L’arte sempre contemporanea! Nove giornate di studio su Germano Celant presentate all’Accademia di San Luca

di Giulio de MARTINO

Otto importanti istituzioni museali italiane per l’Arte contemporanea rendono omaggio a Germano Celant (Genova 1940 – Milano 2020) a due anni dalla scomparsa.

Fig. 1 Germano Celant (foto: Nanda Lanfranco)

Lo fanno con nove seminari di studio e riflessione. Li promuove l’Accademia di San Luca a Roma in collaborazione con lo Studio Celant di Milano. Si tratta di un articolato programma di approfondimenti storici e tematici sui molteplici aspetti dell’attività di ricercatore, critico e organizzatore dell’arte contemporanea svolta – tra Italia e Stati Uniti, nel corso di 50 anni, per 3 generazioni di artisti – da Germano Celant. Titolo generale dell’iniziativa: “Germano Celant. Cronistoria di un critico militante”.

Gli incontri hanno avuto inizio il 13 settembre 2022 all’Accademia di San Luca con la tavola rotonda: “Germano Celant in prospettiva” e proseguiranno con appuntamenti a cadenza mensile, per terminare nell’aprile 2023 di nuovo a San Luca (vedi programma in calce).

Fig. 2 Conferenza stampa. Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna – Salone d’Onore, Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77, martedì 13 settembre 2022. Paris Murray, Paolo Icaro, Argento Celant.

Nell’organizzazione sono coinvolti, oltre all’Accademia Nazionale di San Luca e allo Studio Celant, il Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea di Torino, il Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci di Prato, la Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre di Napoli, la Fondazione Giorgio Cini di Venezia, la Fondazione Prada di Milano, il MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo di Roma e la Triennale Milano.

In sala, alla presentazione, un «Parterre de rois». Sono intervenuti: Luca Massimo Barbero Direttore dell’Istituto storia dell’arte Fondazione Giorgio Cini; Stefano Boeri Presidente Triennale di Milano; Stefano Pezzato Responsabile collezioni e archivi del Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci; Chiara Costa Responsabile programmazione della Fondazione Prada; Margherita Guccione Direttore scientifico del MAXXI Architettura: Angela Tecce Presidente della Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre; Andrea Viliani Responsabile e Curatore 2020-2022 del CRRI- Centro di Ricerca Castello di Rivoli. Sono intervenuti anche la moglie di Germano Celant Paris Murray e il figlio Argento Celant.

Fig. 3 Un’avventura internazionale. Torino e le arti 1950-1970, a cura di Germano Celant, Paolo Fossati, Ida Gianelli, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino, 1993. Courtesy Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, Rivoli-Torino.

Tutti i relatori – sia al mattino, sia alla tavola rotonda pomeridiana – si sono soffermati sulla poliedricità del «metodo Celant», sulla sua forma di «critica acritica», sul suo stile di lavoro della «pratica informativa». Era fatto di viaggi, incontri con gli artisti, raccolta di materiali, in un progressivo allargamento dell’orizzonte: dalla dimensione inquieta e asimmetrica dell’arte italiana del secondo Dopoguerra, alla cultura artistica transnazionale degli anni Sessanta e Settanta, fino alla prospettiva planetaria dell’epoca della globalizzazione. La mente di Celant ci offre ancora oggi la ricchezza bipolare delle sue intuizioni e scoperte: lungo l’asse sintagmatico e fenomenologico dell’approfondimento del lavoro di singoli artisti e lungo l’asse sintagmatico, paradigmatico e categoriale, della individuazione e sistematizzazione di tendenze e movimenti collettivi e epocali.

Della prima linea di lavoro fanno parte gli studi monografici su singoli artisti come: Merz, Kounellis, Pistoletto, Accardi, Heizer, De Maria, Wesley, Gehry, Mapplethorpe, Nevelson, Sachs, Melotti, Oldenburg, Dine, Manzoni, Vedova, Salvadori, Kiefer, Rotella, Canevari, Abramović, Zorio, Calzolari, Djuberg, Rehberger, Holler, Vezzoli.

