La mestizia ammantata di rosso. Nuove ipotesi per il “Seppellimento di Santa Lucia”.

di Francesca SARACENO

C’è una figura che spicca tra la piccola folla di convenuti al “Seppellimento” della giovane martire Lucia. È il personaggio al centro della scena (fig. 1), l’unico nel dipinto che Caravaggio tratteggia con una certa “attenzione” ai dettagli.

1.Particolare. “Seppellimento di Santa Lucia” Caravaggio (1608) Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, Siracusa. 

Un ragazzo, più che un uomo, imberbe, dall’aria affranta, assorto nella riflessione ed elaborazione di un evento tragico che però ha il senso ineluttabile di un destino comune. Se ne sta lì, con la testa reclinata, aggrotta la fronte, le braccia “arrese”, come un viaggio di dolore che si conclude in un intreccio di mani legate forse più nella contrizione che nella preghiera. Caravaggio indugia con evidente riguardo su questa figura afflitta, che infatti appare di una certa importanza, per collocazione ed elaborazione. Il suo abito (di colore verde scuro, come ha evidenziato Michele Cuppone) è piuttosto rifinito, cinto alla vita da una fascia bianca; e quel manto rosso che gli pende dalle spalle come un pianto di sangue deve avere un significato specifico. Tempo fa, in altro contesto, esprimendo il mio parere in merito alla questione, ebbi modo di dire che quel ragazzo “pare portare su di sé il sangue di tutti i martiri della Chiesa cristiana nascente”. E forse non sono andata troppo lontano, nella mia personale interpretazione del personaggio.

Considerando anche la presenza di un vescovo nel dipinto, molti testi riferiscono di questa figura come di un “diacono” ipotizzando in quel panneggio rosso la raffigurazione di un antico “orarium”, la stola liturgica usata dai ministri ordinati e delegati alla predicazione. Ma altri elementi fanno supporre che in realtà quel panneggio scarlatto non sia una stola e che, dunque, il ragazzo non sia un diacono. La costruzione della scena del “Seppellimento di santa Lucia”, così come Caravaggio l’ha rappresentata (fig. 2), con quel “contorno” di personaggi dolenti a sottolineare la drammaticità del momento, rimanda alla tradizione iconografica delle Crocifissioni rinascimentali, nelle quali i personaggi addolorati hanno una collocazione ed un ruolo ben definiti, come anche il loro abbigliamento.

2 Caravaggio, Il Seppellimento di Santa Lucia, 1608, Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, Siracusa.

Così la costruzione scenica del “Seppellimento” (dove anche la posizione della martire ricorda, in effetti, la croce) potrebbe evocare proprio una di queste rappresentazioni. Nello specifico, già Howard Hibbard, nel 1983, ipotizzava che il ragazzo col manto rosso potrebbe essere un richiamo alla figura di San Giovanni Evangelista:

We note an increase in the use of  sterotipycal poses and gestures, wech seemens to have occurred from the time he left Rome: thus the ecclesiastical figure behind Lucy and the female figure at his rigth derive from the tradition of the dolorous John and Mary in Renaissance Crucifixions.

Tradizionalmente Giovanni viene rappresentato come il più giovane degli apostoli, quello che seguì Gesù fin sotto la croce e accolse il dolore della sua morte con più “umana” partecipazione. Descrizione che corrisponderebbe, oltre che nell’espressione mesta, anche nel volto imberbe, alla figura qui dipinta dal Caravaggio. Il rimando all’evangelista sarebbe corroborato anche dai colori che l’artista usa per gli abiti del ragazzo, il rosso e il verde che sono attribuiti tipicamente al santo (e successivamente diventeranno i colori iconografici anche di Santa Lucia).

