“Nessuno potrà nemmeno ipotizzare di arrivare dove Nando è arrivato”.

di Fabiano FORTI BERNINI

Ho conosciuto Nando più di venti anni fa , diventammo subito amici perchè il vero motore della nostra amicizia fu la pittura antica. In quegli anni divenni amico anche di Francesco Petrucci, un mentore anche lui per me e non a caso un grande amico di Nando; non è una coincidenza se proprio in quegli anni scattò in me una grande passione e desiderio di collezionare opere d’arte antica. Stare accanto a lui e frequentandolo sempre più assiduamente, condividendo mostre, aste e tutto il mondo che ruotava intorno, era fonte di ispirazione e di insegnamento giorno per giorno. Il saper riconoscere una opera, capire la qualità di un dipinto, lo devo molto a lui, come la scaltrezza e la velocità nel compiere a volte alcune scelte.

Rimarranno indelebili alcuni ricordi come le giornate a Giannutri e quelle passate insieme a Londra ospite a casa sua, oltre alle belle serate al suo club londinese insieme a mia moglie Carla. Ebbi anche la soddisfazione di battezzare un disegno di un fauno che possedeva a casa, del quale lui era convinto fosse di Annibale Carracci ma io invece avanzai l’ipotesi di attribuzione a Gian Lorenzo Bernini e fu poi riconosciuto tale; poco tempo dopo fu esposto alle Scuderie del Quirinale nella grande mostra di Velasquez e Bernini.

Il punto di facile ritrovo era in via Margutta, frequentando lo stesso restauratore, Paolo Freri, un numero uno anche lui nel suo campo e anche lui non più tra noi. Nando era di casa nel vero senso della parola, solo un piccolo giardino lo divideva da Paolo; grandi chiacchierate, spunti di riflessioni davanti ai dipinti in restauro e poi un caffè o un pranzo a casa sua. Quel pezzo unico di Roma e del mondo, quei giardini nascosti, quella pace, sono e rimarranno per sempre ricordi indimenticabili.

Per diversi anni non ci frequentammo, Nando, si sa, era anche spigoloso e duro a volte, ma nell’ultimo periodo della sua vita ci tenne molto ad avermi vicino e così è stato, forse sentiva la vita volgere alla fine. Avrei voluto avere più tempo e recuperare quello perduto ma ricorderò per sempre il suo affetto, una sua carezza sul mio viso mentre lo aiutavo a sorreggersi e una nostra fotografia che per sempre conserverò, scattata due giorni prima che mancasse.

Nando crea un vuoto incolmabile, nessuno potrà nemmeno ipotizzare di arrivare dove è arrivato; un patrimonio e una collezione inestimabile della quale mi disse solo pochi giorni fa “ è semplicemente la collezione di una vita”, come se a tutti bastasse una vita per realizzarla. Era di una intelligenza superiore, era sempre avanti ma non con arroganza, uno spirito libero, il più grande di tutti.

Fabiano FORTI BERNINI   Roma  25 Maggio 2022