Della seconda linea di lavoro fanno parte le grandi mostre storico-tematiche: Identité italienne : l’art en Italie depuis 1959 (Beaubourg di Parigi, 1981); The Italian Metamorphosis, 1943-1968 (Guggenheim Museum di New York, 1994; Arti & Architettura (Genova, 2004); Vertigo. Il secolo di arte off-media dal Futurismo al Web (con Gianfranco Maraniello, Bologna, MAMbo, 2007); Art or Sound (Venezia, Ca’ Corner della Regina, 2014) Post Zang Tumm. Art Life Politics: Italia 1918-1943, (Fondazione Prada, Milano, 2018) [1].

Fig. 4 The Small Utopia – Ars Multiplicata, 2012 Fondazione Prada, Venezia. Foto: Attilio Maranzano Courtesy Fondazione Prada

Notevole in Celant è stata la dimestichezza con gli strumenti culturali più innovativi, anche non derivanti dalla sua formazione accademica con Eugenio Battisti a Genova e con Gillo Dorfles a Milano: dalle tecniche di documentazione novecentesche della fotografia e della ripresa cinematografica, della registrazione e dei documenti stampati, fino ai format derivati dall’industria culturale e dai new media.

Dalle brevi indicazioni fornite dai relatori, è emersa la visione dell’arte contemporanea come «campo mobile», individuato da Celant a partire dalla metamorfosi di quelle avanguardie storiche che, dopo la dolorosa transizione del secondo Dopoguerra, sarebbero rinate nelle neo-avanguardie americane degli anni ‘60. Ne sarebbe scaturita l’idea di una «contemporaneità» senza confini geografici – tra XX e XXI secolo – che avrebbe attraversato: arti visive e scultura, fotografia e musica, cinema e architettura, moda e televisione.

In coerenza con questa impostazione, i convegni in programma circoscriveranno il vuoto lasciato dalla prematura scomparsa di Celant, ma soprattutto, focalizzeranno il pieno della «legacy» trasmessaci dalla sua attività critica ed enciclopedica, scientifica e organizzativa dell’«arte contemporanea».

Fig. 5 Centro Pecci, da sinistra: Ida Panicelli, Germano Celant, Paolo Vagheggi, 1993. Foto: Carlo Fei. Courtesy Centro Pecci, Prato

Marco Tirelli, Vice Presidente dell’Accademia Nazionale di San Luca, si è soffermato sul paradosso di un Celant critico «militante e anti-accademico» e di un Celant ideatore e curatore «accademico» di mostre, cataloghi e direttore di fondazioni. Un paradosso che si è dipanato dalla segnalazione provocatoria della «guerriglia» dell’«arte povera», nel 1967, fino alle mostre sull’arte globale del sec. XXI da lui organizzate per il Guggenheim Museum e la Fondazione Prada. I paradossi si sono dissolti per diventare percorsi nell’interscambio continuo lungo l’asse atlantico: USA/Europa.

Antonella Soldaini, consulente curatoriale e responsabile della ricerca scientifica dello Studio Celant, ha spiegato quale sia – scomparso Germano – la missione in cui intendono impegnarsi: mantenere vivo l’orizzonte culturale – aperto e rigoroso – da lui praticato e che ha oltrepassato i confini tra le discipline creative.

Marcella Ferrari – General Manager dello Studio Celant – aveva dichiarato già nel 2020 che lo Studio Celant stava «portando a termine alcuni dei progetti iniziati da lui e allo stesso tempo» si proponeva di «realizzare quei progetti ai quali lui avrebbe dovuto lavorare», insieme ad «attività di studio e valorizzazione relative alla sua figura e al suo Archivio»[2].

La guerriglia estetica di Celant del 1967 si è quindi trasformata in una sorta di «rivoluzione permanente». L’arte contemporanea – fondata da lui epistemologicamente e storicamente meglio che da altri – è divenuta un percorso continuamente movimentato, i cui luoghi e tempi sono rimasti sempre attuali. Per Celant, del «contemporaneo» nell’arte non vi potrà essere che una enciclopedia, mai una storicizzazione.

Fig. 6 Fondazione Cini: vedute della mostra: Mondrian e De Still, 1990. Courtesy Fondazione Giorgio Cini, Fototeca Istituto di storia dell’arte.