La posa, in particolare, scelta dal Merisi per questa figura trova analogo riferimento in alcuni dipinti del ‘500, come ad esempio lo stendardo della “Crocifissione” di Luca Signorelli nella chiesa di Sant’Antonio Abate a Sansepolcro (fig. 3),

3 “Stendardo della Crocifissione” Luca Signorelli (1502 – 1505 ca.) Chiesa di Sant’Antonio abate, Sansepolcro.

ma anche la “Pala Chigi” del Perugino in Sant’Agostino a Siena (fig. 4), e poi non ultima la “Crocifissione Gavari” di Raffaello, oggi alla National Gallery di Londra (fig. 5).

4 “Pala Chigi” Pietro Perugino (1506 – 1507 ca.) Chiesa di Sant’Agostino, Siena
. 5 “Crocifissione Gavari” Raffaello Sanzio (1502 – 1503 ca.) National Gallery, Londra

In tutti questi dipinti il San Giovanni sotto la croce, è raffigurato con le braccia distese e le mani intrecciate, in modo pressoché identico al ragazzo del Caravaggio, e le sue vesti sono per l’appunto tinte di rosso e verde. Se così fosse, se davvero il ragazzo ammantato di rosso nel “Seppellimento” fosse un rimando alla figura di Giovanni e al suo ruolo di rappresentante dell’umanità nonché della comunità cristiana che da quel momento si sarebbe costituita in “chiesa”, Caravaggio avrebbe attinto – rielaborandola – alla più aulica e tradizionale iconografia (con buona pace di coloro che lo volevano “nemico” dell’arte classica), forse per imprimere alla sua scena un tono più solenne, una maggiore sacralità.

C’è anche un’altra ipotesi, legata più strettamente al racconto del martirio di Lucia nella passio latina, secondo la quale quella figura al centro potrebbe rappresentare invece un chierico, convenuto sul luogo del seppellimento al seguito del Vescovo e del clero siracusano. Dunque la sua presenza non sarebbe inusuale e potrebbe rappresentare una sorta di “omaggio” al corpo ecclesiastico della città aretusea da sempre devotissimo alla giovane martire così come l’intera comunità siracusana. Tuttavia, l’abito non esattamente “liturgico” del ragazzo e la sua posizione centrale, di rilievo, perfino rispetto a quella del Vescovo (a destra nel dipinto del Caravaggio), sembrerebbero non avvalorare questa ipotesi. Benché l’artista non fosse nuovo a questo “sovvertimento” delle gerarchie nelle sue rappresentazioni.

1 Particolare. “Seppellimento di Santa Lucia” Caravaggio (1608) Chiesa di Santa Lucia al Sepolcro, Siracusa.

La questione dell’identità di quella figura così centrale, rimane tutt’ora aperta. In ogni caso i rimandi all’iconografia classica rinascimentale, nel “Seppellimento di Santa Lucia”, si trovano anche nelle figure delle donne dolenti con le mani al volto, quasi un richiamo implicito ad una ipotetica “maternità” ferita dal dolore. Una “maternità” che, nel dipinto del Caravaggio, potrebbe essere letta essa stessa, non tanto come riferimento diretto ad Eutichia madre di Lucia (che qualcuno ha individuato nella figura alla destra del ragazzo ammantato di rosso, fig. 1), ma come un richiamo alla Chiesa in quanto “madre”. Lucia come Cristo è protagonista e testimone della fede, nella vita e nella morte. Ma il dolore che provoca la sua tragica fine non è l’abisso di disperazione in cui quella fede si disperde. Al contrario è sostanza che unisce, è il collante che tiene insieme la Chiesa di Cristo nel sangue dei martiri. Proprio quello che Caravaggio pone sulle spalle di quel ragazzo mesto e consapevole, che probabilmente come Giovanni sotto la Croce, rappresenta qui la comunità cristiana riunita intorno alla “testimone” Lucia nel suo ultimo atto terreno.

Una comunità “filiale” che si stringe e si affida ad una stessa madre: la Chiesa.

«Donna, ecco il tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco la tua madre!» (GV 19, 26-27)

Francesca SARACENO © Roma 12 settembre 2021