“La conca buia” di Claudio Morandini. L’occasione delle elezioni per un ritorno alla montagna tra asprezze ed ironia

di Marco FIORAMANTI

Claudio Morandini

La conca buia

CARA FIGLIA TI SCRIVO…

Un bambino fugge dalle ire del padre violento. Scopre “una conca mai toccata dal sole” dove può nascondersi ogni volta che vuole, nonostante il freddo. Col tempo impara a esplorarla. Utilizza dei ciottoli che pone in equilibrio su altre pietre piatte per farli diventare delle sculture, “presenze amichevoli, rassicuranti sentinelle”.

Una di quelle pagine di poesia alle quali Morandini ci ha spesso abituato con le sue affascinanti storie di montagna.

Il bambino che parla con queste “piccole creature di pietra” di cui riesce a percepirne l’ascolto e perfino l’impressione di un accenno di risposta. Quel bambino di allora è oggi Franco Gavaglià, protagonista della storia, sindaco della comunità di Covignasca. Destinataria del racconto e filo rosso di tutto il romanzo – in una serie continua di flash back – è la figlia Leda, anello di congiunzione tra padre e nonno, “eroe della vita alpina”, uomo di sacrifici nel pubblico, ma tiranno nel privato, feroce e violento in famiglia.

Una storia di contrasti familiari, impostata sul dialogo del Gavaglià con sua figlia Leda e sul recupero del rapporto genitoriale. Quella “conca buia” col tempo si è estesa nella mente e nella memoria dell’uomo pubblico fino “in certe viuzze neglette della città” che lui, oggi sovrappeso e ansimante, percorre a testa bassa nascondendosi ai più.

L’avvicinarsi della campagna elettorale mette in seria difficoltà le precarie condizioni fisiche dell’attuale sindaco ai fini di una sicura riconferma. Dov’è finito, si chiederebbero i concittadini, l’uomo di montagna di un tempo, quello magro e forte ? L’unico appiglio, punto di forza rimastogli, è la sua indiscutibile abilità oratoria. Ma per vincere ha bisogno di un’immagine carismatica: quella di suo padre, una volta rispettato da tutti, oggi fragile e innocente, per potersi così mostrare figlio amorevole e degno di fiducia. Chi sa che questo guizzo opportunista non conduca a una catarsi di quell’atavico conflitto interiore legato alla violenza subita da bambino. Ai lettori il compito di scoprirlo.

Marco FIORAMANTI  Roma  3 Aprile 2024