Padre Sebastiano Resta, amico e consulente artistico della famiglia Spada (e un dipinto che lui regalò al cardinale Fabrizio Spada.

di M. Lucrezia VICINI

AUTORE: Copia da Bernardini Luini ( Luino? 1480-85 – Milano? 1532)

TITOLO: Cristo tra i Dottori (olio su tela, cm 68,5×81,9, Inv..106)

Collocazione- seconda sala

Provenienza: Collezione del Cardinale Fabrizio Spada

fig 1

Sebastiano Resta nacque a Milano nel 1635 da una nobile famiglia. Dopo essersi laureato in lettere e filosofia presso il Seminario Maggiore della sua città, intraprese gli studi giuridici al Collegio Borromeo di Pavia e nel 1660  fu ammesso nel Collegio dei  nobili Giureconsulti di Milano.

Successivamente frequentò per un breve periodo la bottega del pittore Ercole Procaccini il giovane per volere del padre Filippo, affermato pittore e collezionista nell’ambiente milanese, che desiderava per il figlio una brillante carriera artistica, ma si ritirò   per mancanza di talento, come è stato ritenuto, spinto dalla passione verso lo studio e la collezione dei disegni antichi.

Passione che coltivò per tutta la vita, perseguendo un suo progetto che lo ha portato a ricostruire in più volumi il percorso dell’arte attraverso la storia figurata delle varie scuole italiane da Giotto al suo tempo.

Intorno al 1661 Resta si trasferì a Roma per entrare nella Confraternita degli Oratoriani di San Filippo Neri, dove visse per oltre cinquant’anni nella casa romana dei Filippini accanto alla Chiesa Nuova, non  risparmiandosi tuttavia di viaggiare in tutta Italia per approfondire le sue conoscenze. Durante questa lunga fase entrò  in  contatto con i vari artisti contemporanei e  con importanti collezionisti e antiquari di Firenze, Bologna, Milano, Venezia. Inoltre ricoprì per diversi anni il ruolo di direttore artistico nei cantieri decorativi della Chiesa Nuova, e nella edificazione della Cappella Spada  all’interno della  Chiesa, voluta da Orazio Spada.

 Il sacerdote oratoriano mori povero nel 1714, assistito dagli stessi confratelli  dopo un periodo di infermità (1).

Ma la fama di Sebastiano Resta è legata anche alle cosiddette “Postille”, note  aggiunte a tre diverse copie delle Vite degli Artisti di Giovanni Baglione e a due esemplari delle Vite di Giorgio Vasari nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Rappresentano una  miniera di indicazioni e annotazioni sulla storia della pittura italiana con notizie riguardanti la circolazione di disegni di maestri antichi e contemporanei (2).

L’opera in questione raffigurante Cristo fra i Dottori  (fig 1) è stata identificata con la stessa che Padre  Resta afferma di aver posseduto a Napoli e regalato al Cardinale Fabrizio Spada prima che lo nominassero Nunzio Apostolico in Francia, nel 1672(3).

Per l’identificazione è stata utile la postilla qui di seguito riportata, apposta dal Resta su una copia in carboncino,  non firmata, del dipinto con la Disputa con i Dottori, di Bernardino Luini, oggi presso la National Gallery di Londra, ma che alla fine del sec.XVII, era a Roma, con l’attribuzione a Leonardo da Vinci, nella Collezione della Famiglia Aldobrandini, da cui passò ai Pamphili e infine ai Borghese:

Il quadro di mano di Leonardo da Vinci di questa Disputa con i Dottori, stà in Galleria Pamfila tra i quadri della q.m. Signora Principessa di Rossano pervenuti al figlio Cardinale. In Napoli io n’hebbi uno fatto dal Louino, che donai al Sig. Cardinale Spada prima che andasse Nunzio in Francia. Si osservi l’idea della faccia del Cristo benchè giovine: non il resto “ (4).

Anche negli inventari Spada l’attribuzione del dipinto oscilla tra Leonardo da Vinci e la sua scuola. Da parte della critica, già il Frizzoni (5) aveva visto nel dipinto Spada una copia dell’opera della National Gallery di Londra, di cui però non condivideva la mano di Leonardo, successivamente individuata da Beltrami (6) in quella di Bernardino Luini. A Davies (7) si deve il riconoscimento del dipinto con quello donato dal Resta al Cardinale Spada.