Come «critico militante» – e come «curatore» di mostre e cataloghi – Celant non etichettava gli artisti, non li inquadrava in una rigida tendenza: non era un «critico militare». L’approccio fenomenologico gli impediva di sovrapporre il suo discorso alle opere. Piuttosto individuava la categoria estetica fungente, tracciava il perimetro cronologico del lavoro e poi lo rilanciava nei media e tra il pubblico dell’arte: restava libero fra artisti liberi.

Fig. 7 Triennale di Milano: ARTE POVERA 1967-2011, a cura di Germano Celant, 2011. Courtesy Triennale di Milano. Foto: Marco Curatolo.

Il lavoro di Celant per l’arte contemporanea è stato infaticabile. Per tratteggiarne l’anima, si potrebbe dire che si è mosso intorno alla circolarità di: evento-mostra-archivio. L’opera d’arte in quanto «evento» (imprevisto) costituiva il punto di avvio: era creazione che alterava la percezione estetica della società. La «mostra» era l’occasione di esibizione delle opere dell’arte: area protetta costruita dal «critico militante» e confort zone per gli artisti e per il pubblico. La mostra era il sito dove diventava esplicita la cesura culturale provocata dai nuovi artisti. La mostra era anche un luogo di ospitalità per le opere e per gli artisti di ogni epoca. E infine c’era il lavoro di «archivio»: lavoro di conservazione, di ricerca e documentazione, di replicazione delle opere d’arte in modo che proseguissero nella loro vitalità oltre il tempo. Fra questi tre momenti vi era circolarità: l’evento creato dall’artista si raccoglieva nella mostra circoscritta dal critico e veniva conservato e replicato nell’archivio, ma da qui si dipartiva in nuove opere, nuove mostre e nuove archiviazioni innestate le une nelle altre.

Fig. 8 Germano Celant nella mostra “Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918–1943”, 2018. Foto: Ugo Dalla Porta Courtesy Fondazione Prada

La scoperta archimedica di Celant fu quella del capovolgimento del rapporto Europa/America avvenuto in campo artistico e culturale al principio degli anni ’60 del Novecento.

Da quegli anni in poi il centro radiante dei linguaggi artistici (pittura, scultura, architettura, design, fotografia, cinema, musica, teatro, danza …) si sarebbe posizionato negli USA. L’Europa e l’Italia – dopo i decenni di sofferenza e travaglio successivi alla Seconda guerra mondiale – avrebbero cominciato a reagire in «feed back» ai nuovi linguaggi che provenivano da New York, da Chicago, dalla California. I nomi: action, land, body, fashion, minimal, pop, optical, conceptual, underground, public, street …

Germano Celant resta quindi un autore fondamentale – un faro – per quanti vedono nelle arti contemporanee una risorsa evolutiva, linguistica e cognitiva. È il punto di riferimento per coloro che vogliano opporsi al nichilismo di filosofi come Mario Perniola e Jean Baudrillard che hanno proseguito il paradigma eurocentrico della «morte dell’arte» e che hanno scritto dell’implosione dell’arte contemporanea o, addirittura, di un suo «complotto» – degli artisti, dei critici, dei mercanti – contro la società[3].

Celant ha, in sintesi, concretizzato quello che il suo docente di storia dell’arte all’Università di Genova, Eugenio Battisti, aveva auspicato lamentando – nell’Italia degli anni Sessanta – la scarsità di centri di studio, di biblioteche e di raccolte di documenti relativi all’arte contemporanea, così come pure l’assenza di istituzioni museali dedicate al contemporaneo.

Cominciando dal lavoro nella redazione della rivista Marcatrè (1963), Germano Celant avrebbe contribuito a cambiare radicalmente questo stato di cose, diventando lui stesso uno dei maggiori protagonisti del superamento delle lacune del sistema dell’arte italiano.

