L’arte altrove. Nel segno di Duchamp. Un documentario di Guido Talarico (in onda su Rai 5 dal 6 maggio)

di Giulio de MARTINO

L’arte altrove. Nel segno di Duchamp. Un documentario di Guido Talarico

Anteprima il 29 aprile a Villa Medici – sede dell’Accademia di Francia a Roma – del documentario di Guido TalaricoL’Intuizione di Duchamp”. Andrà in onda sul canale tv di RAI 5 a partire dal 6 maggio 2022 nell’ambito di “Art Night”: lo slot del venerdì alle 21,15.

Il documentario è stato prodotto e distribuito da un poligono di soggetti attivi nel sistema italiano dell’arte. Innanzitutto la realizzazione che è di “Inside Art”: una media company che opera nel campo delle attività editoriali e di comunicazione dedicate all’arte contemporanea. Fondata da Guido Talarico nel 2004, “Inside Art” organizza il “Talent Prize”, premio internazionale di arti visive, la “Fondamenta Gallery”, lo spazio espositivo di Roma, e la collana “Inside Art Autori” con libri, cataloghi, dossier e report.

Fig. 1   La Presentazione a Villa Medici con: Piero Alessandro Corsini, Simon Garcia, Simona Garibaldi e Guido Talarico

Hanno contribuito alla commercializzazione del documentario Simona Garibaldi, fondatrice della società “Lilium distribution”, e la RAI che ha offerto la programmazione di RAI CULTURA – in particolare di RAI ARTE – per veicolare tra il pubblico “L’intuizione di Duchamp”.

Si tratta di un buon prodotto filmato, coerente con la linea editoriale della RAI, caratterizzata dall’apertura verso contenuti innovativi di cultura, arte e spettacolo, ma anche dall’uso di un linguaggio mass-mediale tanto accurato e rigoroso quanto «main stream».

Fig. 2   Guido Talarico in un frame del Documentario.

Il lungometraggio di Guido Talarico è dedicato alla figura del grande artista francese Marcel Duchamp (1887-1968), inteso non già come l’autore folgorante della rivoluzione dadaista di metà Novecento, quanto piuttosto come il «padre spirituale» delle metamorfiche arti visive di fine XX secolo e, soprattutto, del sec. XXI.

Fig. 3   Gian Maria Tosatti © Lia Rumma

La location base del documentario è costituita dalle sale della Galleria Nazionale di Arte Moderna di Roma dedicate a Duchamp, da cui ci si diparte per visitare gli studi dei quattro giovani artisti repertoriati: Gian Maria Tosatti (Roma, 1980), Eugenio Tibaldi (Alba, 1977), Elena Bellantoni (Vibo Valenzia, 1975) e Corinna Gosmaro (Savigliano, 1987). Ci si sposta, infine, a Villa Medici – per sentire il Direttore Sam Stourdzé – e a vedere gli allestimenti di “Quirinale Contemporaneo” illustrati dalla curatrice Renata Cristina Mazzantini.

Octavio Paz scrisse che

«le tele di Duchamp non raggiungono la cinquantina e furono eseguite in meno di dieci anni: poi abbandonò la pittura propriamente detta […] e a partire dal 1913 la sostituì con la “pittura-idea”, negazione della pittura puramente visiva. […] Un’opera senza opere: non ci sono quadri se non il Grande Vetro (1915-1923), i ready-made, alcuni gesti e un lungo silenzio».
Fig. 3 Eugenio Tibaldi, courtesy dell’artista © Art Tribune

Nel documentario di Talarico Marcel Duchamp diventa un puro simbolo e le pratiche artistiche che vengono poste sotto il suo nome sono connesse alla localizzazione concettuale e topologica dell’arte contemporanea, in specie di quella degli artisti più «giovani».

Si parte dalla individuazione della «missione dell’artista» che scaturisce dal talento – qualcuno utilizza il concetto romantico di genio – e che si esprime in forma di contrapposizione, ma anche di inclusione, dentro il «sistema dell’arte».

Fig. 4 Elena Bellantoni, Futura © Ole@DigitalArt

Incombono sull’artista sia la tradizione che la storia dell’arte, ma la divergenza costituisce l’energia primaria, in specie in un Paese come l’Italia che ha una ideologia classicista e musealizzata dell’arte.

Con il «paradigma Duchamp» l’arte si libera da sé stessa, ma si trova presa in un loop, diventa filosofia dell’arte, arte autopoietica, arte dell’artista.

L’artista porta avanti un lavoro autonomo e «autocommissionato»: l’opera precede sempre il mercato ed è quindi sospesa tra i due opposti del successo e del fallimento.

Fig. 5 Corinna Gosmaro, Aria Calda, 2020, oil and spray paint on polyester filter, installation ©Fondazione Memmo, ph. Daniele Molajoli

Per svolgere la sua missione, l’artista ha bisogno di un sistema (formazione, rassegne, critici, storici, gallerie, musei, informazione) che dia senso e significato, oltre che riconoscibilità e riconoscimento alla sua produzione.

Dagli anni ’60 del Novecento, la ricerca si è attuata nella massima interdisciplinarietà, con una espansione psicologica e culturale significativa. Poiché la società è stata posta di fronte ad un «cambiamento assoluto» l’opera si è proposta come uno «specchio» per il fruitore.

Con l’arte contemporanea ci si trova spostati «dal centro al margine» delle cose e sia l’artista che il pubblico devono compiere uno sforzo di immaginazione e di visionarietà.

La giovinezza dell’artista, oltre che un dato anagrafico, è diventata così un vettore linguistico.

Giulio de MARTINO  Roma 1° Maggio 2022

Scheda

“L’intuizione di Duchamp” (50 min., Roma 2022)

Produzione e distribuzione: FAD srl, “Lilium Distribution” in collaborazione con RAI Cultura.

Regia: Guido Talarico

Fotografia: Francesco Talarico

Aiuto regista: Vittorio Antonacci

Musiche originali: Valerio Vigliar.

Con: Elena Bellantoni, Corinna Gosmaro, Eugenio Tibaldi, Gian Maria Tosatti, Renata Cristina Mazzantini, curatrice di Quirinale Contemporaneo e Sam Stourdzé, Direttore dell’Accademia di Francia a Roma, Villa Medici.