L’Arte come terapia? Una risposta dalla mostra “Ritratte. Donne di arte e di scienza”. Al Museo Bilotti di Roma un incontro dedicato al potere curativo dell’arte.

di Rita RANDOLFI

La fondazione Bracco che da sempre valorizza le donne nei diversi ambiti politico, culturale, economico scientifico con diverse iniziative si è fatta promotrice della mostra “Ritratte. Donne di arte e di scienza”, curata e realizzata in collaborazione con Arthemisia e Zetema Progetto Cultura e promossa da Roma Capitale, Assessorato alla Cultura, Sovrintendenza Capitolina ai Beni Culturali, ospitata nel Museo Carlo Bilotti di Roma.  

L’esposizione   dedicata ai volti, alle carriere e al merito di donne italiane che hanno conquistato ruoli di primo piano nell’ambito della scienza e dei beni culturali,  propone  un’ideale unione di saperi, un viaggio esemplare tra luoghi d’arte e laboratori scientifici. Gli scatti sono stati realizzati dal fotografo Gerald Bruneau che ha voluto riprendere queste donne negli spazi in cui lavorano, con gli strumenti di cui si servono, fornendo un contributo determinante alla società e restituendo  una visibilità che spesso viene loro preclusa.

La stessa fondazione Bracco  ha voluto organizzare il 7 settembre a latere della mostra un evento dal titolo: CURARE AD ARTE: LA BELLEZZA COME TERAPIA.  

Alessandra Celletti

L’incontro, presentato da Emilio Casalini, alla presenza di Federica Pirani, ha preso le mosse dalla famosa frase di Dostoevskij posta sotto forma di domanda: La bellezza salverà il mondo?”

Autorevoli voci del campo medico-scientifico come Vincenzo Valentini, direttore del Dipartimento di Diagnostica per Immagini, Radioterapia Oncologica e Ematologia del Policlinico Gemelli, ed Enzo Grossi, medico e Advisor scientifico di Fondazione Bracco hanno evidenziato  come importanti studi scientifici abbiano confermato   che la bellezza influisca efficacemente e positivamente sulla salute e l’arte possa essere impiegata come strumento di terapia medica. 

In apertura all’evento  Diana Bracco, Presidente dell’omonima  Fondazione, ha  sottolineato:

L’incontro di oggi è solo l’ultima tappa di un viaggio che Fondazione Bracco ha iniziato oltre dieci anni fa. È dal 2011, infatti, che indaghiamo il valore curativo dell’arte e della musica per tante patologie. Personalmente ci credo da sempre, e oggi è dimostrato da numerosi studi sulla popolazione di diversi Paesi che frequentare musei, concerti, teatri, cinema, mostre aumenti la percezione del proprio benessere e faccia bene alla persona. In altre parole, la cultura migliora la qualità della vita dell’individuo. E questo vale anche per i pazienti che devono affrontare il difficile percorso della cura. Sono davvero orgogliosa che la piattaforma Art4ART del Gemelli abbia accolto anche fotografie, filmati e storie tratti dalla nostra mostra Ritratte: mi auguro che le biografie di queste grandi donne possano appassionare tanti pazienti e, soprattutto, tante ragazze”.

Il Prof. Valentini ha raccontato l’esperienza attuata dal  Gemelli con il Progetto Art4ART, che letteralmente significa Advanced Radiation Therapy,  nato nel 2019 all’interno del Centro di Radioterapia oncologica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli:

Il nostro primo obiettivo è accogliere e accompagnare i nostri pazienti nel faticoso percorso di cura, mettendo a disposizione la bellezza dell’Arte e della Natura, nelle sue molteplici espressioni. L’obiettivo è quello di offrire un contesto bello, curato, attrattivo, in grado di attivare le risorse emotive e motivazionali nascoste in ognuno di noi per favorire la consapevole partecipazione alla terapia e consentire una autentica relazione con il personale sanitario tutto. L’arte non è solo uno strumento di accoglienza e di intrattenimento, ma un vero e proprio strumento di cura. Abbiamo in questi anni raccolto molte evidenze scientifiche che sostengono la validità di questo approccio. La peculiarità del Gemelli ART, infatti, è quella di essere un centro ospedaliero in cui si realizza il connubio tra arte, tecnologia e assistenza e tutto questo con la finalità di portare avanti l’umanizzazione delle cure e accompagnare e guarire meglio con la bellezza dell’arte i pazienti che si rivolgono al Policlinico Gemelli in una fase impegnativa della loro vita.