Quando si trasferi a Roma nel 1661, l’oratoriano si legò alla famiglia Spada da un rapporto di amicizia e stima. Proprio agli inizi degli anni settanta, aveva assunto un ruolo determinante nelle questioni riguardanti la seconda fase dei lavori di edificazione della Cappella Spada presso la chiesa della Vallicella, fatta erigere dal padre del Cardinale, il Marchese Orazio, in onore di San Carlo Borromeo (8). L’esperienza acquisita nel campo dell’arte e i contatti che aveva instaurato con gli artisti dell’epoca, anche in ambito accademico, lo avevano promosso consulente di Orazio, costretto ad assentarsi spesso da Roma per curare l’amministrazione dei beni di famiglia, in particolare del Feudo di Castelviscardo. Oltre a coordinare le maestranze attive nell’interminabile fabbrica, inaugurata solo nel maggio del 1679, dopo circa quindici anni dall’inizio, il Resta aveva trattato personalmente i problemi connessi alla parte decorativa, affidando la realizzazione del dipinto da porre nell’altare e degli altri due da inglobare nelle pareti rivestite di marmo, ai pittori Carlo Maratta, Giovanni Bonati e Luigi Scaramuccia (9). Del milanese Scaramuccia si conosce un disegno presso il Rijksprentekabinet di Amsterdam, raffigurante il Ritratto di Sebastiano Resta da giovane (10) Ma dell’oratoriano è nota soprattutto la partecipazione ai cantieri della stessa Chiesa Nuova.

Sullo scorcio del secolo ricevette anche l’incarico ufficiale di dirigere i lavori di decorazione dell’interno della chiesa, purtroppo non portato a termine per essere stato sostituito, subito dopo l’elezione del nuovo padre superiore Odoardo Machirelli, avvenuta nei primi mesi del 1697, da altra persona, padre Andrea Piovani. Contrariato, il Resta esprimerà il suo disappunto in una lettera del 26 marzo di questo anno, indirizzata a Giuseppe Ghezzi (11) uno dei pittori che conduceva la detta decorazione insieme a Domenico Parodi, Giuseppe Passeri, Daniele Seiter e Lazzaro Baldi (12). A questi due ultimi artisti, probabilmente proprio su segnalazione del Resta, Fabrizio Spada commissionerà tre quadri per la sua Galleria grande, saldati nel 1699, più precisamente due al Baldi, saldati il 15 luglio del 1699 e di cui è rimasto il solo Re Salomone che adora gli idoli, ora esposto nella prima Sala del Museo, e l’altro al Seiter, raffigurante Lucrezia Romana, non pervenutaci, saldata il 29 settembre di questo anno (13). I contatti con il Cardinale si protrassero nel tempo. Il 20 dicembre 1707, Fabrizio acquisterà dal Resta un ritratto di Paolo III in piccolo  (14) di cui non rimane traccia, forse per averne fatto dono.

Lazzaro Baldi, Salomone adora gli idoli, Roma, Galleria Spada

Nel dicembre del 1690 la disputa tra i dottori (il dipinto in esame) figura esposto nella chiesa di San Salvatore in Lauro per conto degli Spada (15). L’inventario dei beni ereditati del Cardinale del 1717 lo indica senza riferimento attributivo nella Galleria piccola contigua alla libraria, nel piano nobile del palazzo in cui era ubicato l’appartamento di Fabrizio, e così descritto: “Altro simile(in tela,ndr) che rappresenta Cristo, che predica” (16). In quello successivo dei beni ereditati di Clemente Spada del 1759 è ricordato nell’attuale terza Sala del Museo come:

Un quadro in tela di palmi tre riquadrato… rappresentante la Disputa di nostro Signore con li Dottori opera della scuola di Leonardo da Vinci, scudi 50” (17).