Fig. 9 Post Zang Tumm. Art Life Politics: Italia 1918-1943, a cura di Germano Celant, Milano: Fondazione Prada, 2018 © Attilio Maranzano

NOTE

[1] Marilena Pirrelli, Celant ci ha svelato la complessità delle arti, il Sole 24 ore, Art Economy, 29 aprile 2020; Lara Conte, «Germano Celant: l’archivio come pratica», Critique d’art [En ligne], 55 | Automne/hiver, 30 novembre 2021.
[2] Germano Celant, [Marcella Ferrari, Maria Conti, Laura Conconi, Studio Celant], The Story of (my) Exhibitions. Silvana Editoriale 2021: 1967 Arte povera – Im-spazio; 1968 Arte povera; 1968 Arte povera più azioni povere; 1970 Conceptual art Arte povera Land art; 1972 Book as Artwork 1960/1972; 1973 Record as Artwork 1959-73; 1976 Ambiente/Arte; 1981 Il gergo inquieto; 1981 Identité italienne; 1984 Il modo italiano; 1984 Coerenza in coerenza; 1985 The European Iceberg; 1985 The Knot Arte Povera at P.S.1; 1986 Futurismo & Futurismi; 1989 Italian Art in the 20th Century; 1989 Arte Italiana. Presenze 1900-1945; 1990 Mondrian e De Stijl; 1990 Memoria del futuro; 1993 Un’avventura internazionale. Torino e le arti 1950-1970;1994 The Italian Metamorphosis 1943-1968; 1996 Il Tempo e la Moda; 1997 Futuro Presente Passato; 2004 Arti & Architettura 1900/2000; 2006 Tempo Moderno; 2006 New York New York; 2007 Vertigo; 2011-2012 Arte Povera 2011; 2012 The Small Utopia. Ars Multiplicata; 2013 When Attitudes Become Form. Bern 1969/Venice 2013; 2014 Art or Sound; 2015 Arts & Foods; 2015 An Introduction; 2017; Famous Artists from Chicago; 2018 Post Zang Tumb Tuuum. Art Life Politics: Italia 1918-1943.
[3] Jean Baudrillard, Le complot de l’art, 2005; Mario Perniola, L’arte espansa, 2015.

Ecco il calendario dei seminari:

–          13 settembre 2022, Accademia Nazionale di San Luca, Germano Celant in prospettiva

–          28 settembre 2022, Castello di Rivoli Museo d’Arte Contemporanea, L’attività di Germano Celant in rapporto alla genesi e agli sviluppi dell’Arte povera a Torino

–          6 ottobre 2022, Triennale di Milano, Allestimenti delle mostre metodologia espositiva nella pratica curatoriale di Germano Celant

–          27 ottobre 2022, Fondazione Donnaregina per le arti contemporanee – Museo Madre, L’attività critica di Germano Celant e le sue incursioni nel territorio campano

–          15 novembre 2022, MAXXI, Germano Celant in dialogo con il linguaggio architettonico

–          3 dicembre 2022, Fondazione Prada, Il metodo espositivo di Germano Celant alla Fondazione Prada: dalle mostre a carattere monografico all’interdisciplinarità dei linguaggi nei progetti tematici

–           25 febbraio 2023, Centro Pecci, La scrittura editoriale di Germano Celant e i legami con il suo archivio

–           2 marzo 2023, Fondazione Cini, L’attività e il rapporto di Germano Celant con le istituzioni veneziane

–           20 aprile 2023 , Accademia Nazionale di San Luca a Roma. Lectio magistralis di Salvatore Settis.

Fig. 10 Conferenza stampa. Accademia Nazionale di San Luca, Palazzo Carpegna – Salone d’Onore, Roma, piazza dell’Accademia di San Luca 77, martedì 13 settembre 2022. Marco Tirelli, Paolo Icaro, Antonella Soldaini, Claudio Strinati

Tutti gli interventi delle Giornate di studio saranno raccolti in un volume che verrà pubblicato da Skira Editore.

Giulio de MARTINO  Roma 18 Settembre  2022

Riferimenti bibliografici

Germano Celant, Appunti per una guerriglia, «Flash Art», n° 5, 1967.
Germano Celant, Art povera: conceptual, actual or impossible art? Studio Vista, 1969,
Germano Celant, The italian Metamorphosis, 1943-1968, New York, The Solomon R. Guggenheim Foundation, 1994.
Germano Celant, Artmix, Milano, Feltrinelli, 2008.

Germano Celant [Marcella Ferrari, Maria Conti, Laura Conconi, Studio Celant], The Story of (my) Exhibitions, Silvana Editoriale, 2021.

Germano Celant, New York 1962-1964, Milano, Skira, 2022.