Nuove annotazioni sul Padiglione Italia alla LIX Biennale di Venezia.

di Mario Bigetti

La curiosità di conoscenza nel campo dell’arte mi ha sempre spinto tra antico e moderno a nuove scoperte, novità, e anche in qualche caso dejà vu come quella di cui vorrei scrivere alcune righe, anche perché realizzate con i denari della collettività.

Leggendo un’intervista di Tosatti realizzata con il curatore del Padiglione Italia Eugenio Viola, direttore del Mambo a Bogotá, concordavo nel sostenere che l’arte contemporanea non è capace di creare nuove idee, nuovi artisti, nuove soluzioni e che spesso si sfruttano idee altrui o ci sono fenomeni di plagio diffusi.

Nel vedere il Padiglione Italia a Venezia, basato sulla ricostruzione ex-novo di un cementificio, mi ha subito ricordato quello dell’ex Montedison di Orbetello già indagato e pubblicato in About Art.

La rivista About Art a mio parere è tra le più aggiornate, in quanto partecipano con loro contributi i maggiori esperti di teatro, musica, letteratura e arti figurative.

Su About Art nel luglio del 2021, il fotografo e artista Marco Baldassari e le pitture miniate di Pegah Pasyar, avevano proposto lo stesso soggetto, in un progetto pubblicato sempre a luglio del 2021 per i tipi di NFC dal titolo ‘Catalizzatore’, presentato anche il 19 settembre 2021 a Palazzo Taverna, dove una settimana dopo il curatore Ludovico Pratesi, sempre a Palazzo Taverna intervistava il Tosatti.

Di fatto questo Padiglione Italia, finanziato con ingenti risorse di denaro pubblico e con numerosi sponsor del Ministero della Cultura, diretto dal ministro Franceschini, ha riproposto non solo la scenografia di un lavoro già pubblicato, ma ha mescolato il tutto con l’opera di Kounellis e con quella di Mike Nelson.

Un frullato di idee altrui, che come cita anche Vittorio Sgarbi sempre qui su About Art e Marcello Veneziani su la Verità, ha prodotto un costosissimo niente.

Ora vedere le immagini dell’installazione di Tosatti e quelle di Baldassari, non posso credere in una fortuita coincidenza. È come se gli scenografi, che hanno allestito l’installazione del cementificio, avessero come layout le immagini del progetto Catalizzatore. In generale l’atmosfera che si evoca, come nell’articolo di P.P. Pasolini (“darei tutta la Montedison per una sola lucciola”) per questa installazione è quello a cui il lavoro Catalizzatore aveva già espresso con la costruzione delle figure e degli animali in quegli spazi, luoghi reali in Catalizzatore, falsi e vuoti in Tosatti.

Manca comunque nel padiglione Italia l’idea del dialogo tra occidente ed oriente che è il risultato vero del progetto di Baldassari e Pasyar.

Mario Bigetti  Roma 1° Maggio  2022