L’elenco fidecommissario del 1823 lo registra spostato nella seconda Sala dove è rimasto fino ad oggi e come : “Altro quadro rappresentante la disputa tra i dottori, copia da Leonardo di Vinci” (18). Nell’appendice al Fidecommesso del 1862 compare con l’attribuzione a Leonardo da Vinci  e così registrato:”La disputa di Cristo coi Dottori Leonardo da Vinci,s.200” (19). Vicini, 1990, p. 190), riferimento ripreso anche dal Barbier De Montault (20) ma subito respinto da Frizzoni (21) che ritiene l’opera copia del dipinto della National Gallery di Londra, anch’esso erroneamente ritenuto di Leonardo. Nella ricognizione inventariale di Pietro Poncini del 1925 e nella coeva stima di Hermanin che valuta lire 3000, il dipinto meglio definito “Disputa di Gesù fra i Dottori” è assegnato alla Scuola di Leonardo, con la voce copia riportata in parentesi (22). A fare luce sull’identità del dipinto sono i citati Frizzoni (23),  Beltrami (24) e Davies (25), seguiti da Porcella (26) e Zeri (27) al quale la fattura cinquecentesca fa supporre che il copista sia un seguace forse lombardo del Luini, della metà del sec.XVI. Alla scuola Lombarda del sec. XVI era stato attribuito anche da Lavagnino (28)

Dell’originale di Londra del Luini, che si ipotizza derivato da un disegno di Leonardo (29), esistono diverse altre copie. In Italia, a Perugia,  presso la Galleria Nazionale,  e a Milano  nella Galleria Arcivescovile e nella Collezione Casati. Una copia secentesca è stata battuta da Sotheby’s nel maggio del 1994. Quattro altre copie  cinque-secentesche  sono in U.S.A., presso il Canton Museum of Art in Canton dell’Ohio,  nella  Catherine and Robert Gregory’s Gallery  e nella Collection of Stuart Borchard di New York,  e presso la Collection  of Dr. J. Bigelow di Boston (30).

L’episodio riveste notevole importanza storico-evangelica in quanto rappresenta il primo insegnamento impartito da Cristo. E’ narrato nel Vangelo di Luca (2,41-51). Quando Gesù aveva dodici anni si recò con i genitori a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Trascorso il periodo, Maria e Giuseppe si rimisero in cammino per tornare a casa, ma dopo un giorno di viaggio si accorsero che Gesù non era con loro. Tornati in città per cercarlo, lo trovarono nel tempio di Salomone che sosteneva una dotta discussione con gli scribi ebraici.

Nell’iconografia tradizionale la scena viene ambientata all’interno del tempio: al centro, circondato da anziani con la barba bianca che lo ascoltano con stupore e attenzione si  vede rappresentato Cristo adolescente (31). Nell’inedita iconografia del nostro dipinto, Cristo dalle sembianze di un giovane,  è raffigurato in primo piano in posizione frontale, mentre enumera allo spettatore sulle dita della mano sinistra le proprie argomentazioni, o più verosimilmente con lo stesso gesto ribadisce la natura trina di Dio, lasciando i quattro  anziani in disputa tra loro. I due,  posti lateralmente a lui sorreggono ciascuno un testo manoscritto, a simboleggiare la loro antica Legge o il Vecchio Testamento. Diversamente, il simbolo del Nuovo Testamento, rappresentato nella tradizione da un rotolo di pergamena tenuto nelle mani  da Cristo che dà insegnamenti agli scribi,  assente nel dipinto, andrebbe visto nella persona stessa del Cristo.

L’ignoto artista di tradizione lombarda e prossimo indubbiamente alla cerchia del Luini, ripropone efficacemente nell’opera i valori tipologici dell’originale sia nell’espressione sottilmente malinconica del volto di Cristo che nel morbido e voluminoso modellato, caratteristiche costanti della produzione del maestro, evidenti maggiormente nel ciclo delle immagini delle Madonne, legate ai ricordi leonardeschi. Al recupero formale e compositivo  non corrisponde tuttavia lo studio attento del colore, giocato su tonalità spente che non riescono a infondere  alla scena quel senso di mistero che si percepisce nell’opera del Luini.

