“Le tante vite del Gladiatore Giustiniani”. Ritorna nella Villa Giustiniani di Bassano Romano il Gladiatore che uccide il leone, già Mitra tauroctono.

di Nica FIORI

Parallelamente al Palazzo Altieri di Oriolo Romano (VT), cui ho dedicato un mio recente articolo su questa stessa rivista (Cfr. https://www.aboutartonline.com/a-palazzo-altieri-a-oriolo-romano-vt-arrivano-le-tre-belle-del-ritrattista-fiammingo-voet/,) anche la Villa Giustiniani di Bassano Romano (VT), diretta da Federica Zalabra, è stata interessata dal progetto “100 opere tornano a casa”, fortemente voluto dal ministro della Cultura Dario Franceschini per valorizzare il patrimonio storico, artistico e archeologico italiano conservato nei depositi dei luoghi d’arte statali e per promuovere i musei più piccoli, periferici e meno frequentati.

Bassano Romano, fontana davanti a Villa Giustiniani

Un lungo lavoro di ricerca ha permesso il ritorno a casa, o comunque nel territorio di origine, di diverse opere, mentre altre sono andate a colmare le lacune di musei nuovi, creando con essi legami interessanti dal punto di vista storico e artistico.

Il cosiddetto “Gladiatore Giustiniani”, che era conservato nel Parco Archeologico di Ostia Antica, diretto da Alessandro D’Alessio, dal 22 gennaio 2022 è in esposizione nella Villa Giustiniani Odescalchi, acquistata nel 2001 dallo Stato italiano in seguito alla dichiarata impossibilità da parte degli ultimi proprietari Odescalchi di far fronte alla manutenzione e al restauro dei suoi splendidi ambienti affrescati e del giardino.

Foto novecentesche del Gladiatore Giustiniani, particolari

Nel caso di questa statua si tratta di un vero rientro a casa, perché faceva parte della collezione del marchese Vincenzo Giustiniani (1564-1637), noto come mecenate e protettore di Caravaggio e per l’eccezionale raccolta di statuaria antica, confluita poi in massima parte nella collezione Torlonia.

1 Gladiatore che uccide un leone, incisione secentesca; 2 Gladiatore che uccide un leone, nell’incisione secentesca ricordata in mostra

Il gruppo scultoreo del “Gladiatore Giustiniani” decorava la grande vasca del parco della villa di Bassano, mentre ora è stato collocato nella Sala di Amore e Psiche, al piano nobile del palazzo. Doveva avere l’aspetto di un gladiatore che uccide un leone, come si vede nella tavola 117 della Galleria Giustiniana (la raccolta di incisioni, stampate nel 1631, riproducenti le sculture del marchese Giustiniani), ma non nasceva come tale: si trattava, in effetti, di un pastiche composto da frammenti antichi e moderni, riuniti e fatti integrare dal marchese Giustiniani secondo il gusto del tempo.

Il Gladiatore Giustiniani in mostra a Villa Giustiniani

Ciò che vediamo attualmente sono un antico torso romano in marmo e una testa di leone secentesca.

Il Gladiatore Giustiniani in mostra a Villa Giustiniani

Il torso raffigurava in origine il dio Mitra che uccide il toro ed è stato messo in relazione dall’archeologo Giovanni Becatti con il gruppo marmoreo del mitreo delle Terme del Mitra di Ostia Antica in un articolo del Bollettino d’arte del 1957, intitolato “Una copia Giustiniani del Mitra di Kriton”.

Mitra tauroctono di Kriton, Foto Parco archeologico di Ostia

Il dio teneva fermo l’animale poggiandogli sul dorso un ginocchio, mentre con la mano sinistra tirava verso di sé la testa e con la destra era pronto a colpire con un coltello. Per assumere l’aspetto di gladiatore gli vennero aggiunti una testa con un elmo a calotta e un braccio armato di spada e al posto del toro venne scolpito un leone.

