La ‘lettera di una professoressa’: il Bacio nell’arte da Munch a Giotto e le sorprendenti reazioni degli studenti di oggi

di Rita RANDOLFI

Il bacio alla finestra di Munch con gli occhi degli adolescenti di oggi.

Insegnare agli adolescenti di oggi non è impresa facile,

Edvard Munch

ma proporre immagini che i giovani non sono abituati a vedere e, soprattutto, che non hanno mai visto, e chiedere loro di commentarle,  si  rivela di solito un’attività foriera di  sorprese inattese, di notevole interesse.

Auguste Rodin

Approfittando della ricorrenza di San Valentino della scorsa settimana, giorno degli innamorati, l’argomento  proposto  è stato quello del bacio, espressione per eccellenza  del legame tra due persone.  Le opere selezionate  hanno coperto un arco temporale piuttosto ampio: dal XIV al XX secolo,  e se la sensualità de “Il Bacio”  tra Paolo e Francesca di Rodin è stata ampiamente recepita, ed è stata occasione per ricordare i versi sublimi con cui Dante racconta quell’amore passionale,  impossibile  e proibito l’interpretazione sul “Bacio alla finestra” di Munch ha ribaltato completamente la tradizionale lettura dell’opera.

Il pittore norvegese si è  dedicato più  volte al tema del bacio:

l’olio su tela  in oggetto (73 x 92 cm) del 1892, custodito al Nasjonalmuseet for Kunst di  Oslo, fa parte del  ciclo pittorico, “Il fregio della vita” (1893-1918), un gruppo di opere centrate sul tema delle varie fasi  dell’esistenza umana. Munch ambienta la scena all’interno di una stanza con finestra. I due amanti si baciano con un trasporto tale da fondersi in un’unica entità, diventando impossibile distinguere i due individui: l’uomo è visto di profilo,  la donna è posta frontalmente, ma i tratti del volto dell’uno e dell’altra non sono descritti, e l’abbraccio di lui, nonché il colore scuro degli abiti indossati da entrambi contribuiscono a costituire un’unica macchia di colore scuro che si staglia contro le pareti più chiare della camera, illuminata dalla luce proveniente dalla finestra.

Questa fusione di visi, di corpi, di anime è stata sempre considerata in chiave problematica:

l’annullamento di sé nell’altro è vissuto  come  perdita della propria identità e Munch, pur  essendo  attratto dall’universo femminile, ne è contemporaneamente spaventato, tanto da prenderne le debite distanze. La donna   è ambigua,  pericolosa,  succhia la vita come il  “Vampiro” del dipinto appartenente allo stesso ciclo, seduce con la sua bellezza, ma poi abbandona, lascia l’altro nella solitudine, somministra la morte. Tutta questa angoscia esistenziale non è stata percepita dai ragazzi, che invece hanno visto nel quadro l’esaltazione dell’amore, quel desiderio di fondersi, diventare uno e di non accorgersi di quello che succede intorno e fuori. La tenda scostata lascia vedere attraverso la finestra la strada, animata dalle luci delle vetrine dei negozi e dai passanti distratti. Ma nulla di tutto questo tange i due innamorati.

Il dipinto di Munch sembra la trasposizione in pittura della celebre poesia “I ragazzi che si amano” di Jaques Prevert,

che recita

«I ragazzi che si amano non ci sono per nessuno … I ragazzi che si amano si baciano in piedi»

e suscitano l’invidia dei passanti, mal celata dietro i sorrisi ironici che nascondono l’incapacità di amarsi in quel modo assoluto e assolutizzante. I due innamorati di Munch sembrano più adulti rispetto ai protagonisti di Prevert, e forse per questo hanno il pudore  di non scambiarsi effusioni  per strada,  tuttavia i giovani ci si sono identificati ugualmente, quei baci travolgenti sono gli stessi che si scambiano gli adolescenti, gli stessi che caratterizzano i loro primi amori. Qualcuno ha addirittura notato come nel quadro del norvegese  il profilo di lui e la scollatura del vestito di lei formano una sorta di cuore, un po’ deformato, ma un cuore, e qualche altro, incuriosito, spontaneamente ha svolto una ricerca sull’origine della stilizzazione del cuore, nella configurazione universalmente riconosciuta come appartenere a quest’organo simbolo  del concetto di amore.

Nulla dunque del tormento dell’artista norvegese è arrivato ai ragazzi,

che hanno trovato quel quadro felice come il Bacio tra Chagall e Bella, un bacio che stordisce di gioia, fa perdere la testa e volare, o Il Bacio di Klimt, un bacio prodigioso come quello ricevuto dalle principesse della Walt Disney, Cerenentola, Biancaneve, Aurora, un’effusione affettuosa che rigenera e rende tutto ciò che circonda i due innamorati  prezioso come l’oro, come il tocco magico di Re Mida, o il bacio romantico di Hayez, divenuto il logo dei cioccolatini più venduti per la ricorrenza di San Valentino.

Gli adolescenti si sono commossi di fronte all’unione elementare e pura del Bacio di Brancusi,

Giotto

ma soprattutto davanti al  primo  bacio della storia della pittura, quello scambiato tra gli anziani Gioacchino ed Anna davanti alla Porta Aurea dipinto da Giotto nella cappella degli Scrovegni di Padova. La tenerezza di quell’abbraccio, di quegli sguardi che si incrociano e comunicano l’emozione di ritrovarsi dopo un periodo di separazione, la complicità di un legame consolidato, duraturo e per questo ancora fresco e vivace hanno riempito di speranza questi studenti ai quali troppo spesso viene fatto credere che l’amore non esiste, che sia un sentimento fugace e passeggero. Ma loro, che conservano ancora, nonostante tutto, un animo puro, coltivano il sogno di incontrare questo amore, e forse l’arte serve anche a risvegliare i sentimenti autentici, a tener vivo il desiderio di amare,  di essere amati e di diventare migliori.

Rita RANDOLFI   Roma febbraio 2019