebbe un’opera del 1540, del periodo romano, prima del suo rientro a

fig 14 Pietro Negroni San Sebastiano
fig 13 Bachiacchia San Sebastiano (part )

Napoli; il santo è rappresentato nella  classica  iconografia cinquecentesca, se lo si  confronta, per esempio, con un analogo languido soggetto del santo trafitto dalle frecce: il San Sebastiano fra i santi Macario e Vincenzo Ferrer, 1525-1528, conservato nella Pieve di Borgo San Lorenzo, del pittore fiorentino manierista Francesco Ubertini, detto il Bachiacca (1494-1557) [cfr. figg. 13-14); il San Sebastiano del Negroni piacque al principe Prospero Colonna che lo acquistò nella prima metà dell’Ottocento per la sua collezione nel Palazzo romano in Piazza Santi Apostoli.

Mario URSINO  Roccella Jonica (Reggio C.) agosto 2018