Mitreo delle Terme del Mitra a Ostia antica, Foto Eric Taylor

Come possiamo vedere dalle immagini del focus espositivo, che mettono a confronto il Gladiatore con la statua di Mitra di Ostia, ciò che colpisce è il diverso atteggiamento del volto, rivolto verso il leone nel caso del gladiatore, e verso l’alto nel caso di Mitra.

Ma, al tempo di Becatti, la situazione era in parte cambiata rispetto a quella riprodotta nell’incisione, perché era stata posta sul torso una testa giovanile ricciuta, che riecheggiava quella di un efebo greco e che, secondo lo studioso, era una copia del tipo giovanile di Marco Aurelio, confrontabile con le monete della designazione al II consolato del 144. Lo studioso ipotizza che la sostituzione della testa

avvenne probabilmente al momento della collocazione del pezzo sullo sfondo della peschiera e fu verisimilmente dettata sia dal desiderio di nobilitare il gruppo con una testa antica, sia di conferirgli forse un’aria più classica, che meglio si intonasse con le altre due statue che lo inquadravano e con l’atmosfera accademica di questo giardino umanistico”.

Nel corso del Novecento, il gruppo del “Gladiatore Giustiniani” fu smembrato e i pezzi venduti separatamente sul mercato antiquario. Nel 1984 alcune foto di dettagli del busto della statua apparvero in un articolo sui restauri del Paul Getty Museum di Malibu, in California. Pur non essendo stata pubblicata una foto completa del torso, l’archeologo tedesco Rainer Vollkommer, studioso dell’iconografia di Mitra, riconobbe il pezzo, che evidentemente era uscito illegalmente dal nostro Paese. Il reparto operativo del comando dei Carabinieri per la Tutela Patrimonio Culturale (TPC) riuscì, dopo una lunga vertenza, a far restituire l’opera all’Italia, dove rientrò nel 1999.

Testa del leone ritrovato a Villa Capo di Bove

La testa ruggente del leone è stata, invece, ritrovata nella Villa Capo di Bove, che attualmente fa parte del Parco Archeologico dell’Appia Antica e ospita mostre ed eventi culturali. Per una strana coincidenza la testa, rubata nel 1966, rientrò a far parte delle collezioni dello Stato, nel momento in cui esso acquistò nel 2002 la tenuta di Capo di Bove, esercitando su di essa il diritto di prelazione quando venne messa in vendita. Ricordiamo che il nome deriva dalla sua vicinanza al Mausoleo di Cecilia Metella, che veniva così chiamato nel Medioevo per via del caratteristico fregio a bucrani (teste di bue) posto sulla sua sommità.

Dopo questi recuperi, entrambe le sculture sono state conservate nel Parco Archeologico di Ostia Antica, perché, come già accennato, qui si trova una scultura di Mitra tauroctono, della quale il torso Giustiniani, presumibilmente ritrovato a Roma, sarebbe una replica.

La scultura ostiense è stata rinvenuta nel 1938 nel mitreo delle Terme del Mitra (databile alla prima metà del III secolo), uno degli ambienti cultuali più suggestivi della città portuale, che vanta un numero particolarmente elevato di mitrei, risalenti a un periodo compreso tra il II e il IV secolo d.C., quando la religione misterica del dio di origine indo-iranica si affermò prepotentemente, sullo sfondo di una Roma pagana in crescente calo di valori, offrendo ai suoi fedeli, attraverso un cammino iniziatico di sette livelli, l’aspettativa di una vita migliore e della salvezza eterna.

Il parco di Villa Giustiniani, visto dalla loggia

A esso si accede scendendo alcuni gradini che introducono nel vestibolo e da qui, attraverso un arco ribassato, nell’aula dal soffitto a volta, in fondo alla quale è sistemato il grande gruppo scultoreo di Mitra che uccide il toro: un sacrificio che simboleggia la rigenerazione del creato e insieme dell’anima. La luce di un lucernario fa risaltare la bellezza della scultura, il cui originale, in marmo greco, è nel museo.