M. Lucrezia VICINI   Roma 30 Luglio 2023

NOTE

1) M.R.Pizzoni, Prosperi Valenti Rodinò, S. Dizionario Biografico degli Italiani, sub voce, Vol. 87, 2016
2) Si veda:Agosti B., Grisolia, F., M.R Pizzoni., Le postille di Padre Resta alle Vite del Baglioni, Milano 2016;  Agosti, B., Prosperi Valenti Rodino, S., Le postille di Padre Sebastiano Resta nelle Vite di Giorgio Vasari nella Biblioteca Apostolica Vaticana. Città del Vaticano, 2015;Vannugli A., Le postille di Sebastiano Resta al Baglione e al Vasari, al Sandrat e all’Orlandi: un’introduzione storico-bibliografica, in Bollettino d’Arte, 1991,n.70,p.145
3)Davies M., National Gallery Catalogues. The Earlier Italian Schools, London 1951,p.247, note 7 e 9
4)Popham A. E., Correggio in Roma, di Sebastiano Resta, Parma, 1958, p.31
  • 5)Frizzoni G.,Del Palazzo e della Galleria Spada e di una recente scoperta fattavi, in Il Buonarroti,VI,1871, p.244.
6) Beltrami L.(a cura di) Luini 1512-1532, Milano 1911, p.564
7) Davies M., cit., 1951, p. 247, note 7 e 9
8)Pampalone, A., La Cappella della famiglia Spada nella Chiesa Nuova, Roma,1983;Vicini, M.L.., La committenza della Cappella Spada alla Chiesa  Nuova, in Cannatà, Vicini, La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una collezione, Roma,s.d. ma  1992,pp.105-117
  • 9)Pampalone A, cit, 1983; Vicini M.L. cit.1992
10)Vannugli A. cit. 1991, p. 145
11)Dunn A., Father Sebastiano Resta, in Art Bullettin, 1982,n.74,pp.601-622
  • 12)Pampalone A., Disegni di Lazzaro Baldi, Roma 1979,pp,101-102
13) Pascoli L., Vite dei pittori, scultori ed architetti moderni, Roma 1730,ed., 1965,vol.II.p.324; Cannatà R., Il Collezionismo del Cardinale Fabrizio Spada, in Cannatà R, Vicini M.L., La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e storia di una Collezione, Roma, s.d.,ma 1992, pp.122-123,141, note n.18,20
14)Cannatà R., cit.1992, p.141, nota n.19; vedi anche Archivio di Stato di Roma, Fondo Spada Veralli, Vol.936,c.29
15)De Marchi G., Mostra di quadri a S.Salvatore in Lauro(1682-1725), Roma,1987,p.34
16)Cannatà R., cit. 1992,p.150
17)Zeri F., La Galleria Spada in Roma, Firenze,1954,pp.96,162,n.669; Cannatà R., Vicini M.L.La Galleria di Palazzo Spada. Genesi e Storia di una Collezione, Roma,s.d.,ma 1992,pp.172,n.669
18)Cannatà R., Vicini M.L., cit.1992,p.187
19)Cannatà R., Vicini M.L., cit., 1992,p.190
20)Barbier De Montault X., Les Musées et Galerie de Rome, Roma, 1870,p.443
21) Frizzoni G., cit. 1871, p. 244
22)Cannatà R., Vicini M.L, cit.pp.193,197; Hermanin F., Inventario di stima per l’acquisto della Galleria Spada da parte dello Stato Italiano, 12 settembre 1925, in Cannatà,Vicini,cit. 1992,pp,196-199. Vedi anche copia presso Archivio Galleria Spada
23)Frizzoni G., cit. 1871, p. 244
24) Beltrami L., cit. 1911, p.564
25)Davies M., cit., 1951, p. 247, note 7 e 9
26)Porcella A., Le Pitture della Galleria Spada, Roma,1931,p.157;
27)Zeri F., cit.1954,p.96
28)Lavagnino E., La Galleria Spada in Roma, Roma,1933,p.12
29)Trutty –Coohill,P., Studies in the School of Leonardo da Vinci: Paintings in the Public Collections in the United States. Ph.D. Dissertation, University of Pennsylvania, 1982,pp.83-89
30) Trutty-Coohil, 1982, cit. pp.83-89
31)Hall J., Dizionario dei soggetti e dei simboli nell’arte, Milano,1974,pp.142-143
Cannatà R., Galleria di Palazzo Spada, Roma 1995,p.72
Vicini,M.L., Guida alla Galleria Spada, Roma,1998,p.41
Vicini M.L. scheda in Il Collezionismo del Cardinale Fabrizio Spada, Roma 2007, pp. 117-118