Lo stesso prof. Valentini ci ha tenuto a sottolineare come l’effetto che produce l’arte in un paziente oncologico, ripiegato su se stesso, terrorizzato dal pensiero della malattia, della solitudine, dell’idea della morte è quello dello spiazzamento: il malato non si aspetta di essere accolto, coccolato, distratto. E dunque il progetto ha avuto il positivo esito di alleviare l’ansia, l’angoscia del trattamento, e ha anche  cambiato la percezione del tempo, della durata dell’intervento terapeutico, facendolo apparire, soprattutto per i più piccoli, meno lungo e fisicamente faticoso.

La sala radioterapica dedicata ai bambini è stata pensata e decorata come un grande acquario, e si invita il piccolo  ad identificarsi nel capitano di un sottomarino in un momento di difficoltà. Il risultato è che sono stati somministrati meno anestetici e calmanti ed il livello di cortisolo è sceso. Il progetto è stato realizzato sempre a titolo gratuito: il prof. Valentino ha voluto ricordare il direttore artistico Pierpaolo Piccioli,  le associazioni di fumettisti, il Vaticano che hanno donato dei video, la ConfAgricoltura che ha regalato delle piante, il tutto per costituire sale accoglienti, immersive, in cui si vive l’impressione di  essere altrove. Addirittura si stanno  dotando le sedie di cura di tablet da cui sarà possibile selezionare l’arte che più appassiona per godere  dei video musicali, di teatro, di danza, ecc. Come ha ribadito Enzo Grossi:

I progressi scientifici di diverse discipline quali la scienza bio-psico-sociale, la scienza del wellbeing, la scienza dello stress e il neuroimaging, hanno avuto una convergenza molto forte permettendo la nascita di una vera e propria scienza della bellezza”  “Ciò ha permesso effettivamente di dare plausibilità biologica alle crescenti evidenze scientifiche sul ruolo dell’arte e della cultura nella promozione del benessere e della salute della popolazione generale, e di supporto integrativo o sostitutivo ai farmaci per le persone malate, da cui il concetto di welfare culturale. L’esposizione alla bellezza, variamente intesa, migliora la qualità di vita dell’individuo in modo sostanziale, fino ad arrivare ad un effettivo prolungamento dell’aspettativa di vita, riducendo il rischio di gravi patologie degenerative”.
Alfonsina Russo

Tra i relatori anche  Alfonsina Russo, Direttrice del Parco Archeologico del Colosseo, che ha presentato “Salus per artem”, progetto nato per promuovere l’idea della cultura come fattore migliorativo della qualità della vita. Avviato nel 2018, è fondato sulla convinzione, ormai consolidata anche scientificamente, che la partecipazione delle persone ad attività in contatto diretto con l’armonia, di cui sono portatori i monumenti e le opere d’arte, possa generare benessere.  All’insegna del diritto universale alla bellezza, nel tempo le iniziative di “Salus per artem” si sono quindi progressivamente sviluppate e arricchite di contenuti, coinvolgendo le numerose associazioni che sul territorio si occupano quotidianamente dei diversi tipi di disabilità e di disagio sociale.

La Russo ha messo in evidenza come le attività didattiche organizzate dalle associazioni nei musei si fondano sui principi essenziali di accoglienza e ripetitività con cui vengono attivati laboratori ad hoc per ipovedenti, non udenti. E ci si è resi conto di quanto le location siano importanti:  ad esempio gli ambienti bui e silenziosi della Domus Aurea sembrano essere molto apprezzati dalle persone affette da autismo. Ormai anche altri ospedali in tutta Italia e nel mondo si stanno attrezzando in questa direzione e sempre più musei firmano convenzioni con le strutture ospedaliere per incoraggiare la fruizione culturale nei luoghi di cura. In particolare, il connubio tra arte e scienza, concepito come relazione di continuo scambio tra saperi, è un focus specifico di indagine.

Francesca Cappelletti

L’evento si è concluso con una riflessione importante: occorre imparare a guardare con gli occhi del malato. E dunque alla domanda iniziale “la bellezza salverà il mondo?” il prof.  Valentini ha risposto che bisogna capire quale bellezza riveste un tale  potere salvifico. L’arte è sicuramente  utile e indispendabile,  auspicabile che uno specialista in un futuro non troppo lontano prescriva una ricetta in cui oltre ai farmaci compaia la dicitura “andare a visitare un museo”, come già avviene in Canada o Negli Stati Uniti,  ma belli sono soprattutto i gesti ricchi d’amore e di vita che genera altra vita,  la carezza di un’infermiera prima di un prelievo di sangue, un medico che guardi negli occhi il suo paziente, perché anche Van Gogh in una lettera al fratello Theo, si lamentava che il proprio medico non lo guardava negli occhi, quasi che lui non avesse più un’identità di essere umano.

La Russo ha quindi ricordato come già i greci parlavano di Kalos kai Agathos, e Casalini ha espresso il desiderio  che l’Italia tutta possa arrivare a vantare un primato importante: quello di un turismo legato alla cura.

Rita RANDOLFI Roma 10 settembre 2023