Al momento della scoperta, mancavano la testa del toro, quella di Mitra e le braccia del dio, che sono state ricongiunte dopo il loro ritrovamento in una vicina fogna. Poiché nel salone termale soprastante sono stati trovati due pilastrini con il monogramma di Cristo, è da ritenere che siano stati proprio i cristiani, quando occuparono le terme, a saccheggiare il mitreo, decapitando le figure scolpite.

Mitra tauroctono di Ostia Antica ricordato in mostra a Villa Giustiniani

La concezione del gruppo è inconsueta, in quanto non fissa il dio nel momento cruento dell’uccisione, ma in quello immediatamente precedente. Mitra, premendo il ginocchio destro sulla groppa del toro e arretrando le gambe, schiaccia l’animale a terra, e con la mano sinistra ne afferra saldamente il muso traendolo indietro, mentre leva la mano destra per immergere il coltello, la cui lama doveva essere di metallo, nella spalla del toro, alzando verso l’alto la testa con aria ispirata. Il dio indossa un corto abito, che lascia scoperta la spalla destra. Porta a tracolla un balteo a doppio cordone, che sosteneva sul fianco sinistro il fodero del pugnale. La parte superiore della testa è rozzamente scalpellata perché doveva essere completata dal copricapo. Lungo il bordo dei capelli rimangono dei fori che servivano per l’inserimento dei raggi metallici della sua corona solare.

Alcuni restauri antichi e il fatto che il gruppo venne inserito in una base di marmo diverso, che non si adatta bene a quella del toro, mentre combacia su quella in muratura su cui fu poggiata, fanno pensare che il gruppo sia stato acquistato di seconda mano dai fedeli del mitreo. Nella collocazione si rispettò comunque l’originaria visione di tre quarti con cui l’artista, Kriton di Atene (II sec. d.C.), l’aveva scolpito, che è testimoniata anche dalla posizione della firma incisa nella parte destra del petto del toro.

Come fa notare Becatti nel suo articolo, il gruppo è classicheggiante e lo stesso abbigliamento di Mitra è ellenico e non orientale, perché non è avvolto nelle brache e nella tunica manicata, né è presente il mantello svolazzante che si ritrova nelle usuali immagini di culto, ma

è modellato con la contenuta e naturalistica semplicità della migliore tradizione attica, la cui testa si rifaceva ai modelli del maturo ellenismo con un pathos che diveniva di ispirata fissità aderendo al tema e al gusto accademico di un Athenaios”.

Sembrerebbe proprio trattarsi di un originale di Kriton, mentre il torso Giustiniani, di fattura un po’ inferiore, dovrebbe essere una copia del modello ostiense, tanto che Becatti si augurava che lo Stato lo acquistasse per collocarlo nel museo di Ostia Antica, dove il confronto gli avrebbe conferito un preciso significato.

L’attuale sistemazione del torso a Villa Giustiniani appare oggi più opportuna, e in un certo senso è in sintonia nella sua frammentarietà con il palazzo, che è stato svuotato dagli Odescalchi, prima della consegna alla Soprintendenza statale avvenuta nel 2003, di tutti quegli arredi che l’avevano reso lo scenario ideale per molti film, tra i quali ricordiamo Il Gattopardo di Luchino Visconti e La dolce vita di Federico Fellini.

Nica FIORI  Roma 27 Febbraio 2022

Villa Giustiniani, Piazza Umberto I, Bassano Romano (VT)

Orario di visita:

– martedì: ingressi alle 8.30; 9.30; 10.30; 11.30; 12.30;

– sabato: ingressi alle 8.30; 9.30; 10.30; 11.30; 12.30.

Ingresso gratuito. È consentito l’ingresso a gruppi di 14 persone, oltre la guida, solo se munite di sistemi di radioguida (whisper). È necessario esibire il SUPER GREEN PASS (ovvero quello rilasciato a seguito di avvenuta vaccinazione o guarigione dal COVID). La disposizione non si applica ai soggetti di età inferiore ai dodici anni e ai soggetti esenti dalla campagna vaccinale.

tel. +39 0761 636025